Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

venerdì 26 settembre 2014

OK, lo ammetto, QUESTA mi mancava...

Forse dipenderà dal fatto che sono un prodotto della guerra fredda, in quanto nato e cresciuto dalla fine degli anni '60 del secolo scorso, però non ho mai dato molto credito – a differenza dei tanti kompagni che ho avuto modo di conoscere e frequentare in vita mia – alle incredibili capacità tecniche – nel senso che le ho (quasi) sempre trovate non credibili – della Russia (ex) sovietica, almeno fino a quando non siamo usciti dalla leggenda, nella quale buona parte degli armamentari erano avvolti, per entrare nella realtà oggettiva dei fatti.

Certo, certe cose erano comunque accreditate come valide, anche da parte dello studioso più partigiano e filo-occidentale di questo mondo, però, specie per i giocattoli di fabbricazione più recente, dei quali si dicevano cose mirabolanti, le ho sempre prese cum grano salis, soprattutto per il fatto che qui, in Itajia, tendiamo sempre e comunque a prendere per oro colato quello che fanno gli altri, salvo poi spalare sterco su quello che facciamo noi.

Come per tutte le cose, ci vuole il giusto mezzo ma soprattutto occorre avere qualche dato di fatto statisticamente valido per potersi fare un'opinione il più possibile oggettiva.
Tutto questo preambolo, per presentare una mia recentissima scoperta, assolutamente casuale (stavo cercando ben altro, in realtà) di un veicolo, anzi, una serie di veicoli, autoctoni russi, largamente impiegati prima e durante la Grande Guerra Patriottica, specie nelle zone più disagiate dell'Unione, quelle che – durante i lunghi mesi invernali – diventavano più impraticabili di quanto già non fossero durante la bella stagione, fino al punto di impedire de facto il transito di qualunque altro tipo di veicolo (a parte forse le slitte trainate da cavalli ma anche su questo non ci metterei la mano sul fuoco).

Dopo lunghe ricerche sul web, una volta preso al laccio dalla curiosità, ho così scoperto che dietro questi giocattoli c'erano nomi del calibro di Sikorski e Tupolev, cioè due dei pesi massimi nel campo dell'ingegneria aeronautica, il primo dei quali, tra l'altro, transfuga negli States, dove fece fortuna nella progettazione di elicotteri per lo Zio Sam.

Orbene, durante la loro... giovinezza professionale, si cimentarono con la progettazione e la costruzione di questi che in russo vennero definite – senza molta fantasia, per la verità – Aerosan ovvero Aeroslitte in quanto proprio di questo si trattava: slitte dotate di pattini, realizzate in compensato o lamierino leggero, dotate di controlli abbastanza rudimentali e propulse da eliche da aereo mosse inizialmente da motori radiali di derivazione aeronautica (spesso e volentieri residuati recuperati da velivoli disastrati ovvero di tipo obsoleto) sostituiti poi – specie per i modelli più leggeri – da normali motori automobilistici, anche perché, dopotutto, 'sti cosi dovevano scivolare sul terreno, mica prendere il volo...

Il risultato finale era un mezzo sufficientemente agile e manovrabile ma soprattutto in grado di andare là, dove nessun altro era stato prima (no, non nello spazio, più prosaicamente sulle distese innevate delle immense steppe siberiane) tra l'altro ad una discreta velocità (per i tempi), si parla di 35-50 kmh insomma...

Già durante la Guerra d'Inverno (come i russki chiamano l'aggressione alla Finlandia del '39) qualcuno si rese conto che potevano essere eccellenti mezzi per restituire mobilità alle colonne sovietiche impantanate nella neve contro i rapidissimi e micidiali reparti di fucilieri sciatori finlandesi, così come – un paio d'anni dopo – si rivelarono efficacissimi per puntate offensive e ricognizioni dietro le linee nemiche, specie in appoggio dei reparti sciatori, contro gli invasori nazisti.

Allo scopo, quasi tutti gli aerosani impiegati vennero dotati di mitragliatrici (da quel che posso determinare dalle fotografie, principalmente Goryunov SG/SGM e Degtyarev DP/DPM calibro 7,62mm anche se stavo leggendo che sui modelli “corazzati” qualcuno ha usato anche le Degtyaryov-Shpagin DshK-38 calibro 12,7mm), né più e né meno di quanto faceva la Wermacht con i suoi motosidecar BMW; l'impiego, di fatto era più o meno lo stesso, anche perché non era consigliabile impiegare questi scatoloni di legno e latta (anche quelli corazzati di fatto avevano una piastra d'acciaio spessa 10mm saldata sull'arco frontale, sufficiente a tenere alla larga le pallottole di piccolo calibro ma poco altro) in azioni di attacco frontale, specie se il bersaglio disponeva di artiglierie, in quanto la maggior parte degli aerosani (come si può ben vedere) erano scoperti ed estremamente vulnerabili agli attacchi con esplosivi e alle schegge di granata.

Forse è proprio per questa serie di limitazioni tattiche che questi giocattoloni, frutto di una certa ingegnosità ruvida e utilitaristica ma estremamente efficace, a mio modesto parere, non hanno avuto un posto più in vista nei libri di storia, certamente facevano molto più impressione i possenti T-34 e KV-1 o gli Ilyushin Il-2 Šturmovik, che non 'ste carrette a vento, eppure dovevano avere il loro perché.

A noialtri non resta quindi che rendere un doveroso omaggio a questi veicoli, riesumandoli dall'oblio nel quale sono finiti dopo la guerra.