Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

sabato 5 ottobre 2024

Il più feroce scontro mai avvenuto sul suolo americano: la BATTAGLIA DI PALMDALE!

 Vagabondando senza meta tra libri e web, mi sono recentemente imbattuto in questo fatto d'armi, avvenuto il 16 agosto 1956 dalle parti di Palmdale, California, una vera e propria battaglia aerea come non se ne vedevano dai tempi della Grande Incursione sulla California Meridionale (alias: La Battaglia di Los Angeles) del 1942.

Quel fatidico giorno, due avanzatissimi intercettori appartenenti al 473° Stormo Caccia Intercettori - Comando Difesa Aerea - dell'USAF, decollati dalla base di Oxnard, vennero lanciati in allarme per intercettare ed abbattere un teribbuli drone F-6F-5K della Marina, sfuggito al controllo degli operatori della Stazione Aeronavale di Point Mugu, da dove era stato lanciato per fare da bersaglio in una serie di test in mare aperto degli allora nuoverrimi missili aria-aria AIM-7 Sparrow e AAM-N-10 Eagle, senonché una manciata di minuti dopo, il drone smise di rispondere ai comandi e cominciò ad andarsene beatamente in giro per i fatti suoi.

Fin qui, niente di grave, se non fosse che il cocciuto aeroplanino non più teleguidato di punto in bianco non compì una virata puntando verso l'entroterra anziché verso il mare aperto.

il drone più indistruttibile di sempre: l'F-6F
Hellcat, un tempo caccia di punta della US Navy
A questo punto, constatato che la Marina non solo aveva perso il controllo del velivolo ma non aveva a disposizione (e questo mi pare ancor più grave) nemmeno aerei pilotati da combattimento da lanciare per inseguire ed abbattere il drone fuggitivo, si rivolsero alla vicina base aerea dell'USAF di Oxnard, distante solo 8 km da Point Mugu, dove risiedeva il summenzionato 473° stormo caccia intercettori, dotato dell'allora nuovissimo Nortrhop F-89D Scorpion, velivolo progettato e voluto proprio dall'aviazione per la difesa a lungo raggio degli Stati Uniti continentali dalle orde di bombardieri a getto sovietici.

Lo Scorpion Modello D era un velivolo singolare, in quanto possedeva il più avanzato sistema automatico di intercettazione aerea al mondo, lo Hughes E-6, cui era asservito il radar AN/APG-40 ed associato ad uno dei primi computer imbarcati per programmare la rotta d'attacco. A differenza dei modelli precedenti, era armato di soli razzi, i Mighty Mouse FFAR (Folding Fins Aerial Rockets = Razzi Aerei ad Alette Pieghevoli) da 70mm, alloggiati in due gondole/serbatoi in punta d'ala. Ciascun aereo trasportava una dotazione di 104 razzi in totale (!!!), teoricamente capaci di far strage di aerei nemici, tanto più che un singolo colpo a segno avrebbe potuto rottamare senza problemi un bombardiere pesante, figuriamoci un caccia monoposto con motore a pistoni della Seconda Guerra Mondiale e per di più privo di pilota!

Sapete invece come andò a finire? Che i due prodigiosi ed avanzatissimi intercettori agguantarono, sì, il drone mentre sorvolava l'area di Los Angeles e gli scaricarono addosso a più riprese tutti e 208 i razzi, senza colpirlo nemmeno per sbaglio.

uno dei pootenteesseemey Mighty Mouse da 70mm,
improponibili protagonisti di questa storia
Anzi, per aggiungere l'ingiuria al danno, i pochi razzi che riuscirono a sfiorare la fusoliera del vecchio Hellcat non esplosero, cosicché il cocciuto aeroplanino continuò a farsi gli affari suoi scorrazzando in lungo e largo per tutta la California meridionale, fino a quando, una volta esaurito il carburante, si schiantò dalle parti di Palmdale - per l'appunto - in un'area sparsamente abitata.

Come estremo insulto, poi, il drone kamikaze, durante la caduta, tranciò pure 3 cavi della rete elettrica, lasciando al buio mezza contea e lasciando con un palmo di naso gli assai depressi assi della caccia a stelle e strisce.

C'era poi un altro aspetto, tutt'altro che insignificante, che gli arditi cavalieri dell'aria avevano obliato, nella loro testarda caccia al drone: che qualunque cosa lanci per aria, prima o poi ricade a terra, è una legge di natura. Figuriamoci poi se le cose in oggetto sono 208 proiettili a razzo armati di testate ad alto potenziale!

La teribbuli battaglia aerea, infatti, se non fece danni significativi nei cieli, non si può dire lo stesso per quelli prodotti al suolo. Alla fine della fiera, i due intrepidi cacciatori avevano accumulato ben 400 ettari (leggonsi: QUATTROCENTO) di vegetazione bruciata in una pletora di incendi provocati dall'esplosione dei razzi a terra, svariati edifici privati sventrati da schegge e spezzoni degli stessi, una quindicina di razzi inesplosi disseminati per tutto il territorio, almeno un autoveicolo in transito ridotto ad un colabrodo e un autocarro di una ditta di manutenzione centrato in pieno e disintegrato da un razzo, fortunatamente in quel momento posteggiato in un'area disabitata ed i cui occupanti stavano facendo la pausa pranzo a poca distanza sotto un albero per ripararsi dal sole cocente.

Per un vero e proprio miracolo divino, non ci furono vittime o feriti nonostante tutto questo spargimento di esplosivi in giro.

Ad onor del vero, bisogna spezzare una lancia a favore degli equipaggi dei due F-89D, perché furono costretti a lanciare i loro attacchi letteralmente a vista, in quanto il sofisticatissimo (e a quanto pare, assai capriccioso) sistema automatico di attacco e controllo del tiro si impappinò proprio sul più bello, rifiutandosi di lanciare i razzi come programmato.

il protagonista, in negativo di questa storia
il Northrop F-89D per la serie: se nasci tondo
difficilmente muori quadrato...
Le vere responsabilità di questo mezzo disastro vanno invece tutte ascritte alla tracotanza e alla stupidità manifesta delle autorità al comando del USAF perché - primo - avevano voluto eliminare l'armamento cannoniero da quello che doveva essere l'intercettore primario del Comando Difesa Aerea, affidandosi ai soli razzi e - secondo - avevano voluto eliminare anche qualunque sistema di puntamento/mira analogico a favore del solo sistema automatico computerizzato.

Terzo punto ma non meno importante, nessuno aveva mai pensato di dotare un'arma destinata ad essere aviolanciata (e in salva, tra l'altro) di un congegno di autodistruzione per far sì che i razzi eventualmente lanciati a vuoto esplodessero in aria senza danno una volta esaurita la spinta del motore e/o raggiunto la gittata massima, trasformando così i proiettili autopropulsi in altrettante bombe pronte a detonare all'impatto col suolo.

Tra l'altro, diciamocelo, non è poi che questo F-89 abbia poi avuto una brillante carriera, anzi! Di fatto ricorda molto da vicino la storia di un altro grosso fallimento - a mio modestissimo parere - l'F-35: costosissimo, voluto a tutti i costi dal establishment militare e in definitiva abbastanza inutile quando non dannoso, che prima di poter raggiungere finalmente lo stato operativo ha comportato una pletora di modifiche, varianti, modelli per poi restare in servizio per una manciata di anni, venendo relegato a compiti secondari prima ed affidato alla famigerata Air National Guard poi.

Visti tutti i soldi che anche noi ci abbiamo buttato, speriamo almeno di non doverli rottamare dopo nemmeno un paio di lustri, come accadde invece al F-89...