Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

sabato 8 dicembre 2018

Avete mai avuto l'impressione di sentirvi, come dire... un po' (tanto) coglione?

Io sì, decisamente, soprattutto oggi, dopo aver dato una (seppur breve) revisionata alla biblioteca della Fortezza della Solitudine nella quale trascorro gran parte delle mie giornate ad elucubrare sulle glorie del tempo che fu e portare avanti - quando e se mi sorge vaghezza - i miei... studi leggiadri, specialmente per quanto concerne la famigerata robbakefailbotto alla base di questa paginetta.

Ordunque, da questa prima indagine mi sono reso conto di essermi letteralmente infognato di libri in questi ultimi 12 mesi, impressione confermata da un breve riepilogo della lista dei miei incauti acquisti - principalmente su ebay ed in seconda battuta su Amazon (e già questa è una grossa rivoluzione rispetto al passato, quando oltre l'80% dei miei acquisti avveniva sulla piattaforma di Bezos) - tra i quali spiccano anche pezzi non ancora consegnati (e che in realtà spero di vedere presto).

Quello che però mi ha colpito è constatare come abbia finito per acquistare, in una specie di circolo vizioso, un sacco di roba che ho letto già ovvero che ho poi scoperto di avere avuto, nel passato più o meno remoto e che non ricordo più che fine abbia fatto, anche se sospetto che sia finita in qualche modo riciclata in uno dei miei periodici svuotatutto, che avvengono di solito in due occasioni: quando non ho più lo spazio fisico per stoccare tutta 'sta roba ovvero quando sono completamente in bolletta e mi servono soldi, in genere pochi, maledetti e subito.

È stato così per alcuni volumi di una serie classica che più classica che si può, edita nei lontani anni '80 niente meno che dalla Peruzzo, casa specializzata al tempo nelle pubblicazioni a dispense nelle edicole (salvo poi pubblicare in libreria, spesso presso le - allora tante - remainder, l'intera collana già bella che rilegata!) di argomentazione storico-militare e che sono state dei veri e propri trampolini di lancio per chiunque (come il sottoscritto) abbia poi cominciato a coltivare seriamente una passione per questi argomenti.

Infatti, oltre al già citato (era nel post scorso, se non ricordo troppo male) Aerei Moderni da Combattimento, mi ritrovo oggi per le mani anche volumi come Armi Leggere da Guerra e I Mezzi Corazzati (entrambi opera di sir Ian V. Hogg, tra l'altro), che - semplicemente sfogliandoli - mi sono reso conto di aver già avuto nella mia biblioteca e probabilmente scartato all'alba del mio periodo esterofilo quando cioè ritenevo degni di esser conservati solo quei testi in lingua originale sui quali cominciavo a mettere faticosamente le mani (qualcuno ha detto Jane's?) salvo rendermi poi conto di una grande, incontrovertibile verità: che i tomi più sono enciclopedici, strutturati ed (apparentemente) esaustivi, meno sono pratici e di facile consultazione, soprattutto se ne hai bisogno per un'occhiata al volo.

Ed è così che alla fine ti ritrovi ad avere un sacco di roba ridondante, sottoforma di tascabili o altre edizioni meno voluminose, senza contare che, spesso, le enciclopedie non sono che fredde esposizioni di dati e fatti, mentre le monografie sono in genere scritte in maniera più... personale e spesso corredate di aneddoti e/o esperienze dirette (che siano di prima mano dell'autore ergo resoconti riportati dallo stesso) che gettano a volte maggiore luce sulle capacità e sulle prestazioni di un dato pezzo di ferramenta rispetto ai freddi numeri, che sono troppo spesso dati prodotti da chi ha un vestito interesse nella questione, come enti governativi e fabbricanti e che non rispettano la realtà sul campo.

È un po' come accade per le riviste di settore automobilistico, tipo la famigerata Quattroruote che riporta pedissequamente le specifiche fornite dal costruttore del bidone di turno, che sulla carta è figherrimo, il non-plus-ultra sul mercato, salvo poi tirar fuori tante di quelle magagne - una volta messo su strada - che contraddicono platealmente le altisonanti affermazioni della casa.

Tornando a bomba, oggi mi è arrivato un altro volume che ho realizzato essere la versione contemporanea, riveduta e corretta di quei due classici di Christopher Chant: Modern Air Weapons e Modern Aircraft Armaments in un solo volume, scritto da questo Martin J. Dougherty nella prima edizione del 2010, che - copertina a parte - non si discosta praticamente se non nei dettagli dalle nuoverrime, figherrime edizioni successive, ivi compresa quella in uscita agli inizi del prossimo anno.

Anche questo mi sono accorto di averlo già avuto/letto - segno questo, tra l'altro, del fatto che mi sto rapidamente rincojonendo - salvo dismetterlo un paio di anni dopo per i motivi già citati, così come è avvenuto per il saggio del prolifico Yefim Gordon: Soviet/Russian Aircraft Weapons che ho riciclato una decina di anni fa, salvo poi doverlo recuperare di corsa quando mi sono reso conto che - nonostante i suoi tecnicismi quasi da corso di ingegneria, anziché da testo di divulgazione - è IL libro per chiunque voglia ottenere informazioni precise, di prima mano e soprattutto non rimaneggiate dai tanti (sedicenti) esperti a stAlle e strisce, sugli armamenti della ex-Unione dei Soviet e sulla rinata Veliky Rossiya e che infatti ha raggiunto quotazioni da antiquariato MEng, visto che non è più stato ristampato.

In tutto questo, resta l'amara constatazione di esser stati piuttosto cojoni in passato, di aver avuto tante perle per le mani ma averle regolarmente gettate ai porci (e spesso nemmeno poi troppo metaforicamente, visto che tanta roba l'ho di fatto svenduta) salvo agognarle, anni, lustri o decenni più tardi e doversele andare poi a (ri)cercare per mari e per monti.

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