Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

sabato 23 dicembre 2023

L'arma definitiva che non fu mai

 Post tipicamente pre-natalizio, frutto delle mie consuete divagazioni tra web e sacri testi, su uno degli implementi di distruzione più misconosciuti - ed in qualche modo, leggendari - di sempre, un vero e proprio What If? risalente alla Seconda Guerra Mondiale, solo che, a differenza delle ben più note Wunderwaffen, quello di cui parliamo era proprio l'opposto.

Non molti sanno, infatti, che già a partire dalla fine del 1942, dopo i rovesci subiti dalle fino ad allora invincibili armate del Reich Millenario in quel di El Alamein e Stalingrado, gli alti comandi della Wehrmacht, in una rara presa di coscienza militare, cominciarono a ventilare l'ipotesi che la guerra avrebbe anche potuto non andare come previsto.

Per questo motivo, cominciarono a guardarsi intorno alla ricerca di alternative viabili nella malaugurata ipotesi in cui avessero cominciato a prendere tanti e tali ceffoni da ridursi a dover combattere non più all'offensiva, bensì per la difesa del suolo patrio, in particolare dalle orde dei cosacchi provenienti dall'est, un conflitto per il quale era già stato dimostrato che più che la superiorità tecnologica e tattica, contavano assai più i grandi numeri.

Il risultato di questo ragionamento fu il cosiddetto Primitiv-Waffen-Programme cioè un programma di ricerca e sviluppo per la realizzazione di armi rozze ma efficienti, che potessero essere prodotte con tecniche basiche in officine scarsamente attrezzate e da manodopera generica con un minimo delle ormai scarseggianti materie prime strategiche, in quantitativi industriali - nel senso più letterale del termine - nel minor tempo e al minor costo possibile.

Una delle aziende che prese in seria considerazione la cosa fu la Erma (Erfurter MaschinenWerke) di Erfurt, già nota per la progettazione e produzione di gran parte delle pistole mitragliatrici e dei moschetti automatici in uso presso tutte le armi del regime germanico, che tra la fine del '42 ed i primi mesi del 1943 proposte alla Heereswaffenamt (cioè l'autorità di approvvigionamento armi dell'esercito) il suo EMP (o MPE) 44 una pistola mitragliatrice che rispondeva in pieno ai requisiti del summenzionato programma.

Destinata ad armare legioni di coscritti e di miliziani della futura Volkssturm, la EMP 44 (Erma Maschinen Pistole) era infatti un'arma dal funzionamento a massa battente, assolutamente convenzionale, realizzata con un minimo assoluto di operazioni di saldatura e punzonatura, utilizzando de facto dei tubi di acciaio di non eccelsa qualità e di diametro e spessore pressoché uniformi per tutte le parti componenti: carcassa, fusto, canna e calciatura. Praticamente le uniche parti che necessitavano di una migliore lavorazione erano la rigatura della canna ed il mollone di recupero. Tutte le parti accessorie - mirini, pozzetto di alimentazione e compensatore/spegnifiamma - erano saldate alla struttura di base, anche queste realizzate con il minimo indispensabile di operazioni di stampo/tornitura ed assolutamente basilari.

I mirini - rialzati - erano protetti da robuste intelaiature metalliche; la tacca di mira - a fogliette, tarata per le distanze (assolutamente ottimistiche) di 100, 200 e 300 metri - fungeva anche da ponticello di rinforzo per il punto più debole del disegno, cioè la doppia bocchetta di alimentazione, ripresa pari pari dalla MP40/II - una modifica di non grande successo della MP40 standard - che permetteva di utilizzare due caricatori alla volta - uno alla volta, ovviamente - per compensare in qualche modo il vantaggio sovietico dato dalla grande capacità dei caricatori a tamburo impiegati nella PPSh-41 dell'Armata Sovietica.

I caricatori impiegati erano quelli - standard - usati nelle pistole mitragliatrici della serie MP38/40, per facilitare ulteriormente la logistica.

Come potete apprezzare dalle fotografie allegate, il prodotto finale era rozzo al limite dell'imbarazzante, rifiniture? Manco a parlarne, però aveva un pregio non indifferente: funzionava.

Eppure l'Heereswaffenamt ne rimase tutt'altro che impressionato, anzi: rigettò l'arma come... troppo primitiva, anche per un programma di armi primitive!
Certo, i tedeschi - anche quando utilizzavano armi... utilitarie, come la MG42, erano comunque avvezzi a ben altri standard qualitativi e nel '43 la situazione non appariva ancora così disperata da dover adottare in quantità un simile accrocco di rottami e tubi di ferro eppure qualcosa mi dice che, già a partire dalla seconda metà del 1944, si saranno pentiti in parecchi di non aver apprezzato questa proposta, quando, dopo i russki, anche gli angloamericani hanno cominciato a bussare alla porta di servizio!

Con ogni probabilità, di quest'arma non ne vennero prodotti che poche centinaia di esemplari; una diceria afferma che - negli ultimi mesi di guerra, quando veramente i russi stavano per bussare alla porta - ne venne prodotta una certa quantità dagli operai stessi della Erma per l'estrema difesa degli stabilimenti minacciati ma, come dicevo, è una voce non confermata.

Quel che è certo è che un certo numero di esemplari fu rinvenuto e liberato dagli Alleati alla fine della guerra ed è solo per questo che siamo in possesso delle informazioni concernenti questa arma per la distribuzione di massa che non fu.

Per quanto riguarda le specifiche della EMP 44, queste sono le seguenti:

Calibro: 9x19mm Parabellum
Funzionamento: a massa battente
Modalità di tiro: solo automatica/a raffica libera
Cadenza di tiro: (effettiva) 128 colpi/minuto, (ciclica) 5-600 colpi/minuti
Alimentazione: due caricatori prismatici amovibili bifilari della capacità di 32 colpi
Peso Caricatori: 0,26 kg (vuoto), 0,65 kg (pieno) cadauno
Mire: anteriore, a lama protetta, regolabile; tacca di mira a fogliette a V, tarate per le distanze di 100, 200, 300 metri*
Lunghezza: 72 cm.
Lung. Canna: 25 cm.
Peso: 3,66 Kg (scarica), 4,96 kg (carica con 2 caricatori in sede)
Passo di rigatura: 4 righe ad andamento destrorso
Velocità iniziale: 390 m/sec con munizioni d'ordinanza tedesche con pallottola da 8 gm/124 grani


* data la lunghezza ridotta della linea di mira e l'ergonomia dell'arma, lo scrivente ritiene che la portata utile realistica si aggirasse sui 75 metri, max. 125 con tiro mirato, piuttosto che i 200 metri riportati nei documenti ufficiali.

Come sempre, chiudo anche questo articolo con i dovuti ringraziamenti a chi ha materialmente fornito la ciccia, ovverosia il mai troppo compianto sir Ian V. Hogg (Military Small Arms of the 20th Century, 7th Edition) per le note tecnico-storiche e il grandissimo Kevin Dockery (The Armory, sito web) per le specifiche puntuali, senza i quali nulla di tutto questo sarebbe stato possibile.