Come promesso, comincio oggi la mia
carrellata alla scoperta dei vari sottogeneri del fenomeno
exploitation attraverso
l'esposizione dei capostipiti del genere, siano essi film, libri,
autori, registi o – come in questo caso – protagonisti o meglio
protagoniste, nello
specifico una delle più note starlette del
periodo primi anni '70/primi anni '80: Sirpa
Lane.
Nata
ad Helsinki nel 1955, già nota sulle passerelle come modella, viene
notata nei primi anni '70 dal regista Roger Vadim che la vuole nel
suo film Una vita
bruciata (La jeune fille assassinée ©1974) come
protagonista; a questa prima prova, segue quello che – presso il
grande pubblico – è considerato il suo film più famoso: La
Bestia (La bête ©1975) per
la regia del controverso regista polacco Walérian Borowczyk.
In
effetti, Sirpa non sembra proprio avere problemi a porsi davanti alla
macchina da presa come mamma l'ha fatta e sembra assorbire bene anche
le scene più turpi come quella dello stupro in La
Svastica nel ventre ©1977,
primo film girato in Italia di una lunga serie, per la regia di Mario
Caiano, uno dei film più famosi in assoluto del genere
nazisploitation che
in quegli anni sta spopolando in Italia e nel mondo dopo l'enorme
successo del famigerato Ilsa,
She-Wolf of the SS (Ilsa
la belva delle SS) uscito pochi anni prima, tanto da assurgere ben
presto allo status di Kult
Movie al
di là dello Stagno Atlantico, dove il film è ben presto assimilato
con il titolo di Nazi
Love Camp 27 con
il quale è universalmente
riconosciuto in
tutto il resto del mondo.
Rispetto
al capostipite americano, questo film si distingue per l'incremento
di scene più hard-core (ivi compresa la famosa scena dello stupro di
cui sopra) rispetto a quelle più sadiche e fisicamente violente di
Ilsa, pur mantenendo una buona dose di violenza in alcune situazioni.
Per
altro è da notare come soprattutto la prima parte del film si
rifaccia spudoratamente a La
Casa delle Bambole (1955)
il famoso (o famigerato) libro di Ka-Tzetnik
135633
vero nome dello scrittore israeliano d'origine polacca (e
sopravvissuto di Auschwitz) Yehiel
De-Nur.
Ora,
tralasciando il fatto se questo libro sia o no da ritenere – come
affermato più volte dall'autore – la biografia romanzata della
presunta sorella adolescente di De-Nur (che sarebbe quindi morta in
un Lager gestito dalla famigerata Divisione
della Gioia
delle SS) piuttosto che il primo, vero esempio letterario di
nazi/sexploitation
della storia, bisogna ammettere che regna incontrastato per la prima
metà del film con un paio di notevoli eccezioni rispetto a quanto
raccontato nel libro (come p.es. la cerimonia del tatuaggio con la
marchiatura in piena vista, sul petto di Feld
Hure* ovvero
il personaggio della capo-supervisore del campo, che da prominenten
criminale
ospite essa stessa del campo, sfregiata, brutale e sessuomane diventa
una regolare ausfeherin
delle
SS con tendenze lesbiche oppure al fatto che il campo
della gioia sia
diretto da un ufficiale delle SS invece che da una overausfeherin
delle
SS), forse proprio per evitare un'accusa di plagio e/o di dover
versare bei soldi in diritti d'autore per lo sfruttamento del testo.
Ci
sono infatti la selezione e le umilianti visite mediche delle
“aspiranti prostitute” selezionate tra le ragazze ebree appena
giunte al campo, la sadica (e lesbica) Ausfeherin
delle SS responsabile in qualità di maitresse
delle
ragazze del campo e il preciso regolamento che scandisce la vita e la
morte delle povere disgraziate, dai rapporti
per
le prestazioni inadeguate delle puttane a quella che nel libro viene
chiamata la Cerimonia
della Purga dei Peccati durante
la quale le “colpevoli” per aver “peccato” tre volte (in
pratica le poverette che hanno avuto 3 rapporti sfavorevoli), vengono
selvaggiamente soppresse a bastonate dalle kapò
davanti
al comandante del campo e ai suoi scherani.
Anche
in questo caso, la scena è piuttosto simile a quelle riportate nel
libro, con le notevoli eccezioni che le punizioni non
avvengono
in pubblico ma a porte chiuse, solo davanti alla platea delle
forzate/prostitute e che l'esecuzione non è collettiva
–
come nel romanzo – ma svolta singolarmente, una povera disgraziata
alla volta, ma tant'è, questo basta e avanza per capire
perfettamente dove
sono
andati a pescare gli sceneggiatori, specie per chi (come il
sottoscritto) ha letto il libro: la cosa è assolutamente palese e
riconoscibile, sin nel lessico utilizzato dai vari personaggi.
Da
qui in poi, per la bella Sirpa, come dicevo prima, la strada procede
per la discesa, vento in poppa e niente freni: al film di Caiano
seguiranno, l'anno seguente, ben due
film:
la commedia sexy Malabestia
per
la regia di Leonida Leoncini e il ben più famoso Papaya
dei Caraibi – film
del genere cannibal
horror – del
maestro Joe
D'Amato.
Da
quest'ultimo exploit passeranno quasi tre anni prima che a Sirpa sia
offerto un nuovo ruolo da protagonista ne La
bestia nello spazio (©1981)
italianissimo sci-fi/sexploitation
movie per
la regia di Alfonso Brescia, dove ancora una volta sono le...
prodezze atletiche della nostra eroina a tenere banco, in un virtuale
remake della scena clou del precedente La Bestia.
A
questo filmone con l'attorone seguiranno altri “capolavori” di
genere in rapida successione, tutte – con l'eccezione di Trois
filles dans le vent (1981) –
produzioni made in
Italy
fino ad arrivare alla badilata finale sulla fossa... ahem... carriera
della ex-modella finnica con Giochi
Carnali ©1983 per
la regia di Andrea Bianchi, che mi si dice (sinceramente non ho avuto
modo di vederlo, quindi mi fido sulla parola) sconfini pesantemente
nell'hard-core più spinto.
A
questo punto, Sirpa Lane (al secolo Sirpa
Salo)
scompare letteralmente nel nulla; di lei si perdono le tracce fino al
1999 quando a ben 16 anni di distanza dall'ultima volta che ha
calcato un set cinematografico, i giornali danno notizia della sua
morte – avvenuta a 44 anni d'età per AIDS – sull'isola spagnola
di Formentera.
Personalmente,
pur non essendo un fan sfegatato della biondina scandinava –
secondo me tra la fine degli anni '70 ed i primi anni '80 ce n'era
di... materiale
umano
migliore in giro – ammetto di esser rimasto particolarmente colpito
dalla sua fine prematura e dallo spietato trattamento che Sirpa ha
ricevuto dal mondo del cinema, specie considerando gli sforzi
profusi... anima e corpo nel campo – sottovalutato eppure
importantissimo per i bilanci – del cinema di genere, vittima,
forse, proprio di quel suo sapersi muovere senza troppi patemi
d'animo anche nelle scene più scabrose; invece di valorizzare questa
sua qualità, è stata semplicemente dimenticata non appena ha
varcato la fatidica soglia dei 25 anni, manco fosse stata un quarto
di vitella, che è considerata buona solo fintanto che è tenera e
fresca.
Badate
che non sto scherzando: trovare un'attrice che si presti non solo a
girare nuda per buona parte di un film ma soprattutto di... prendere
di petto scene a base di stupri, amplessi, S&M, torture e
quant'altro restando – nonostante tutto – abbastanza credibile
non è proprio una cosa di tutti i giorni, specie al di fuori dal
circuito strettamente legato al mondo del porno, dove della
recitazione non gliene frega niente a nessuno, basta che la
sciacquetta di turno sappia farsi... impalare ben bene senza rompere
troppo i marroni!
* lett. "Puttana da Campo" simpatico nomignolo che, secondo Ka-Tzetnik, sarebbe stato... impresso a tutte quelle giovani ebree disgraziate destinate a sollazzare i militi tedeschi in partenza per il Fronte Orientale.
* lett. "Puttana da Campo" simpatico nomignolo che, secondo Ka-Tzetnik, sarebbe stato... impresso a tutte quelle giovani ebree disgraziate destinate a sollazzare i militi tedeschi in partenza per il Fronte Orientale.