Ebbene si, anch'io periodicamente sento
la necessità di rinnovare la mia persona o il mio ambiente, un
soffio di novità, tanto per alzarmi la mattina, guardarmi un po' in
giro e poter affermare con una certa sicurezza che la vita va ancora
avanti e fortunatamente continua ad evolversi.
E una volta che si è deciso di dare
una bella svecchiata all'antro della Tigre cosa
c'è di meglio che eliminare qualche grosso, vecchio mobile,
sostituendolo magari con un equivalente più leggero, incospicuo e
moderno?
Per
dirla tutta, non ero particolarmente ansioso di buttare all'aria il
mio povero tukul ma in effetti la situazione abitativa è andata
decisamente peggiorando negli ultimi tempi; soprattutto non ne potevo
più di farmi fracassare le gonadi dalla mia augusta genitrice ogni
qualvolta c'è da mettere mano al condizionatore che – per ragioni
meramente logistiche – incombe sulla mia postazione come la
leggendaria Spada
di Damocle e
che in effetti mi costringe ad ardue manovre
acrobatiche in
alta quota ogni volta che occorre smontare e rimontare i filtri
dell'ordigno refrigeratore... il problema nasce proprio dal...
ponderoso (in
tutti i sensi: massa e ingombro) catafalco
che
qualche designer della IKEA ha pensato bene di classificare come
scrivania
porta-computer e
che ho acquistato parecchi anni fa – all'alba della mia
alfabetizzazione informatica – quando dismisi la vecchia, classica,
scrivania, assolutamente inadatta a sostenere i pesi e gli ingombri
dei monitor CRT e dei cabinet per PC che andavano allora.
Come
ho accennato, comprai quest'ordigno mastodontico proprio alla IKEA
la
famigerata multinazionale dell'arredamento svedese, quando qui a Roma
esisteva il solo punto vendita di via Anagnina ed ogni visita erano
letteralmente un viaggio e un'avventura.
In
quell'occasione ebbi modo di scontrarmi per la prima volta con la più
grossa incongruenza del
sistema IKEA,
quella che fa si che uno possa acquistare per somme tutto sommato
modeste roba anche di una certa qualità e/o consistenza (tanto per
dirne una, per strani che possano apparire, io adoro
i
casalinghi dell'IKEA: sono solidi, robusti, perfettamente fruibili e
soprattutto economici)
per poi imbattersi nello scoglio del trasporto
a domicilio che
risulta a conti fatti essere tra i più cari in
assoluto di
tutto il mercato italiano...
il
problema sorge dal fatto che quello che – visto nell'area
espositiva – sembra essere un innocuo mobiletto, il più delle
volte si rivela essere composto da uno o più kit
di montaggio
pesanti una madonna e ingombranti come G.C con tutta la croce!
In
quell'occasione, quando uscii finalmente dalle casse, dopo un
pomeriggio intero di tribolazioni per scegliere l'arredamento di
quello che sarebbe divenuto l'antro
della belva,
mi resi conto di avere tra le mani 4
voluminosi scatoloni
pesanti un'iradiddio (tanto per farvi un'idea, il solo ripiano
aggiuntivo con
le sue prolunghe
in lega d'acciaio pesava
25 chili
figuratevi il resto...) che mai e poi mai sarebbero entrati nel mio
miserevole bidone semovente del tempo, un cesso di Renault 5 sulla
quale però avevo avuto la brillante idea di fissare le barre
porta-tutto.
Il
problema non era tanto scendere col carrello, caricare il bidone (già
di per sé un'ammazzata!) e portare il tutto a casa, no: il problema
era poi scaricare tutti
gli scatoloni e trascinarli a braccia fino al terzo piano senza l'ausilio dell'ascensore perché non
ci entravano manco a
bestemmiare tutte le litanie dei santi col calendario davanti.
Dal
momento che IKEA offre da sempre la consegna a domicilio dei suoi
articoli, mi avviai fiducioso verso lo sportello delle spedizioni...
dal quale tornai dopo pochi minuti scuro in volto come una tempesta
tropicale ed altrettanto incazzato... c'erano ancora le lire e questi
mi avevano chiesto la bellezza di una piotta per
portarmi a casa materiale per circa 225.000 lire;
praticamente costava più il trasporto dei mobili stessi e al tempo
vi assicuro che erano bei soldi,
visto che alzavo poco più di un milione e due al mese.
E
fu così che mi rassegnai a spaccarmi letteralmente
la schiena,
caricandomi tutto l'ambaradam sul tetto della Renault, legando
oltretutto la massa enorme di cartoni solo con un paio di vecchie
cinghie elastiche che portavo sempre a bordo “perché non si sa
mai” con una paura fottuta che una delle due potesse cedere e
provocare una strage a colpi di mobili
in kit di montaggio.
Non
vi dico nemmeno lo sforzo
belluino per trasportare
poi il tutto a casa... ma da lì in poi, come dicono gli antichi, è
storia.
Sono
passati parecchi annetti da allora, le esigenze sono via via cambiate
e alla fine mi sono deciso, nonostante il momento non sia proprio
esaltante dal punto di vista delle prospettive economiche, a fare un
bel repulisti e a sostituire – ove possibile – gli antichi
sarcofagi monumentali di casa con qualcosa di più agile e snello.
Dopo
una serie di giri che non vi dico, siamo tornati proprio lì sul
luogo del misfatto... più o meno, perché nel frattempo di IKEA ne
hanno aperto un altro nella zona che oggi
si chiama Porta
di Roma.
Tutto
bello, tutto figo, tutto nuovo... fuorché per le (in)sane, vecchie
abitudini della compagnia in fatto di supporto alla
clientela.
Questa
volta mi sono fortemente
limitato al minimo
indispensabile per
venire comunque incontro alla mia esigenza di dover vivere
nel mio antro e quella di poter effettuare la manutenzione non solo
al vecchio congelatore da muro ma anche al nuovo impianto di
riscaldamento montato di recente, altrimenti inaccessibile, nascosto
com'è dal vecchio catafalco.
Solo
che, nel frattempo, ho cambiato bidone semovente e con esso la
possibilità di utilizzare gli accessori
che avevo a suo tempo acquistato per la vecchia Renault... alla
faccia della standardizzazione europea!
Fatto
sta che sono due lustri che
ad ogni estate mi ripropongo di acquistare un cavolo di portapacchi
per il vecchio leopard
che guido adesso e
regolarmente me lo dimentico.
Non
solo ma di anni (e di chilometri) ne sono passati tanti
ed hanno lasciato il
segno... non sono più un pisquano
di belle speranze in
grado di tirare su 120 kg a strappo e la prospettiva di scarrozzarmi
a spalle 72 kg di
mobilio in kit ancorché
in due pezzi non mi sorrideva affatto... mi sono quindi recato con
fiducia all'ufficio spedizioni con i miei due scatoloni, speranzoso
che – col trascorrere degli anni anche quelli di IKEA avessero
messo un po' di giudizio e migliorato il servizio, specie visti i
chiari di luna che la crisi provoca nelle tasche degli italiani.
Pia
illusione, dolce chimera sei tuuuu…
Dopo
un'ora esatta di
orologio, durante la quale ho meditato sulle più raffinate forme di
tortura cui sottoporre l'impiegata dell'IKEA – una perditempo
fenomenale... fa quel lavoro tutto il santo giorno e ancora non sa
qual'è la sequenza delle azioni che deve compiere? E poi,
sant'iddio, perché accidenti non ti tieni a
portata di mano la roba
che ti serve? Per ogni singola cazzo di operazione le ci volevano due
viaggi in giro per tutto
l'ufficio... roba da picchiare la testa al muro! - alla fine sono
arrivato al counter ed ho fatto la fatidica domanda: quanto
costa consegnare questi due freschi buffi a **********?
Al
che lei, con assoluta nonchalance, mi indica il cartellone alle sue
spalle.
Aspetta
un momento... che cosa mi stai dicendo, emerita testa di minchia?
Che
la spedizione costa sempre e
comunque 69 euro + spicci?
No,
perché delle due l'una: o chi ha scritto il cartello è svedese
(quindi parzialmente giustificabile per la sua mancata conoscenza
delle sfumature della lingua
italiana) oppure siete
veramente una banda di cialtroni.
Perché
se tu mi scrivi prezzi a
partire da io mi aspetto
che partano da quella
cifra e arrivino ad
un'altra, massima, da pagare, con tutto un range di opzioni nel
mezzo.
Se
invece il discorso è che i prezzi sono solo due,
me lo devi scrivere a chiare lettere invece
di farmi perdere tempo: non mi metti che partono
da ma che per
il servizio A
il costo è X, per tutti gli altri si applica LA
tariffa FISSA Y.
Come
al solito, l'acqua va sempre al mulino di chi già di per sé si può
permettere di spendere, perché avvantaggia sicuramente
il tizio che si è comprato il guardaroba
4 stagioni a 6 ante da
tremila euro che pesa 300 chili, mentre per il povero cristo che ha
speso si è no 50 euro per uno scaffale in truciolato ma si ritrova
comunque con una cassa da
morto di 50 chili tra le
mani, far pagare la stessa cifra è
a dir poco sproporzionato.
Non
vi dico quindi l'incazzatura che mi sono preso, soprattutto per tutto
il tempo che mi hanno fatto perdere per non saper mettere due
concetti in croce in italiano
corrente.
Ancora
una volta mi sono dovuto fare forza – in tutti i sensi, visto che
sono letteralmente a
cocci in questo periodo
– e incastrare dio
solo sa come tutto dentro lo spazio risicato della mia Opel Corsa,
guidando con la minaccia costante di prendere una scatolata
sulla nuca in caso di
brusca frenata o di curva troppo stretta.
Immaginate
poi il calvario che è stato trascinarseli su fino a casa... e
fortuna che – questa volta – i cartoni sono entrati
in ascensore perché non
so proprio se sarei stato in grado di portarli su per le scale.
Perché
peseranno pure la metà
rispetto al vecchio
catafalco che ho pensionato, ma hanno un ingombro tale che pare
pesino il doppio
quando devi caricarteli in spalla e non sai davvero da
che parte pigliarli...
La
morale della storia è: se intendi acquistare qualche mobile da IKEA
ma già sai che non si
tratta di qualcosa di mastodontico e costoso, per il quale valga la
pena gettare al vento qualche decina di euro in più, non hai che una
soluzione: fatti prestare da qualcuno un furgone per andare da IKEA;
ci guadagnerai certamente in tempo, denaro e soprattutto salute.