Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

mercoledì 7 dicembre 2011

Alla faccia del risparmio...


Ebbene si, anch'io periodicamente sento la necessità di rinnovare la mia persona o il mio ambiente, un soffio di novità, tanto per alzarmi la mattina, guardarmi un po' in giro e poter affermare con una certa sicurezza che la vita va ancora avanti e fortunatamente continua ad evolversi.

E una volta che si è deciso di dare una bella svecchiata all'antro della Tigre cosa c'è di meglio che eliminare qualche grosso, vecchio mobile, sostituendolo magari con un equivalente più leggero, incospicuo e moderno?

Per dirla tutta, non ero particolarmente ansioso di buttare all'aria il mio povero tukul ma in effetti la situazione abitativa è andata decisamente peggiorando negli ultimi tempi; soprattutto non ne potevo più di farmi fracassare le gonadi dalla mia augusta genitrice ogni qualvolta c'è da mettere mano al condizionatore che – per ragioni meramente logistiche – incombe sulla mia postazione come la leggendaria Spada di Damocle e che in effetti mi costringe ad ardue manovre acrobatiche in alta quota ogni volta che occorre smontare e rimontare i filtri dell'ordigno refrigeratore... il problema nasce proprio dal... ponderoso (in tutti i sensi: massa e ingombro) catafalco che qualche designer della IKEA ha pensato bene di classificare come scrivania porta-computer e che ho acquistato parecchi anni fa – all'alba della mia alfabetizzazione informatica – quando dismisi la vecchia, classica, scrivania, assolutamente inadatta a sostenere i pesi e gli ingombri dei monitor CRT e dei cabinet per PC che andavano allora.

Come ho accennato, comprai quest'ordigno mastodontico proprio alla IKEA la famigerata multinazionale dell'arredamento svedese, quando qui a Roma esisteva il solo punto vendita di via Anagnina ed ogni visita erano letteralmente un viaggio e un'avventura.


In quell'occasione ebbi modo di scontrarmi per la prima volta con la più grossa incongruenza del sistema IKEA, quella che fa si che uno possa acquistare per somme tutto sommato modeste roba anche di una certa qualità e/o consistenza (tanto per dirne una, per strani che possano apparire, io adoro i casalinghi dell'IKEA: sono solidi, robusti, perfettamente fruibili e soprattutto economici) per poi imbattersi nello scoglio del trasporto a domicilio che risulta a conti fatti essere tra i più cari in assoluto di tutto il mercato italiano...
il problema sorge dal fatto che quello che – visto nell'area espositiva – sembra essere un innocuo mobiletto, il più delle volte si rivela essere composto da uno o più kit di montaggio pesanti una madonna e ingombranti come G.C con tutta la croce!

In quell'occasione, quando uscii finalmente dalle casse, dopo un pomeriggio intero di tribolazioni per scegliere l'arredamento di quello che sarebbe divenuto l'antro della belva, mi resi conto di avere tra le mani 4 voluminosi scatoloni pesanti un'iradiddio (tanto per farvi un'idea, il solo ripiano aggiuntivo con le sue prolunghe in lega d'acciaio pesava 25 chili figuratevi il resto...) che mai e poi mai sarebbero entrati nel mio miserevole bidone semovente del tempo, un cesso di Renault 5 sulla quale però avevo avuto la brillante idea di fissare le barre porta-tutto.

Il problema non era tanto scendere col carrello, caricare il bidone (già di per sé un'ammazzata!) e portare il tutto a casa, no: il problema era poi scaricare tutti gli scatoloni e trascinarli a braccia fino al terzo piano senza l'ausilio dell'ascensore perché non ci entravano manco a bestemmiare tutte le litanie dei santi col calendario davanti.

Dal momento che IKEA offre da sempre la consegna a domicilio dei suoi articoli, mi avviai fiducioso verso lo sportello delle spedizioni... dal quale tornai dopo pochi minuti scuro in volto come una tempesta tropicale ed altrettanto incazzato... c'erano ancora le lire e questi mi avevano chiesto la bellezza di una piotta per portarmi a casa materiale per circa 225.000 lire; praticamente costava più il trasporto dei mobili stessi e al tempo vi assicuro che erano bei soldi, visto che alzavo poco più di un milione e due al mese.

E fu così che mi rassegnai a spaccarmi letteralmente la schiena, caricandomi tutto l'ambaradam sul tetto della Renault, legando oltretutto la massa enorme di cartoni solo con un paio di vecchie cinghie elastiche che portavo sempre a bordo “perché non si sa mai” con una paura fottuta che una delle due potesse cedere e provocare una strage a colpi di mobili in kit di montaggio.

Non vi dico nemmeno lo sforzo belluino per trasportare poi il tutto a casa... ma da lì in poi, come dicono gli antichi, è storia.

Sono passati parecchi annetti da allora, le esigenze sono via via cambiate e alla fine mi sono deciso, nonostante il momento non sia proprio esaltante dal punto di vista delle prospettive economiche, a fare un bel repulisti e a sostituire – ove possibile – gli antichi sarcofagi monumentali di casa con qualcosa di più agile e snello.

Dopo una serie di giri che non vi dico, siamo tornati proprio lì sul luogo del misfatto... più o meno, perché nel frattempo di IKEA ne hanno aperto un altro nella zona che oggi si chiama Porta di Roma.
Tutto bello, tutto figo, tutto nuovo... fuorché per le (in)sane, vecchie abitudini della compagnia in fatto di supporto alla clientela.
Questa volta mi sono fortemente limitato al minimo indispensabile per venire comunque incontro alla mia esigenza di dover vivere nel mio antro e quella di poter effettuare la manutenzione non solo al vecchio congelatore da muro ma anche al nuovo impianto di riscaldamento montato di recente, altrimenti inaccessibile, nascosto com'è dal vecchio catafalco.

Solo che, nel frattempo, ho cambiato bidone semovente e con esso la possibilità di utilizzare gli accessori che avevo a suo tempo acquistato per la vecchia Renault... alla faccia della standardizzazione europea!
Fatto sta che sono due lustri che ad ogni estate mi ripropongo di acquistare un cavolo di portapacchi per il vecchio leopard che guido adesso e regolarmente me lo dimentico.
Non solo ma di anni (e di chilometri) ne sono passati tanti ed hanno lasciato il segno... non sono più un pisquano di belle speranze in grado di tirare su 120 kg a strappo e la prospettiva di scarrozzarmi a spalle 72 kg di mobilio in kit ancorché in due pezzi non mi sorrideva affatto... mi sono quindi recato con fiducia all'ufficio spedizioni con i miei due scatoloni, speranzoso che – col trascorrere degli anni anche quelli di IKEA avessero messo un po' di giudizio e migliorato il servizio, specie visti i chiari di luna che la crisi provoca nelle tasche degli italiani.

Pia illusione, dolce chimera sei tuuuu…

Dopo un'ora esatta di orologio, durante la quale ho meditato sulle più raffinate forme di tortura cui sottoporre l'impiegata dell'IKEA – una perditempo fenomenale... fa quel lavoro tutto il santo giorno e ancora non sa qual'è la sequenza delle azioni che deve compiere? E poi, sant'iddio, perché accidenti non ti tieni a portata di mano la roba che ti serve? Per ogni singola cazzo di operazione le ci volevano due viaggi in giro per tutto l'ufficio... roba da picchiare la testa al muro! - alla fine sono arrivato al counter ed ho fatto la fatidica domanda: quanto costa consegnare questi due freschi buffi a **********?
Al che lei, con assoluta nonchalance, mi indica il cartellone alle sue spalle.

Aspetta un momento... che cosa mi stai dicendo, emerita testa di minchia?
Che la spedizione costa sempre e comunque 69 euro + spicci?
No, perché delle due l'una: o chi ha scritto il cartello è svedese (quindi parzialmente giustificabile per la sua mancata conoscenza delle sfumature della lingua italiana) oppure siete veramente una banda di cialtroni.

Perché se tu mi scrivi prezzi a partire da io mi aspetto che partano da quella cifra e arrivino ad un'altra, massima, da pagare, con tutto un range di opzioni nel mezzo.

Se invece il discorso è che i prezzi sono solo due, me lo devi scrivere a chiare lettere invece di farmi perdere tempo: non mi metti che partono da ma che per il servizio A il costo è X, per tutti gli altri si applica LA tariffa FISSA Y.

Come al solito, l'acqua va sempre al mulino di chi già di per sé si può permettere di spendere, perché avvantaggia sicuramente il tizio che si è comprato il guardaroba 4 stagioni a 6 ante da tremila euro che pesa 300 chili, mentre per il povero cristo che ha speso si è no 50 euro per uno scaffale in truciolato ma si ritrova comunque con una cassa da morto di 50 chili tra le mani, far pagare la stessa cifra è a dir poco sproporzionato.

Non vi dico quindi l'incazzatura che mi sono preso, soprattutto per tutto il tempo che mi hanno fatto perdere per non saper mettere due concetti in croce in italiano corrente.
Ancora una volta mi sono dovuto fare forza – in tutti i sensi, visto che sono letteralmente a cocci in questo periodo – e incastrare dio solo sa come tutto dentro lo spazio risicato della mia Opel Corsa, guidando con la minaccia costante di prendere una scatolata sulla nuca in caso di brusca frenata o di curva troppo stretta.

Immaginate poi il calvario che è stato trascinarseli su fino a casa... e fortuna che – questa volta – i cartoni sono entrati in ascensore perché non so proprio se sarei stato in grado di portarli su per le scale.
Perché peseranno pure la metà rispetto al vecchio catafalco che ho pensionato, ma hanno un ingombro tale che pare pesino il doppio quando devi caricarteli in spalla e non sai davvero da che parte pigliarli...

La morale della storia è: se intendi acquistare qualche mobile da IKEA ma già sai che non si tratta di qualcosa di mastodontico e costoso, per il quale valga la pena gettare al vento qualche decina di euro in più, non hai che una soluzione: fatti prestare da qualcuno un furgone per andare da IKEA; ci guadagnerai certamente in tempo, denaro e soprattutto salute.

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