Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

domenica 2 luglio 2017

Vogliamo parlare di lavoro? E parliamone...

Dopo ben due anni da quando proposi la mia candidatura (cioè all'indomani della presentazione ufficiale e in pompa magna del nuovo sito produttivo della multinazionale da parte del nostro (dis)pregiatissimo governatore, Nicola Zingaretti) sono stato contattato, alcuni giorni fa da un'altra, sedicente multinazionale, che asseriva di essere l'operatore ufficiale scelto dall'azienda per vagliare le candidature e selezionare il personale.

Per chi non l'avesse ancora capito, stiamo parlando di Amazon che dovrebbe aprire un nuovo magazzino generale nel Lazio, il secondo in Italia dopo quello di Piacenza (che tra l'altro è già abbondantemente assurto agli oneri delle cronache per le condizioni di lavoro tutt'altro che idilliache!) e probabilmente il più grande in assoluto, un'occasione per più di milleduecento lavoratori che, oggi come oggi, non sono proprio bruscolini, data la situazione.

Per questa e per altre ragioni, decisi di presentare la mia candidatura e – incredibile ma vero – dopo ere geologiche di assoluto, imbarazzante silenzio da parte di chiunque altro – questi si sono fatti vivi, non fosse altro che per un colloquio preliminare.

Fatte salve le varie rotture di palle cui mi sono dovuto preventivamente sottoporre perché “propedeutiche” all'incontro (revisione dell'iscrizione o iscrizione tour-court al portale dell'agenzia interiAnale e/o di Amazon), mi viene chiesto di presentarmi alle 16:30 di un giovedì presso la sede dell'agenzia in quel di Monterotondo (per chi non lo sapesse, è un paesotto – anzi, una cittadina ormai – alle porte di Roma, sulla via Salaria).
Fin qui, tutto bene, nulla da eccepire, non è certo la prima volta che mi viene richiesto di fare una... gita fuori porta per una proposta di lavoro, se poi è seria e congrua, la faccio volentieri, almeno cambio aria per una giornata.

Se non che, come al solito, tra il dire e il fare c'è di mezzo... l'Entità Malvagia che risiede al centro dell'universo e che ormai da decenni guata, malevola e sogghignante, pressoché esclusivamente nella mia direzione, bestia fottuta!

Dire che questa... gita sia stata un calvario sarebbe un eufemismo; quel giorno non c'è stata una cosa che sia andata per il verso giusto, a partire dal viaggio di andata.
Tanto per cominciare, quel giovedì è stato registrato come la giornata più calda dell'anno in corso, con temperature ben in eccesso dei 34°C previsti ed un tasso di umidità da stroncare un cammello, figuriamoci un animaletto puccioso da clima temperato come il sottoscritto.

Secondo, nonostante fossi prudentemente partito con largo anticipo rispetto all'orario dell'appuntamento, mi sono ritrovato incastrato in un traffico allucinante, segno che delle due l'una: o fanno tutti lavori part-time o la gente davvero non ha più un cacchio di meglio da fare, perché metterci mezz'ora d'orologio solo per arrivare a Ponte Milvio alle tre del pomeriggio è davvero inaudito per una normale giornata lavorativa, anche perché, di solito, la gente che non ha un cavolo da fare va in direzione opposta, verso il mare, non certo verso l'interno!

Comunque sia, dopo aver svicolato per strade secondarie e provinciali varie, dopo un'ora e un quarto di viaggio riesco a raggiungere l'agognata meta, salvo scoprire, con mio immenso raccapriccio, che questi emeriti deficienti hanno aperto bottega nella parte alta del paese, in una delle zone con la viabilità fortemente limitata, tant'è che non esistono parcheggi se non quelli privati, condominiali, ragion per cui sono dovuto di fatto riscendere nei pressi dello stadio (quasi 2 chilometri di distanza) per parcheggiare per poi sgroppare a passo di carica, in salita (con una pendenza del 10%!) e sotto il sole per arrivare agli uffici.
Ovviamente non vi dico nemmeno in quali condizioni sono arrivato, perché sono facilmente intuibili.
Il peggio, però, doveva ancora venire: sarò all'antica, quello che vi pare, ma a miei tempi, quando ti convocava qualcuno per un colloquio di lavoro e ti dava un orario preciso da rispettare, voleva dire che dovevi presentarti ad orario, perché come arrivavi ti facevano accomodare, facevi quel che dovevi fare e poi arrivederci e grazie!

Invece questa banda di peracottari (anzi, peracottarE, perché, alla faccia dell'uguaglianza e della lotta alle discriminazioni, non c'è un uomo lì dentro manco a cercarlo con un sensore termografico) che fa?
I colloqui collettivi, cioè questa insopportabile idiozia made in Ammerreka che fa tanto corporate e che mi sta estremamente sullo stomaco fin dai tempi delle adunanze in piazza d'armi da militare... tra l'altro, c'è una ragione per cui queste cose mi fanno incazzare come una scolopendra guatemalteca ed è che non si comincia mai prima che tutto il gregge di aspiranti pecoroni non si sia radunato, che si traduce il più delle volte in enormi perdite di tempo, visto il costante declino dell'educazione civica dei candidati e che il pistolotto che viene erogato viene poi regolarmente ripetuto in sede di colloquio individuale, quindi, qui prodest?
A meno che, badate bene, non sia già questo un test per la valutazione della capacità di sopportazione dei candidati ed è l'unica spiegazione logica a cui si arriva, perché altrimenti vuol dire solo che si ha a che fare con una manica di deficienti!

Tenete a questo punto presente che in tutto questo e con le condizioni climatiche precedentemente descritte, queste putt... ahem!... queste brave ragazze ci hanno fatto “fare anticamera” non nell'anticamera – anche perché 25 persone tutte insieme dove le metti in quel buco di agenzia? - bensì all'esterno sul tarmac, sotto il sole!

Per farvela breve, tra un cazzo e l'altro, per il colloquio vero e proprio, che non ha preso più di una decina di minuti alla fine, mi sono dovuto sciroppare oltre due ore di attesa all'esterno.
Oltretutto, non so per quale ragione o con quale criterio, di tutti i candidati presenti, tanto perché ero il primo della lista – se non altro per ordine alfabetico oltre che di arrivo – sono stato l'ultimo ad accedere al fatidico colloquio.

E qui, finalmente, è caduto l'asino; dopo pochi minuti dall'inizio dell'ennesimo spiegone, ho stoppato la fanciulla dall'altra parte della scrivania ed ho cominciato a fare io le domande, con sua somma sorpresa, segno che, prima del sottoscritto, questa aveva avuto a che fare solo con delle pecore o degli yesmen (and women), che assentono e tacciono e non pongono domande, non sia mai!
Questo perché ho intuito, da quel che diceva e da come lo diceva, che questa non aveva capito un tubo o – più probabilmente – non conosceva una benemerrima mazza della situazione locale.
È venuto fuori così che avevo perfettamente ragione ed il che è presto detto: come accade sempre in questi casi, questi idioti di Amazon – che ragionano in termini strettamente corporativi – hanno commissionato la selezione del persoAnale ai soliti noti in quel di Milano, gente che del Lazio in generale e della situazione di Roma e provincia in particolare, non sa (o non capisce) una mazza e che – come fanno sempre in questi casi – ha pensato bene di mandare in trasferta il suo personale “direttivo” alle nostre latitudini anziché prendere gente del posto o comunque con esperienze pregresse in loco.

Infatti non mi spiegavo altrimenti la non-chalance con la quale questa parlava di andare a lavorare in mezzo alle campagne di Passo Corese come se fosse una passeggiata di salute, anziché un viaggio di 50 e passa chilometri dalla Capitale, buona parte dei quali devi farli in autostrada (e quindi pagare) per giunta, se vuoi avere la speranza di arrivare in tempi ragionevoli e sempre fatto salvo che si riesca ad arrivare al casello senza rimanere incastrati sulla Salaria o sul GRA, cosa che, specie il pomeriggio e la sera, è pressoché garantita, soprattutto in autunno e d'inverno.
Senza parlare di altri piccoli... dettagli, come per esempio il fatto di dover avere pneumatici invernali/da neve montati da ottobre ad aprile, visto che da quelle parti piove e nevica che è una bellezza!
In pratica, non hai nemmeno cominciato a lavorare che già ti sei dovuto spendere (a meno di averlo già, ovviamente) mezzo stipendio per l'equipaggiamento.
Questo perché il luogo dove sorgerà questa magnificente cattedrale nel deserto non è raggiungibile né per pullman, né per ferrovia ma solo con mezzi propri, che siano l'auto, il trattore, moto, bici o gambe poco importa.

Giunti a questo punto, mi sono reso altresì conto che tutti i miei predecessori quel pomeriggio erano veramente un gregge di pecore, perché era evidente che nessuno di loro aveva posto la benché minima domanda e/o questione sulle condizioni del lavoro, altrimenti una qualsiasi persona normale che non voglia essere la puttana della corporazione, si pone il problema di dove sia il posto di lavoro, quali alternative ci siano per raggiungerlo, per non parlare degli orari e della retribuzione, perché è tutto molto bello sentire che pagano straordinari e festivi (cazzo, ci mancherebbe altro!) ma devi considerare quanto ti danno di stipendio-base per considerare se il gioco vale la candela.

Ordunque, è vero che 24 candidati su 25 venivano tutti dal paesello e dai dintorni, che quindi le distanze, rispetto alla città, sono dimezzate, soprattutto che non si devono sciroppare le atroci forche caudine del tratto di strada che da Roma va a Monterotondo, però, anche così, senza alcuna tipologia di trasporto pubblico alternativo, se disgraziatamente resti a piedi per qualunque ragione che fai? Prendi le ferie o più prosaicamente perdi il posto, stanti le testimonianze rese alla stampa dai dipendenti delle altre sedi italiche?

Tra l'altro, con gli orari di lavoro previsti, se non sei nelle condizioni di arrivare sul posto di lavoro in tempi rapidi, rischi di finire di vivere per lavorare, mentre dovrebbe essere l'esatto contrario.
Tra l'altro, girando praticamente di notte sia che si faccia il turno mattutino (si attacca alle 06:00) o notturno (22:00) ovvero che si esca dal turno pomeridiano (sempre alle 22:00) si rischia veramente la pelle – vista la tipologia e le condizioni delle strade – e per cosa?
Non certo per la paga, che è al minimo sindacale per il CCNL del commercio con contratto rigorosamente a termine (tanto pare che più di tanto, per un motivo o per un altro, sono ben pochi quelli che non disertano prima della scadenza naturale del contratto) per scaricare merci dagli autotreni, sballarla e ridistribuirla (a braccia!) per un magazzino grande quanto un isolato cittadino perché – alla fine – è di questo che parlava la proposta di lavoro.

Ora, se il lavoro preliminare l'avessero assegnato a qualcuno di qui, con ogni probabilità gente come me, a meno di essere sadici o degli imbecilli inveterati, non l'avrebbero mai contattata perché chi vive qui e sa come funzionano le cose, sa bene che la prima considerazione che tengono presente i candidati è il luogo di lavoro e quanto ci voglia per raggiungerlo e con quali mezzi/possibilità.
Perché, alla fine della fiera, se solo per andare e tornare dal lavoro ti ci vuole mezza giornata e per di più non puoi ammortizzare la spesa perché sei costretto ad usare il mezzo tuo, non campi più, sia perché non ti resta più il tempo per fare altro che non sia spostarti, lavorare e (forse) dormire, sia perché lo stipendio – diciamocelo, abbastanza esiguo a meno di ammazzarsi di straordinari e farsi quasi esclusivamente festivi e notturni – lo consegni direttamente al benzinaio sotto casa.

Non per niente, negli annunci di lavoro un po' più seri che vengono pubblicati di quando in quando, oggi si richiede pressoché sempre come requisito che il lavoratore risieda in prossimità del posto di lavoro, perché chiunque ha ancora un briciolo di buon senso sa bene che nessuno ti rende, specie se il lavoro è di tipo fisico, se ti arriva già stremato (e magari pure incazzato nero) per la transumanza, specialmente quando la paga è... come dire... tutt'altro che favolosa!

Dulcis in fundo, per la serie: non ci facciamo mancare niente, dopo tutta 'sta trafila, l'ho anche pagata cara dal punto di vista fisico; accaldato, affaticato, soprattutto disidratato dopo ore di attesa in piedi come un cretino all'aperto, sono dovuto tornare (con più calma ma sempre sotto il sole e affrontando – al contrario – la famigerata salita con pendenza del 10%) a riprendere il semovente, dopodiché mi sono dovuto sciroppare il traffico, pesantissimo, dell'ora di punta per tornare a casa, così che, una volta arrivato, mi ha colpito una brutale contrattura muscolare alle gambe che mi ha messo fuori combattimento per quasi una settimana e che ancora oggi, come mi sottopongo ad un qualunque sforzo fisico, si fa sentire.

Come vi avevo detto all'inizio: una giornata letteralmente di poo-poo da cancellare dal calendario sperando che non abbia ulteriori seguiti.

P.S. Ricordate quando ho definito dei parvenu le fanciulle dell'agenzia? Bene, sappiate che anche in questo caso avevo ragione! Si, perché queste defic... ahem... sprovvedute, hanno aperto la nuova sede al paesello (evidentemente solo per questo lucroso contratto con Amazon) senza minimamente premurarsi di allertare le autorità preposte della loro presenza e dei loro scopi, così che ho avuto l'esperienza di assistere alla convocazione ufficiale di un qualsivoglia responsabile della sede niente meno che dai carabinieri del paese, il cui maresciallo voleva (giustamente) sapere chi accidenti fossero e per quale ragione ci fosse tutto quel viavai di gente... sapete com'è, di questi tempi non si può essere sicuri di nulla e comunque, care le mie peracottare nordiche, non sapete che la denuncia di inizio attività è un obbligo di legge!?

In che cazzo di mani stiamo!

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