Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

giovedì 13 giugno 2013

Il primo della sua specie (e forse il migliore)...

Oddio, in realtà, prima di lui ci sono stati almeno un paio di tentativi noti, il più riuscito dei quali (o il meno fallimentare, fate voi) fu il Mondragòn di progettazione messicana ma prodotto in Europa, che fece una fugace apparizione all'epoca della Grande Guerra, dove fu utilizzato dalle Potenze Centrali (Germania e Impero Austroungarico) in battaglioni di élite di scarsissimo valore in quanto ad influenza dal punto di vista tattico o strategico; peggio andò al coevo (e italianissimo) Cei-Rigotti, che all'alba del XX secolo fu spedito da Ponzio a Pilato in vista di un'adozione che non avvenne mai.

Negli stessi Stati Uniti, il famoso progettista Pedersen provò a lanciarsi nell'impresa con esiti assolutamente trascurabili – e ben presto dimenticati – ma fu solo verso la fine degli anni '20 che un giovane e promettente ingegnere – John Garand – impiegato del Governo statunitense presso l'arsenale di Springfield mise a punto l'arma che rivoluzionò il mondo delle armi leggere militari e che diede il via ad una nuova specie che si è evoluta fino ai giocattoli hi-tech in uso oggi.

Progettato in Messico, costruito (guarda un po' il caso) in
Svizzera, adottato dai crucchi nella Prima GM, il Mondragòn
è forse il progenitore assoluto della categoria
Sto parlando del fucile semiautomatico M1 Garand realizzato originariamente in calibro
.30-06 (lo stesso del fucile M1903 Springfield allora il fucile d'ordinanza dell'esercito USA) prima arma del suo genere in assoluto ad essere adottata da un esercito maggiore come arma d'ordinanza per tutte le FF.AA. Del paese, nel 1934.

Il fallimentare (e MAI ADOTTATO da alcun esercito, manco per
sbaglio) Fucile Automatico Cei-Rigotti di italica fabbricazione
Mi sono infatti reso conto che era un bel pezzo che non postavo nulla riguardo la prima G di questo blog, impegnato come sono a districarmi tra il lavoro che non c'è e i casini di cui sono testimone (e talvolta partecipe) che avvengono un giorno si e uno no in questa disgraziata metropoli.
Visto e considerato che questo è uno dei pochi... implementi di distruzione che abbia mai utilizzato dal vero in vita mia e che è veramente un pezzo di storia (ancorché ancora in uso) non indifferente, ho pensato bene di proporvi quello che – a mio modestissimo parere (e non solo) è considerato una delle migliori armi lunghe di tutti i tempi.

John Garand posa con la sua creatura
Funzionante a gas grazie ad un otturatore rotante, il meccanismo del Garand era di per sé rivoluzionario, in quanto funzionava egregiamente pur facendo a meno delle (inutili) complessità meccaniche di tutte le armi sperimentali precedenti: era robusto, affidabile, meccanicamente semplice e sparava bene, potente e preciso fino ai 600 metri e dotato di un sistema di alimentazione rapida a pacchetti che velocizzava enormemente la procedura di ricarica, una volta esploso l'ultimo colpo.

Paradossalmente, fu proprio il sistema di ricarica del serbatoio che diede sempre da pensare, non tanto al progettista o ai pezzi grossi dell'esercito, quanto alle truppe combattenti di prima linea.
Se è infatti vero che la dotazione (8 colpi) era quasi doppia rispetto alla stragrande maggioranza della... concorrenza (sia i fucili a ripetizione ordinaria Mauser in uso presso le FF.AA germaniche che gli Arisaka nipponici – o i Mannlicher-Carcano Modello 91 italiani – avevano serbatoi integrali da 5 cartucce) così come rispetto allo stesso modello 1903 Springfield che sostituiva, è anche vero che la modalità di tiro semiautomatica permetteva al fante di consumarla in pochi secondi, specie quando sparava a volontà per fornire il fuoco di copertura per i commilitoni o perché in preda all'adrenalina.

Il Fucile, Semiautomatico M1 "Garand" in tutto il suo splendore: luingo 1100mm con canna da 24 pollici, pesante 4,3 kg
calibro .30-06 (8 colpi) con velocità iniziale di 854 m/sec e gittata utile di 600m (max 3155m); cadenza di tiro c.ca 50 colpi/minuto a ripetizione semiautomatica
Il caricamento con un pacchetto di munizioni integrale al sistema di alimentazione stesso impediva infatti al soldato di... rimboccare il serbatoio con colpi sciolti, magari durante una pausa nei combattimenti: o si espelleva il pacchetto semi-usato per sostituirlo con uno nuovo oppure bisognava tenersi i colpi rimasti ovvero sparare tutti i colpi restanti per poter ricaricare l'arma.

Il famigerato "pacchetto" da 8 colpi
Di per sé potrebbe anche non essere un grosso problema ma è certo che – alla fine di uno scontro – dovevano esserci in giro per il campo di battaglia parecchi pacchetti semi-pieni di cartucce che potevano andare sprecate.
Il secondo problema derivava dal meccanismo di espulsione del pacchetto esausto: quando si sparava l'ultimo colpo, l'otturatore andava automaticamente in apertura mentre il pacchetto spento veniva espulso dall'arma con un forte ping! udibile chiaramente anche ad una certa distanza.

Nel corso di una sparatoria generalizzata, botto più, botto meno, difficilmente qualcuno ci fa caso, ma nel caso di ingaggi tra pattuglie o scaramucce, il suono avvertiva non solo il fante che occorreva ricaricare ma anche il nemico che così sapeva che il suo avversario era a corto di munizioni.

Caricamento del pacchetto nel serbatoio; se lo si inserisce come
stanno facendo in fotografia, vi garantisco che come minimo ci si
rimette un dito...
È vero che – avendo i pacchetti a portata di mano – la ricarica del Garand richiede solo pochi secondi ma sul campo di battaglia quei secondi possono fare la differenza tra la vita e la morte, se il nemico è in grado di sfruttarli, p.es. per effettuare uno spostamento rapidamente e in sicurezza ovvero per lanciare un attacco (magari con una bomba a mano) senza timore di un'immediata rappresaglia.

È anche vero, però, che i G.I. Americani impararono ben presto ad utilizzare questo supposto svantaggio a loro favore, p.es. lanciando dei pacchetti vuoti – conservati appositamente allo scopo – in modo che, cadendo al suolo, emettessero il famigerato ping! segnalando urbi et orbi che il nemico stava ricaricando... per poi fare una sgradita sorpresa al nemico, quando veniva investito dal fuoco da parte di soldati che si supponeva stessero ricaricando.

A parte questi aneddoti, il fucile semiautomatico Garand M1 ottenne un successo che è paragonabile solo a quello del sovietico AK47 Kalasnikov anche se le due tipologie di armi sono alquanto differenti; prodotto in diversi milioni di esemplari (circa 6 o forse più) e distribuito nel periodo post-bellico a numerosissimi paesi filoamericani in tutto il mondo, fu adottato come armamento standard da parecchi eserciti – compreso il nostro, dove era ancora in uso negli anni '90 – e modificato o costruito ex-novo (come fece la Beretta per l'E.I. negli anni '50) per impiegare le nuove cartucce 7,62x51mm NATO standard al posto delle vecchie cartucce americane .30-06, dello stesso calibro nominale ma decisamente più lunghe.

Gli americani utilizzarono il Garand ancora nella Guerra di Corea (1950-53) fino all'intervento in Vietnam, quando – sostituito nel servizio di prima linea dal nuovo M14 – venne passato alla riserva e alla Guardia Nazionale.

Il successore del Garand, lo Springfield M14 automatico...
Per dirla tutta, anche lo Springfield M14 (che tra l'altro avrà vita assai breve come arma militare, sostituito già alla metà degli anni '60 col giocattolo di plastica M16) è in realtà figlio del Garand, in quanto non si tratta d'altro che di un M1 in calibro 7,62mm/.308 Winchester con caricatore amovibile da 20 colpi e capace di sparare a raffiche, così come il nostrano BM59 della Beretta, che gli è talmente simile da poter essere tranquillamente scambiato, ad un occhio non esperto con il fucile americano.

Eppure, per esperienza personale, vi posso assicurare che quella vecchia spingarda – che ai miei tempi praticamente nessuno voleva usare – sparava e si maneggiava decisamente meglio rispetto al più recente (si fa per dire, visto che erano stati costruiti quando io esistevo solo nei pensieri di Dio) FAL – come i nostri ufficiali e sottufficiali amavano chiamare il BM59, anche se del celeberrimo fucile da guerra automatico belga il nostro schioppo non aveva nemmeno la puzza – che era più figo perché sparava a raffica (che tra l'altro non ci facevano usare mai – e a ragion veduta!) e aveva il bipiede integrale e il calcio pieghevole (anche se noialtri, in quanto non appartenenti ai reparti di prima linea, avevamo quasi tutti la versione a calcio fisso).

...e la versione nostrana, il Beretta BM-59 in versione standard
e d'assalto, con impugnatura a pistola per renderlo più
controllabile (o meglio, MENO incontrollabile) nel tiro a raffica
Ormai considerato obsoleto per l'uso militare, il vecchio Garand è ancora in giro per il mondo e non sto parlando degli esemplari originali, quelli costruiti a ridosso della Seconda Guerra Mondiale (anche se oggi come oggi ce ne sono diverse migliaia in giro in mani civili, venduti come surplus dai depositi militari) ma di fucili nuovi di pacca che vengono prodotti oggidì negli States come fucili da tiro o caccia in versione “civile”, stesso destino, d'altronde, che è toccato al M14, che come Springfield M1A1 (e varianti) viene venduto come fucile per il tiro al bersaglio, attività nella quale entrambe le creature di John Garand eccellono.

Le nuove meraviglie hi-tech in polimeri e leghe di titanio – sia civili che militari – potranno anche essere l'ultima moda ma non so sinceramente dire quanto dureranno sulla lunga distanza, mentre sono più che certo che il vecchio capostipite andrà in giro ancora per molto, molto tempo, visto che sono trascorsi già più di 70 anni da che venne ideato – al pari di altre vecchie glorie, come i fucili Mauser Kar-98 o le inossidabili carabine Winchester (quelle a leva, risalenti al Far West per capirci) – ed è tuttora ampiamente utilizzato in buona parte del mondo occidentale.
 

lunedì 10 giugno 2013

Finalmente se lo semo levato de torno...

C'hai poco da festeggiare, caro mio... adesso che sei il sindaco
della MINORANZA dei Romani, voglio proprio vedere COSA
sarai in grado di fare... t'aspetto al varco!
...peccato però che il “vincitore” - così, a pelle – non mi pare proprio che sia una grande alternativa, così come adesso io (e tanti altri, immagino) lo aspetto al varco, cioè alla prova dei fatti seri e concreti, anche se sono più che disposto, almeno per i primi mesi – diciamo pure il primo anno, va'... - a concedere il beneficio del dubbio al nuovo Primo Cittadino della Capitale.

Come si suol dire, infatti, habemus sindaco: Gianni “eja eja” Alemanno non è più e al suo posto abbiamo ora Ignazio Marino, che ha praticamente stravinto con oltre il 60% dei consensi.

Il che vuol dire, già di primo acchito, che il prode sindaco sceriffo de'noantri non è stato capace di riportare al suo ovile manco le pecore che lo avevano votato al primo turno, il che la dice lunga – a mio modestissimo parere – sull'affetto che i cittadini di Roma avevano verso il peracottaro fascistoide protagonista di ben cinque anni di inciuci, intrallazzi e malversazioni, così com'è stato più volte denunciato anche da autorevoli (in quanto mai smentite) fonti d'informazione pubbliche e private.

Certo, lui ha il suo ben dire che non c'entra niente con i ladrocini, le truffe e gli imbrogli, che sui suoi conti non è mai transitata manco una lira... peccato però che in questi ultimi cinque anni siano stati i suoi uomini, i fedelissimi che ha sistemato in ogni posizione di potere e/o responsabilità a combinare porcate su porcate, al che, delle due l'una: o è colluso anche lui oppure – cosa che già dissi all'indomani della disfatta giudiziaria della presidenza Storace alla Regione Lazio – è un emerito incompetente che non sa nemmeno scegliersi i collaboratori.

Fatto sta che – da quando è stato eletto al Campidoglio – Alemanno si sia dimostrato il peggiore sindaco che questa martoriata metropoli abbia mai avuto soprattutto (ma non è una denuncia nuova, se mi conoscete) per quanto riguarda la famigerata questione della (in)sicurezza cittadina: non è notizia di oggi il fatto che la mia città abbia superato – specie nel corso degli ultimi 24 mesi – tutti i record per quanto riguarda le attività malavitose e i reati gravi che si sono consumati nella Capitale.

E non, badate bene, nelle periferie degradate o nelle zone notoriamente famigerate bensì nel cosiddetto salotto buono della città.
Non voglio qui fare l'ennesima tirata sull'impiego delle forze del (dis)ordine in attività che non le sono congrue o meglio, di cui non poteva importare meno alla cittadinanza generale ma credo che ci siamo capiti.

Ammazza che legnata! E per fortuna che eri il miglior sindaco
di Roma e il primo cittadino più amato della storia di Roma...
Ora che ci penso, mi ricordi tanto un'altra figura storica che diceva
cose simili da un certo balcone di una certa piazza...
E non parliamo poi degli scandali legati alle amministrazioni delle aziende comunali: le parentopoli di ATAC e AMA, i concorsi truccati al Comune (non ultima la buffonata pre elettorale di cui vi ho dato notizia solo un paio di post fa) o l'acquisto dei famosi filobus fantasma costati decine di milioni di euro e che non si sono mai visti per le vie della Capitale e queste sono solo le punte dell'immenso iceberg di morchia che la (ex) amministrazione Alemanno ha prodotto nel corso dell'ultimo lustro.

La cosa che però deve far pensare è comunque un'altra, cioè che buona parte dei nuovi sindaci del Lazio e non solo, non sono – come si suol dire – i sindaci di tutti bensì solo di una risicatissima minoranza che ha deciso di andare a votare, in quanto la stragrande maggioranza dei cittadini chiamati alle urne ha semplicemente deciso che non valeva la pena di perdere il proprio tempo per andare a votare.

E che ci crediate o no, questa volta nemmeno IO sono andato a votare.
Perché?

Perché sono stufo, anzi, arcistufo di dover andare a perdere tempo per scegliere tra una merda e uno stronzo: ci sono stati diciassette candidati sindaci a Roma nel primo turno e non ce n'era uno che valesse la pena votare, perché – ancora una volta – non hanno fatto altro che menare il can per l'aia o fare sviolinate ai cittadini per accaparrarsi i voti; ce ne fosse stato uno che avesse detto chiaramente cosa intendeva fattivamente fare per risolvere i problemi di questa (o delle altre, vista l'affluenza alle urne) città.

Chiacchiere, solo chiacchiere ma nemmeno una proposta che fosse una, fattiva, concreta e attuabile a breve termine.

Il problema qui è che – come al solito – in questo Paese non c'è una legge riguardo l'affluenza (o meglio, la mancanza della stessa) alle elezioni.
In molti paesi, se la gente non va a votare le elezioni sono invalide e la cosiddetta classe politica del paese, quanto meno, si ritira in buon ordine per capire come, dove, quando e soprattutto perché la gente non ha votato.
Qui no: con la sola eccezione notevole dei referendum, non c'è un quorum minimo perché le elezioni amministrative o politiche siano valide.
Ed è così che nessuno nei vari schieramenti politici ha la testa per mettersi seriamente a ragionare su che cosa non vada e sul perché i cittadini decidono di non andare a votare.

Perché hanno una paura fottuta di rendersi finalmente conto che la gente comune si è letteralmente scassata il cazzo di farsi prendere in giro ogni volta che si è chiamati alle urne: tante belle promesse (a dire il vero nemmeno quelle, nelle ultime tornate elettorali a base di insulti e contumelie tra le varie formazioni politiche) mai realizzate se non a favore dei soliti noti che col comune magnano da sempre a quattro palmenti – qui a Roma si sa che non si muove foglia che il palazzinaro non voglia – contro il miglior giudizio dei cittadini residenti e/o delle mini-amministrazioni locali che anzi, troppo spesso e volentieri, sono anch'esse colluse con i pezzi grossi del Campidoglio.

Ancora una volta, in mano a chi stiamo... speriamo bene, anche
se chi di speranza vive... non è vero, povera Italia?
Basta pensare solo allo sperpero di suolo pubblico che è stato operato a Roma da quando Alemanno fu eletto sindaco, tutto a favore di costruttori privati che hanno però edificato su terreno demaniale, un abominio che va contro ogni legge o consuetudine: la terra è nostra ma ci insistono sopra edifici privati che non vengono (o verranno, ce ne sono ancora centinaia in costruzione) assegnati alla cittadinanza ma venduti ai prezzi che dicono questi sciacalli... e questo con decine di migliaia di immobili – sfitti o invenduti – che stanno andando in malora nel centro cittadino e nei quartieri storici della Capitale.

Se queste non sono motivazioni più che valide per comprendere come e perché la gente non va più a votare, non so cos'altro si possa dire alle teste di legno che siedono sugli scranni del potere.


sabato 1 giugno 2013

Poi dicono che sono IO che ce l'ho con loro...

MerDavigliosa, nuova notizia, finita – una volta tanto – su tutti i media nazioAnali a causa della gravità inusitata (ma non inaudita, credete a me...) della vicenda, con tanto di traduzione in carcere al momento dell'arresto dei responsabili, anziché della solita, triste manfrina degli arresti domiciliari per queste merde in divisa che insudiciano l'italica penisola (e non solo) spadroneggiando a danno dei cittadini e facendo fare continuamente delle sesquipedali figure di merda alle Istituzioni, nessuna esclusa, per non parlare del clima di insicurezza esasperato presso la popolazione generale che – a parole – professa la sua assoluta fiducia nelle Forze del (dis)ordine costituito (e chissà perché... magari dipenderà dal fatto che queste belle parole vengono costantemente strappate ai cittadini per strada e in presenza di esponenti delle forze dell'ordine?) ma – nei fatti – fa di tutto per evitare di avere a che fare con loro anche quando ne avrebbe davvero bisogno, visto che non si sa mai chi ti può capitare tra le mani.

Cosa vieppiù sospetta, la vicenda – che si riferisce al biennio 2009-2010 – solo oggi arriva alla ribalta delle cronache, all'indomani della nomina del nuovo capo della polizia al posto del de cuius Manganelli, spirato un paio di mesi or sono.

Sia come sia, la notizia che ben quattro emeriti figli di puttana con distintivo e ferro al seguito, in servizio presso la questura della Capitale, siano finiti in galera è più che benvenuta, visti soprattutto i capi d'imputazione che pendono sulle loro teste: concussione, corruzione, furto, violenza privata, falso e soprattutto violenza sessuale aggravata e continuata a danno di prostitute, ambulanti, commercianti stranieri e delinquentelli di piccolo cabotaggio.
Ma quello che fa più specie in questo caso è che non si tratta di agenti o pizzardoni di basso rango, ma di due ispettori, un sovrintendente e un agente, c'est a dir due ufficiali, un sottufficiale e un soldato semplice.

Un bel salto di qualità, rispetto al solito, non c'è che dire...

In pratica i nostri quattro baldi tutori della legge o meglio, dell'illegalità, visto che si facevano pagare da delinquenti e malfattori per non perseguire i reati di cui erano accusati, nel corso degli anni avrebbero anche taglieggiato commercianti, ambulanti e ragazze di strada, arrivando in più occasioni anche a violentare queste ultime e a rubare impunemente (quindi a scopo di ricettazione, immagino, altra aggravante non da poco) le merci delle parti offese.

Le notizie che vengono offerte al riguardo per il momento sono abbastanza scarne in quanto a dettagli e particolari, ma se tanto mi da tanto, questi bei tomi hanno un'enciclopedia di diritto penale di reati a loro carico, perché a norma di legge, delitti e reati – questi si – vengono contestati a coppie come i Carabinieri e quando arrivano lo fanno a due a due fino a che non diventano dispari, come gli schiaffi.

Adesso non voglio fare di tutta un'erba un fascio, però trovo più che preoccupante il fatto che – sempre più spesso – in casi di associazione per delinquere slegati dall'attività del crimine organizzato, specie nelle grandi aree metropolitane d'Italia, siano costantemente coinvolti a vario titolo esponenti delle Forze dell'Ordine; a questo punto la domanda è d'obbligo e sorge spontanea: ma come cazzo li scelgono i futuri tutori della legge?
Con le raccolte punti dei supermercati o li vanno a capare un tanto al chilo nel mazzo della delinquenza comune?

Perché delle due l'una: o gli organi preposti alla selezione del personale sono composti da un branco di emeriti incapaci, oppure all'interno delle commissioni ci sono fior fiore di conniventi con la malavita perché un caso può capitare, due casi possono essere una coincidenza, ma dal terzo in poi la cosa assume valore statistico.

Tanto per concludere rimanendo in tema, il nostro esimio (spero presto ex) primo cittadino, il sindaco-sceriffo dei poveri, il prode (a parole) Gianni “Eja Eja” Alemanno, è proprio su fatti come questo che andrà a sbattere il grugno, visto che da quando è stato eletto – ormai cinque lunghissimi anni fa – la sua politica sulla (in)sicurezza cittadina si è sempre e solo concentrata, cosa che ho più volte denunciato, su quelle aree ai margini della vita cittadina, dove è giocoforza che certi... comportamenti delinquenziali anche da parte degli uomini in divisa hanno maggiori occasioni di emergere, lontano come sono dagli sguardi indiscreti della cittadinanza generale, mentre quelle aree che più necessiterebbero della presenza, anche solo dissuasiva, delle forze dell'ordine, rimangono terra di nessuno dove la criminalità (quella vera) spadroneggia impunemente.

Detta in altri termini: mentre polizia, carabinieri e guardie municipali vanno (in qualche caso, come si è visto, letteralmente) a puttane per consolari e tangenziali, a due passi da casa mia si è consumata l'ennesima aggressione ai danni di una pensionata ottuagenaria, ricoverata in fin di vita al San Camillo, così come, solo pochi giorni fa, c'è stata l'ultima (ma sono in ordine di tempo) tornata di morti ammazzati per strada, in pieno giorno, in aree residenziali e/o densamente popolate; il tutto – ovviamente – senza che in giro ci fosse non dico una pattuglia, ma nemmeno l'ombra di una guardia...

Peccato che non è per questo che i cittadini si svenano di tasse per pagare lo stipendio ai tutori dell'ordine...