Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

lunedì 10 giugno 2013

Finalmente se lo semo levato de torno...

C'hai poco da festeggiare, caro mio... adesso che sei il sindaco
della MINORANZA dei Romani, voglio proprio vedere COSA
sarai in grado di fare... t'aspetto al varco!
...peccato però che il “vincitore” - così, a pelle – non mi pare proprio che sia una grande alternativa, così come adesso io (e tanti altri, immagino) lo aspetto al varco, cioè alla prova dei fatti seri e concreti, anche se sono più che disposto, almeno per i primi mesi – diciamo pure il primo anno, va'... - a concedere il beneficio del dubbio al nuovo Primo Cittadino della Capitale.

Come si suol dire, infatti, habemus sindaco: Gianni “eja eja” Alemanno non è più e al suo posto abbiamo ora Ignazio Marino, che ha praticamente stravinto con oltre il 60% dei consensi.

Il che vuol dire, già di primo acchito, che il prode sindaco sceriffo de'noantri non è stato capace di riportare al suo ovile manco le pecore che lo avevano votato al primo turno, il che la dice lunga – a mio modestissimo parere – sull'affetto che i cittadini di Roma avevano verso il peracottaro fascistoide protagonista di ben cinque anni di inciuci, intrallazzi e malversazioni, così com'è stato più volte denunciato anche da autorevoli (in quanto mai smentite) fonti d'informazione pubbliche e private.

Certo, lui ha il suo ben dire che non c'entra niente con i ladrocini, le truffe e gli imbrogli, che sui suoi conti non è mai transitata manco una lira... peccato però che in questi ultimi cinque anni siano stati i suoi uomini, i fedelissimi che ha sistemato in ogni posizione di potere e/o responsabilità a combinare porcate su porcate, al che, delle due l'una: o è colluso anche lui oppure – cosa che già dissi all'indomani della disfatta giudiziaria della presidenza Storace alla Regione Lazio – è un emerito incompetente che non sa nemmeno scegliersi i collaboratori.

Fatto sta che – da quando è stato eletto al Campidoglio – Alemanno si sia dimostrato il peggiore sindaco che questa martoriata metropoli abbia mai avuto soprattutto (ma non è una denuncia nuova, se mi conoscete) per quanto riguarda la famigerata questione della (in)sicurezza cittadina: non è notizia di oggi il fatto che la mia città abbia superato – specie nel corso degli ultimi 24 mesi – tutti i record per quanto riguarda le attività malavitose e i reati gravi che si sono consumati nella Capitale.

E non, badate bene, nelle periferie degradate o nelle zone notoriamente famigerate bensì nel cosiddetto salotto buono della città.
Non voglio qui fare l'ennesima tirata sull'impiego delle forze del (dis)ordine in attività che non le sono congrue o meglio, di cui non poteva importare meno alla cittadinanza generale ma credo che ci siamo capiti.

Ammazza che legnata! E per fortuna che eri il miglior sindaco
di Roma e il primo cittadino più amato della storia di Roma...
Ora che ci penso, mi ricordi tanto un'altra figura storica che diceva
cose simili da un certo balcone di una certa piazza...
E non parliamo poi degli scandali legati alle amministrazioni delle aziende comunali: le parentopoli di ATAC e AMA, i concorsi truccati al Comune (non ultima la buffonata pre elettorale di cui vi ho dato notizia solo un paio di post fa) o l'acquisto dei famosi filobus fantasma costati decine di milioni di euro e che non si sono mai visti per le vie della Capitale e queste sono solo le punte dell'immenso iceberg di morchia che la (ex) amministrazione Alemanno ha prodotto nel corso dell'ultimo lustro.

La cosa che però deve far pensare è comunque un'altra, cioè che buona parte dei nuovi sindaci del Lazio e non solo, non sono – come si suol dire – i sindaci di tutti bensì solo di una risicatissima minoranza che ha deciso di andare a votare, in quanto la stragrande maggioranza dei cittadini chiamati alle urne ha semplicemente deciso che non valeva la pena di perdere il proprio tempo per andare a votare.

E che ci crediate o no, questa volta nemmeno IO sono andato a votare.
Perché?

Perché sono stufo, anzi, arcistufo di dover andare a perdere tempo per scegliere tra una merda e uno stronzo: ci sono stati diciassette candidati sindaci a Roma nel primo turno e non ce n'era uno che valesse la pena votare, perché – ancora una volta – non hanno fatto altro che menare il can per l'aia o fare sviolinate ai cittadini per accaparrarsi i voti; ce ne fosse stato uno che avesse detto chiaramente cosa intendeva fattivamente fare per risolvere i problemi di questa (o delle altre, vista l'affluenza alle urne) città.

Chiacchiere, solo chiacchiere ma nemmeno una proposta che fosse una, fattiva, concreta e attuabile a breve termine.

Il problema qui è che – come al solito – in questo Paese non c'è una legge riguardo l'affluenza (o meglio, la mancanza della stessa) alle elezioni.
In molti paesi, se la gente non va a votare le elezioni sono invalide e la cosiddetta classe politica del paese, quanto meno, si ritira in buon ordine per capire come, dove, quando e soprattutto perché la gente non ha votato.
Qui no: con la sola eccezione notevole dei referendum, non c'è un quorum minimo perché le elezioni amministrative o politiche siano valide.
Ed è così che nessuno nei vari schieramenti politici ha la testa per mettersi seriamente a ragionare su che cosa non vada e sul perché i cittadini decidono di non andare a votare.

Perché hanno una paura fottuta di rendersi finalmente conto che la gente comune si è letteralmente scassata il cazzo di farsi prendere in giro ogni volta che si è chiamati alle urne: tante belle promesse (a dire il vero nemmeno quelle, nelle ultime tornate elettorali a base di insulti e contumelie tra le varie formazioni politiche) mai realizzate se non a favore dei soliti noti che col comune magnano da sempre a quattro palmenti – qui a Roma si sa che non si muove foglia che il palazzinaro non voglia – contro il miglior giudizio dei cittadini residenti e/o delle mini-amministrazioni locali che anzi, troppo spesso e volentieri, sono anch'esse colluse con i pezzi grossi del Campidoglio.

Ancora una volta, in mano a chi stiamo... speriamo bene, anche
se chi di speranza vive... non è vero, povera Italia?
Basta pensare solo allo sperpero di suolo pubblico che è stato operato a Roma da quando Alemanno fu eletto sindaco, tutto a favore di costruttori privati che hanno però edificato su terreno demaniale, un abominio che va contro ogni legge o consuetudine: la terra è nostra ma ci insistono sopra edifici privati che non vengono (o verranno, ce ne sono ancora centinaia in costruzione) assegnati alla cittadinanza ma venduti ai prezzi che dicono questi sciacalli... e questo con decine di migliaia di immobili – sfitti o invenduti – che stanno andando in malora nel centro cittadino e nei quartieri storici della Capitale.

Se queste non sono motivazioni più che valide per comprendere come e perché la gente non va più a votare, non so cos'altro si possa dire alle teste di legno che siedono sugli scranni del potere.


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