Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

mercoledì 15 gennaio 2014

Perché la cosa non mi stupisce?

Codesta edificante novella è davvero graziosa, peccato che non sia stata diffusa come avrebbe dovuto, ma si sa che quando in Itajia accade qualcosa che tange l'autorità militare, è un miracolo se qualcosa si viene a sapere sulle porcate che avvengono nelle nostre caserme, specie dopo l'immane boiata fatta dall'italico governicchio di stravolgere l'ordinamento militare per far accedere a tutti i costi le donne alle FF.AA., come se non fossero immaginabili le ricadute e le conseguenze della cosa, specialmente davanti all'istigazione a delinquere costruita a tavolino dagli apparati politico-militari con la creazione di un vero e proprio precariato militare al posto del previsto esercito professionale che, a conti fatti, di professionale non ha nulla ma che in quanto ad aberrazioni, ha dato la stura a tutta una serie di comportamenti criminali da parte dei militari in SPE specialmente se inseriti negli ambiti dei nuovi Centri Addestramento Reclute nel quale transitano tutti i... volontari che – pur di superare il corso indenni ed accedere ai ruoli – sono costantemente sotto botta di nonni e caporali, visto che – in caso contrario – basta una cazzo di nota negativa sulla scheda personale e ciao, còre! Puoi anche fare i bagagli e tanti saluti al secchio.

Tanto per cominciare e farvi un'idea più precisa di quello che sto dicendo, vi invito a leggere il seguente articolo, pubblicato qualche giorno fa sul Corriere della Sera e passato altrimenti quasi nel più assordante silenzio: http://www.corriere.it/cronache/14_gennaio_04/devi-offrirti-me-altri-quelle-notti-caporali-allieve-82a60b74-750c-11e3-b02c-f0cd2d6437ec.shtml

La vicenda è nata come spin-off dell'indagine sull'omicidio di Stefania Rea da parte del marito, il caporalmaggiore Salvatore Parolisi... per quanto mi riguarda, non ci voleva la magistratura per sapere che la caserma di Ascoli era un lupanare in mimetica è cosa che denunciai in tempi non sospetti e in altri luoghi, attirandomi le... simpatie di tanta gente (specie di sesso femminile) quando sostenevo che la... riforma della riforma militare sarebbe stata – letteralmente – un troiaio... sapete come si dice, a pensar male si fa peccato... ma con determinati presupposti ci si azzecca e come!

Il problema di fondo, come al solito è che nelle caserme il controllo latita vistosamente da sempre, anche quando c'era la leva, ai miei tempi; troppe volte gli ufficiali si girano dall'altra parte o fanno finta di non vedere: io stesso, quando mi trovavo al CAR, il mio ufficiale comandante l'ho visto una volta, quando venne a contumeliarci le balle perché qualche deficiente l'aveva pernacchiato... altrimenti l'unica, altra volta in cui abbiamo avuto a che fare con un superiore è stato praticamente poco prima e durante il giuramento, dato che è previsto che i plotoni sfilino con un cazzo di sottotenente al comando... cosa abbastanza difficoltosa se il sottotenente in oggetto non sa manco come sei fatto e non ha mai condotto prima il plotone.

Nel frattempo, si era assolutamente in balia di caporali e sergentini... oddio, in balia è parola grossa, perché almeno noi avevamo un vantaggio, rispetto alle ero(t)iche volontarie che affollano i ranghi ai nostri giorni: se qualcuno cagava una volta di troppo fuori dal secchio, lo potevi sempre aspettare al varco e mostrargli – come dire – tutto il tuo disappunto, magari spazzolandogli le gengive (ma solo per una questione di igiene orale, sia ben chiaro) con le nocche.

Per la verità, devo dire che durante la mia vita militare non sono mai dovuto arrivare a tanto, senza contare che, se un qualunque graduato o un anziano, si fosse anche solo azzardato ad insultare qualcuno, specialmente nei ranghi, si beccava automaticamente il deferimento all'ufficio del comandante di compagnia per sciropparsi qualche giorno di consegna o – nei casi più eclatanti – un bel processo con conseguente punizione di rigore.

Altro che le immonde giustificazioni dell'avvocato del tromber de femme con i galloni (denominato G.M. dai giornali) attualmente indagato per molestie, violenza sessuale, coercizione e abuso di potere nei confronti delle reclute della caserma Clementi di Ascoli, per il fatto che aggredisse regolarmente e coram populo le sue... pupille con insulti e minacce... ma che cazzo dice questo azzeccagarbugli di merda?
Se ai miei tempi qualcuno si fosse anche solo azzardato a comportarsi come il famigerato sergente Hartmann di Full Metal Jacket, si sarebbe immediatamente trovato in un oceano di liquame a balbettare giustificazioni davanti al comandante, prima di essere assegnato alle cucine o peggio.

Ora che ci ripenso come i cervidi, ci fu un caso del genere, con un caporalmaggiore della seconda compagnia che provò a fare il grosso con i ragazzi suoi sottoposti, dando della checca ad un ragazzo davanti a tutti; non contento di essere stato cazziato e punito personalmente dal colonnello comandante, cercò di vendicarsi sulla sua precedente vittima nottetempo (come hanno sempre fatto tutti i vigliacchi di questo mondo).
Peccato che l'unica cosa che abbia ottenuto siano state un fracco di botte da parte dei commilitoni, che lo consegnarono poi al corpo di guardia.

Il giorno dopo, fu esposto (e per ben dieci giorni) al pubblico ludibrio, degradato e consegnato ai lavori forzati in caserma: in pratica il colonnello lo aveva condannato a costruire nel bel mezzo del percorso di guerra al centro della caserma – praticamente coram populo – una specie di casamatta (ovviamente assolutamente inutile), dalle fondamenta in su... quindi – da che mondo è mondo – specialmente nei centri di addestramento il turpiloquio, gli insulti e le minacce contro le reclute sono sempre stati proibiti e – il più delle volte, come dicevo all'inizio – cassati pesantemente.
Gli unici casi noti, quando e se accadevano episodi del genere, finivano per accadere quasi esclusivamente nelle caserme dove imperavano i cosiddetti corpi d'élite (praticamente alpini e paracadutisti).
Anche qui, però, questo accadeva era sempre e solo al riparo da orecchi e occhi indiscreti (ovvero con il placet dei superiori) e solo nel caso in cui la vittima stesse zitta e buona.

In tutti gli altri casi, i calci in culo si sprecavano, proprio perché l'Esercito Italiano non è più da un pezzo il Regio Esercito di mussoliniana memoria e nessuno può permettersi di aggredire o insultare impunemente l'ignobile truppa, nemmeno i signori ufficiali che non sono più gentiluomini di estrazione nobile da quel dì, così come i militari sono cittadini in armi e non più sudditi servi della gleba.

In fine dei giochi, sono contento che queste porcate stiano mano a mano venendo alla luce, nonostante i tentativi da parte degli alti comandi delle FF.AA. di rifarsi la verginità mostrando regolarmente in televisione i... brillanti risultati conseguiti dalle nuove leve (femminili); quelle sono solo la ciliegina sulla torta, la punta dell'iceberg... il marcio c'è, è molto più diffuso di quanto si pensi e soprattutto ben nascosto sotto la superficie, anche perché – ribadisco ancora una volta – è normale che queste cose accadano, quando sei un precario costantemente sotto ricatto anche solo per fare un anno di servizio di quella che non può che essere che definita come una leva camuffata con la sola differenza notevole che i marmittoni prendono un migliaio di euro al mese invece delle cinquemila lire di diaria che prendevamo noialtri per servire (obbligatoriamente) la Patria.

E come ho detto più volte, qui e altrove, per risolvere l'annoso problema dell'integrazione femminile nelle FF.AA. senza generare queste e altre aberrazioni, la soluzione c'è ed è semplicissima: basta reintegrare la leva militare obbligatoria cambiando semplicemente l'articolo della Costituzione dove si dice che Tutti i Cittadini Maschi concorrono alla Difesa della Patria... basta cancellare quella parola, discriminatoria e sessista così che tutti i cittadini – maschi e femmine – siano chiamati a servire la Patria.

C'è però un dubbio che mi tormenta, perché in tempi di crisi nera quando il servizio militare non è una vocazione ma viene visto, soprattutto al sud, come un modo come un altro per sbarcare il lunario, credo proprio che cotanto interesse da parte delle aspiranti, italiche guerriere, scemerebbe bruscamente nel momento in cui fossero chiamate a fare quello che milioni di italiani (uomini) hanno dovuto fare nel corso degli ultimi centocinquant'anni, da che è nato cioè lo Stato Italiano.

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