Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

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domenica 12 gennaio 2014

Corde, fiori e serpenti: Hana to Hebi, dal Giappone con furore


Aya Sugimoto, protagonista del remake della serie
Dopo una lunga, colpevole assenza, torniamo a parlare su queste pagine di un vero e proprio fenomeno cinematografico, una franchise che conta oggi più di mezza dozzina di titoli tra sequel e remake ed un... empia trasposizione perfino in animazione.

Stiamo parlando, abbastanza ovviamente di cinema exploitation made in Japan, anzi di quel fenomeno – nato negli anni '70 nel paese del sol levante – denominato Roman Porno, la versione nipponica del genere sexploitation piuttosto soft-core per quanto riguarda l'aspetto più... sex ma abbastanza peso per quanto riguarda gli aspetti più fetish e/o violenti della vicenda ma definito roman (contrazione di romantic) in quanto le improbabili eroine di questi film finiscono regolarmente per intrecciare una vera e propria relazione amorosa maledetta con i protagonisti maschili, che sono in genere i loro aguzzini e/o tormentatori.
Naomi Tano, la prima Shizuko cinematografica

Uno dei capostipiti del genere, come dicevo all'inizio, fu proprio questo Hana to Hebi (lett. Fiore e Serpente) del 1974, di impostazione prettamente BDSM che fu il capostipite negli anni '80 di una fortunata serie di buon successo, in patria come all'estero (tranne che in un certo posto, indovinate un po' quale?)

Minako Ogawa in Hana to Hebi Hakui Nawa Dorei
grazie soprattutto all'uso nel ruolo di protagoniste di alcune tra le più blasonate icone sexy del cinema nipponico dell'epoca, come lo sono da noi in quegli anni dive come Edvige Fenech o Gloria Guida, come Naomi Tani, (la Shizuko dell'originale nel '74) cui seguiranno nel ruolo Kaori Aso (Hana to hebi: jigoku-hen), Minako Ogawa (Hana to Hebi 3 Shiiku hen lett. Fiore e serpente: Punizione), che partecipa anche al successivo Hana to hebi: hakui nawa dorei (Fiore e Serpente: Schiava della corda in uniforme bianca) tutti usciti nel 1986 ed infine Shihori Nagasaka, protagonista di Hana to hebi: kyûkyoku nawa chôkyô (Fiore e Serpente 5: la magia delle corde – 1987) ultimo film della serie.

Shiori Nagasaka l'ultima protagonista della serie "classica"

Visto il grande successo, alcuni film della serie, come dicevo poc'anzi, verranno distribuiti anche all'estero (specialmente in Francia, che in quegli anni è la patria del cinema soft-core - e non solo - in Europa) fino a che, con il passare degli anni, non finiscono nel dimenticatoio.

È il 2004 quando qualcuno finalmente si ricorda della loro esistenza e decide di riesumare la serie proponendone un remake intitolato semplicemente Hana to Hebi che viene invece distribuito urbi et orbi fuorché – e te pareva! – nel Belpaese, dove, per quanto ne so, non è mai stato distribuito nemmeno nel circuito del home video; protagonista della nuova pellicola nei panni di Shizuko è questa volta Aya Sugimoto, che ritroviamo nello stesso ruolo anche nel sequel Hana to hebi II – Pari/Shizuko (Flower and snake 2 Paris/Shizuko) del 2005, mentre in Hana to Hebi 3 del 2010 il ruolo viene assunto da Minako Komukai.
Minako Komukai, attualmente l'ultima incarnazione
di Shizuko sul grande schermo...
Da quel poco che si sa, non è finita qui, perché sarebbe in fase di post-produzione l'ennesimo capitolo della saga: Hana to hebi: Zero che dovrebbe uscire quest'anno con Noriko Amada nei panni (almeno credo) dell'eterna vittima predestinata, Shizuko.

Rispetto all'originale del '74, la nuova versione, anziché ripercorrere pedissequamente lo script originale, pesca piuttosto a piene mani dal secondo film della serie, che vede sempre (con varianti) la seguente situazione: una ricca ed affascinante signora dell'alta borghesia viene rapita o attirata in una trappola assieme alla giovane figlia e sottoposta ad abusi e sevizie di ogni genere per mano di ignoti delinquenti.

Spesso e volentieri, quello che appare come un atto criminale da parte di ignoti, risulta essere invece una vera e propria transazione d'affari tra il marito e padre delle vittime e gli aguzzini, spesso e volentieri per motivi di debiti di gioco o altre tresche ricattatorie ovvero le vittime vengono consegnate ai loro aguzzini dai legittimi consorti per essere... istruite e/o rimesse in riga da un padrone professionista che ne addolcisca (a scudisciate) il carattere per rendere delle femmine altezzose e sprezzanti, delle schiave docili e servizievoli, il tutto, ovviamente facendo ampio uso di funi e cordame vario, moccolotti e tutto l'armamentario tipico di uno scenario bondage/sado-maso con la variante – prettamente nipponica – dell'uso estensivo di tatuaggi praticati sulle vittime.

Come si può vedere, se dal lato sessuale la cosa è (spesso) abbastanza sedata, non lo è dal punto di vista della violenza, ancorché psicologica, più che fisica (anche se ovviamente quest'ultima non manca), che può a volte risultare piuttosto pesante, con le nostre nolenti eroine legate e appese come salami in posizioni piuttosto scomode, oltreché sconce, seviziate con ogni mezzo possibile ed immaginabile.
Il successo di questa serie di film ha fatto si che – sempre negli anni 2005-6 – avvenisse una empia contaminazione con il mondo degli anime hentai, cioè con il mondo dell'erotismo in animazione, con una miniserie in tre episodi, intitolata come il film, che riprende pari pari le vicende del film ma con un twist decisamente più hard rispetto al live movie con attori, con abbondanti scene di sesso esplicito che ben poco lasciano all'immaginazione, oltre ad un'abbondanza di scene fetish basate sullo shibari (bondage estremo) e violenze a go-go, assai più pesanti rispetto a qualunque pellicola della serie, realizzate con animazioni di buon livello (anche se non eccelso, come accade invece per opere come Bible Black, MezzoForte o A Kite – quest'ultimo edito anche in italiano).

Ovviamente nella versione originale nipponica sono onnipresenti le ingombranti pixellature e le varie censure imposte dal codice penale giapponese ma non (per fortuna) nelle versioni francese e inglese, che sono uncensored e doppiate/sottotitolate nelle varie lingue dove – per quanto possa sembrare strano – differentemente dalla media di questi prodotti di nicchia i doppiaggi sono realizzati piuttosto bene, anche perché l'originale giapponese ha... parecchi peccatucci di sincronizzazione da farsi perdonare.

Purtroppo, com'è abbastanza di prammatica con questi film, anche se quasi tutti i titoli (specie i più recenti) sono reperibili nelle varie lingue europee in DVD, sono spesso considerati dei cult movie e come tali hanno prezzi tutt'altro che popolari, anche se (qui lo dico e qui lo nego) è possibile con un po' di pazienza reperirli online tramite i canali soliti di peer-to-peer e file-sharing, spesso anche in versione sottotitolata o con i sottotitoli a parte.
L'anime è invece disponibile sulle maggiori piattaforme di e-commerce (qualcuno ha nominato Amazon?) in edizione completa e versione integrale – specie quella in francese – per un prezzo più che abbordabile (per non dire ridicolo) rispetto allo standard delle produzioni animate di genere che – specie nel Belpaese e con poche, notevoli eccezioni – hanno dei prezzi assolutamente fuori mercato, quanto e più delle versioni live di importazione.

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