Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

giovedì 16 novembre 2023

BACK TO THE FRONT!


 Ieri sera ho avuto uno dei miei ormai rari shock durante la visione di quel cumulo di propaganda e baggianate che qualcuno ancora si ostina a chiamare telegiornale: si parlava - dopo settimane che sull'argomento è calato un pietoso silenzio, da parte di tutti i principali mezzi di disinformazione di massa - di Ukrajina e dell'ormai annoso e inconcludente conflitto che vi si sta combattendo.

Giro di camera e tra le varie, amene scenette, colgo un'immagine che mi ha veramente fatto dubitare delle mie facoltà mentali: in questa inquadratura si vedeva un omino in mimetica e con il tipico equipaggiamento raccogliticcio dei combattenti del dvce Volodomyr accanto ad un affusto a candeliere tubolare d'acciaio con su montati due ordigni dalla sagoma inconfondibile, almeno per il sottoscritto.

Non credendo ai miei occhi, mi sono lanciato sul web a caccia di ulteriori informazioni in merito - ovviamente non sulla stampa online eatalica di regime - e scopro che sì, nell'accozzato arsenale ukrajino hanno fatto la loro apparizione da qualche tempo le venerabili Pulemyot Maksima obraztsa 1910 cioè le - un tempo ubiquitarie - mitragliatrici Maxim!

Ora, potete immaginare il mio shock, per quanto ne so, le ultime armi di questo tipo erano state ritirate dal servizio - anche con la riserva - nei lontani anni '60 (pur essendo tuttora menzionate ancora nei sacri testi degli anni '70), tanto più che il macinino in oggetto è uscito di produzione dagli arsenali sovietici nel 1943 o giù di lì, quando cioè l'Armata Rossa cominciò a produrre ed impiegare come arma automatica media la Goryunov SG43

Pensavo seriamente che ormai tutte le vecchie armi di impostazione Maxim fossero finite al macero ma è evidente che nelle repubbliche ex-sovietiche è stato mantenuto il mantra: fintanto che funge, nun se butta via gNente! e infatti...

Ora, sinceramente, da dove le abbiano riesumate non è dato sapere, ma viene fuori che - specialmente sul fronte orientale ukrajino - pare che ne stiano usando non dico a cataste ma parecchie sì.

Stiamo quindi parlando di giocattoli che - come minimo - hanno 80 (leggonsi: ottanta) anni sulla gobba ma sicuramente alcune di queste hanno un secolo e forse più. Eppure funzionano, eccome se funzionano, anzi: pare che funzionino di più e meglio dei fin troppi giocattoli hi-tech così generosamente forniti finora dalla NATO ai fantaccini di Zelen'skyj, il che è davvero tutto dire!

Il perché è presto detto: sono solide, indistruttibili, sparano in qualunque condizione climatica, sono affidabili e pure discretamente precise. Di più: secondo un (anonimo) esperto (occidentale) intervistato in proposito da un pennivendolo a stAlle e strisce, vi si possono adattare senza alcun problema tutti i più moderni sistemi di puntamento/mira opto-elettronici, con innegabili vantaggi sulla precisione a lunga distanza.

Impiegate per lo più in contesto di appoggio nei contrattacchi o difesa durante gli assalti, sono state ulteriormente adattate (da qui l'immagine di cui sopra) per il tiro contraereo per la difesa a bassa quota, si dice, contro gli onnipresenti droni, vera novità e flagello di questo conflitto per procura.

Non lo metto in dubbio, sinceramente, perché già i sovietici, durante la Grande Guerra Patriottica, le usavano su affusti multipli accoppiate o a quattro per volta, per questo scopo: la cadenza di tiro è bassa ma grazie al raffreddamento a liquido possono sparare lunghissime raffiche senza particolari problemi e l'impiego in multipli vuol dire ovviamente più piombo in volo per unità di tempo.

Resta solo una pregunta angosciosamente priva di risposta, almeno per il momento: passi per le armi ma dove cazzo sono andati a rimediarli i nastri - in tessuto! - per le munizioni?

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