Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

lunedì 25 gennaio 2010

La Regina delle Gang Bang: Annabel Chong




Non c'è dubbio che vi sono delle personalità che spiccano e fanno – letteralmente – la storia non importa di quale campo si tratti.
Così come tutti, cultori e non, conoscono Linda Lovelace per lo (allora) scandaloso “Gola Profonda”, sono certo che anche il nome di Annabel Chong, sexy diva degli anni '90 sia in qualche modo un nome “di casa” non fosse altro per la sua (allora) incredibile performance del 1995, nota come La più grande Gang Bang del Mondo in cui la nostra “eroina” prese di petto (si fa per dire) 70 cazzoni a più riprese, fino ad ottenere lo stupefacente totale di 251 amplessi completi nell'arco di 10 ore.
Di tentativi, veri o fasulli, di infrangere questo record ce ne sono stati vari, ma non è di questo che voglio parlare, bensì proprio della protagonista di questo primo exploit, la summenzionata Annabel Chong, personaggio quanto meno particolare ed affascinante, non fosse altro per la sua filosofia – che ha sempre difeso a spada tratta – che l'ha spinta ad entrare nel mondo dell'hard.
A ben vedere, la Chong non è certo una delle performer più longeve: ha iniziato la sua carriera nel 1994 ed è uscita definitivamente di scena nel 2003, girando poco più di una 50ina di film in totale.
Annabel Chong, al secolo Grace Quek, classe del 1972, nata a Singapore da una famiglia cattolica e benestante, si rivela fin da piccola una ragazza dall'intelligenza brillante e vivace, frequenta gli istituti più illustri del suo Paese fino al trasferimento a Londra, per perseguire gli studi in legge grazie ad una borsa di studio.
Fino ad allora, è solo Grace Quek; assumerà il suo nom de guerre come Annabel Chong solo nel 1994, dopo essersi trasferita negli States per seguire il corso di laurea in Studi di Genere presso la University of Southern California.
Annabel ha infatti abbandonato gli studi in legge a Londra senza dire niente a nessuno, molto probabilmente a causa dello stupro di gruppo di cui è stata vittima in quella città: una sera, mentre vaga per la città 'mbriega come 'na cucuzza, accetta di fare sesso con uno sconosciuto abbordato su un bus... il tizio si presenta invece con un nutrito gruppetto di “amici” e tutti insieme appassionatamente, le fanno la festa.

Ora, chiunque presumerebbe che – dopo un'esperienza del genere – la vittima si sarebbe ritirata in fortezza vita natural durante... invece Annabel decide di dare una svolta alla propria vita inseguendo la teoria, che le sta particolarmente a cuore, che i concetti di maschio = gallo e cacciatore così come quello di femmina = damigella in pericolo, succube preda sessuale non siano che dei costrutti; di fatto le femmine possono (e a mio modesto parere, sono) essere aggressive e vogliose quanto – se non più – dei maschi.
Non sta scritto perciò da nessuna parte che una donna che abbia più rapporti con più uomini debba necessariamente essere una vittima.
Tutto questo si traduce in una tesi di laurea, che le vale il diploma a pieni voti ed in una serie di prestazioni in video che stressano il rapporto multiplo e contemporaneo con più partner alla volta – la cosiddetta gang bang, appunto – dove però si vede che chi se la comanda è lei e non i tanti lui della situazione.
Scoperta (in tutti i casi) dal regista e produttore John T. Bone, considerato una leggenda del settore in quegli anni, che ne individua immediatamente le qualità e le asseconda in toto, Annabel scala in brevissimo tempo le vette delle classifiche hard, fino al tentativo di record del mondo di gang bang che diverrà poi uno dei best sellers in assoluto del genere hard, il summenzionato The World's Biggest Gang Bang.
La cosa più incredibile, a parte il dubbio record (così si espressero al tempo vari commentatori) della Cheng è, secondo me, è un'altra, cioè il fatto che – per cotanta epica impresa – la nostra “eroina” non abbia ricevuto il becco di un quattrino, nonostante le fossero stati promessi ben $ 10,000 che tra l'altro servivano all'allora 22enne per pagarsi gli studi, cosa che l'ha spinta così ad intensificare l'attività di pornostar negli anni 1995-99 per incrementare il budget.

Di fatto la sua carriera cessa nel 2000, dopo l'uscita, nel 1999 del film documentario Sex: The Annabel Chong Story nel quale l'attrice e ora regista e produttrice si rivela al mondo, comprese le sue idee e le sue tesi sulla sessualità umana e l'imposizione di ruoli preconcetti, che ottiene un enorme successo di pubblico e di critica, nonostante si tratti di un film decisamente “duro” che non risparmia niente e nessuno, compresa la stessa Chong.
Dal 2000 al 2003 Annabel Chong si dedica quasi completamente alle attività di produzione, regia e di webmaster per il suo sito, con pochissime performance a suo credito, fino all'annuncio che “Annabel è morta” dato dalla stessa Chong ai suoi fans.
A differenza di molte altre stelle dell'hard, Grace Quek ha tagliato i ponti una volta per tutte con il suo alter ego: in una intervista abbastanza recente si è detta estremamente sorpresa del fatto che Annabel possa “ancora destare interesse dopo tutti questi anni”.

Dulcis in fundo, l'epopea di questa schiva diva è tornata recentemente alla ribalta grazie a due opere, una letteraria, l'altra teatrale, ispirate direttamente al suo personaggio ed alla prestazione da record del 1995: lo scrittore noir statunitense Chuck Palahniuk ha infatti pubblicato nel 2008 il romanzo Snuff (in Italia Gang Bang), mentre l'autore singaporeno Ng Yi-Sheng ha portato sulle scene le sue vicende in 251, opera del 2007, per la regia di Loretta Chen.

martedì 19 gennaio 2010

Il progenitore della specie


inauguriamo finalmente anche la sessione cose che fanno Bang! nella notte (e non solo...) che da troppo tempo latita su questa (e altre) pagine nonostante le mie migliori intenzioni ed intendo farlo presentando tutti quegli esponenti delle varie classe di armi leggere che hanno fatto la storia, in tutti i sensi, concentrandomi soprattutto su quelli che sono i capostipiti delle varie classi, a partire dal progenitore dell'arma più usata al mondo dopo la Seconda Guerra Mondiale: il fucile d'assalto.

Il nome stesso – in originale Sturm-Gewehr che ne è la traduzione diretta – sembra gli sia stato appioppato dallo stesso Adolf Hitler quando, finalmente, venne a conoscenza dell'esistenza di questa nuova arma rivoluzionaria.
Lui, ex-caporale austriaco pluridecorato nelle trincee della Grande Guerra, riguardo le armi da fanteria era un pochino in arretrato ed aveva inizialmente posto il veto sulla produzione di nuove tipologie di armi leggere; secondo il suo illuminato (si, con la 220V...) giudizio, il classico fucile da fanteria Mauser Kar98K era più che sufficiente alla bisogna, nonostante il nemico americano (ed in una certa misura, anche l'odiato russo) facesse ampio uso di armi semiautomatiche, già ampiamente sperimentate nella stessa Germania prebellica che di fatto era stata pioniere nel campo già in epoca antecedente il primo conflitto mondiale.

Fatto sta che – di fronte alla preponderante potenza di fuoco sviluppata dagli alleati – anche il tignosissimo Alto Comando tedesco s'era dovuto arrendere all'evidenza ed aveva cercato di correre ai ripari già nel 1941, quando la Germania nazista sembrava essere trionfante ovunque e in ogni luogo; frutto di quei primi lavori, già nel 1938, era stata una cartuccia intermedia così chiamata perché – pur mantenendo lo stesso calibro nominale del fucile regolare della fanteria – aveva una palla più leggera e il bossolo assai più corto, contenente ovviamente una carica di propellente ridotta rispetto alla munizione da fucile standard.

In questo modo, sacrificando di poco gittata e potenza, si otteneva una munizione dal rinculo assai più mite, ben adatta all'uso in armi automatiche portatili ma con una potenza più che tripla rispetto – p.es. - alle cartucce da pistola (come la 9mm Parabellum) in uso nella Wehrmacht per le sue armi corte e per il moschetto automatico d'ordinanza MP40.

La cartuccia così ottenuta era stata denominata 7,92x33mm Kurz Patrone (Cartuccia Corta) e sparava una pallottola del peso di 7,9 grammi alla velocità nominale di 686 m/sec da una canna lunga 16 pollici.
Già nel 1940 le ditte Haenel e Walther cominciarono lo sviluppo di un'arma per l'esercito che potesse far uso della nuova munizione.
Quel che non si capisce, né capirò mai, è perché, disponendo di una tale cartuccia, non si sia pensato di usarla sin da subito quando si decise di mettere in campo, p.es., il massiccio fucile automatico FG42 destinato alle truppe aviotrasportate, che utilizzava invece la pesante munizione standard a carica piena 7,92x57mm Mauser, con tutti i problemi derivanti dal suo impiego in un'arma leggera quando sparava a raffica.

Tornando a bomba, già nel 1942 le due ditte concorrenti avevano realizzato le loro proposte; per occultare al Führer l'esistenza di questa nuova arma, vennero battezzate originariamente Maschinenkarabiner o Mkb (carabina automatica) 42(H) e 42(W) rispettivamente ad indicare il prototipo Haenel e quello Walther.

Come si può vedere dalla foto, le due armi, benché molto simili, avevano delle caratteristiche fisiche assolutamente avveniristiche per il periodo: calciatura “in linea” per assorbire al meglio il rinculo, carcassa e forniture in metallo e plastica e un caratteristico caricatore “a banana” in grado di ospitare ben 30 cartucce.

Entrambe le armi erano in grado di sparare colpi singoli o raffiche con una cadenza di tiro ciclica di circa 500 colpi al minuto alla distanza di circa 400 metri, che era ormai indicata come la distanza massima in cui venivano condotti gli scontri a fuoco con tiri mirati.

Già nel 1943 Hugo Schmeisser mise mano al progetto Haenel, modificandolo in base alle effettive esigenze di guerra così come proposte a seguito delle reali esperienze in combattimento e la “nuova” arma venne accettata per la produzione di massa come Maschinen Pistole 43 (ovvero: moschetto automatico modello 43), questo sempre per confondere le idee al bizzoso Führer tedesco; mano a mano che la produzione procedeva, venivano spedite a migliaia sul principale fronte di guerra – quello russo – per far fronte allo strapotere delle orde sovietiche, armate principalmente di moschetti automatici PPSh 41 e PPS 43, cui i tedeschi riuscivano così a tener testa, prima che si aprisse il “secondo fronte” in Europa nel 1944.

Per quel tempo, i tedeschi avevano messo a punto la versione definitiva del nuovo fucile, ribattezzato MP44, fino a che – così narra la legenda – durante una riunione con gli esponenti dell'alto comando di ritorno dal fronte russo, Hitler non chiese espressamente di cosa avevano bisogno gli uomini per combattere al meglio contro i russi.
Al che qualcuno rispose: “avremmo bisogno di migliaia dei nuovi fucili...”
“Quali nuovi fucili!?” sembra abbia risposto il Führer, al che ai generali – ormai tanati – non restò che presentare ufficialmente l'MP44 al dittatore che sembra abbia esclamato: “ma che magnifico fucile d'assalto!” nome che è poi rimasto ad indicare la classe di armi.

Inutile dire che – nonostante la superiorità del fucile d'assalto rispetto a qualunque altra arma individuale da fanteria allora in uso – questi arrivò troppo tardi e in numeri troppo esigui per ripristinare l'equilibrio in battaglia, anche se di fatto prolungò l'agonia della Wehrmacht di quasi un anno prima che le armate tedesche cedessero le armi.

Dopo la guerra, lo SturmGewehr 44 fu impiegato principalmente nella Repubblica Democratica Tedesca come arma principale della famigerata Guardia di Confine e dall'esercito Ceco prima dell'adozione dell'autoctono Vz58 nonché da tutti gli altri paesi occidentali come modello da copiare per produrre una nuova generazione di fucili d'assalto.

Caratteristiche Tecniche:

lunghezza: 94 cm
Peso: 5,1 kg
lunghezza della canna: 42 cm
rigatura: 4 righe destrorse
funzionamento: a sottrazione di gas
caricatore: a scatola, amovibile da 30 colpi
celerità di tiro: 500 colpi/minuto
velocità alla volata: 647 m/sec
portata utile: circa 400 metri

martedì 12 gennaio 2010

Ode alla mia Diva, alla mia Musa...

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domenica 10 gennaio 2010

Tanto per cominciare, parliamo un po' di gusti personali...


... in fatto di Armi che - come ormai saprete - sono una delle mie passioni principali, anche se in questo Paese se si hanno velleità o passioni così... politically uncorrect si rischia (e di brutto!) di passare per un becero nostalgico reazionario cattonazionalsocialista con simpatie pontificie e staliniste.

Vabbè, forse esagero un po', fatto sta che c'è un episodio, che ha segnato la mia (ahem!) fanciullezza in modo indelebile ma che mi ha anche aperto gli occhi sull'ipocrisia imperante in questo Paese (dei balocchi) per quanto riguarda certi argomenti.

Ero un tenero virgulto ancora in cerca di una musa ispiratrice (si, vabbè, ce semo capiti: avevo 18 anni, ero fresco di studi e ancora della vita non avevo capito una beatissima mazza) però nutrivo già da parecchio tempo (e per parecchio intendo davvero parecchio, visto e considerato che il mio interesse per il settore... come dire... bellico risale ai tempi delle elementari) una (sana? insana?) passione per qualunque cosa sparasse, lanciasse o proiettasse bombe, razzi, pallottole e/o materiali vari e si muovesse autonomamente per cielo, per terra o per mare.

Ai bei tempi, l'unico mezzo per ottenere determinate informazioni su determinati argomenti era la carta stampata; fonte primaria dei preziosi manufatti cartacei - librerie specializzate a parte - erano le edicole, dove in realtà una certa diffusione di riviste in ambito armiero, ancorché dedicate fondamentalmente alle discipline sportive e/o venatorie, è sempre esistita.

Dal momento che si era in piena estate e che il mio spacciatore di fiducia era fuggito al mare come il 90% degli italioti fa in questo periodo dell'anno, mi vidi costretto a rivolgermi alla rivendita più vicina, ad un paio di isolati da casa.

Ordunque, questo chiosco era famigerato per due motivi, perfettamente antitetici: disponeva di due vetrine esposte al pubblico, perfettamente simmetriche e agli antipodi l'una rispetto all'altra; in quella di destra facevano bella mostra di sé riviste per ragazze e fanciulle, romanzi rosa ed ogni altra menata possibile ed immaginabile mirata ad un pubblico femminile "romantico" ed in vena di smancerie... su quella di sinistra c'era la più massiccia esposizione di riviste e fumetti porno che il mondo abbia mai visto, comprese le prime (allora) VHS da edicola, dove manga e anime Hentai (una novità assoluta in quei primi anni '90) stavano fianco a fianco con... capolavori del genere come Play Men, Hard, Il Tromba ed i famigerati Gin Fizz e Casalinghe Vogliose di Provincia, non so se ho reso l'idea...

Per nulla perturbato e in vista della mia meta, chiesi con fiducia all'edicolante (manco a farlo apposta, una "vecchia signora"): "è uscito per caso l'ultimo numero di Armi & Tiro?".
Non l'avessi mai detto, la tizia, mi squadra da sopra gli occhialetti da presbite come se avesse visto Satanasso in persona... "Noi non vendiamo quei giornalacci immorali!".

Cioè, è tutta da ridere... la tizia era letteralmente sommersa da riviste "per soli uomini" e VHS sulle quali era possibile assistere ad atti di sodomia con Lolite ai limiti della pedopornografia e di amplessi con cani e cavalli e il "giornalaccio immorale" era una rivista professionale di oplologia sportiva?

W la coerenza!

Tornando a bomba, quella per armi e mezzi credo sia da sempre una classica passione da fanciulli, che credo siano state condivise da almeno un buon 70-80% dei miei coetanei, almeno per un po'; altro paio di maniche è applicarsi scientificamente allo studio di materie quali la Storia, la Tecnica, la Tattica e la Strategia con tutti gli annessi e connessi.
Lasciatemelo dire, per questo occorrono davvero passione, voglia, tempo e soprattutto denaro, un fiume di denaro, soprattutto se vivevate - come me - nell'era pre-internet.

Come si suol dire oggi: "su internet si trova di tutto" (si, e anche di più... che gran cazzata - ma di questo semmai parleremo poi) ma allora internet era solo un vago concetto presso i pianificatori strategici specializzati nel C3I (Comando, Controllo, Comunicazioni & Intelligence) delle Forze Armate degli Stati Uniti e negli ormai lontani anni '80, l'unico modo per approvigionarsi di informazioni era andarsele a cercare su libri o riviste... già, proprio quei misteriosi oggetti composti da un numero variabile di fogli di carta, magari imbrattati con inchiostri e immagini da qualche scriteriato scialacquatore; che non lo sa, questa gentaglia, che la carta custa ed è preziosa perché fatta con gli alberi?

Al tempo tutte 'ste belle velleità (pseudo)ambientaliste non le avevamo e se è vero che il sottoscritto non ha mai sciupato un singolo foglio di carta, è vero anche che con i libri e sui libri ci campava.
Ovviamente, ho dovuto cominciare sin da subito a fare il callo ai vari sguardi, tra lo stralunato, il divertito, lo sprezzante e l'accusatore, di tutti quelli che - vedendomi in mano un libello su fucili, pistole, carri armati, navi e/o aerei da guerra, moderni e contemporanei piuttosto che delle due Guerre Mondiali - riteneva suo preciso dovere offrire il proprio consiglio o la propria opinione per distogliere un così tenero infante da tali "pericolose letture", salvo dimenticare - tutti, nessuno escluso - un paio di sani principi: che non è bello quel che è bello, ma quel che piace, che chi se fa l'affari sua, campa cent'anni e torna sano a casa sua e soprattutto che i consigli non richiesti non vanno mai dati.

Anche in casa era (più o meno) lo stesso, con l'unica eccezione che - alla fine - si sono dovuti tutti rassegnare di fronte all'evidenza dei fatti che il loro primo rampollo ed erede era un... bieco guerrafondaio, dimenticando però un fatto assolutamente banale nella sua semplicità: il fatto di avere una passione per un determinato genere o argomento, non fa automaticamente di una persona un mostro da additare.

Così come è vero che un appassionato di romanzi gialli e/o noir non è per forza un esperto criminologo né ancor meno un criminale o che un fan del genere Horror non è un mostro o un serial killer, così come, allo stesso modo, un appassionato di letteratura erotica o di cinema hard non è uno stupratore seriale o un mandrillo esibizionista, il sottoscritto non ha mai agognato lo scoppio di guerre, guerriglie ed ostilità varie, così come non mi prudono particolarmente le mani all'idea di azzuffarmi con qualcuno né ho mai scaricato un fucile mitragliatore nelle budella del primo che passa solo perché sono un appassionato di armi e di storia militare.

Se poi vogliamo dirla tutta, dal momento che, crescendo, ho evoluto e sviluppato altre passioni parallele, come quella per l'horror, la fantascienza, il cinema d'azione e - perché no - anche robetta un po' più piccante, non per questo sono un pericoloso sessuomane assassino psicopatico e cannibale...

Potenzialmente, come qualunque altro essere umano degno di questo nome, nel bene e nel male, potrei essere tutto questo e anche di peggio, ma, proprio per il mio essere umano, ho imparato a sublimare i miei bassi istinti nella letteratura, nel cinema, nei fumetti e nei giochi... a questo proposito, chiunque venga a dirvi che chi è appassionato di sparatutto o di altri giochi di avventura/combattimento sicuramente nasconde una mentalità disturbata e/o violenta pronta ad esplodere, farà bene a rivedere le sue posizioni e farsi due conti, perché è scientificamente dimostrato che chi indulge in passatempi "violenti" è nella vita reale di tutti i giorni una persona assolutamente normale e positiva... a meno che il disturbo non ci sia già e non dipenda da cause pregresse.

sabato 9 gennaio 2010

2010: Return With A Vengeance?


Sembra quasi impossibile, ma dopo quasi due anni mi riaffaccio su questa pagina che avevo perduto e praticamente dimenticato.
Cos'è accaduto?
Nulla di trascendentale, tra un cavolo e l'altro ed una notevole sequela di disastri, principalmente lavorativi ed informatici, mi sono ritrovato con una mano davanti, una di dietro e - cosa più preoccupante - avevo perso tutto: documenti, link, password, indirizzi a seguito di un brutale crash del PC sul quale erano memorizzati.

Ma come molto spesso accade, a volte ritornano e come uno zombie redivivo dalla tomba, anche questo Blog è riemerso dalle nebbie del tempo, grazie all'ennesima emergenza informatica a causa della quale ho riesumato un vecchio hard disk esterno per un salvataggio, un disco che non usavo da ben due anni sul quale - me n'ero completamente dimenticato - avevo salvato a suo tempo tutti i miei documenti, proprio in previsione di un probabile danno irreversibile che poi si è puntualmente verificato.

E così all'alba del secondo decennio del XXI secolo, mi ritrovo a scrivere qui, dopo una trascorsa esperienza, non ancora conclusa ma in via di risoluzione, come blogger su altri lidi.

Lidi che - tra l'altro - mi hanno abbondantemente rotto le palle, dove impera il buonismo prodiano più becero e dove argomenti come quelli che tratto (e che intendo continuare a trattare) sono assai mal visti.

Tanto vale trasmigrare, sperando che a nessuno salti il picchio di rompere i coglioni anche qui, dove spero di poter trattare quel cavolo che mi pare e realizzare un vero e proprio diario condiviso come dovrebbe essere un blog.

Rispetto al mio incipit ne sono cambiate di cose, quindi anche gli argomenti si amplieranno (spero) spaziando a 360° tra il serio e il faceto, con un'unica, grande speranza: che quel che scrivo possa essere utile per chi legge e che - magari - possa suscitare qualche reazione - critica o positiva non importa - che rende il tutto più interessante ed avvincente, quando non scade nell'insulto o nella provocazione gratuita...