Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

giovedì 7 giugno 2012

Tre Donne Immorali... ma ne siamo davvero sicuri?


Walerian Borowczik, chi era costui?
Questa è stata la prima domanda che mi è sorta spontanea quando ho cominciato ad indagare più approfonditamente sui pilastri del cinema sexploitation, specie dopo averne rinvenuto il nome nel caso del film La Bestia che aveva come protagonista la (compianta) Sirpa Lane (ricordate? È stato solo un paio di post fa...) di cui il nostro era il regista.
Ho così scoperto un mondo che mi era sconosciuto, quello del cinemà d'exploitation per dirlo alla francese, che in contemporanea con quello italico, negli anni '70 e '80 del secolo scorso sfornava film di genere a rotta di collo.
Boro (come veniva affettuosamente chiamato da estimatori e cinefili) era un regista polacco che – al pari del ben più noto Jesus Franco – ha operato per gran parte della sua carriera in Francia, tanto da divenire un pilastro del cinema d'oltralpe, grazie anche al fatto che spesso e volentieri le sue produzioni finivano in pasto ai cinemini di periferia, quelli che proiettavano in genere filmacci a basso costo conditi con massicce dosi di scene osé quando non propriamente pornografiche.
Eppure i suoi film non si possono certo definire hard, nonostante la presenza – a volte ostentata – di belle femmine discinte e desnude.

Preso dalla curiosità ho perciò deciso di procurarmi almeno i capisaldi di questo cineasta, quelli meno cervellotici, per la verità (pare che di film a base di sesso e raspe mentali ne abbia girati parecchi) ed è così che ho acquistato quelli che sono considerati i suoi capolavori e che per di più sono stati recentemente ripubblicati in italiano in edizione integrale senza censure.
Non sapendo dove picchiare la testa lo scorso fine settimana – trascorso, manco a dirlo, chiuso in casa nel mio lettino di dolore causa ennesimo attacco d'allergia – ho deciso di visionare uno dei film, intitolato Tre Donne Immorali? (Les Heroines du Mal ©1979) film a episodi (come usava molto in quel periodo) con protagoniste dei tre capitoli altrettante fanciulle Margherita, Marceline e Marie alle prese con storie diversissime come diversi sono i periodi storici nelle quali sono ambientate, ma che hanno in comune tutte il fatto che le nostre eroine riescono sempre a prevalere a discapito di genitori, mariti e amanti, affermando così non solo la loro prorompente femminilità ma la loro voglia di libertà ed indipendenza.
Il punto interrogativo del titolo, non a caso, vorrebbe invitare lo spettatore a riflettere: sono davvero poi così immorali queste donne che da oggetti del desiderio e/o di vessazioni varie cercano un riscatto anche a costo di uccidere per assicurarsi la propria libertà?
E in un mondo che alla fine si basa sullo sfruttamento, chi è davvero immorale: chi sfrutta i propri simili – specie i più deboli (o presunti tali) e gli esponenti dell'altra metà del cielo – oppure chi si ribella – anche a costo di usare il sotterfugio ed il tradimento – per sfuggire ad una vita di sottomissione e prepotenza?
Lo so, detta così ci si capisce ben poco, perciò passo ad illustrarvi molto brevemente il contenuto degli episodi.
In Margherita la protagonista della storia è la famosa (o famigerata) Fornarina di Raffaello Sanzio, la bellissima popolana che diventa modella, musa ed amante del grande maestro rinascimentale durante il suo periodo romano.
Concupita dal ricchissimo banchiere Bernardo Bini, ordisce un piano fatale mediante il quale riuscirà a liberarsi dell'uno e dell'altro, per poi tornare – ricchissima, grazie ai “doni” sottratti ai suoi due amanti – tra le braccia del suo vero amore, il popolano Tommaso.

In Marceline la giovanissima protagonista trascorre le sue giornate solitarie praticamente prigioniera nella tenuta di famiglia, alternativamente vessata o ignorata dagli eccentrici genitori, due classici borghesotti della Francia fin de siécle e apertamente concupita dal garzone di colore del macello locale; la sua unica compagnia è un coniglio bianco, di nome Fiorello che per la ragazza, ormai in fiore, è qualcosa di più di un semplice compagno di giochi, da qui la decisione dei genitori di... dare una lezione alla fanciulla per introdurla nell'età adulta: con la complicità della domestica di casa le ammazzano l'adorata bestiola e gliela propinano per pranzo.
Marceline non batte ciglio, dando prova di “grande insensibilità” secondo il parere dei due mostri in spoglie umane che l'hanno messa al mondo, in quanto la ragazzina, dopo la macabra scoperta non ha battuto ciglio ed ha continuato a mangiare come se nulla fosse.
Solo più tardi, a notte fonda, i due scopriranno quanto profondo possa essere l'odio di una ragazzina ferita: Marceline scappa di casa, seduce senza troppe difficoltà il garzone di colore che di fatto prima la violenta poi, pensando di averla uccisa – vista la quantità di sangue che la giovane vergine ha copiosamente versato durante l'amplesso – si impicca per il rimorso, fornendo alla ragazza i mezzi per inscenare l'omicidio dei genitori, che di fatto sgozza lei stessa con il coltello del negro.


In Marie la protagonista è la moglie di un ricchissimo commerciante d'arte che viene rapita da uno psicopatico che prima chiede 500 milioni di riscatto, poi abusa della donna salvo cadere sotto i morsi ferocemente inferti da César, l'amato “cucciolo” di Marie, un dobermann grosso come un vitello e inferocito come un facocero e che per punizione sbranerà anche l'imbelle marito, colpevole di aver tergiversato mentre la vita della sua amata padroncina era appesa ad un filo.

Purtroppo quest'ultimo episodio non sono riuscito a vederlo integralmente perché gli strali della sfiga hanno colpito ancora e mi sono ritrovato con una copia del DVD farrata, che si blocca e balbetta proprio negli ultimi, cruciali, minuti del film...

Parlando del film vero e proprio, devo dire che è stato estremamente piacevole ed interessante da vedere, girato con grande mestiere ed impeccabile dal punto di vista formale; splendide le protagoniste, specie Marina Pierro nei panni di Margherita che delle tre donne immorali è forse quella più immorale (e scollacciata) di tutte, dal momento che non si capisce quale sia la molla che fa si che seduca e poi uccida – avvelenandoli – il suo amante ed il suo spasimante, quando avrebbe potuto benissimo farli becchi e contenti.

Che dire invece di Marceline e Marie? Certo, la vendetta della ragazzina è a dir poco feroce, tanto più che è premeditata a tavolino e il movente... (apparentemente) piuttosto futile ma come dicono giustamente gli anglofoni Hell hat not fury like a Scorned Woman*
Qual'è invece la colpa immorale di Marie, rapita, violata e praticamente abbandonata dall'imbelle marito e salvata dall'unico essere che la ama veramente? Quella di non aver battuto ciglio quando César la vendica trucidando il suo persecutore ed il suo "salvatore"? Mah...

Tutto sommato, si tratta di un film che è sexploitation solo in senso lato, ma molto, molto lato: la presenza di belle fanciulle desnude e di qualche inquadratura (per altro molto casta – a parte la scena dello stupro di Marceline che è comunque ripresa in modo tale da non cadere nel hardcore più becero) pecoreccia non può relegare un film ad un sottogenere molto ben specifico come quello del sexploitation, dove gli elementi di sesso e violenza sono una costante imprescindibile, gratuita e sfruttata ad libitum.
Non si può definire un capolavoro ma è decisamente da vedere.


*La furia degli Inferi non è paragonabile a quella di una donna tradita

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