Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

giovedì 30 novembre 2023

Brutto bastardo!

L'infame piego di libri, così com'è arrivato...
Per la serie: tutti io me li capo i cialtroni, eccovi il rendiconto delle conseguenza della mia ultima fregola libraria, tradottasi puntualmente nell'ennesima inculata per il sottoscritto, con in più l'aggravante del mal di fegato, oltreché il rodimento di culo.

Come fin troppo spesso (mi) capita, preso da tedio mortale in un solito, uggioso pomeriggio domenicale, mi metto davanti al PiCchio e comincio a vagabondare per il web, finendo puntualmente su svariati siti di e-commerce ed ecco là che comincia la giostra infame.

Per farla breve, un pomeriggio passato a spulciare siti e cataloghi online, fino a che non mi viene il ghiribizzo di concretizzare l'acquisto di due volumetti, della pregiatissima (o presunta tale) collana Greenhill Military Manuals - tra l'altro ormai fuori catalogo da almeno tre lustri e considerati come il santo Gral all'estero (con quotazioni piuttosto rilevanti, come potete immaginare).

Fusse che fusse la volta buona, non solo li trovo da un venditore eatalico ma pure ad un prezzo tutto sommato più che buono, visto lo stato (apparente) dei volumi, ovviamente sempre che le foto pubblicate siano del Real McCoy - come fa il sottoscritto quando vende la sua roba - anziché tratte dal web o dal sito del produttore.

Dal momento che, quando acquisto qualcosa, ci tengo ad averla in modo certo e sicuro, specialmente quando mi interessa, chiedo al venditore una fattura comprensiva di spese per l'invio in un'unica soluzione con spedizione rigorosamente tracciabile.

E qui cominciano i problemi, perché il cialtrone ci mette la bellezza di 36 (leggonsi: trentasei) ore per rispondere. Va be', hai fatto l'ordine di domenica, ci può anche stare anche se, ad onor del vero, se vendi sul web dovresti essere al chiodo non dico h24 ma 7 su 7 sì. 


Ma c'è di più e di peggio: mentre attendo pazientemente la fattura, eBay comincia letteralmente a frustarmi i coglioni con continue richieste di saldare il conto - sì, come no, stabbellofresco che col cazzo che ti pago due spedizioni per un acquisto dallo stesso venditore - quando poi vado a verificare (hai visto mai che la fattura è arrivata ma è finita nello spam?) mi trovo davanti una notifica che mi informa che uno dei due volumi da me tecnicamente ordinati è esaurito.

Chiedo quindi lumi al venditore, nel mentre che eBay continua a frantumarmi le gonadi con solleciti di pagamento.

Silenzio assordante, fino all'arrivo della tanto sospirata fattura che è per due volumi, segno evidente che qualcuno qui ha preso fischi per fiaschi.

Pago puntualmente e di lì a poco mi arriva la conferma di avvenuta spedizione. Peccato però che non ci sia nella notifica il codice di tracciamento, senza il quale è cazzo e tutt'uno; di conseguenza, ricontatto il tizio chiedendo lumi.

Qui finisce la mia vita e comincia l'Inferno dei Deliri Frementi.

Dopo svariate ore mi risponde che il codice non c'è perché spedirà con un piego di libri prioritario, anziché con spedizione tracciabile. 

Un momento: spedirà?

Sì, perché l'omm'e'mmerda invia le notifiche di spedizione non appena ricevuti i pagamenti - così tacita la piattaforma e intanto incassa il malloppo - poi, con molta calma, se e quando gli fa comodo, spedisce. 

...ed il suo contenuto, comprensivo di
biglietto da visita in bella mostra!
Alla faccia della serietà e della deontologia professioAnale e per fortuna che è un Best Seller di eBay!

Cosa non si ottiene con il vil denaro, pagando il pizzo a questi crucchi infami...

A questo punto, se permettete, mi incazzo come una scolopendra guatemalteca, perché delle due l'una: o mi stai prendendo per il culo o sei veramente un coglione. Ovviamente non glielo mando a dire e chiedo lumi su questo comportamento a dir poco inverecondo.

Risposta: se vuoi ti mando la raccomandata, pagami il pizzo su PayPal. 

Ora, il primo istinto è di mandarlo a fare in culo, attendere i libri nella beata speranza che non se li "perdano" (capeesc'a'mme) ergo inchiappettarmelo a passo di carica nel caso in cui non arrivino.

Ci ripenso come i cornuti e provvedo al pagamento del pizzo.

Peccato solo che l'indirizzo che mi ha fornito per il pagamento non risulti su PayPal. Ancora una volta perdo un pomeriggio nella beata speranza che questo infame cialtrone risponda alla mia richiesta di delucidazioni e dopo ben TRE tentativi ed una missiva di insulti, alla fine si degna di rispondere e ribadire il concetto. Oh, sai che c'è? Cazzi tuoi, io pago dove e a chi dici tu, ho la ricevuta in mano, poi se hai cazzato te la vedi tu.

Attendo la fatidica data della spedizione effettiva, così come annunciata e indovina un po': niente. Niente codice, niente ulteriore notifica.

Altro giro, altro regalo, altra risposta a sera inoltrata (dalla mattina, eh!?): scusa tanto non ho spedito, mi sono dimenticato, ci passo domani. Ho capito ma 'sto cazzo di codice, intanto me lo dai o devo ricorrere ad un indovino?

Nessuna risposta. 

Per i cinque giorni successivi.

Morale della favola, per suo immenso bucio di culo, la roba alla fine arriva - ieri, in mattinata - e pure integra. È scandaloso come tutti gli eatalici cialtroni abbiano sempre una fortuna sfacciata, quando si arriva al dunque, così che non te li puoi inculare a passo di carica quando fanno una cazzata.

Quindi, ricapitolando, c'ho messo quasi due settimane per avere 'sti libelli e quando mi è arrivato il plico ho capito anche perché e lo potete vedere pure voi nella foto a corredo in alto: a quanto pare, tra le eataliche librerie, c'è la inveterata, perniciosa abitudine di impecettare le buste con cataste di francobolli (sì, avete capito bene: i vecchi, desueti e praticamente oggi scomparsi francobolli), per di più con il controvalore ancora espresso in lire!

Ora, a casa mia, l'ufficio postale non dovrebbe accettare questi potpourri cartacei anche perché non solo sono contrari al regolamento vigente ma si incagliano puntualmente nei centri meccanografici di distribuzione 9 volte su 10, con ulteriori ritardi e rotture di palle infinite.


E così è stato anche in questo caso, perché 'sto plico c'ha messo una vita anche se - mannaggia quel porco - è arrivato comunque in zona Cesarini, togliendomi il gusto di una sacrosanta rappresaglia.

Il contenuto, lo potete vedere più sopra; almeno ha avuto la decenza di tenere i libelli insieme con un po' di pellicola, in modo che non andassero in giro per la busta, con tanto di biglietto da visita, tra l'altro. 

Giusto, lo terrò sempre a portata visiva, così da non ripetere l'errore e ordinarti qualcosa nel futuro, incommensurabile troglodita idiota!

Ultima considerazione: uno dei due pamphlet si è puntualmente rivelato una cagata furibonda - ma di questo vi parlerò in seguito - sicché posso dire che - ancora una volta - l'inculata è servita!

"Questo libro fu il titolo più venduto del 1987" (G. Markham)

 Questa avventurosa affermazione è tratta dalla prefazione - scritta dall'autore stesso (e pure questa è già una anomalia di suo) - alla seconda edizione del "classico" volume Guns of the Elite, edito per i tipi della Arms & Armour Press nel 1995, che ho improvvidamente deciso di procurarmi, dopo aver letto recensioni osannanti in giro per il mondo, salvo poi scoprire - come sempre a mie spese, visto che, avendolo acquistato all'estero per corrispondenza, non posso nemmeno renderlo per farmi rimborsare il maltolto - che di fatto questo volume di culto appartiene invece alla categoria dei libri molto poco utili per non dire inutili tout court ed il perché è presto detto.

Da un volume con un titolo siffatto (tra l'altro edito anche in Italia nel lontano 1987 per i tipi della F.lli Melita) ti aspetteresti infatti una disamina delle armi impiegate dalle forze speciali nel corso degli ultimi 50 anni (al momento della stesura), in quanto il sottotitolo è: Armi da Fuoco delle Forze Speciali dal 1940 ad Oggi, che si concentri magari soprattutto su quelle armi veramente speciali realizzate appositamente per operazioni clandestine e colpi di mano ed invece che ti ritrovi per le mani?

La solita, trita, trattazione -  per giunta per grandi linee - delle principali categorie di armi leggere in uso praticamente presso tutte le forze armate (e conseguentemente anche delle forze di élite/antiterrorismo) ma senza nemmeno la verve di un Frederick Myatt, l'aplomb e lo stile di uno Ian Hogg, men che meno la prosa avvincente di un Kevin Dockery, insomma una zozzeria unica che davvero non ha alcuna ragion d'essere.

Mi chiedo, a questo punto, chi possa aver tanto osannato questo testo ed il suo autore e per quali ragionati motivi, perché io non sono riuscito a trovarne, in tutta sincerità ed anzi, ho raggiunto (e superato) una tale soglia di tedio da non riuscire nemmeno a finirlo, questo sproloquio, eppure ancora oggi viene venduto - specialmente la prima edizione - a cifre a dir poco spropositate, un vero mistero che nemmeno ci tengo a svelare.

giovedì 16 novembre 2023

BACK TO THE FRONT!


 Ieri sera ho avuto uno dei miei ormai rari shock durante la visione di quel cumulo di propaganda e baggianate che qualcuno ancora si ostina a chiamare telegiornale: si parlava - dopo settimane che sull'argomento è calato un pietoso silenzio, da parte di tutti i principali mezzi di disinformazione di massa - di Ukrajina e dell'ormai annoso e inconcludente conflitto che vi si sta combattendo.

Giro di camera e tra le varie, amene scenette, colgo un'immagine che mi ha veramente fatto dubitare delle mie facoltà mentali: in questa inquadratura si vedeva un omino in mimetica e con il tipico equipaggiamento raccogliticcio dei combattenti del dvce Volodomyr accanto ad un affusto a candeliere tubolare d'acciaio con su montati due ordigni dalla sagoma inconfondibile, almeno per il sottoscritto.

Non credendo ai miei occhi, mi sono lanciato sul web a caccia di ulteriori informazioni in merito - ovviamente non sulla stampa online eatalica di regime - e scopro che sì, nell'accozzato arsenale ukrajino hanno fatto la loro apparizione da qualche tempo le venerabili Pulemyot Maksima obraztsa 1910 cioè le - un tempo ubiquitarie - mitragliatrici Maxim!

Ora, potete immaginare il mio shock, per quanto ne so, le ultime armi di questo tipo erano state ritirate dal servizio - anche con la riserva - nei lontani anni '60 (pur essendo tuttora menzionate ancora nei sacri testi degli anni '70), tanto più che il macinino in oggetto è uscito di produzione dagli arsenali sovietici nel 1943 o giù di lì, quando cioè l'Armata Rossa cominciò a produrre ed impiegare come arma automatica media la Goryunov SG43

Pensavo seriamente che ormai tutte le vecchie armi di impostazione Maxim fossero finite al macero ma è evidente che nelle repubbliche ex-sovietiche è stato mantenuto il mantra: fintanto che funge, nun se butta via gNente! e infatti...

Ora, sinceramente, da dove le abbiano riesumate non è dato sapere, ma viene fuori che - specialmente sul fronte orientale ukrajino - pare che ne stiano usando non dico a cataste ma parecchie sì.

Stiamo quindi parlando di giocattoli che - come minimo - hanno 80 (leggonsi: ottanta) anni sulla gobba ma sicuramente alcune di queste hanno un secolo e forse più. Eppure funzionano, eccome se funzionano, anzi: pare che funzionino di più e meglio dei fin troppi giocattoli hi-tech così generosamente forniti finora dalla NATO ai fantaccini di Zelen'skyj, il che è davvero tutto dire!

Il perché è presto detto: sono solide, indistruttibili, sparano in qualunque condizione climatica, sono affidabili e pure discretamente precise. Di più: secondo un (anonimo) esperto (occidentale) intervistato in proposito da un pennivendolo a stAlle e strisce, vi si possono adattare senza alcun problema tutti i più moderni sistemi di puntamento/mira opto-elettronici, con innegabili vantaggi sulla precisione a lunga distanza.

Impiegate per lo più in contesto di appoggio nei contrattacchi o difesa durante gli assalti, sono state ulteriormente adattate (da qui l'immagine di cui sopra) per il tiro contraereo per la difesa a bassa quota, si dice, contro gli onnipresenti droni, vera novità e flagello di questo conflitto per procura.

Non lo metto in dubbio, sinceramente, perché già i sovietici, durante la Grande Guerra Patriottica, le usavano su affusti multipli accoppiate o a quattro per volta, per questo scopo: la cadenza di tiro è bassa ma grazie al raffreddamento a liquido possono sparare lunghissime raffiche senza particolari problemi e l'impiego in multipli vuol dire ovviamente più piombo in volo per unità di tempo.

Resta solo una pregunta angosciosamente priva di risposta, almeno per il momento: passi per le armi ma dove cazzo sono andati a rimediarli i nastri - in tessuto! - per le munizioni?

lunedì 6 novembre 2023

La mitragliatrice? Fucile mitragliatore? Moschetto automatico? che non fu...


 Peregrinando su e giù per il web, visto e considerato che i miei sacri testi ormai è un po' che non mi ispirano con qualcosa di nuovo, ho scoperto questa chicca che risale nientepopodimeno che alla Grande Guerra, cosa ancor più sorprendente in quanto l'ameno orpello apparteneva al nostro avversario più diretto in quel conflitto: l'impero Austro-Ungarico.

Non si sa molto di questo ameno implemento di distruzione, se non l'anno di introduzione/produzione - ancorché dei soli prototipi - il nome dell'inventore e l'uso che se ne intendeva fare.

Stiamo parlando della Maschinengewehr des Standschützen Hellriegel Modell 1915 (lett.: Mitragliatrice per Bersaglieri Stanziali Hellriegel Modello 1915) un'arma ibrida, sulla falsariga della ben più nota - ed utilizzata - Villar Perosa (o Revelli dal nome del progettista) nostrana, apparsa proprio sul fronte alpino nello stesso periodo (1915) e considerata, non senza distinguo vari, come la prima pistola mitragliatrice della storia, anche se il termine è stato inventato da John Talliaferro Thompson, padre dell'omonimo moschetto automatico americano.

Questo perché la caratteristica distintiva principale di questa novella classe di armi automatiche era l'uso di munizioni da pistola al posto delle cartucce da fucile d'ordinanza, impiegate dalle mitragliatrici medie e pesanti di tutti i contendenti del tempo.

Come nel caso della nostra arma automatica, anche l'arma austriaca, progettata da tale Hellrieger del corpo degli Standschützen (le milizie austroungariche, soprattutto tirolesi, destinate alla difesa territoriale) era di fatto una mitragliatrice/fucile mitragliatore - quindi un'arma portatile ma di cospicue dimensioni - ma sparante munizioni da pistola, evidentemente ritenute più adeguate per l'uso in un'arma automatica destinata ad accompagnare le truppe all'assalto, specialmente su terreni difficili come quelli montani, principale teatro di guerra sul fronte meridionale dell'Impero.

Come si può evincere dalle fotografie a corredo, l'arma era più simile ad un fucile che ad una mitragliatrice o ad un moschetto automatico - tipo il più tardo Bergmann MP18 o il summenzionato Thompson americano - anche se era previsto - almeno inizialmente - l'uso di un caricatore a tamburo di grande capacità, curiosamente non inserito/montato nell'arma stessa ma utilizzato piuttosto come una cassetta porta-nastro, come quelle delle mitragliatrici vere e proprie.

Evidentemente l'idea non piacque particolarmente alle autorità militari asburgiche ovverosia la situazione strategico-economica era tale da sconsigliare la messa in produzione di una nuova arma, cosicché non se ne fece niente e l'arma fu affidata all'oblio.

Eppure, non solo l'idea era tutt'altro che peregrina, dal punto di vista tattico - come fu dimostrato dagli Alpini prima e dagli Arditi poi - avrebbe potuto essere utilissima, sia come arma d'appoggio che come scopa da trincea, specialmente se utilizzata con i caricatori a scatola, all'assalto. Non è poi detto che - in una sua versione definitiva - l'arma non avrebbe potuto essere equipaggiata con un supporto integrale per il nastro/tamburo che, nonostante il peso e l'ingombro, l'avrebbe comunque resa ben più portatile delle coeve (e successive) MG08/15 tedesca, Hotchkiss gallica e Lewis britannica.

Certo, l'idea che un siffatto ordigno venisse poi impiegato contro di noi non mi sorride, sinceramente, ma l'idea era comunque buona, a mio modesto parere e degna di ulteriore sviluppo.

Per quanto concerne le caratteristiche tecniche, queste erano le seguenti:

Calibro: 9x23 mm Steyr
Mire: aperte, in ferro regolabili, anteriore a lama, tacca di mira posteriore a scala
Portata Efficace: 200 metri circa
Funzionamento: a massa battente
Modalità di tiro: a raffica libera
Cadenza di tiro: (ciclica) 650-850 colpi al minuto (stimata)
Alimentazione: caricatore prismatico amovibile monofilare della capacità di 20 cartucce oppure tamburo con meccanismo a molla della capacità di 164 colpi

Ovviamente tutte le informazioni qui riportate sono quelle note ovvero basate su stime attendibili, perché non sono sopravvissuti esemplari da poter esaminare.

Come sempre, ringrazio il mio guru - Kevin Dockery - per le informazioni tecniche di questa perla veramente rara, che hanno reso possibile la stesura di questo post.

Alla prossima!