Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

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venerdì 19 gennaio 2024

Il mitra American che più American non si può!

 ...e infatti, per buona parte della sua lunga - ma non troppo proficua - carriera, quest'arma è stata fabbricata all'estero, nientemeno che in Austria, dalla Voere ed è solo per questo motivo che veniva considerata negli annuari e nelle pubblicazioni specializzate di fine anni '70 e primi anni '80.

Ma andiamo con ordine. Ciò di cui stiamo parlando è di un'arma, come dire, ibrida, in quanto classificata dai più come pistola mitragliatrice, mentre - a tutti gli effetti - potrebbe essere considerato una specie di fucile d'assalto molto, ma molto leggero.

L'arma in questione è l'American 180 M-2 quello che personalmente definirei un moschetto automatico - alla vecchia maniera - in quanto ha la configurazione di un fucile corto/carabina ma spara cartucce di bassa potenza, nello specifico le ubiquitarie .22 LR; è vero che questa cartuccia è stata sviluppata alla fine del XIX secolo per l'uso in carabine e fucili ma il fatto che sia poi stata universalmente adottata anche per pistole e rivoltelle, sia per uso sportivo che per difesa personale, credo abbia ingenerato la confusione di cui sopra.

Tornando a bomba, quest'arma - apparsa alla fine degli anni '60 - era l'evoluzione di una precedente carabina semiautomatica progettata nientepopodimeno che da Dick Casull in persona, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e prodotta come Casull 290, dove il numero stava ad indicare la capacità del caricatore!

Il sistema di alimentazione era infatti la vera novità del progetto: un tamburo, montato trasversalmente sul ricevitore - alla maniera dei vecchi fucili mitragliatori Lewis ovvero delle DP russe del tempo di guerra - nel quale trovavano posto più file di cartucce calibro .22 alimentate orizzontalmente direttamente nella camera dal movimento dell'ingranaggio a molla.

Questa caratteristica verrà mantenuta quando la nuova proprietà - la American International Manufacturing Corporation di Salt Lake City, nello Utah - deciderà di adattare il disegno originale per trasformarlo, per l'appunto, in un moschetto automatico per uso militare/di polizia.

L'arma - che nelle linee somiglia moltissimo alla Thompson M1 e al Model 1928A1 quando dotata di impugnatura anteriore opzionale - è una normalissima arma a chiusura labile, che spara a raffica libera ad otturatore aperto per ragioni di raffreddamento. Può essere dotata di due lunghezze di canna, una lunga 42.5 cm con astina paramano di piena lunghezza ovvero una corta da 23 cm che incorpora al posto del paramano la summenzionata impugnatura per rendere l'arma più controllabile quando si spara a raffica.

Il caricatore è per l'appunto quello 'a padella' sviluppato da Casull ma con la capacità ridotta a 177 cartucce, sempre in calibro .22 LR; questo fa sì che - stando alle testimonianze delle prove al poligono - un tiratore a malapena decente avrebbe potuto tranquillamente piazzare tutti e 177 i colpi in un circolo di 7,5 cm alla distanza di 18 metri, grazie al ridottissimo rinculo delle cartucce ed al rilevamento pressoché inesistente anche nel tiro a raffica, il tutto alla ragguardevole cadenza di ben 20 colpi/secondo, dal momento che - a causa del viaggio assai breve dell'otturatore - la velocità ciclica di tiro raggiungeva (e talvolta poteva superare) i 1200 (leggonsi: MILLEDUECENTO) colpi/minuto.

Come summenzionato, il target dell'arma erano non tanto le forze armate, quanto quelle paramilitari/dell'ordine ed infatti, per quanto è dato sapere, la maggior parte delle armi militari (leggi: automatiche) prodotte è finita nelle mani di diversi dipartimenti di polizia e penitenziari; proprio questi ultimi ritenevano l'arma un'eccellente deterrente - oltreché una ottima 'scopa' - nei confronti di torme di detenuti riottosi e ribelli, in quanto, date le prestazioni anemiche della cartuccia - che non avrebbe mai potuto penetrare le protezioni (caschi, scudi, giubbotti etc.) in dotazione ai reparti anti-sommossa delle guardie carcerarie - anche se fosse eventualmente caduta in mano agli insorti, ben difficilmente avrebbe potuto provocare troppi danni.

Ecco, quest'ultimo punto fu clamorosamente smentito - ancorché in fase sperimentale e non dal vero, fortunatamente - dalle prove effettuate al poligono, perché è vero che la .22 LR è considerata una cartuccia fiacca ma entro le normali distanze di ingaggio, vista la stabilità e la precisione dell'arma nel fuoco a raffica libera, la grandinata di colpi ravvicinati nella realtà può fiaccare le protezioni balistiche fino a penetrarle, così come può tranquillamente sbriciolare pareti, foratini di cemento, divisori, pareti e porte di legno.

Di più: secondo alcune prove, il tiro concentrato di una AM 180 poteva abbattere un palo della luce o del telefono (parliamo ovviamente di quelli di legno, che vanno ancora per la maggiore, specie nel sud e nel midwest degli Stati Uniti) ancor prima di aver completamente svuotato il caricatore!

Nonostante queste... prove a carico, effettivamente l'arma è stata adottata principalmente dalle forze di polizia di alcuni stati e dai dipartimenti penitenziari, per i quali pare siano anche stati realizzati dei supporti pluri-arma a perno - da balconata - ovvero a candeliere, da installarsi nelle torrette di guardia come deterrente contro le insurrezioni dei detenuti, anche perché, diciamocelo, difficilmente qualcuno si sarebbe mai prestato a fare da bersaglio il tempo sufficiente a farsi scaricare addosso 10, 20 o 30 colpi tutti in una volta.

Nel frattempo, nel corso degli anni, la produzione era passata di mano un'altra volta: l'ultimo proprietario, la Illinois Arms Company, Inc. decise di provare a dare una spinta alle vendite, sviluppando una cartuccia appositamente per l'uso con la American 180. Denominata ufficialmente .22 Winchester Magnum Short Rimfire (cioè Winchester Magnum Corta a percussione anulare) ovvero .22 ILARCO (dal nome dell'azienda) o .22 American, questa cartuccia - sviluppata dalla .22 Winchester Magnum - aveva le stesse dimensioni di una .22 LR (5,7x17mm) ma con una carica ben più potente.

Adoperando questa cartuccia, le prestazioni miglioravano sensibilmente ma la cadenza di tiro ciclica si attestava sui 1600 colpi/minuto. Va da sé che l'esperimento non ebbe grande rilevanza o successo commerciale e - per quanto mi è dato sapere - sparì senza lasciar tracce quando la ILARCO venne acquisita da altra società.

Per quanto concerne la American 180, la produzione è cessata alla fine degli anni '80 ma è stata più volte ripresa da altre compagnie, che la fabbricano su richiesta, in quantitativi limitati e solo come carabina semiautomatica per il mercato civile.

Per questi nuovi acquirenti, le stesse ditte propongono - al posto del vecchio caricatore a padella in acciaio da 177 colpi - nuovi  caricatori a tamburo - realizzati in polimeri - della capacità di 165, 220 o 275 colpi, cui va però applicato un avvolgitore meccanico esterno per la ricarica degli stessi.

Venendo alle specifiche di questo mirabolante implemento di distruzione, queste sono:

calibro: .22 Long Rifle
Lunghezza: 90 centimetri con calciolo e canna lunga, 65 cm. senza calciolo e con canna lunga, 72 cm. con canna corta e calciolo ovvero 45 con canna corta senza calciolo
Canna: 42,5 cm. (lunga), 23 cm. (corta) con passo di rigatura 1/40 cm con 5 righe ad andamento destrorso
Velocità iniziale: 374 m/s (canna lunga), 366 m/s (canna lunga) con cartucce .22 LR
Peso: 2,61 kg a vuoto (canna lunga e calciolo), 4,56 kg completo di caricatore da 177 colpi - il calciolo amovibile pesa 0,19 kg
Mire: mirino a lama quadrata, alzo a diottria regolabile in elevazione e deriva
Cadenza di tiro: 80 colpi/minuto (semiauto), 200 colpi/minuto (a raffica), 1200 colpi/minuto (ciclica/teorica)
Caricatore: a padella della capacità di 177 cartucce
Peso caricatore: 1,41 kg (vuoto) 2,02 kg (pieno)
Portata Efficace: 100 metri

Un ultima cosa: per quest'arma venne appositamente sviluppato, nei primi anni '70, uno dei primi esemplari operativi di puntatore laser con batterie ricaricabili. Questo implemento - che era praticamente grosso e pesante quanto una pistola di grosso calibro (o un mitra leggero) - si installava sotto la canna standard al posto del paramano e proiettava un punto rosso alla distanza massima di 300 metri, del diametro di circa 7,6 cm alla distanza di 180 metri.

Denominato Laser Lok (o Loc), era un proiettore laser al neon-elio, un parallelepipedo le cui dimensioni erano 35x11,4x4,4 centimetri e pesante - batterie comprese - 2,61 kg; poteva funzionare ininterrottamente per 2 ore e per la ricarica ne occorrevano 8.

Come sempre, in chiusura di post, i miei più sentiti omaggi e ringraziamenti alle opere di Christopher F. Foss e Terry J. Gander (Infantry Weapons of the World - Second Edition ©1979) e il solito Kevin Dockery (The Armory) per le informazioni tecniche, storiche e soprattutto le specifiche proposte in questo articolo.


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