Post estivo leggero ma allo stesso
tempo indicativo del passaggio di un'epoca, quello di oggi,
all'insegna del pornazzo cartaceo
che un tempo allietò (si fa per dire) le curiosità...
anatomiche di legioni di
adolescenti e forniva un passatempo (oltreché uno sfogo) a tutti
quei poveri maschietti che – tagliati fuori per svariati motivi –
dalla possibilità di avere compagnia femminile, si... rifacevano
gli occhi fantasticando sulle
bellezze ritratte su quelle pagine.
Solo
per fare un esempio che conosco molto bene,
quando militavo nelle FF.AA. questi giornaletti (come
venivano regolarmente chiamati) erano la... lettura
d'ordinanza della truppa e di
buona parte dei sottufficiali anziani; i signori ufficiali
invece era notorio che
avessero ben altre... possibilità per sollazzarsi, mentre i
sottufficiali giovani erano stranamente molto... pudici e casti (a
parole): quelli con i quali lavoravo io, diventavano rossi come
peperoni quando il maresciallo di turno sfoderava dal suo cassetto
segreto (di pulcinella, perché lo sapevano cani e porci dov'era e
cosa c'era
dentro) un qualche bel esemplare extralarge di rivista molto, molto
osé.
Tornando
a noi – anzi, a me – c'era un altro
uso
assai meno pecoreccio (o meno congruo, fate voi) per la miriade di
riviste hard,
specie
quelle più grandi, patinate (e costose) che andavano in giro per le
edicole nei bei tempi andati ed era lo studio
anatomico e
del... atto
riproduttivo
ad uso e consumo delle nuove generazioni di aspiranti
fumettisti
del Belpaese (e non solo, immagino).
So
che qui non l'ho mai
detto
prima
ma ci fu un tempo – ormai lontano – in cui anche
il
sottoscritto tentò di dedicarsi alla carriera di disegnatore
di fumetti professionale,
ragione per la quale frequentai un'apposita scuola dove insegnavano
tutto lo
scibile umanamente disponibile, dalla A alla Z, per diventare veri
fumettisti nel senso più completo del termine.
Pochi
lo sanno ma il vero disegnatore di fumetti non
è
un divo che si può permettere di fare quel cavolo che gli pare ma
solo un bravo (si spera) mestierante che solo dopo anni di duro
lavoro, quando e se viene scoperto ed apprezzato, avrà poi la
possibilità di essere considerato un autore
e
presentare le sue
opere
ad un editore con qualcosa di più della semplice speranza
che
vengano pubblicate.
Quindi
va da sé che un vero
disegnatore
deve essere in grado di realizzare (entro i suoi limiti e al meglio
delle sue possibilità) qualunque
cosa o
genere gli
venga proposto; una delle prime proposte – ed in generale lo
scoglio più duro
da
superare – si trova alla lettera P...
si, avete intuito perfettamente di che si tratta: P
come
porno.
Da
sempre è il genere – letterario, fumettistico, cinematografico
(nonché pittorico e di qualunque altra arte
figurativa
dall'antichità ad oggi) – che tira
di più,
anche se il suo mercato è generalmente nascosto e quasi clandestino
(è notorio che in certi paesi – ancora oggi, in pieno XXI secolo –
il mero possesso
di materiale pornografico è base sufficiente e necessaria per finire
in galera o anche peggio!), con un fatturato di decine, se non
centinaia, di miliardi
di
euro (o
dollari) nel mondo.
Indovinate
un po' qual'era di
solito il primo
lavoro pagante di
un qualunque disegnatore di fumetti di belle speranze?
Ordunque,
vi dicevo come, per quelli come me, vi fosse una... ragione
prettamente
utilitaristica per
cercare di procurarsi qualche giornaletto – meglio ancora se era
una rivista a colori di grande formato – porcelloso: quella di
imparare dal
vero, visto che dal
vivo era
in genere alquanto
improbabile,
tutti i segreti più reconditi dell'anatomia umana, specialmente
quella femminile... questo in generale; in particolare, poi, erano di
fondamentale importanza per studiare le posizioni e gli... angoli di
ingresso, diciamo così, della figura umana durante l'atto sessuale,
in quanto – 9 volte su 10 – il percorso lavorativo classico
prevedeva, prima o poi (in genere più prima
che
poi)
di cimentarsi con qualche fumetto per
adulti,
di quelli che andavano per la maggiore, specie nei bei decenni andati
e che oggi sono stati pressoché universalmente sostituiti dalle
produzioni cosiddette erotiche
in
cartonato extra lusso da libreria ovvero dai famigerati hentai
manga di
produzione nipponica (o presunta tale: sul mercato vi sono state
decine di
pubblicazioni
di genere erotico/porno simil-manga
fatte
in Italia, in Francia o negli States).
Oddio,
per dirla tutta, non è che le cose andassero così per
forza
ovvero che si trattasse di una regola base del mestiere... so per
certo che vi sono molte altre scuole così politically
correct che
questo genere di discorso non lo affrontano manco da lontano.
Dal
momento però che nella mia
scuola
gli insegnanti – a parte un paio di montati, troppo tronfi del loro
successo per ricordarsi da dove
erano
venuti fuori e come
avevano
cominciato la carriera – erano tutti professionisti
del
settore, gente che lavorava per le maggiori case editrici del
Belpaese (e non solo) nel settore – tanto bistrattato eppure così
essenziale per i bilanci – dell'editoria a fumetti popolare.
Di
questi ce n'erano un paio che stressavano fortemente l'esigenza di
imparare a disegnare non tanto prendendo spunto da questo o
quell'autore più o meno famoso, bensì dal vero,
osservando la figura umana in tutte le sue sfaccettature e in tutti i
suoi comportamenti, ivi compresi il sesso e tutto quello che gli gira
intorno.
Uno
di loro, in particolare, cercava – ove possibile – di portare a
scuola delle modelle
che
lavoravano di solito per le Accademie d'arte; un altro, invece, era
uso tagliare la testa al toro e dire esplicitamente agli allievi che
se volevano davvero imparare a disegnare, facevano presto e meglio a
procurarsi delle buone riviste (Playboy
era
un must a
questo punto) ovvero delle riviste o dei giornali porno
tout court,
dove oltre ad una panoplia di modelle in pose più o meno esplicite
avrebbero potuto vedere il corpo umano... in
azione per
così dire, maschio
e
femmina,
così non mancava niente.
Inutile
dire che – col senno di poi – una volta vinto l'iniziale
imbarazzo (almeno per quanto riguarda gli altri, io ero già bello
che adulto,
vaccinato e
per di più milite
esente)
l'approccio di quell'insegnante si rivelava vincente sulla lunga
distanza, questo anche perché il disegno dal vivo sarà pure una
gran cosa, ma i modelli non
sono
statue di sale e spesso bastava un lieve movimento per cambiare tutta
la prospettiva, costringendoti ad andare a memoria oppure a
modificare frettolosamente tutto il duro lavoro fin lì svolto.
Non
solo: purtroppo per fare la modella non occorrono... doti
particolari, specialmente fisiche, bensì solo la volontà
di denudarsi davanti ad una platea di sconosciuti per mettersi
platealmente in mostra e per ovvie ragioni, visto che le classi erano
miste e consistevano di allievi di ogni fascia di età (più o meno),
non posavano
pressoché mai in
pose particolarmente esplicite.
Questo,
in soldoni, vuol dire che la stragrande maggioranza delle modelle
assoldate dalla scuola non erano propriamente dei... campioni
della specie umana; al contrario, se uno aveva la possibilità (in
senso principalmente economico) di poter mettere le mani su una
rivista hard platinata (magari di importazione estera, che erano in
assoluto le migliori), era certo di trovarvi sopra un campionario di
quanto di meglio (in campo estetico) la nostra specie avesse da
offrire, non fosse altro perché i set fotografici a luci rosse hanno
sempre stressato la perfezione dell'aspetto fisico delle loro
modelle, con l'uso attento del make-up e di altre tecniche e con
una... selezione
del materiale umano
in primo luogo molto attenta.
Certo,
se uno era costretto ad arrangiarsi con i giornaletti zozzi di
piccolo cabotaggio, magari pure in bianco e nero, la qualità
generale del materiale umano a disposizione era piuttosto altalenante
ma anche qui – col senno di poi – non era proprio da buttare via,
in quanto su quelle pagine non trovavano posto solo strafighe da urlo
e stalloni da competizione ma... esemplari
umani
di età e fisiologia molto differenti, una vera palestra per affinare
le proprie matite.
Ora,
durante la mia (non lunga) carriera di fumettista, mi è stato
chiesto parecchie volte di produrre fumetti a carattere
esplicitamente pornografico, anche se ero più apprezzato come
sceneggiatore che
come disegnatore e ne ho prodotti almeno una mezza dozzina, per conto
della scuola prima e per il mio personale curriculum poi; la maggior
parte non è
stata mai
pubblicata
così come prodotti originariamente.
Solo
anni dopo ho scoperto, da amici e conoscenti e soprattutto ex
colleghi della scuola, che alcuni – non so bene nemmeno io quali –
dei miei lavori (e non solo) sono stati poi utilizzati e
dalla
scuola come... materiale
didattico (e
fin qui non ci sarebbe niente di male, anzi) e
da
terze parti, che hanno sfruttato le idee e i soggetti facendoli poi
realizzare ad altri schiavi
apparentemente
per il mercato del tascabile da edicola.
Non
so se questo sia vero, purtroppo non ne ho mai visto uno con i miei
occhi, ma visto lo schifo
immondo
in cui naviga anche
il
mondo – apparentemente meritocratico – dell'editoria a fumetti,
posso essere quasi certo che sia la verità.
Non che la cosa mi importi più di tanto, oggi come oggi; è un
capitolo che ho ormai rimosso, dopo aver preso una sequela di atroci
cantonate ed essere stato sfruttato e preso per il culo per anni.
Mi
è tornata però la curiosità di vedere cosa
ci
sia oggi in
giro, dal momento che l'ultima volta che ho acquistato qualcosa di
cartaceo
(ad eccezione dei book
fotografici
di cui qualche volta vi ho parlato) è stato nella prima
metà degli
anni '90
del secolo scorso.
Curiosità
rimasta assolutamente insoddisfatta,
in quanto – nonostante l'infinità dei giri che ho fatto per ben
tre quartieri
(tutti rigorosamente pedibus)
e la quantità inverosimile di edicole e rivendite che ho esaminato –
non c'è stato verso di trovarne una
che
sia una, da nessuna parte... solo una
edicola,
da sempre fornitore storico
nel quartiere di materiale proibito
ai minori,
ha ancora qualcosa in esposizione, tutto rigorosamente in
video
però, anche se – anche da quel punto di vista – la cosa va pian
piano sparendo, con la concorrenza spietata del web e dei
videonoleggi automatici.
Ma
la cosa che mi ha più perplesso, è stato in genere l'atteggiamento
da educande della nouvelle
generation di
edicolanti, che hanno preso il posto dei coriacei omini
de panza che
un tempo gestivano questi... templi
dell'editoria;
quando ti rivolgi a loro, con discrezione, per non mettere in
imbarazzo qualcuno, ti guardano tutti come se venissi da Marte e
quando (se) ti rispondono, pare che non abbiano mai
visto
in vita loro non dico una rivista hard ma nemmeno quelle più soft
come
l'intramontabile (e decisamente poco
osé) Playboy!
Con
un tizio c'è mancato poco che dovessi fargli un disegnino per fargli
capire cosa stessi
cercando...
Un
fenomeno singolare, specie per il nostro paese, perché mi risulta
che all'estero – specie negli States – i grandi editori del
settore vendono ancora – anche se solo online
– riviste cartacee per tutti i gusti, solo che non
è
possibile procurarsele in quanto non
spediscono
oltreoceano ma soltanto in Nordamerica.
Visto
che non ho letteralmente un cazzo di meglio da fare e che mi è
tornata comunque voglia di riprovare a tenere la matita in mano –
cosa che non faccio più (per i motivi di cui sopra) da quasi
vent'anni
– per vedere se sono ancora capace di produrre qualcosa, credo che
a questo punto non mi resti che tentare la carta delle famigerate
edicole del centro e/o di Prati, quelle che – almeno in epoche più
risalenti – avevano addirittura una dependance
sul
retro, coperta da una tendina con su scritto Riservato
ai soli adulti...
se non altro sarà un modo come un altro per ammazzare il (troppo)
tempo che ho a disposizione ultimamente e con l'occasione fare un po'
di moto, che non guasta mai, prima di ritrovarmi nelle condizioni di
un pachiderma impagliato per troppa sedentarietà.
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