Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

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mercoledì 2 ottobre 2013

Giustizia è fatta?

Secondo me, no, perché in qualunque altro paese civile degno di questo nome, una merda d'uomo come il (spero fu) assistente capo di polizia Massimo Luigi Pigozzi, da quel di che l'avrebbero messo dietro le sbarre, dopo esser stato riconosciuto come uno dei più feroci aguzzini della caserma di Bolzaneto, durante l'infausto G8 del 2001, invece gli è stato criminalmente permesso di continuare a delinquere nello stesso lager di cui era indiscusso signore e padrone, fino ai fatti conclamati avvenuti nel 2005, quando il nostro ero(t)ico tutore del (dis)ordine costituito ha pensato bene di stuprare ben quattro donne (quattro, cazzo, mica una!) poste sotto la sua custodia in altrettante occasioni.

Oggi è stata data la notizia che - a ben 8 anni di distanza dai fatti - Pigozzi è stato riconosciuto, con sentenza passata in giudicato, colpevole di violenza carnale e condannato a 12 anni e mezzo di carcere.

Per prima cosa, voglio proprio vedere se adesso questo bel tomo in galera ci andrà e soprattutto quanto ci resterà, visto come si risolvono in genere questo genere di cose nel Belpaese.
In secondo luogo, mi chiedo come sia possibile che per un reato reiterato ed aggravato dal fatto che il responsabile fosse un (chiamiamolo così per carità di patria) servitore dello Stato, si sia comminato l'equivalente di uno scappellotto a chi si era già reso responsabile di fatti gravissimi, in circostanze analoghe e per altro già condannato per lesioni e violenza privata nei confronti dei fermati della Scuola Diaz di Genova.

Per la cronaca, fu proprio Pigozzi ad aprire la mano come una cozza a Giuseppe Azzolina, uno dei pericolosissimi sovversivi arrestato alla Diaz dove, nonostante la coscienza sporca, riposava pacificamente (questo secondo le immonde giustificazioni fornite dagli sgherri della questura di Genova, quasi che il fatto di avere a che fare con manifestanti riottosi sia causa sufficiente e necessaria perché la sbirraglia di ogni ordine e grado sia autorizzata a comportarsi come gli squadroni della morte cileni) che dalla vicenda è uscito menomato a vita.

Eppure, nonostante questo spettacolare curriculum, questo stronzo in divisa non solo non è stato cacciato a pedate dal corpo e spedito direttamente a Gaeta ma i suoi superiori si sono premurati di mantenerlo saldamente al suo posto, nel luogo stesso del misfatto fino praticamente all'altro ieri.

A casa mia, ad uno così, gli dai l'ergastolo al carcere duro, magari rinchiuso in una cella con quattro mandinghi nerboruti condannati per stupro che così potranno chiamarlo Luigina ogni notte per i prossimi trent'anni!

Ah, ma la chicca è un'altra: la suprema corte ha condannato anche il Viminale, in quanto diretto superiore del Pigozzi, a risarcire una delle sue vittime, l'unica che ha osato fare causa allo Stato per il... cortese trattamento che le è stato riservato nei patri commissariati.
E anche se mi rode che altri soldi pubblici se ne vadano così, nella canna del cesso, ammetto che la sentenza è sacrosante, perché il primo responsabile di questo scempio è proprio il Ministero dell'Interno, che non ha fatto nulla per prevenire questi crimini, anzi, se ben ricordo, fu proprio quello stronzo sesquipedale ed eminente farabutto di Claudio Scajola, il responsabile del Viminale ai tempi del G8, a fare pressioni sui suoi scherani - compreso il decuius Antonio Manganelli che proprio per osservanza dimostrata agli ordini impartiti dal podere politico pedissequamente eseguiti, ottenne come premio di diventare il capo della polizia - perché "prendessero a calci sui denti" la massa di "zecche ribelli e anarcoinsurrezionaliste" (altra sesquipedale cazzata inventata di sana pianta da quel cialtrone di Beppe Pisanu, suo predecessore, per giustificare qualunque porcata contro chiunque si schieri contro il suo (ex) padrone, il beato Al Tappone da Arcore) che diede il placet agli scagnozzi del governo Berlusconi per l'azione repressiva da Junta argentina contro i manifestanti.

Non voglio entrare ulteriormente nel merito, perché in realtà chi mi conosce sa benissimo come la penso sulle manifestazioni e le sommosse in occasione dei vari consessi internazioAnali, dove i veri responsabili delle violenze e delle devastazioni non vengono mai ricercati o perseguiti, con le forze del (dis)ordine che scatenano la loro ferocia sempre e solo contro chi non reagisce e spesso non c'entra una beatissima mazza con gli insorti che mettono a ferro e fuoco le città.

Quel che voglio ribadire è che, negli ultimi venti anni, troppe volte abbiamo assistito alle imprese di squadristi prezzolati, armati dallo Stato e foraggiati con i nostri soldi e troppe poche volte questi criminali vengono assicurati alla giustizia o condannati a scontare il giusto prezzo per i loro misfatti.
Quindi, la notizia di questa condanna è ancora una volta una mezza soluzione, perché si sarebbe potuto benissimo evitare tutto questo, eliminando in primo luogo alla radice il problema (togliendo di mezzo i tanti Pigozzi che ancora pascolano nelle italiche forze dell'ordine) ovvero comminando una pena degna di questo nome ai tanti traditori dello Stato, quando e se vengono condannati.

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