Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

martedì 28 giugno 2016

Facciamo un po' di pubblico servizio...

Prendo spunto da un articolo che ho letto quest'oggi, riguardo l'ennesima classifica riguardante le migliori 10 di Roma e provincia, nello specifico, le dieci migliori pizzerie della città.

Mi piace sollazzarmi di tanto in tanto con queste classifiche per vedere se ci prendono ovvero se nell'elenco c'è qualche posto che conosco e/o frequento.

È stato così che mi è caduto l'occhio su un paragrafo, dove l'articolista chiosava sul fatto che, nonostante le prescrizioni di legge, taluni locali, che altrimenti sarebbero stati in cima alla graduatoria, ancora oggi applichino l'odioso (ed illecito!) balzello chiamato pane e coperto.

Neanche a farlo apposta, quasi si fossero messi d'accordo, anche il TG Regionale chiudeva con uno spettacolare servizio a corollario di un fatto di cronaca: l'arresto del gestore di un bar del centro (mai che dicano quale, però, 'sti peracottari, non sia mai che così il cittadino lo evita) per frode ed evasione fiscale, in quanto ha emesso per anni falsi scontrini, eludendo così la modica cifra di 650.000 euro (leggonsi: seicentocinquantamila euro).

Nel servizio di faceva notare non solo come il fenomeno fosse in costante ascesa, specialmente nei locali del centro e/o della (strafottutissima) movida romana ma che - per aggiungere l'ingiuria al danno - ci sono ancora un fottio di locali che applicano ai clienti il summenzionato coperto, pratica proibita per legge.

Se te lo dicono una volta, puoi anche dubitare, ma ben due volte in meno di mezz'ora, la cosa ti fa pensare, sicché ho fatto le mie brave ricerche ed ho così scoperto che, tanto perché le leggi vanno pubblicate, cioè rese di pubblico dominio, nessuno si è evidentemente preso la briga di farlo riguardo la Legge Regionale 21 del 2006 che all'articolo 16, comma 3 così recita:

"Qualora il servizio di somministrazione sia effettuato al tavolo, la tabella od il listino dei prezzi deve essere posto a disposizione dei clienti prima dell'ordinazione e deve indicare l'eventuale componente del servizio con modalità tali da rendere il prezzo chiaramente e facilmente comprensibile al pubblico. 
E' inoltre fatto divieto di applicare costi aggiuntivi per il coperto

Sicché, per quanto mi è dato sapere, quasi 2/3 dei locali che abbia mai frequentato sono di fatto fuorilegge in un modo o nell'altro ma la cosa più bella è sapere così che tra i pochissimi che rispettano la Legge ci sono indovinate chi?
I famigerati e tanto disprezzati locali etnici ed i ristoranti a buffet (o Wok che dir si voglia) cinesi, che di fatto espongono e/o somministrano immediatamente il listino/menù ovvero che non chiedono mai il fottuto coperto!

E bravi gli italici gestori, cialtroni nostrani DOC, facciamoci riconoscere ancora una volta.
Per parte mia, ora che sono finalmente armato degli estremi di legge, al prossimo ladro che osa mettermi in conto servizi, pane o coperto, me lo magno e me lo ricago e se solo osa dire ah! sarà divertente vedere se fa il grosso anche davanti ai gargamella o ai canarini... pardon, volevo dire ai carabinieri e ai finanzieri.

Ora che lo sapete anche voi, segnatevi tutto ed estote parati!

domenica 19 giugno 2016

9mm, .38.. Tanto è tutta la stessa roba, no?


La cosa che più mi urta in assoluto degli autori anglosassoni di libri sui nostri amati giocattoli che fanno il botto è che si dividono regolarmente in due categorie, con poche, rare eccezioni; da una parte gli esperti a stelle e strisce, quelli che ¾ del testo riportano le loro (opinabili) opinioni, obliando di riportare i dati di fatto ovvero anche l'opinione altrui, dall'altra i britoni, in genere molto briosi e scorrevoli nella lettura ma che hanno un piccolissimo, insignificante difetto: ce ne fosse uno che si degnasse di riportare sulle schede tecniche a corredo dei vari pezzi illustrati lo stramaledetto calibro (e intendo nel senso di munizione impiegata, non di dato dimensionale nominale).

Uno dei volumi PIÙ COMPLETI e meglio
prodotti in assoluto... e non è una pubblicazione
ufficiale ma un SUPPLEMENTO di GIOCO!
Oh, ce ne fosse uno che lo riportasse e quando capita (alleluia!) pare più un caso che una cosa voluta.
Il problema (grave, a mio modesto parere) per chiunque si occupi di oplologia è che non si salvano nemmeno molti scrittori considerati delle autorità in materia.

Ora, se per i primi uno può anche turarsi il naso e tirare avanti arrivando al sugo della questione (sperando che – anche in questo caso – non prendano fischi per fiaschi), per i secondi la cosa dopo un po' manda veramente in bestia, specialmente quando si parla di armi obsolete o comunque desuete, non più facilmente reperibili sul mercato.
Perché se il “pezzo” è attuale, è assai facile determinare il calibro, visto che – a parte casi particolari – attualmente le munizioni impiegate sono una manciata e sempre le stesse.

Invece, per quanto riguarda le vecchie armi, particolarmente quelle prodotte tra il 1870 e il 1950 (quando la situazione, con l'insorgere della guerra fredda si è...stabilizzata) la situazione è veramente un disastro, specialmente per quanto riguarda le armi civili, dove i calibri nominali erano sempre gli stessi ma in realtà differivano per i dati dimensionali e (ovviamente) le prestazioni.
Uno dei pochi volumi che - almeno per le armi corte
NON tratta esclusivamente armi militari e l'ultima
edizione curata personalmente da Ian V. Hogg...

Perciò, dico io, autore mio bello che pubblichi anche per testate e/o collane specializzate, cosa ti costa riportare con dovizia di particolari anche le munizioni impiegate da questi giocattoli?

La cosa che poi lascia basiti è che uno dei pochissimi autori (americano, per giunta) che abbia mai fatto un lavoro veramente degno di nota, non l'ha fatto per una pubblicazione professionale bensì per un settore che nessuno si aspetterebbe mai; si tratta di Kevin Dockery, che a parte un curriculum di tutto rispetto, ha pubblicato i suoi primi libri nei primi anni '80 come guide ludiche per i famigerati giochi di ruolo, che in quel periodo muovevano i primi passi ed avevano bisogno, per così dire, di una guida ragionata che sfatasse un po' di miti (principalmente di matrice hollywoodiana) sulle armi da fuoco di ogni tipo, ordine e grado ad uso e consumo dei giocatori che si avventuravano nel mondo ludico.

Questo è un altro "testo sacro" che
chiunque si interessi di armi dovrebbe
avere nella sua biblioteca...
Ovviamente il Kevin internazionale ha replicato nel corso degli anni anche in testi tecnico-storici destinati a ben altro pubblico, dimostrando coi fatti che è possibile realizzare un manuale degno di questo nome, senza infarcirlo di aneddoti o opinioni personali (leggi: fregnacce!) ed infatti quei volumi li conservo con la stessa cura della Bibbia.

L'altro (britone) allo stesso livello ma che, purtroppo, ha abbandonato ormai da un bel pezzo questa valle di lacrime, è il mai troppo compianto sir Ian V. Hogg un vero e proprio guru che ha avuto – anche lui – i suoi alti e bassi ma che – almeno quando ha lavorato per editori specializzati come la Jane's Defense Group (della quale fu editor fino al 1994) – è sempre stato a dir poco certosino nel riportare tutte le informazioni pertinenti e reperibili, specialmente il tanto negletto dato delle cartucce esplose dall'arma in questione.

È per questa ragione che – anche qui – conservo gelosamente le Jane's Guns Recognition Guides specialmente i volumi più vecchi (quelli scritti dal nostro di suo pugno), perché sono gli unici volumi pubblicati nel Regno (dis)Unito che riportino (quasi) sempre i dati completi, compreso il calibro!

martedì 14 giugno 2016

Piccoli fregnacciari (televisivi) crescono... e noi paghiamo!

ODIO profondamente i nostri giornalettai che non perdono mai l'occasione per spacciare qualche castroneria come vangelo, dimostrando, ancora una volta, una partigianeria ed una ignoranza a dir poco sesquipedali.

Novello (si fa per dire) osso della contesa, il massacro di Orlando.
Non una volta, non due ma ben TRE volte nel giro di due minuti (tanto dura il servizio del TG) hanno ribadito la stessa scemenza.

"In Ammerreka è facilissimo procurarsi armi da guerra..."

Davvero? Ne siete proprio sicuri-sicuri?
Perché anche nella terra dei liber(ticid)i il possesso di armi militari e/o da guerra è proibito dalle leggi federali, così com'è proibito il possesso di armi "automatiche" (cioè in grado di sparare a raffica) a meno di possedere una specifica, costosissima licenza, rilasciata non dalle autorità statali ma FEDERALI e come tale registrata nei database della FBI a Washington D.C.

La stragrande maggioranza delle stragi che hanno piagato gli USA (e non solo, basta pensare al neonazi norvegese Anders Breivik) sono state compiute con carabine semiautomatiche basate essenzialmente su due modelli: l'AR-15, progettato da Eugene Stoner alla fine degli anni '50 ed adottato poi negli anni '60 (in versione militarizzata, a fuoco selettivo) dalle FF.AA. 'mmerekagne come M-16 in occasione del coinvolgimento in Vietnam ovvero il Mini-14, progettato da Ruger, dell'omonima compagnia, nei primi anni '70 (tanto per capirci, era il fucile usato dai personaggi dell'A-Team) ma che non ha mai goduto dell'adozione - nonostante la successiva, ulteriore "militarizzazione" del modello - da parte di alcun esercito, trovando però favore presso le forze di polizia statale/rurale in buona parte degli States (e non solo).

Il fatto che queste armi abbiano un background "militare" ha fatto si che negli States vengano da alcuni anni definite "assault weapons" ma NON sono armi militari/da guerra, sono armi civili e quindi di libera vendita, senza licenza nel territorio di quasi tutti gli stati dell'Unione.

Ma volete mettere, sparare il notizione in prima pagina del pazzo che si è "procurato" una "arma da guerra" per compiere il massacro?
Perché, cari i miei giornalettai, il vero problema in Ammerreka non sono le armi militari ma proprio le carabine leggere di piccolo calibro e ad alta velocità, magari acquistate con caricatori ad alta capacità (che sono per esempio proibiti nel Belpaese e in buona parte dei paesi occidentali) che permettono di esplodere in pochi secondi decine di colpi e che sono reperibili in qualunque armeria ed anche nei punti vendita di alcune catene di grande distribuzione.

Per non parlare dell'aberrazione, tutta statunitense (ignorata da grandissima parte dei nostri giornalettai) che vede la libera vendita (si, ma solo per corrispondenza!) di appositi kit di modifica per permettere di trasformare le armi semiautomatiche regolarmente in vendita di cui sopra in armi automatiche ovvero in grado di esplodere raffiche controllate di 3 o più colpi, un caso di schizofrenia legislativa da manuale.
 
Quindi, cari i miei avvoltoi, meno chiacchiere e più informazione, specialmente quando lavorate per la TV pubblica, quella pagata coi soldi nostri, per capirci!

martedì 7 giugno 2016

"Caro Gualkon, ho una proposta per te..."



Se c'è una cosa che non ho mai capito, è perché tutti i miei (cosiddetti) amici, quando gli capita per le mani un'inculata, pensino immediatamente di girarla a me.

E non è un modo di dire, ma una solida realtà, come quelle che smercia dalle mie parti il sor Carlino... come arriva un'offerta, di quelle che non si possono rRifiutari, caso strano contattano subito me o i miei per rendermene edotto o – peggio ancora – forniscono a questi prospettivi donatori di lavoro i miei dati anagrafici e/o le mie informazioni di contatto, come telefono e indirizzo mail, il tutto, ovviamente, senza il mio consenso.

Ma tanto, si tratta di amici, giusto?
Si, come no... come dicevano gli antichi: con amici come questi, chi ha bisogno di nemici?

Ultimo caso, ma solo in ordine cronologico, quello che mi è arrivato tra capo e collo verso l'ora di pranzo, a giusto coronamento di una giornata già abbastanza di merda di suo.
Tra l'altro, dico io, se proprio devi cercare di rifilarmi (si, ma assolutamente in buona fede, vero...) il bidone, perché invece di chiamare me direttamente, lo dici ai miei, specialmente a mi'padre che poi ce crede – visto che, a quanto pare, si fida di chiunque fuorché del sottoscritto e si beve le altrui cazzate come oro colato – ed è poi capace di darmi il cordoglio per settimane, fino a quando non sbotto come una vescica troppo gonfia?

Prova a dirlo a me direttamente, così magari te ce mando con tutti i sentimenti, no?
Tanto è palese che – se mi fai arrivare qualcosa per interposta persona – io mi fido, si, ma fino ad un certo punto e quindi i lumi te li vengo a chiedere prima di alzare il telefono o (peggio) andare a perdere tempo e soldi per parlare con questi sedicenti benefattori dell'umanità sofferente... e infatti...

Ordunque, venendo alla novella, merdavigliosa proposta, ecco quello che ho ottenuto dalla viva voce della latrice di buone notizie.
Una ditta appartenente al numeroso novero delle Never Covered Before, ma della quale la mia amica è cliente (e questo già la dice molto lunga sulla serietà di certa gente) le ha chiesto se voleva prestarsi a fare la promotrice per i loro prodotti, visto che stanno piuttosto scarsi sulla piazza di Roma e che di fatto operano esclusivamente vendite per corrispondenza.
Avete presente la famigerata Bofrost o una delle tante società similari? Stessa cosa ma nel settore dell'agro-alimentare, a quel che ho capito.

Dal momento che lei non può (e chissà com'è, dico io) ha subito pensato (?) che il sottoscritto avrebbe potuto benissimo essere interessato; tanto non sta facendo un cazzo al momento, giusto?

Si, forse ma c'è un ma e chi mi conosce appena un po' lo sa benissimo: per prima cosa, io non avallo le politiche predatorie e/o vessatorie di chi approfitta del bisogno altrui per ingrassarsi le tasche; secondo poi, se e quando si parla di lavoro, non accetto di lavorare in nero o senza contributi.
È proprio questo atteggiamento di supina accettazione da parte di chi non usa la testa e non sa badare nemmeno ai suoi interessi più basilari, che ha massacrato il mondo del lavoro in questo paese ed io non intendo averne parte.
Infine, pur essendo un discreto (qualcuno dice anche bravo) commerciante e/o comunicatore, dopo le mie atroci e fallimentari esperienze giovanili mi sono ripromesso che mai e poi mai andrò più in giro a cercare di turlupinare la gente, men che meno per conto terzi.
O meglio, a meno che il terzo in oggetto non mi prenda in pianta stabile e con tutti gli annessi e connessi, stipendio compreso.

Ora, a fronte di tutto questo, come può venirti in mente, visto che ti dici mia amica, di propormi un abominio del genere?

Attività ricercata: promozione di prodotti alimentari presso non meglio specificati banchetti e/o stand (dove, come, quando, non è dato sapere).
Orari e turni di lavoro: dal lunedì al sabato (!) orientativamente dalle 09:00 alle 18:00 (!!) ma la cosa in casi “eccezionali” (?) potrebbe anche prolungarsi.
Retribuzione (e qui casca l'asino!): un fisso di 500 euro/mese (leggonsi: cinquecento euro al mese!!!).

Ora, a parte che – per una cifra del genere – potresti chiedere al massimo un part-time di 4 ore e comunque per non più di cinque giorni la settimana, mi spiegheresti anche sotto quale forma contrattuale potresti mai far passare una puttanata del genere?

Risposta: e chi ha mai parlato di contratto (e quindi di contributi, ritenute, tasse e quant'altro)?

Eccerto! E dimmi, una bella fetta de culo no?
Perché, giustamente, io so' così stronzo che, alla mia tenera età, mi metto in un luogo pubblico a fare pubblicità ad una ditta così, senza avere un cazzo in mano, col rischio, tra l'altro, tutt'altro che peregrino, vista l'aria che tira, che mi si presenti d'amblée un ispettore della ASL o dell'ufficio provinciale del lavoro, meglio ancora, un canarino in borghese (i finanzieri, per chi non lo sapesse) così poi se famo quattro risate.
Tanto a questi ammassi semoventi di materia organica vagamente anfibia che gli costa? Niente, so' IO che ce rimetto pure l'osso del collo e magari accompagnato da una bella denuncia, giusto?

Ora, a parte le considerazioni prettamente legali/burocratico-amministrative, mettiamo caso che uno sia interessato alla cosa e facciamoci due conti; dunque, attività lavorativa sei giorni/settimana per nove ore al giorno, più i trasferimenti da e per... fanno un totale di 54 ore di attività a settimana.
Considerando una media di 4 settimane per mese, fanno la bellezza di 216 ore, il tutto remunerato con la sfolgorante cifra di 500 euro.
Se la matematica non è un'opinione, sono poco più due euro e 30 centesimi l'ora...

Ora, considerando che il tuo donatore di lavoro è una società che vende in tutta Italia e che, se tanto mi da tanto, visto che dispone di call center, magazzini, spedizionieri e quant'altro, fattura (o almeno lo spero) qualche milione di euro di imponibile, non mi pare il caso di andare a spaccarsi la schiena come un negro in un campo di cotone, visto che, per quella somma, solo gli schiavi clandestini, vittime del caporalato più bieco e/o della malavita organizzata, vanno a lavorare nei nostri campi al sud.

Perché, se proprio devo fare il negretto, piuttosto che ingrassare dei bastardi come voi, preferisco di gran lunga andarmene in Friuli o in Tirolo a fare la raccolta della frutta con una delle cosiddette vacanze-lavoro, dove non solo pagano il triplo ma sono compresi anche vitto e alloggio!