Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

lunedì 29 gennaio 2024

Chi la fa l'aspetti...

 Per la serie: chi di (fottuto) aeroplanino radiocomandato ferisce, di (altrettanto fottuto e pure spurgo!) aeroplanino radioguidato perisce, immagino che tutti sappiano della teribbuli novella giunta quest'oggi dalle martoriate lande medio orientali: ben tre soldatini a stAlle e strisce - con ampio contorno di feriti e contusi - c'hanno lasciato la ghirba in quel di Giordania, al confine con la Siria.

Ora, lasciamo perdere che la prima pregunta che si è prepotentemente affacciata alla mia mente è stata: che cazzo ci stanno a fare li 'merrikani in Giordania? la cosa che dovrebbe far pensare è un'altra.

Gli statunitensi, cioè i maggiori sponsor della guerra per procura, possibilmente del tipo teleguidato a (grandissima) distanza di rispetto, quelli che, negli ultimi vent'anni (almeno) - specialmente quando al comando c'era il tizio abbronzato, che per le sue ero(t)iche imprese c'ha pure preso il NOBEL per la PACE (e già questo è un ossimoro a casa mia) - hanno portato in giro per il globo morte e distruzione e compiuto decine (se non centinaia) di stragi via satellite/GPS, si sono presi sui denti proprio un drone, cioè uno dei loro amati giocattoli telecomandati.

Se tanto mi da tanto, per aggiungere l'insulto al danno, magari proprio uno di quelli che i persiani hanno realizzato con un procedimento di ingegneria inversa, spacciandoli poi urbi et orbi, specialmente nel loro orticello di casa - il medio oriente - ed in Ukrajina, in appoggio alle oberate forze di Pooteen ed in risposta all'invio degli stessi, perniciosi giocattoli (ed in quantità industriali!) da parte dei pavidi amici (sì, ma del giaguaro) occidentali al regime di Volodomyr.

Ma sapete qual è la cosa che per poco non mi ha fatto cadere dalla poltrona per lo sSiokk? Che il proditorio attacco è stato possibile proprio perché i 'merrikani erano letteralmente con le braghe calate (leggi: con le difese antiaeree disattivate) perché in fase di recupero dei loro di droni!

Ed ecco che così mi sono risposto da solo alla pregunta di cui sopra, tra l'altro: stanno lì per far danni coi loro giocattoli teleguidati (come sempre) e chissà dove o a far che erano stati inviati.

Magari a commettere qualche altro omicidio per procura in Libano, Siria o Yemen, ovviamente Cicero pro domo Iudaea, tanto perché Giuseppe 'bel addormentato' Biden giura e spergiura ad ogni piè sospinto che non vuole 'allargare il conflitto' nel Golfo e adiacenze.

Come scrivevo nel titolo, chi la fa, l'aspetti...

 

martedì 23 gennaio 2024

I carri armati del DVCE... ma made in U.S.A.!


 Il titolo di questo post vuole ovviamente essere una boutade, gli States non realizzarono mai un carro armato per il Regio Esercito, né prima, né tanto meno dopo la caduta del Regime.

Volevo semplicemente indicare quale... sfolgorante carriera ebbe l'implemento di distruzione di cui voglio parlarvi quest'oggi, il primo carro armato pesante mai realizzato negli States durante la Seconda Guerra Mondiale ma che non fu mai impiegato operativamente e non lasciò mai il territorio degli Stati Uniti continentali, secondo i più a causa di un cambiamento nel pensiero tattico da parte dei leader delle forze armate, più prosaicamente, secondo il modesto parere del sottoscritto, perché troppo grosso, pesante ed ingombrante per poter essere trasportato - specialmente nelle quantità richieste - fino ai campi di battaglia del teatro europeo, per il quale era stato concepito.

Stiamo parlando del carro pesante M6 o per meglio dire dei carri della serie M6, perché di fatto ne vennero realizzati tre, sulle stesse specifiche generali ma differenti per modalità costruttiva o equipaggiamento, ma andiamo con ordine.

Nel 1942 viene approvata la realizzazione di un progetto, iniziato nel 1940, con l'avvio della fase calda dei combattimenti in Europa, per la produzione del carro armato pesante denominato T1; il gigantesco mezzo corazzato, che richiama molto alla memoria i precedenti tentativi, da parte russa e tedesca, di realizzare il carro da sfondamento definitivo, sfociato nei fallimentari modelli multi-torretta come il T-35 russo ed il Panzerkampfwagen Neubaufahrzeug V/VI tedesco, venne standardizzato come M6 per l'appunto ed avviato alla produzione limitata a scopo di valutazione.

Le specifiche originali per il mezzo richiedevano un corazzato che pesasse almeno il doppio del carro medio M3 - appena entrato in produzione quantitativa - per essere impiegato come mezzo d'appoggio per le unità corazzate equipaggiate con questi carri, avere una corazzatura molto più pesante, che lo rendesse de facto invulnerabile alle armi anticarro tedesche presenti e preventivate ed un armamento principale di calibro non inferiore al 75 fino al massimo di 105mm.

Com'era pratica del periodo negli States, anche l'armamento secondario avrebbe dovuto essere formidabile con un cannone anticarro di piccolo calibro e mitragliatrici medie e pesanti posizionate in scafo e/o torretta.

Inizialmente il progetto precedeva una conformazione simile a quella del M3, con il pezzo principale nello scafo e l'armamento secondario in torretta ma venne poi riconsiderato e fu richiesto un carro dall'aspetto più convenzionale, con un'unica, grande torretta armata.

Il risultato finale era un mezzo nella classe delle 57 tonnellate, protetto da piastre di corazzatura dello spessore massimo di 83 mm. e mosso da un sistema propulsore da 800 cavalli che azionava i cingoli tramite un ingegnoso sistema di convertitore di coppia ed una sospensione con molle a volute orizzontali che supportavano 4 carrelli per lato o meglio: quattro doppi carrelli, perché ciascuna unità era composta da 4 ruote in un arrangiamento 2+2, 2 esterne e 2 interne, che correvano lungo quelli che erano di fatto due cingoli completi per lato, tenuti assieme da un connettore centrale, mentre i singoli elementi erano tenuti insieme da perni e si presentavano in acciaio all'esterno, sul lato a contatto col terreno, ed in gomma nella parte interna, a contatto con le ruote.

Le corone motrici erano montate posteriormente, i rulli tendi-cingolo erano due per lato: uno principale, regolabile, l'altro fisso, montato appena davanti al primo carrello.

Il gruppo moto-propulsore era composto da un motore a benzina Wright G-200 radiale a 9 cilindri erogante 800 cv al freno a 2300 giri/minuto; come tutti i propulsori a broda americani, beveva come se non avesse un domani e nonostante tutto non poteva spingere quella gran massa d'acciaio che ad appena 35 kmh a pieno regime. L'autonomia, come per tutti i carri armati statunitensi del periodo, era assai limitata, per non dire risibile: 1756 litri di combustibile a 80 ottani per 160 km di autonomia su strada, quando ti diceva bene!

Non c'era albero di trasmissione: la potenza generata dal motore era convertita direttamente in forza motrice per mezzo di un convertitore di coppia montato subito dietro il propulsore ed azionato da un apposito pedale dal conducente. 

La trasmissione prevedeva infine due marce avanti ed una indietro.

Dal momento che il Dipartimento Armamenti non riusciva a decidersi, si decise salomonicamente di realizzare entrambi i prototipi, sia quello con scafo e torretta realizzati in acciaio colato, sia quello con torretta ottenuta per fusione e lo scafo realizzato in piastre saldate.

L'armamento, come detto più sopra, era stato portato in torretta: un cannone ad alta velocità, di derivazione contraerea - come lo era il famigerato 88 tedesco - da 3 pollici di calibro, denominato M7, con un cannone anticarro M6 da 37mm montato coassialmente, entrambi i pezzi erano girostabilizzati, una grande novità per il periodo.

Sul cielo della torretta trovava posto una mitragliatrice M1919A4 calibro .30, brandeggiabile, in funzione antiaerea; per quest'arma era disponibile un treppiede, trasportato sul carro, per l'uso dell'arma smontata. Sulla parte anteriore dello scafo trovavano posto ben 3 mitragliatrici: 2 M2HB calibro .50 - montate in caccia - ed un'altra M1919A4 brandeggiabile per la difesa ravvicinata.

La dotazione di armi a disposizione dell'equipaggio era completata da due moschetti automatici - immagino fossero dei Thompson M1 - calibro .45 e 12 bombe a mano.

A bordo del mezzo trovavano posto 75 granate da 3 pollici, 202 da 37mm, 5700 munizioni calibro .50 e 7500 calibro .30, più 1200 colpi per i moschetti automatici!

La protezione corazzata (includendo la sagomatura e l'inclinazione delle piastre) era equivalente a 100 mm sull'arco frontale dello scafo e 83mm in torretta tutto attorno.

Una volta completati i prototipi e messi in produzione i modelli di pre-produzione, il Comando dell'Esercito, dopo la constatazione dei primi, immancabili difetti venuti alla luce durante i collaudi, optò per la produzione di un ulteriore modello, il T1E1, caratterizzato da una nuova modalità di propulsione benzina/elettrica, dove il motopropulsore Wright azionava un generatore a corrente continua che a sua volta alimentava due motori elettrici, uno per cingolo. 

La manovrabilità, a quanto è dato sapere, migliorava notevolmente ma non le prestazioni generali, che erano sempre limitate ad una trentina di chilometri orari.

Per rendersi conto di che specie di mastodonte fosse, le dimensioni erano 7,54x3,11x2,99 metri per un peso di 57,38 tonnellate.

Per quanto concerne le altre prestazioni del mezzo, i carri M6 potevano superare una pendenza del 60%, attraversare un fossato di 3,35 m, scavalcare un ostacolo alto 0.91 m ed una capacità di guado di 1,22 con un indice di ribaltamento laterale di 32°.

Tornando a quanto dicevo all'inizio del post, di questo carro alla fine non ne vennero realizzati che 40 esemplari, tutti utilizzati in patria a scopo sperimentale ergo propagandistico. Così com'era accaduto nell'Ittalia faSista con i famigerati 'carri del dvce', dove i mezzi migliori del Regio Esercito, anziché inviati al fronte, venivano trasferiti di volta in volta su e giù per lo stivale in occasione di parate e manifestazioni di regime perché ne erano stati prodotti solo pochi esemplari, la carriera bellica dei carri serie M6 fu spesa in varie manifestazioni propagandistiche ad uso e consumo del contribuente americano, mentre le truppe al fronte dovevano cavarsela con gli assai meno performanti - in termini di protezione ed armamento - M3 e M4 Sherman.

I mezzi, entrati 'in linea' nel '42, furono dichiarati obsoleti nel dicembre del 1944 e avviati alla rottamazione ovvero divennero pezzi da museo. Secondo alcuni esperti, come sir Ian V. Hogg, se si fosse insistito e provveduto a migliorare il mezzo, magari alleggerendolo, avrebbe potuto essere un degno avversario per i Tigre e i Pantera tedeschi e un temibile concorrente per i carri pesanti sovietici delle serie KV e JS ma gli alti comandi alleati preferirono affidarsi alla quantità anziché alla qualità fino all'avvento del M26 Pershing, l'unico carro pesante a stelle e strisce che sia mai entrato in linea nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

domenica 21 gennaio 2024

Chi vuole morire per il Grande Israele?

 Pregunta tutt'altro che peregrina, la mia, alla luce delle ultime dichiarazioni ufficiali da parte del leader neo-nazi con la kippah, che ha finalmente mostrato la sua vera, faccetta serpentina e le sue reali intenzioni.

Altro che lotta al terroNismo islamista, altro che difesa dei patri confini: tutta questa tragica buffonata puzza sempre di più della versione in salsa giudea del 9/11, il casus belli agognato da anni per poter finalmente portare a compimento il progetto - di Bibi e dei suoi sodali - di pulizia etnica nella striscia per poi occuparne in pianta stabile ed in via definitiva il territorio e magari, visto che ci siamo, anche il Libano, la Siria, la Cisgiordania e chissà cos'altro, visto che - nonostante i continui avvertimenti del suo alleato a stelle e strisce (o forse sarebbe meglio dire utile idiota) - continua imperterritamente a fomentare ulteriormente l'allargamento del conflitto, bombardando indiscriminatamente ed impunemente Libano, Siria, Yemen e chi più ne ha più ne metta, per tacere del conflitto - solo apparentemente collaterale - che si sta scatenando in queste ore tra Persia e Pakistan e questo perché, se non per avere finalmente l'occasione di portare a termine il Master Plan dei sionisti da almeno un secolo a questa parte: la ricostituzione del Grande Israele?
Magari, visto che ci siamo... allargandolo un po' rispetto alle sue dimensioni originali, quelle antecedenti all'occupazione romana, per capirci.

Ma la cosa più bella è che per farlo ha tirato dentro, letteralmente per i capelli, i suoi sicari scemi di sempre, gli ameridioti di quell'altro imbambolato senza speranza di Giuseppe 'bel addormentato' BideT che - mentre continua inutilmente a predicare prudenza e moderazione, di fatto non si è ancora reso conto di essere impantanato definitivamente nella novella Terza Guerra del Golfo, a tutto a solo vantaggio della empia alleanza beduino-giudaica, visto che gli attacchi sono stranamente rivolti sempre e solo contro gli sciiti, cioè l'unico ostacolo al predominio nella regione da parte del Grande Califfato Islamico saudita.

Sì, viviamo in tempi decisamente interessanti e sarà vieppiù vedere dove tutta questa storia andrà a parare ma soprattutto chi ne uscirà vivo, una volta che i due... alleati avranno risolto le rispettive agende!

sabato 20 gennaio 2024

Veramente ingredibbuli!1!!

 Sì, è veramente incredibile come si possa scadere nel più becero giornalettismo senzazioAnalistico di propaganda, ovviamente sempre e solo a senso unico e Cicero Pro Domo Zelen'skiy, senza alcuna verifica o contraddittorio, se non quello - incredibilmente e coraggiosamente - fornito da altri utenti che vogliono esser tali e non considerati utOnti da poter prendere serenamente in giro.

Ogni riferimento all'articolo pubblicato ieri sera da Il Giornale di Feltri e Sallusti è ovviamente, assolutamente, volutamente casuale...

Ora, sperando che abbiate visto l'ameno video riportato così pedissequamente da X e letto la marea di boiate a corredo dal (dis)pregiatissimo signor Carpani, cosa si può dedurre?

A parer mio, che si è persa l'ennesima occasione per non fare disinformatia di Regime, perché solo un mentecatto - o un ignorante di caratura PRO - potrebbe mai affermare, con tanta sicumera (per non dire tracotanza) che un blindato, armato col terrifichevole cannone Bushmaster da 25mm, possa anche solo aver scalfito un carro da battaglia di 3a generazione da 46+ tonnellate, specialmente quando è stato ampiamente dimostrato che il mezzo summenzionato è perfettamente in grado di sopportare impatti multipli da un RPG-7 senza subirne danno.

Dal momento che il Bushmaster, con tutta la buona volontà e nonostante i pii desideri dei fin troppi estimatori a stAlle e strisce e non solo (purtroppo), ben difficilmente può eguagliare, in capacità perforante, le prestazioni anche del vecchio lanciagranate russki nella sua versione basica, accreditate di oltre 32 centimetri di acciaio laminato omogeneo, va da sé che è veramente incredibile, nel senso di non-credibile, quel che ci è stato così tronfiamente propagandato.

Tra l'altro, è proprio a causa di queste mistificazioni che - durante la famigerata, Prima Buffonata del Golfo - gli americani ebbero a subire perdite imponenti dei poodendeessimey cingolati Bradley, impiegati ad mentula camelopardis in vere e proprie cariche di cavalleria contro i T-72 della Guardia Repubblichina di Saddam, salvo fare poi precipitosamente marcia indietro chiamando 'MAMMA!!!!' così che ci pensassero poi l'artiglieria - con gli allora nuovissimi MLRS - ed i tanto disprezzati Facoceri a togliergli le castagne dal fuoco... e vendicare l'onore ferito dei novelli emuli del 7° Cavalleria!

Ma allora, direte voi, che cosa abbiamo visto?

Molto semplice: mai sentito parlare di corazzatura reattiva/esplosiva?

Mai sentito nominare la Kontakt-5?

No?

Orbene, la summenzionata Kontakt-5 è per l'appunto una corazzatura reattiva in dotazione oggidì alla stragrande maggioranza dei carri da battaglia russki, specialmente per quelli della nuova famiglia T-90. Come dice la denominazione stessa, è un tipo di protezione reattiva, nel senso che reagisce agli attacchi portati contro le aree protette, che sono ricoperte da sezioni (o mattonelle) scatolari conformi alla sagoma dello scafo e della torretta, riempite di esplosivo e progettate per esplodere - per l'appunto - quando colpite da colpi di cannone ad energia cinetica ergo da proiettili/testate a carica cava, deviando il penetratore ovvero disgregando il getto della carica cava quel tanto che basta per impedirgli di attingere la superficie vera e propria del mezzo, che si trova sotto la protezione reattiva.

Senza starci a girare troppo attorno, questo tipo di protezione è in genere tarato per non esplodere se colpito da armi di piccolo calibro ma è altresì stato ampiamente dimostrato che, se sottoposte ad un tiro sufficientemente intenso, con proiettili perforanti, da parte di un cannoncino automatico o una mitragliera, daje e daje se ne può provocare l'attivazione, facendo esplodere la carica protettiva e... spogliando il veicolo, rendendolo così vulnerabile ad attacchi portati con altre armi, sia cinetiche che ad energia chimica.

Quello che si vede nell'ingredibbuli video non è che lo scoppio di una sezione di corazza reattiva Kontakt-5. 

Come faccio a dirlo?

Primo: il video casualmente si interrompe non appena erompe la vampata, quindi non si vede affatto il carro 'sventrato' né tanto meno immobilizzato/messo fuori uso.

Secondo: quando e se un carro esplode, potete star certi che fa un bel botto e che i pezzi cominciano a volare tutto attorno; l'esplosione non è direzionale, come si vede invece in questo ameno video.

Morale: per l'ennesima volta si è persa l'occasione per non fare l'ennesimo merdone giornalettistico da pennivendolo e di continuare a propagare il rincretinimento e l'ignoranza delle eataliche genti.

Complimenti vivissimi, continuiamo così, che va benissimo!

venerdì 19 gennaio 2024

Il mitra American che più American non si può!

 ...e infatti, per buona parte della sua lunga - ma non troppo proficua - carriera, quest'arma è stata fabbricata all'estero, nientemeno che in Austria, dalla Voere ed è solo per questo motivo che veniva considerata negli annuari e nelle pubblicazioni specializzate di fine anni '70 e primi anni '80.

Ma andiamo con ordine. Ciò di cui stiamo parlando è di un'arma, come dire, ibrida, in quanto classificata dai più come pistola mitragliatrice, mentre - a tutti gli effetti - potrebbe essere considerato una specie di fucile d'assalto molto, ma molto leggero.

L'arma in questione è l'American 180 M-2 quello che personalmente definirei un moschetto automatico - alla vecchia maniera - in quanto ha la configurazione di un fucile corto/carabina ma spara cartucce di bassa potenza, nello specifico le ubiquitarie .22 LR; è vero che questa cartuccia è stata sviluppata alla fine del XIX secolo per l'uso in carabine e fucili ma il fatto che sia poi stata universalmente adottata anche per pistole e rivoltelle, sia per uso sportivo che per difesa personale, credo abbia ingenerato la confusione di cui sopra.

Tornando a bomba, quest'arma - apparsa alla fine degli anni '60 - era l'evoluzione di una precedente carabina semiautomatica progettata nientepopodimeno che da Dick Casull in persona, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e prodotta come Casull 290, dove il numero stava ad indicare la capacità del caricatore!

Il sistema di alimentazione era infatti la vera novità del progetto: un tamburo, montato trasversalmente sul ricevitore - alla maniera dei vecchi fucili mitragliatori Lewis ovvero delle DP russe del tempo di guerra - nel quale trovavano posto più file di cartucce calibro .22 alimentate orizzontalmente direttamente nella camera dal movimento dell'ingranaggio a molla.

Questa caratteristica verrà mantenuta quando la nuova proprietà - la American International Manufacturing Corporation di Salt Lake City, nello Utah - deciderà di adattare il disegno originale per trasformarlo, per l'appunto, in un moschetto automatico per uso militare/di polizia.

L'arma - che nelle linee somiglia moltissimo alla Thompson M1 e al Model 1928A1 quando dotata di impugnatura anteriore opzionale - è una normalissima arma a chiusura labile, che spara a raffica libera ad otturatore aperto per ragioni di raffreddamento. Può essere dotata di due lunghezze di canna, una lunga 42.5 cm con astina paramano di piena lunghezza ovvero una corta da 23 cm che incorpora al posto del paramano la summenzionata impugnatura per rendere l'arma più controllabile quando si spara a raffica.

Il caricatore è per l'appunto quello 'a padella' sviluppato da Casull ma con la capacità ridotta a 177 cartucce, sempre in calibro .22 LR; questo fa sì che - stando alle testimonianze delle prove al poligono - un tiratore a malapena decente avrebbe potuto tranquillamente piazzare tutti e 177 i colpi in un circolo di 7,5 cm alla distanza di 18 metri, grazie al ridottissimo rinculo delle cartucce ed al rilevamento pressoché inesistente anche nel tiro a raffica, il tutto alla ragguardevole cadenza di ben 20 colpi/secondo, dal momento che - a causa del viaggio assai breve dell'otturatore - la velocità ciclica di tiro raggiungeva (e talvolta poteva superare) i 1200 (leggonsi: MILLEDUECENTO) colpi/minuto.

Come summenzionato, il target dell'arma erano non tanto le forze armate, quanto quelle paramilitari/dell'ordine ed infatti, per quanto è dato sapere, la maggior parte delle armi militari (leggi: automatiche) prodotte è finita nelle mani di diversi dipartimenti di polizia e penitenziari; proprio questi ultimi ritenevano l'arma un'eccellente deterrente - oltreché una ottima 'scopa' - nei confronti di torme di detenuti riottosi e ribelli, in quanto, date le prestazioni anemiche della cartuccia - che non avrebbe mai potuto penetrare le protezioni (caschi, scudi, giubbotti etc.) in dotazione ai reparti anti-sommossa delle guardie carcerarie - anche se fosse eventualmente caduta in mano agli insorti, ben difficilmente avrebbe potuto provocare troppi danni.

Ecco, quest'ultimo punto fu clamorosamente smentito - ancorché in fase sperimentale e non dal vero, fortunatamente - dalle prove effettuate al poligono, perché è vero che la .22 LR è considerata una cartuccia fiacca ma entro le normali distanze di ingaggio, vista la stabilità e la precisione dell'arma nel fuoco a raffica libera, la grandinata di colpi ravvicinati nella realtà può fiaccare le protezioni balistiche fino a penetrarle, così come può tranquillamente sbriciolare pareti, foratini di cemento, divisori, pareti e porte di legno.

Di più: secondo alcune prove, il tiro concentrato di una AM 180 poteva abbattere un palo della luce o del telefono (parliamo ovviamente di quelli di legno, che vanno ancora per la maggiore, specie nel sud e nel midwest degli Stati Uniti) ancor prima di aver completamente svuotato il caricatore!

Nonostante queste... prove a carico, effettivamente l'arma è stata adottata principalmente dalle forze di polizia di alcuni stati e dai dipartimenti penitenziari, per i quali pare siano anche stati realizzati dei supporti pluri-arma a perno - da balconata - ovvero a candeliere, da installarsi nelle torrette di guardia come deterrente contro le insurrezioni dei detenuti, anche perché, diciamocelo, difficilmente qualcuno si sarebbe mai prestato a fare da bersaglio il tempo sufficiente a farsi scaricare addosso 10, 20 o 30 colpi tutti in una volta.

Nel frattempo, nel corso degli anni, la produzione era passata di mano un'altra volta: l'ultimo proprietario, la Illinois Arms Company, Inc. decise di provare a dare una spinta alle vendite, sviluppando una cartuccia appositamente per l'uso con la American 180. Denominata ufficialmente .22 Winchester Magnum Short Rimfire (cioè Winchester Magnum Corta a percussione anulare) ovvero .22 ILARCO (dal nome dell'azienda) o .22 American, questa cartuccia - sviluppata dalla .22 Winchester Magnum - aveva le stesse dimensioni di una .22 LR (5,7x17mm) ma con una carica ben più potente.

Adoperando questa cartuccia, le prestazioni miglioravano sensibilmente ma la cadenza di tiro ciclica si attestava sui 1600 colpi/minuto. Va da sé che l'esperimento non ebbe grande rilevanza o successo commerciale e - per quanto mi è dato sapere - sparì senza lasciar tracce quando la ILARCO venne acquisita da altra società.

Per quanto concerne la American 180, la produzione è cessata alla fine degli anni '80 ma è stata più volte ripresa da altre compagnie, che la fabbricano su richiesta, in quantitativi limitati e solo come carabina semiautomatica per il mercato civile.

Per questi nuovi acquirenti, le stesse ditte propongono - al posto del vecchio caricatore a padella in acciaio da 177 colpi - nuovi  caricatori a tamburo - realizzati in polimeri - della capacità di 165, 220 o 275 colpi, cui va però applicato un avvolgitore meccanico esterno per la ricarica degli stessi.

Venendo alle specifiche di questo mirabolante implemento di distruzione, queste sono:

calibro: .22 Long Rifle
Lunghezza: 90 centimetri con calciolo e canna lunga, 65 cm. senza calciolo e con canna lunga, 72 cm. con canna corta e calciolo ovvero 45 con canna corta senza calciolo
Canna: 42,5 cm. (lunga), 23 cm. (corta) con passo di rigatura 1/40 cm con 5 righe ad andamento destrorso
Velocità iniziale: 374 m/s (canna lunga), 366 m/s (canna lunga) con cartucce .22 LR
Peso: 2,61 kg a vuoto (canna lunga e calciolo), 4,56 kg completo di caricatore da 177 colpi - il calciolo amovibile pesa 0,19 kg
Mire: mirino a lama quadrata, alzo a diottria regolabile in elevazione e deriva
Cadenza di tiro: 80 colpi/minuto (semiauto), 200 colpi/minuto (a raffica), 1200 colpi/minuto (ciclica/teorica)
Caricatore: a padella della capacità di 177 cartucce
Peso caricatore: 1,41 kg (vuoto) 2,02 kg (pieno)
Portata Efficace: 100 metri

Un ultima cosa: per quest'arma venne appositamente sviluppato, nei primi anni '70, uno dei primi esemplari operativi di puntatore laser con batterie ricaricabili. Questo implemento - che era praticamente grosso e pesante quanto una pistola di grosso calibro (o un mitra leggero) - si installava sotto la canna standard al posto del paramano e proiettava un punto rosso alla distanza massima di 300 metri, del diametro di circa 7,6 cm alla distanza di 180 metri.

Denominato Laser Lok (o Loc), era un proiettore laser al neon-elio, un parallelepipedo le cui dimensioni erano 35x11,4x4,4 centimetri e pesante - batterie comprese - 2,61 kg; poteva funzionare ininterrottamente per 2 ore e per la ricarica ne occorrevano 8.

Come sempre, in chiusura di post, i miei più sentiti omaggi e ringraziamenti alle opere di Christopher F. Foss e Terry J. Gander (Infantry Weapons of the World - Second Edition ©1979) e il solito Kevin Dockery (The Armory) per le informazioni tecniche, storiche e soprattutto le specifiche proposte in questo articolo.


sabato 13 gennaio 2024

MA COS'È 'STA CAGATA!?!?


 Ennesimo, purtroppo, post (assai) polemico, determinato oltretutto dalla cocente delusione - per non dire di peggio - dopo lunga, lunghissima attesa ed innumerevoli prese per il culo da parte di quel deesagiato subnormale del "mio" edicolante (che dopo la malaparata di oggi, ovviamente non lo sarà mai più!).

Pietra dello scandalo, come avrete facilmente intuito, l'ultimo (per me in tutti i sensi) numero del famigerato Annuario Armi, giunto nientepopodimeno che al traguardo della XX edizione... e costantemente peggiorato, anno dopo anno, fino ad arrivare all'estremo insulto di questo brogliaccio infame.

5000 schede di armi

25.000 pezzi catalogati

Ricchi premi e cotillon

ma soprattutto

tanti bei fottuti QR Codes, come se piovesse!

Ecco, appunto: tanti bei rimandini digitali ad altrettanti contenuti consultabili (ovviamente) esclusivamente online!

Peccato che io abbia pagato la bellezza di 15 pippi per avere tra le mani un catalogo/esposizione cartaceo da consultare direttamente a mano, ci faccio cazzo con i vostri merDavigliosi "contenuti digitali" consultabili - effigurati - esclusivamente su uno stramaledetto intelligofonino, visto che non penso e non credo che l'utOntO medio abbia a disposizione un lettore di codici QR collegato direttamente al proprio PC e anche se lo avessi, puttana della miseria, se volevo leggere informazioni su una pagina web, anziché regalarvi i soldi, potevo farlo aggratisse andando a consultare direttamente i cataloghi online delle varie aziende (anche perché non è che me ne interessino poi così tante, so' sempre quella mezza dozzina o poco più...).


Insomma, un'inculata magistrale su tutta la linea, visto che - per 15 ricchi pleuri - quello che hai in mano è solo una sequela infinita di fotografie formato francobollo con delle presunte schede tecniche che si riassumono in nome, calibro, lunghezza di canna e prezzo del pezzo! Praticamente il vuoto pneumatico e per di più un'offesa - oltreché al buonsenso - per la vista, specialmente se hai qualche problema, alla vista.

Ho capito che viviamo nell'era del Bimbominkya Digitale-dipendente ma - brutta miseria - così è davvero troppo. E il brutto è che all'estero (leggi: nella Terra dei Liber(ticid)i non è che vada meglio, come giustamente testimoniato recentemente anche dai recensori a stAlle e strisce, oltreché nostrani, delle ultime edizioni di periodici considerati un tempo il Sancta Sanctorum della cultura armiera, come il The Shooter Bible e il Cartridges of the World, che dacché hanno cambiato format ed editore, sono divenuti inguardabili.

...

Ma almeno non ti prendono per il culo, con una galleria di ignobili QR Code da consultarsi sul citofonino!

Ah, dimenticavo la chicca finale: per aggiungere ingiuria al danno, per ottenere questo ignobile spreco di carta patinata, mi sono pure dovuto fare una bella scarpinata, visto che l'infame giornalettaio di cui vi parlavo all'inizio, ha pensato bene di prendermi per il culo per l'ennesima volta, mentendo spudoratamente tutte le sante mattine che - nel corso di questa settimana - sono passato per chiedergli se fosse finalmente uscito 'stocazzo di Annuario, salvo ottenere sempre la stessa risposta.

NO, NO À ANKORA USCITOH!1!

Anno nuovo, solite inc kool 8
Un par de marùn, brutto bastardo, visto che la notifica l'ho ricevuta per e-mail 3 giorni fa (mi pare) e l'altro edicolante mi ha candidamente confermato che era sugli stand già da martedì.

Quindi, infame carogna, anziché perculare la gente, dillo chiaro e tondo che non ce l'hai semplicemente perché non lo hai ordinato. Al massimo posso anche accettare una supercazzola del tipo: NON CE L'HO XKÈ NO ME LO MANDANO!1!! ma evita di dire cazzate, che poi si risolvono puntualmente con l'utOntO che resta a bocca asciutta e poi magari la roba è costretto a richiederla - e pagarla! - come arretrato con in più l'aggravio della spedizione.

Per la cronaca, se fosse andata a finire così, come minimo adesso l'Annuario l'avrei utilizzato per picchiarcelo selvaggiamente, 'sto subnormale! 

Invece così me lo posso giusto dare sui denti in solitaria.

E pure queste so' soddisfazioni, n'est pas?