Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

martedì 23 luglio 2013

Eeehhh... come sono feliceeeee!!!


Antonio Mastrapasqua, DUE MILIONI l'anno di onorario (rubato
dalle tasche degli italiani) per fare cazzate
e mandare regolarmente sul lastrico MILIONI di Italiani...

Gli altri fanno cazzate e IO pago!

Tanto perché non bastavano le tegole che puntualmente si abbattono sul mio capoccione, la micragna che mi si è attaccata addosso e non mi lascia più e la perpetua ricerca di un lavoro che somiglia sempre di più alla ricerca del Santo Graal, m'è piovuto addosso l'ennesimo strale – per di più assolutamente imprevisto – che mi ha definitivamente messo in ginocchio.

E il bello della questione è che non è nemmeno responsabilità mia, bensì dell'incompetenza dei pubblici uffici, dell'ignavia dell'ente previdenziale italiota par excellence unita alla rapacità dell'Agenzia delle Entrate; i primi non sanno manco fare i conti, i secondi hanno aggiunto il danno alla cazzata che hanno fatto nel 2011 (quando si sono bellamente persi la mia domanda di disoccupazione – ricordate? - ed ho dovuto ovviare di tasca mia, mettendoci di mezzo un leguleio) e la terza... bhé, fa il suo dovere: ruba ai poveri perché i ricchi (e i ladri, i disonesti e gli evasori) non abbiano a dover render conto all'erario dei loro sudati e disonesti guadagni!

Fatto sta che – con uno strano giro che ancora non ho capito bene nemmeno io – la mia dichiarazione dei redditi è finita da Ponzio a Pilato ed è alla fine tornata alla base con la buona novella: tanto perché te mori de fame, invece che a rimborso, HAI DA PAGARE!!!
Per la serie: il conflitto di interessi è cosa che riguarda
Berlusconi, questo cialtrone è il direttore dell'Agenzia delle
Entrate e allo stesso tempo presidente di Equitajia...
ma nel suo caso NON C'è conflitto, perché di fare i cazzi
propri e quelli del padrone gli riesce benissimo lo stesso



Non solo, ma devi farlo pure ieri, altrimenti farai bene ad espatriare prima che si presentino gli sgherri di Equitajia alle porte accompagnati – in questo caso si che sono sempre, puntualmente presenti – dai bravac... ahem!... dai tutori dell'ordine costituito.

Quindi, appena ricevuta la notizia, mi sono dovuto precipitare – ormai praticamente in Zona Cesarini – al più vicino sportello bancario, Idove per la cortesia gli ho dovuto pure lasciare altri 3 ricchi pleuri di commissioni di prelievo; questo perché dal sito della banca, come ho scoperto dopo mezz'ora buona di infruttuose ricerche, non è più possibile (o almeno non lo è per me) effettuare pagamenti tramite F24 per via telematica, così come hanno abolito surrettiziamente la voce bonifico internazionale... quindi, alla faccia dell'informatizzazione e del new deal tanto sbandierato dal govern(icchi)o, se voglio fare il mio dovere di cittadino mi tocca pure pedalare fino alla banca e cacciare commissioni e balzelli per il disturbo, che, fino ad ora, non avevo mai dovuto pagare, operando da casa, via web.

Ma quello che più mi manda in bestia non sono tanto le tasse, anche se anche qui avrei qualcosina da ridire, visto che i responsabili di questo... dissesto con l'erario non stanno a casa mia ma al INPS, quanto le... voci accessorie che compongono gran parte della dichiarazione: ravvedimenti, sanzioni e interessi sui primi e sulle seconde!

Cioè in pratica, a causa delle cazzate che hanno fatto, quando non mi hanno pagato l'indennità di disoccupazione per tempo ma ben nove mesi dopo, hanno pensato poi bene di conteggiare quei cespiti non per l'anno di pertinenza, bensì mandandoli a cumulo con i miei redditi regolari del 2012: due CUD da due aziende diverse uguale un fracco di tasse aggiuntive, nonché aliquote e massimali rivisti puntualmente al rialzo... aggiungeteci poi i conteggi fatti a ceppa di canide, le errate detrazioni e non so quale altro arzigogolo anche da parte della P.A. presso la quale prestavo servizio, et voilà: la mazzata è servita!
...e comunque, gira che ti rigira, chi se la piglia nel culo, siamo
sempre e solo noi!

Solo che – come troppo spesso succede in questo cazzo di paese – gli altri fanno cazzate ma non sono mai loro a pagarne lo scotto, a meno di prendere le carte, metterle in mano ad un revisore contabile (ovviamente pagandolo di tasca propria) e fare un esposto in Procura e una querela contro gli enti incriminati, mettendoci ovviamente di mezzo un legale (anche questo a spese proprie) salvo poi attendere un giudizio in merito, che – se tutto va bene – arriverà fra dieci anni... in pratica, si fa prima e meglio a morire di consunzione, che ottenere, non dico giustizia, ma quanto meno, di non essere continuamente tiranneggiati e presi pure per il culo!



domenica 21 luglio 2013

...e 'STICAZZI!!!


Dire che sono incazzato nero sarebbe solo un pallido eufemismo... sto letteralmente per esplodere e solo il fatto di essere rinchiuso all'interno del mio antro, solo e abbandonato, fa si che non sfoghi la mia ira sul primo malcapitato di turno.

Giusto coronamento di una settimana di pupù evolutasi nel week-end in una valanga di merda, ho appena avuto a che fare – anche se per via telematica – con i nostri ero(t)ici servizi di pubblica (in)sicurezza a causa di un... piccolo incidente, diciamo così, che ha funestato il mio – già per sé tutt'altro che indimenticabile – pomeriggio.

Per la serie: le cose si fanno sempre al momento opportuno, i vecchietti hanno stabilito che – nonostante tuoni, lampi, fulmini e saette che si stavano appropinquando all'orizzonte – loro dovevano assolutamente andare a trovare i nipoti... peccato che si trovino esattamente agli antipodi rispetto a dove abitiamo noi.
Già in condizioni normali sciropparsi la traversata della nostra amena cittadina (leggi: Roma) è tutt'altro che una scampagnata, figuriamoci quando volge al brutto, meglio ancora se è in corso uno dei – ormai non così rari – famigerati nubifragi che di tanto in tanto assurgono anche agli altari delle cronache.

Quando finalmente (e sempre fuori tempo massimo) l'armata Brancaleone de noantri è pronta alla transumanza, come prevedibile, ci sono tutte le avvisaglie di un imminente disastro ambientale... come ciliegina sulla torta, però, una (s)gradita sorpresa: l'acciaccato semovente, parcheggiato una tantum sotto casa, è prigioniero della solita cazzo di motoretta, che si è incastrata tra il culo del mio rottame e la – altrettanto solita – cazzo di Smart parcheggiata a membro canino.
Davanti, manco a farlo apposta a nemmeno 20 centimetri dal muso del mio potente mezzo, il classico Volvo che ha occupato così due posti, parcheggiando – anche quello – a ceppa di canguro.

Ma il meglio è la fottutissima Fiat 500 targata Viterbo, platealmente in seconda fila (e stavo in pensiero...) davanti al mio semovente, a pochi centimetri dallo sportello.

Non faccio in tempo a guadagnare l'interno dell'auto che viene giù l'apocalisse con tutti gli annessi e connessi, compresa la biblica grandine di fuoco!...cioè, alla fine proprio di fuoco non è ma è sufficiente e necessaria a farmi letteralmente un culo così visto che la prima scarica me la becco tutta tra schiena e deretano.
Dopodiché il diluvio (letterale) che trasforma tutto il viale nella versione dei poveri del Colorado, con tanto di rapide, e il bidone in un'isola (in)felice il cui unico abitante – novello Robinson Crusoe – è il sottoscritto.

La storia va avanti a fasi alterne per una buona mezz'ora, prima che – ucciso da tedio e in preda ad un turbine di madonne da fare concorrenza alle famose sette chiese – non decido di abbandonare il mezzo approfittando di un'apparente pausa nei combattimenti celesti.

L'uscita è peggiore dell'entrata: riesco a mandare definitivamente a puttane quel poco che rimaneva dei miei (già infiammati) legamenti, stirandomi anche il polpaccio nel frattempo... mentre sto lì che zoppico, saltellando su una gamba sola e tirando giù tutto il calendario, festività comprese, ecco che viene giù il secondo tempo de La Tempesta di Shakespeare ed io, ovviamente, trovandomi allo scoperto e in mezzo alla piena che dilaga ormai per ogni dove, bloccandomi ulteriormente il passaggio a causa delle mie... precarie condizioni di deambulazione, me la becco tutta e al quadrato!

Non so nemmeno io come cacchio ho fatto a rientrare in casa (e fortuna che la macchina era parcheggiata proprio lì sotto, se no addio còre!) fatto sta che la prima cosa che mi è venuta in mente a questo punto è stata di denunciare alle forze del (dis)ordine il fatto che ci sia un veicolo platealmente abbandonato nel bel mezzo di una delle vie di maggiore scorrimento del fottuto quartiere, senza che nessuno abbia fatto un cazzo per provvedere.

Vengo infatti a sapere, non appena riesco a liberarmi dalle borracce che sono diventati i miei vestimenti leggieri, che i miei – mentre il sottoscritto languiva come il prigioniero di Zenda in auto sotto il diluvio – avevano trovato momentaneo riparo all'interno del famoso (o famigerato?) ristorante Civico 70 sito – guarda un po' – all'altezza del civico omonimo.

Come avrete intuito, il mio trattore è parcheggiato davanti al loro locale, così come l'ostruzione camuffata da veicolo di cui sopra... dicevo dunque che i miei si sono fatti una chiacchierata coi gestori, che li hanno informati che quel cassonetto su ruote sta lì da almeno cinque giorni, con tanto di contravvenzione elevata dai pizzardoni nostrani bella esposta sul parabrezza.

Come al solito, di fare il loro maledetto lavoro in modo decente non se ne parla, perché bastava un controllo (anche semplicemente manuale: chi è secondo voi il decerebrato che lascia l'auto incustodita e aperta al giorno d'oggi?) per capire che quel veicolo è lì abbandonato e probabilmente rubato... a chiunque, vedendo semplicemente la targa, verrebbe in mente ma a loro no!

E in quanto a voi altri, esimie teste di cazzo, che mi massacrate le gonadi tutte le sante sere che ha fatto dio con i vostri civilissimi avventori parcheggiati a fare bordello sul marciapiede sotto casa, avete quell'obbrobrio fermo davanti al vostro cazzo di locale e non avete fatto nulla per segnalarlo?

Complimenti, civilissimi, come sempre...

A questo punto, dicevo, armato di cotante informazioni, mi sono armato di telefono ed ho chiamato io chi di dovere... no, non i pizzardoni, che i danni già li hanno fatti, ma i gargamella... alla faccia dei servizi di emergenza, sono stato due minuti buoni attaccato al telefono ma non mi ha risposto nessuno!
Uno scandalo, bello e buono...

Ho provato allora con la concorrenza (il 113 per capirci) dove invece qualcuno ha risposto.
Mi sono identificato ed ho segnalato la presenza in sosta d'intralcio di un autoveicolo, probabilmente rubato, targato VT nel bel mezzo del viale, davanti al notorio ristorante di cui sopra, con tanto di multa esposta in bella vista, segno che qualcuno dovrebbe già essere a conoscenza della cosa.

Sapete cosa hanno risposto?

Ne prendiamo atto, buonasera...”

Fine della conversazione... è passata esattamente un'ora da che ho chiamato, indovinate un po' quante pattuglie si sono precipitate qui sotto per indagare sulla cosa?

sabato 20 luglio 2013

Non si smentiscono mai...

Nuova, edificante notizia, che vede – ancora una volta – protagonisti (chissà com'è?) due esimi esponenti delle Forze del (dis)Ordine in forza ai commissariati della Capitale.
Non era bastato il recente arresto dei quattro integerrimi esponenti della Mobile per concussione, corruzione, abuso di potere, minacce e violenza fisica e carnale che ecco che due dei loro stimatissimi colleghi in forza a San Basilio sono stati beccati con... le palle in buca, con tanto di prove fisiche e ambientali di quello che hanno combinato, a ribadire ancora una volta – casomai ce ne fosse bisogno – la protervia e il delirio di onnipotenza (per giunto condito da una insana dose di emerita stupidità e vedremo perché) che alberga in cotanta parte degli esponenti di un'organizzazione il cui compito dovrebbe invece essere la tutela dell'ordine, la protezione dei cittadini e l'applicazione della legge.

I fatti in poche parole: la protagonista (e vittima) di questa storia è una giovane cubana, agli arresti domiciliari col marito con l'accusa di sfruttamento della prostituzione; non entro qui nel dettaglio perché la cosa esula dal nostro interesse, anche se quasi tutti gli organi nazio(a)nali di (dis)informazione ci hanno tenuto a calcare il palo sulla cosa, quasi che fosse una giustificazione per il comportamento aberrante dei due scherani in divisa coinvolti nella vicenda.

Punto di vista – a mio modestissimo parere – assolutamente opinabile (per non dire vergognoso); il fatto che uno possa essere pregiudicato non da a nessuno – men che meno agli agenti in servizio, di qualunque corpo essi siano – di comportarsi come animali con un cittadino, a maggior ragione poi quando il suddetto cittadino è ancora in fase di giudizio e non è stato condannato da nessuno.

Comunque sia, questi due spettacolari esemplari di galantuomo in divisa si sono recati nell'abitazione della donna in stato di fermo con la scusa di una perquisizione, dopodiché le hanno detto, in maniera inequivocabile, che sarebbero... tornati a trovarla, più tardi, con comodo e soprattutto in borghese, cosa che poi hanno realmente fatto.

Come dice la didascalia: "se davvero non voleva, bastava che dicesse qualcosa"
Il fatto che la vittima sia inerme o impotente non c'entra, basta la parola, giusto?
Ovviamente non c'è bisogno che vi faccia dei disegnini per capire cosa è successo quella notte, quando i due bei tomi sono effettivamente tornati in casa della vittima.

Dicevo prima che questi due brillanti esponenti delle forze dell'ordine hanno dato sfoggio di un raro esempio di stupidità conclamata ed ecco il perché: non solo hanno fatto i loro porci comodi con una prigioniera inerme ma hanno lasciato prove da tutte le parti, comprese tracce, impronte e DNA; per di più la nostra niňa caraibica - non appena intuite le intenzioni, tutt'altro che benevole, dei due - ha pensato bene di procurarsi una... piccola polizza di assicurazione contro attenzioni non volute, nascondendo nella sua camera da letto un registratore con il quale ha inciso, ad imperitura memoria per i posteri... l'edificante colonna sonora della serata, ad eventuale uso e consumo della magistratura.

Vista la situazione, una pensata a dir poco geniale anche se facilmente prevedibile... a meno, cioé di non essere due idioti integrali!

Delle ragazze sudamericane in generale e delle cubane in particolare, si può dire infatti di tutto, tranne che non siano delle belle figlie di... mamma, furbe come il diavolo (sapete com'è, da quelle parti è una necessità, se vuoi sopravvivere) e molto, molto svelte, di testa e di mano... e forse sarà proprio questa mossa a permetterle di mettere fuori gioco – speriamo per un congruo numero di anni – questi indegni rappresentanti dello Stato.

Ovviamente, i soliti, summenzionati organi di (dis)informazione, imbeccati da chi sappiamo noi (quello che hanno combinato solo pochi giorni fa con l'Affaire Shalabayeva brucia ancora, per non parlare della sesquipedale – ennesima – figura di merda che ci hanno fatto fare a noi italiani tutti) si sono subito sbrigati a dire che si tratta quasi certamente di una trappola ordita dall'astuta maitresse cubana per incastrare e ricattare i due mentecatti in divisa.

E io ci credo, si, davvero... ci credo talmente tanto che non riesco a capire come mai quella edificante registrazione sia poi finita dritta dritta nelle mani del procuratore della Repubblica ad avallo dell'accusa di stupro mossa dalla donna.
Ed è altrettanto evidente che – come me – anche la Procura deve credere ciecamente nella tesi dell'agguato ricattatorio... infatti i due puffi se li sono bevuti!

Ma chi vogliono prendere per il culo!?

Speriamo solo che non finisca anche questa a tarallucci e vino e che almeno gente come questa, se non in galera, quantomeno la buttino fuori a calci dal Corpo, prima che la fiducia della gente nelle Forze di Sicurezza nazionali (già di per sé al minimo storico) non finisca per evaporare del tutto.

venerdì 19 luglio 2013

Come volevasi dimostrare...


Una visione d'altri tempi... rinnovata ieri pomeriggio!
Ci eravamo lasciati la volta scorsa con il sottoscritto che – dopo non aver cavato un ragno dal buco nel suo territorio di competenza – meditava di farsi un giro dalle parti del centro.

Più precisamente, ho scelto come bersaglio per la mia... infaticabile ricerca la zona compresa tra Via Nazionale, Piazza della Repubblica e Piazza dei Cinquecento, ovverosia dove sorge la notoria (qualcuno direbbe famigerata) Stazione Termini delle (defunte) FF.SS., un tempo sede di ogni iniquità cittadina (non ho mai capito per quale motivo le stazioni ferroviarie attirino sempre tanti spostati, sbandati, froci e puttane – salvando sempre l'ultima categoria, ovviamente) e oggi fiore all'occhiello della Capitale, una specie di mega centro commerciale multipiano (ma col cazzo che hanno invece costruito i parcheggi necessari a chi si reca in stazione per caricare/scaricare bagagli e passeggeri) dove i treni arrivano e partono ancora alla cazzo di cane, ma in compenso puoi trovare di tutto e di più nei megastore fuori dall'area binari; una caratteristica costante è però rimasta: è una zona ancora frequentata da tanta, varia umanità ma oggidì pesantemente pattugliata dalle forze del (dis)ordine, dove in realtà la fanno da padrone... i fetentissimi autisti dei mezzi pubblici!
Tipico esempio di rivista "per adulti" dell'Est

Giuro che erano anni che non rischiavo la pelle così, voglio dire: ci troviamo in un'area fortemente pedonalizzata antistante la stazione più grande e importante di Roma per non dire forse di tutta Italia, tutta la fottuta piazza è praticamente un unico, grande capolinea a cielo aperto per i bus delle linee urbane – quindi trafficatissimo da utenti e passeggeri – che cazzo di bisogno c'è di fare lo slalom a tavoletta in mezzo alla gente?!

Non esistono stop, precedenze o passaggi pedonali che tengano; ti passano letteralmente sopra senza colpo ferire anche davanti a pulotti e caramba che fanno finta di niente!

Va bene, torniamo a bomba che è meglio...

Ordunque, dicevo che c'è una caratteristica che è rimasta invariata della zona, nonostante il passare del tempo, delle mode e degli interminabili lavori a fase alterne per fare questo o modificare quest'altro in zona e alla faccia della crisi economica imperante: è ancora il regno delle edicole a luci rosse e del mercatino del libro usato dove a saper scartabellare (soprattutto ad averne voglia) si potrebbe davvero trovare di tutto e anche di più... se solo si riesce a superare l'ostacolo della puzza atroce di piscio stantio e birra che permea indelebilmente tutta la zona!
Anche questa è – purtroppo – una caratteristica immutabile dell'area e nei decenni non c'è stato un cane in municipio che abbia saputo porvi rimedio.

Come potremmo definirla, se non la versione
Made in Poland del nostrano Le ORE?
Le edicole, però, sono tutta un'altra storia; frequentatissime, giorno e notte, da frotte di turisti in cerca di guide, informazioni e titoli di viaggio per bus, tram e metro (si, lo so: è una cosa da chiodi che a due passi dalla stazione centrale e con cinquanta capolinea delle linee urbane, tocchi rivolgersi alle edicole e al bar tabacchi sulla piazza per queste cose...) e in eguale misura ma esclusivamente di notte da solitarie figure che col favore delle tenebre cercano di mettere mano senza esser viste agli agognati beni proibiti.... forse anche perché, per quello che ho visto in giro, probabilmente sono – non dico le uniche ma poco ci manca – le ultime... fonti di approvvigionamento di materiale cartaceo per adulti della città.

A questo punto, occorre fare una breve divagazione per descrivere questi due... templi della carta stampata; innanzitutto sono due, distanti l'una dall'altra non più di una cinquantina di metri, sullo stesso marciapiede alle spalle della basilica di Santa Maria degli Angeli – tristemente famosa per il fatto che vi si svolgono quasi tutti i funerali solenni di Stato quando capita qualche disgrazia – e guardano piazza dei Cinquecento e la Termini.

La prima è un'edicola apparentemente normale, nel senso che vende ammennicoli e parafernali vari ed eventuali, oltre a giornali, riviste e quotidiani... sulla destra, però, celato da uno sportello di legno, c'è il paradiso proibito degli erotomani di tutto il mondo.
Attenzione, però, perché un cartello vi informa perentoriamente del fatto che l'area è non solo interdetta ai minori ma che la direzione (!?) si riserva il diritto di far accedere solo chi dicono loro ad insindacabile giudizio del gestore... a questo punto viene spontaneo chiedersi che accidenti abbiano nascosto in quello stanzino ricavato nel corpo esterno dell'edicola.

Dal momento che l'edicola era piena come un uovo e lo spazio interno assai risicato, ho preferito passare oltre e vedere come fosse la situazione nell'altra.

La seconda, molto simile alla prima per fattezze e dimensioni, non si fa invece alcun problema nell'esporre in bella mostra ed in quantità industriali ogni genere di rivista o giornale porno o erotico possibile e immaginabile, più una panoplia impressionante di fumetti per adulti vecchi e nuovi, il tutto, spesso e volentieri, in confezioni risparmio extra large con più riviste e/o giornali all'interno.
In pratica, prendi uno e porti via tre... o cinque o quello che è... nell'onnipresente stanzino ricavato sempre sulla destra dell'edicola, si trova invece il paradiso del DVD (sempre e comunque hard) ma la cosa non poteva interessarmi meno ed ho glissato con nonchalance.

Tipica rivista Made in Germany... notate come
sia disponibile in ben 4 lingue... roba così è
diventata più unica che rara...
Ora, la peculiarità del materiale in vendita è che – primo – quello con contenuti per adulti supera tutto il resto (quotidiani compresi) di qualcosa come 10 a 1 (non sto scherzando, provare per credere) e che – secondo – c'è una sovrabbondanza di materiale di provenienza estera (dalle scritte sulle copertine, quasi tutto proveniente dall'Est Europa, Polonia in primis con solo una manciata – si fa per dire – di riviste – quelle più costose e/o patinate – in lingua inglese e/o tedesca) ed è il solo materiale nuovo o recente... tutto quello che c'è nella lingua di Dante è – come dire – vintage o d'annata, se preferite, risalente a quando erano in corso ancora le lire, per capirci... non ho visto una rivista che fosse una più recente del 2005!

Da questa cosa non si può che trarre una conclusione: che in effetti in Italia non si pubblica più niente per quanto riguarda il settore cartaceo, per le edicole, tant'è che i distributori si rivolgono niente meno che alla Polonia, l'Ungheria e chissà dove altro, per i loro approvvigionamenti.

Comunque, la mia curiosità è stata finalmente soddisfatta e anche questo dente ce lo siamo levato... non mi resta che dare un'occhiata alla roba che ho preso (uno dei summenzionati pacchi famiglia) e vedere se c'è qualcosa che valga la pena riprodurre per fare esercizio... alle brutte, potrei fare un altro salto nei prossimi giorni e prelevare qualche giornaletto zozzetto made in Poland per vedere con che cosa si gratificano i nostri amici dell'Est...

giovedì 18 luglio 2013

Che ce l'ha i giornaletti zozzi?... I che!?


Post estivo leggero ma allo stesso tempo indicativo del passaggio di un'epoca, quello di oggi, all'insegna del pornazzo cartaceo che un tempo allietò (si fa per dire) le curiosità... anatomiche di legioni di adolescenti e forniva un passatempo (oltreché uno sfogo) a tutti quei poveri maschietti che – tagliati fuori per svariati motivi – dalla possibilità di avere compagnia femminile, si... rifacevano gli occhi fantasticando sulle bellezze ritratte su quelle pagine.

Solo per fare un esempio che conosco molto bene, quando militavo nelle FF.AA. questi giornaletti (come venivano regolarmente chiamati) erano la... lettura d'ordinanza della truppa e di buona parte dei sottufficiali anziani; i signori ufficiali invece era notorio che avessero ben altre... possibilità per sollazzarsi, mentre i sottufficiali giovani erano stranamente molto... pudici e casti (a parole): quelli con i quali lavoravo io, diventavano rossi come peperoni quando il maresciallo di turno sfoderava dal suo cassetto segreto (di pulcinella, perché lo sapevano cani e porci dov'era e cosa c'era dentro) un qualche bel esemplare extralarge di rivista molto, molto osé.

Tornando a noi – anzi, a me – c'era un altro uso assai meno pecoreccio (o meno congruo, fate voi) per la miriade di riviste hard, specie quelle più grandi, patinate (e costose) che andavano in giro per le edicole nei bei tempi andati ed era lo studio anatomico e del... atto riproduttivo ad uso e consumo delle nuove generazioni di aspiranti fumettisti del Belpaese (e non solo, immagino).

So che qui non l'ho mai detto prima ma ci fu un tempo – ormai lontano – in cui anche il sottoscritto tentò di dedicarsi alla carriera di disegnatore di fumetti professionale, ragione per la quale frequentai un'apposita scuola dove insegnavano tutto lo scibile umanamente disponibile, dalla A alla Z, per diventare veri fumettisti nel senso più completo del termine.

Pochi lo sanno ma il vero disegnatore di fumetti non è un divo che si può permettere di fare quel cavolo che gli pare ma solo un bravo (si spera) mestierante che solo dopo anni di duro lavoro, quando e se viene scoperto ed apprezzato, avrà poi la possibilità di essere considerato un autore e presentare le sue opere ad un editore con qualcosa di più della semplice speranza che vengano pubblicate.

Quindi va da sé che un vero disegnatore deve essere in grado di realizzare (entro i suoi limiti e al meglio delle sue possibilità) qualunque cosa o genere gli venga proposto; una delle prime proposte – ed in generale lo scoglio più duro da superare – si trova alla lettera P... si, avete intuito perfettamente di che si tratta: P come porno.

Da sempre è il genere – letterario, fumettistico, cinematografico (nonché pittorico e di qualunque altra arte figurativa dall'antichità ad oggi) – che tira di più, anche se il suo mercato è generalmente nascosto e quasi clandestino (è notorio che in certi paesi – ancora oggi, in pieno XXI secolo – il mero possesso di materiale pornografico è base sufficiente e necessaria per finire in galera o anche peggio!), con un fatturato di decine, se non centinaia, di miliardi di euro (o dollari) nel mondo.

Indovinate un po' qual'era di solito il primo lavoro pagante di un qualunque disegnatore di fumetti di belle speranze?

Ordunque, vi dicevo come, per quelli come me, vi fosse una... ragione prettamente utilitaristica per cercare di procurarsi qualche giornaletto – meglio ancora se era una rivista a colori di grande formato – porcelloso: quella di imparare dal vero, visto che dal vivo era in genere alquanto improbabile, tutti i segreti più reconditi dell'anatomia umana, specialmente quella femminile... questo in generale; in particolare, poi, erano di fondamentale importanza per studiare le posizioni e gli... angoli di ingresso, diciamo così, della figura umana durante l'atto sessuale, in quanto – 9 volte su 10 – il percorso lavorativo classico prevedeva, prima o poi (in genere più prima che poi) di cimentarsi con qualche fumetto per adulti, di quelli che andavano per la maggiore, specie nei bei decenni andati e che oggi sono stati pressoché universalmente sostituiti dalle produzioni cosiddette erotiche in cartonato extra lusso da libreria ovvero dai famigerati hentai manga di produzione nipponica (o presunta tale: sul mercato vi sono state decine di pubblicazioni di genere erotico/porno simil-manga fatte in Italia, in Francia o negli States).

Oddio, per dirla tutta, non è che le cose andassero così per forza ovvero che si trattasse di una regola base del mestiere... so per certo che vi sono molte altre scuole così politically correct che questo genere di discorso non lo affrontano manco da lontano.
Dal momento però che nella mia scuola gli insegnanti – a parte un paio di montati, troppo tronfi del loro successo per ricordarsi da dove erano venuti fuori e come avevano cominciato la carriera – erano tutti professionisti del settore, gente che lavorava per le maggiori case editrici del Belpaese (e non solo) nel settore – tanto bistrattato eppure così essenziale per i bilanci – dell'editoria a fumetti popolare.

Di questi ce n'erano un paio che stressavano fortemente l'esigenza di imparare a disegnare non tanto prendendo spunto da questo o quell'autore più o meno famoso, bensì dal vero, osservando la figura umana in tutte le sue sfaccettature e in tutti i suoi comportamenti, ivi compresi il sesso e tutto quello che gli gira intorno.
Uno di loro, in particolare, cercava – ove possibile – di portare a scuola delle modelle che lavoravano di solito per le Accademie d'arte; un altro, invece, era uso tagliare la testa al toro e dire esplicitamente agli allievi che se volevano davvero imparare a disegnare, facevano presto e meglio a procurarsi delle buone riviste (Playboy era un must a questo punto) ovvero delle riviste o dei giornali porno tout court, dove oltre ad una panoplia di modelle in pose più o meno esplicite avrebbero potuto vedere il corpo umano... in azione per così dire, maschio e femmina, così non mancava niente.

Inutile dire che – col senno di poi – una volta vinto l'iniziale imbarazzo (almeno per quanto riguarda gli altri, io ero già bello che adulto, vaccinato e per di più milite esente) l'approccio di quell'insegnante si rivelava vincente sulla lunga distanza, questo anche perché il disegno dal vivo sarà pure una gran cosa, ma i modelli non sono statue di sale e spesso bastava un lieve movimento per cambiare tutta la prospettiva, costringendoti ad andare a memoria oppure a modificare frettolosamente tutto il duro lavoro fin lì svolto.

Non solo: purtroppo per fare la modella non occorrono... doti particolari, specialmente fisiche, bensì solo la volontà di denudarsi davanti ad una platea di sconosciuti per mettersi platealmente in mostra e per ovvie ragioni, visto che le classi erano miste e consistevano di allievi di ogni fascia di età (più o meno), non posavano pressoché mai in pose particolarmente esplicite.
Questo, in soldoni, vuol dire che la stragrande maggioranza delle modelle assoldate dalla scuola non erano propriamente dei... campioni della specie umana; al contrario, se uno aveva la possibilità (in senso principalmente economico) di poter mettere le mani su una rivista hard platinata (magari di importazione estera, che erano in assoluto le migliori), era certo di trovarvi sopra un campionario di quanto di meglio (in campo estetico) la nostra specie avesse da offrire, non fosse altro perché i set fotografici a luci rosse hanno sempre stressato la perfezione dell'aspetto fisico delle loro modelle, con l'uso attento del make-up e di altre tecniche e con una... selezione del materiale umano in primo luogo molto attenta.

Certo, se uno era costretto ad arrangiarsi con i giornaletti zozzi di piccolo cabotaggio, magari pure in bianco e nero, la qualità generale del materiale umano a disposizione era piuttosto altalenante ma anche qui – col senno di poi – non era proprio da buttare via, in quanto su quelle pagine non trovavano posto solo strafighe da urlo e stalloni da competizione ma... esemplari umani di età e fisiologia molto differenti, una vera palestra per affinare le proprie matite.

Ora, durante la mia (non lunga) carriera di fumettista, mi è stato chiesto parecchie volte di produrre fumetti a carattere esplicitamente pornografico, anche se ero più apprezzato come sceneggiatore che come disegnatore e ne ho prodotti almeno una mezza dozzina, per conto della scuola prima e per il mio personale curriculum poi; la maggior parte non è stata mai pubblicata così come prodotti originariamente.
Solo anni dopo ho scoperto, da amici e conoscenti e soprattutto ex colleghi della scuola, che alcuni – non so bene nemmeno io quali – dei miei lavori (e non solo) sono stati poi utilizzati e dalla scuola come... materiale didattico (e fin qui non ci sarebbe niente di male, anzi) e da terze parti, che hanno sfruttato le idee e i soggetti facendoli poi realizzare ad altri schiavi apparentemente per il mercato del tascabile da edicola.

Non so se questo sia vero, purtroppo non ne ho mai visto uno con i miei occhi, ma visto lo schifo immondo in cui naviga anche il mondo – apparentemente meritocratico – dell'editoria a fumetti, posso essere quasi certo che sia la verità. Non che la cosa mi importi più di tanto, oggi come oggi; è un capitolo che ho ormai rimosso, dopo aver preso una sequela di atroci cantonate ed essere stato sfruttato e preso per il culo per anni.

Mi è tornata però la curiosità di vedere cosa ci sia oggi in giro, dal momento che l'ultima volta che ho acquistato qualcosa di cartaceo (ad eccezione dei book fotografici di cui qualche volta vi ho parlato) è stato nella prima metà degli anni '90 del secolo scorso.
Curiosità rimasta assolutamente insoddisfatta, in quanto – nonostante l'infinità dei giri che ho fatto per ben tre quartieri (tutti rigorosamente pedibus) e la quantità inverosimile di edicole e rivendite che ho esaminato – non c'è stato verso di trovarne una che sia una, da nessuna parte... solo una edicola, da sempre fornitore storico nel quartiere di materiale proibito ai minori, ha ancora qualcosa in esposizione, tutto rigorosamente in video però, anche se – anche da quel punto di vista – la cosa va pian piano sparendo, con la concorrenza spietata del web e dei videonoleggi automatici.

Ma la cosa che mi ha più perplesso, è stato in genere l'atteggiamento da educande della nouvelle generation di edicolanti, che hanno preso il posto dei coriacei omini de panza che un tempo gestivano questi... templi dell'editoria; quando ti rivolgi a loro, con discrezione, per non mettere in imbarazzo qualcuno, ti guardano tutti come se venissi da Marte e quando (se) ti rispondono, pare che non abbiano mai visto in vita loro non dico una rivista hard ma nemmeno quelle più soft come l'intramontabile (e decisamente poco osé) Playboy!
Con un tizio c'è mancato poco che dovessi fargli un disegnino per fargli capire cosa stessi cercando...

Un fenomeno singolare, specie per il nostro paese, perché mi risulta che all'estero – specie negli States – i grandi editori del settore vendono ancora – anche se solo online – riviste cartacee per tutti i gusti, solo che non è possibile procurarsele in quanto non spediscono oltreoceano ma soltanto in Nordamerica.

Visto che non ho letteralmente un cazzo di meglio da fare e che mi è tornata comunque voglia di riprovare a tenere la matita in mano – cosa che non faccio più (per i motivi di cui sopra) da quasi vent'anni – per vedere se sono ancora capace di produrre qualcosa, credo che a questo punto non mi resti che tentare la carta delle famigerate edicole del centro e/o di Prati, quelle che – almeno in epoche più risalenti – avevano addirittura una dependance sul retro, coperta da una tendina con su scritto Riservato ai soli adulti... se non altro sarà un modo come un altro per ammazzare il (troppo) tempo che ho a disposizione ultimamente e con l'occasione fare un po' di moto, che non guasta mai, prima di ritrovarmi nelle condizioni di un pachiderma impagliato per troppa sedentarietà.