Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

giovedì 4 dicembre 2014

Certo che, con amici come quelli che ho io, chi ha bisogno di nemici?

Sono passate intere ere geologiche da che qualcuno dei miei “amici” e soprattutto ex-colleghi s'è fatto vivo... di solito sempre e solo per qualche rottura di coglioni, del genere rimpatriata e via dicendo... tutti eventi cui sono lieto di partecipare così come sono felice di fare l'esame della prostata.

Mai che si facciano vivi quando hanno qualche notizia... interessante, tipo, che so, che c'è finalmente un'opportunità di lavoro all'orizzonte.

Fino ad oggi.

Ho infatti ricevuto poco fa una telefonata che mi ha – come posso dire – gelato il sangue, appena appena... la conversazione ha avuto questo tenore:

“Ciao, noi siamo alla S***D e tu noOOoo!!!”
“Ah, me fa piacere... e che cazzo ci fate alla S***D?
“Ma è ovvio: ci lavoriamo...”
“Ah, si!? Complimenti, sono contento per voi... grazie per avermene reso edotto...”
“Si, ma ti chiamavo per chiederti una cosa: vuoi venire a lavorare qui, con noi?”
“Come, dove, quando e soprattutto a far cosa e a che condizioni?”

E qui è finita la conversazione ed è iniziato l'orrore... per farvela breve, tanto perché a Roma c'è il chaos, con le indagini in corso sulla cupola mafiosa, sugli intrallazzi tra Campidoglio, banche, politica e criminalità organizzata, con arresti per corruzione, concussione, malaffare, appalti truccati e quant'altro, col Comune della Capitale d'Itajia che rischia il commissariamento come l'ultimo dei comuni di provincia in terra di Camorra o n'drangheta, questi ancora chiamano la gente per lavorare in nero!?!?

Non con un regolare contratto magari anche a chiamata come ideato da quel genio della Fornero e quindi previsto dalla legge per quando le aziende – specialmente quelle parastatali e/o con appalti pubblici – hanno i cosiddetti picchi di attività.
NO, tutto A COTTIMO e IN NERO.

Per colmo poi, se me l'avessero detto quando hanno cominciato, una settimana fa e forse anche qualcosa di più, forse avrei anche potuto farci un pensiero, non fosse altro che perché sono talmente a terra che – anche se mi ripugna – tutto fa brodo.
Peccato che siano nel frattempo intervenuti un paio di problemucci di momentanea ma assai difficile soluzione, specialmente considerando l'attuale situazione meteorologica e la... infelice posizione di questa banda di peracottari, praticamente sperduti nel mezzo del nulla.
C'è poi un altra cosa che mi ha letteralmente urtato i nervi ed ha fatto si che... declinassi la gentile e vantaggiosissima offerta: cioè che si siano ricordati del sottoscritto non per amicizia o per spirito di cameratismo, ma solo perché non sanno più a chi dare i resti; evidentemente pensavano di cavarsela da soli e con poco ed è venuto fuori invece che stanno sgobbando tutto il giorno come muli e praticamente h24, quindi adesso sono disposti (anzi, costretti) a dividere la torta perché se no non ce la faranno mai a consegnare il lavoro e se non possono rispettare la consegna, indovinate un po' che succede?

Sinceramente, a parte tutto, il fatto che ci si ricordi del sottoscritto solo in questi frangenti in carenza d'ossigeno e con il timer che ticchetta alle tue spalle, ancor più m'offende... tra l'altro, nel caso in cui avessi accettato il tutto si sarebbe tradotto in un epocale bucio de culo modello paiolo per cosa?
Sette euro lordi l'ora per quanto? 3-4 giorni? Una settimana?
Praticamente è più la spesa dell'impresa, visto dove e come dovrei svolgere il lavoro.
Dulcis in fundo, come intenderebbero pagarmi poi? Con le caramelle o con un i punti della Miralanza?

Di certo non con un bonifico o con un assegno, non possono, a meno che non vogliano finire in galera... sai com'è, sono tracciabili e vanno rendicontati e giustificati, a maggior ragione se si tratta di aziende partecipate e/o appaltatrici/fornitrici di servizi per pubbliche amministrazioni, enti pubblici e privati nazionali ma soprattutto banche ed istituti di credito...

E comunque, alla fine della fiera, io per principio non lavoro per cialtroni ed evasori fiscali a maggior ragione quando sono società a livello nazionale che campano di appalti pubblici!

Quello che mi fa più schifo, però è altro: che chi mi ha fatto questa merDavigliosa proposta sia proprio uno di quelli che (a parole) si scagliano contro il malcostume e il malaffare imperanti nel Paese, che vogliono tutti i politici alla gogna (o peggio) e votano per i grUllini e il loro Movimento 5 StAlle... complimenti, hai veramente capito tutto della vita, soprattutto sei davvero un bell'esempio di onestà e coerenza...

Fa che ci vediamo faccia a faccia e mi ribatti qualche pezzo su corruzione, malaffare e collusioni mafia-industria-politica e vedi dov'è che ti mando, a passi lunghi e ben distesi!

venerdì 7 novembre 2014

Si vede che il periodo ispira...


...o forse i nostri baldi giovani (e soprattutto le loro insegnanti) hanno visto qualche volta di troppo qualche commediaccia ameridiota alla American Pie, fatto sta che pare tornato di moda il sesso con l'insegnante.

Oddio, se proprio devo dirla tutta, preferisco di gran lunga sapere una cosa del genere che non vedere gli scempi che andavano di moda qualche tempo fa su YouTube, quelli a base di supplenti zoccole o senza un briciolo d'amor proprio, che si facevano mettere le mani addosso in classe, salvo ritrovarsi immortalate, ad imperitura memoria per i posteri, in qualche filmino girato col cellulare, sta però il fatto che pare di essere tornati alle atmosfere pecorecce degli anni '70 e '80, quando imperversavano i vari caFolavori del cinema nostrano con le varie Edvige Fenech, Gloria Guidi, Alvaro Vitali e chi più ne ha più ne metta (oddio, ripensandoci come i cervidi, m'è venuta da pensare la stessa identica cosa del cronista de Il Messaggero e prima di leggere l'articolo... telepatia!?).

Perché se è vero (com'è vero) che nell'immaginario erotico collettivo non c'è cosa più divina che scoparsi la cugina, è altresì vero che in seconda posizione c'è sempre stata proprio lei: la professoressa, possibilmente di lettere (anche se, personalmente, ai miei tempi avrei volentieri fatto la festa alla supplente di matematica, torda come paracarro ma bbona come poche!).

Qui però mi pare che si sia andato decisamente oltre, come attestano codesti ameni articoli di cronaca arrivati per vie traverse alla mia attenzione, così come colpisce il fatto che tutti questi avvenimenti siano capitati assai di recente, dopo anni (o lustri) di silenzio in materia... segno della involuzione dei tempi o del fatto che il fenomeno delle coguare (quelle che ai miei tempi avremmo definito splendide tardone) sta prendendo piede anche qui da noi, dopo aver spopolato al di là dello Stagno Atlantico?
Ai posteri l'ardua sentenza... quel che posso fare è semplicemente prendere nota della cosa e renderne poi edotto il mio amato pubblico.

Come sempre, in questi casi, mi sono prima accertato che le notizie fossero vere o quantomeno prodotte da fonte attendibile, poi mi è saltato il ghiribizzo di postarle ad esempio ulteriore - semmai ve ne fosse bisogno - che ormai anche da noi non c'è più niente di... sacro, men che meno l'istituzione scolastica e che anzi, sono proprio le esponenti dell'altra metà del cielo che vanno sempre più spesso a caccia di... carne fresca.
Il che, come corollario - e dal punto di vista della sola rigorosa ricerca sociologica, sia ben chiaro - mi porta a pormi un'altra interessante pregunta: come mai oggi spuntano fuori come i funghi tutte queste cacciatrici, tra l'altro pure regolarmente coniugate?
Cosa cercano che le loro metà non riescono a soddisfarle?
Ovvero: non è che veramente l'attuale generazione è così stanca e moscia da rendere le nostre compagne avvelenate di sesso?
A pensarci bene, la domanda è tutt'altro che peregrina, perché, al di fuori dell'ambito prettamente scolastico, oggetto di questo post, mi pare che si sia tornati un po' dappertutto a questo genere di storielle che un tempo facevano tanto Provincia Proibita e Cronaca di Corna come ai tempi dei giornaletti "zozzi" degli anni '70.

Però, alla fine della fiera, se dobbiamo tener conto di quel che riferisce il cronista (specialmente per quanto  concerne il secondo episodio) dobbiamo dire che l'approccio evidentemente funziona... è come il metodo di Pavlov usando la... gnocca al posto delle scariche elettriche: prima o poi evidentemente, se opportunamente stimolati, i pargoli imparano!

Ed ora, le notizie:

 

Scuola a luci rosse ad Arezzo, insegnanti organizzavano gite di sesso con gli studenti

Scuola superiore a luci rosse ad Arezzo: due professoresse beccate a fare sesso con gli studenti. Lo scandalo è stato scoperto dagli investigatori privati assoldati dal marito di una delle insegnanti.
La notizia è riportata dalla cronaca locale della «Nazione». Sembra di stare dentro una sexy-commedia di genere di quelle che andavano di moda fra gli anni settanta e ottanta, con le attrice bellone, come Edwige Fenech e Gloria Guida, e l'immancabile Pierino di Alvaro Vitali. Ma è tutto vero.

La vicenda è stata scoperta da un'agenzia investigativa privata, messa in moto dal marito di una delle prof. «Mia moglie è diventata assente, non so cosa le stia succedendo», aveva confessato l'uomo. Lo hanno capito gli investigatori privati dopo qualche appostamento. Due insegnanti dell'ultimo anno avevano allestito una tresca in grande stile con gli studenti. Avevano persino affittato un casale in aperta campagna che era il teatro degli incontri proibiti. Quando la giornata era quella buona, bastava un sms in codice: «Oggi gita in campagna». Chi doveva capire capiva e il pomeriggio veniva dedicato al ripasso delle lezioni. Solo che non erano lezioni di latino ma un pochino più spinte. Scoperto il tutto, agli investigatori dell'agenzia si è posto il problema di come informare il marito dello strano vizietto della sua signora. Si è optato per la consulenza di uno psicologo che ha assistito gli 007 al momento di spiegare tutto a chi lo aveva ingaggiato.

Premi a luci rosse per incentivare lo studio: educatrice “beccata” a fare sesso con un 16enne

Bonus sessuali come incentivo per studiare di più. Lei è una psicologa educatrice di 31 anni, lui uno studente vicentino di 16 anni che a scuola zoppicava in un paio di materie. I genitori hanno chiesto alla psicologa, che già seguiva il figlio più piccolo, di dare una mano anche al maggiore.

Dopo qualche tempo - riporta Il Giornale di Vicenza - la donna ha capito di piacere al ragazzo e per convincerlo a impegnarsi nello studio ha cominciato a promettergli "premi" erotici che col tempo sono diventati sempre più bollenti. Le ripetizioni a luci rosse sono finite il giorno che il padre del ragazzo è rincasato dal lavoro anzitempo e ha trovato figlio e insegnante sotto la doccia.

I genitori del ragazzo si sono presentati ai carabinieri, poi hanno deciso di attendere prima di presentare una denuncia. La vicenda ha viaggiato di bocca in bocca a livello di chiacchiera, fino a lunedì scorso quando la cooperativa per cui lavora l'educatrice ha annunciato che la stessa si è licenziata e hanno spiegato i motivi. Va detto che il ragazzo ha superato ottimamente gli esami di riparazione.

sabato 18 ottobre 2014

Come diventare pro-gay in una sola, semplice mossa...


Sinceramente, non sono mai stato favorevole ma nemmeno assolutamente contrario alle cosiddette nozze omosessuali, che mi sono sempre parse, sinceramente, poco più che una provocazione bella e buona, così come mi ha sempre ripugnato il tentativo buonista e cerchiobbottista dei precedenti governi (pseudo)sinistrorsi di voler imporre per legge le cosiddette unioni (in)civili a quanti, pur volendo convivere, non avevano alcuna intenzione di regolarizzare la propria posizione, anche perché, parliamoci chiaro, se decido di andare a convivere con qualcuna invece di sposarmela, ci sarà un motivo.

Non è che lo faccio perché sono tirchio o non ho i mezzi per una bella cerimonia in chiesa con tutti gli annessi e connessi, dio solo sa che non me ne potrebbe fregare di meno... in questi casi quel che conta è il segno e se poi uno non è credente, c'è sempre il matrimonio in Comune, niente cose strane, si leggono un paio di articoli di legge, si sottoscrive con un bel autografo et voilà les jeux sont fait!
Forse, se non lo faccio, è perché non voglio contrarre matrimonio con tutte le rotture di cojoni che questo comporta, vi pare!?

Tornando a bomba, dicevo che sono abbastanza indifferente al tema, però, ora che la pregiatissima CEI e i beceri bigotti del NCD che da sempre gli leccano il culo, hanno aperto bocca per lanciare gli strali ed anatemi contro codesta inaccettabile blasfemia, sapete che vi dico?
Che hanno ottenuto l'esatto effetto contrario, per quel che mi riguarda, perché l'unica cosa veramente inaccettabile e che ci sia ancora qualcuno che voglia imporre ab alto le sue convinzioni o credenze a tutta la cittadinanza residente, ivi compresa quella non credente, in quello che, nonostante gli intensi sforzi di una minoranza di piaggiatori del vaticano, è ancora uno stato laico e non confessionale... sarebbe il caso di ricordare ad Angelina Jolie Alfano e alla sua pregiatissima tirapiedi (ed ex berluscones di ferro) Mara Carfregna, che lo Stato Pontificio è stato cancellato dalle carte geografiche nel 1870 e che da allora c'è al suo posto una cosa che si chiama Repubblica (ex Regno) Italiana.

Se ne facessero una ragione e la piantassero di rompere i cojoni, visto che questa gente non mi rappresenta e non tollero che parli di morale e legalità in mio nome, specialmente chi come il NCD o quegli altri baciapile del UDC che gli reggono il sacco, che hanno dimostrato da lunga pezza che questi due concetti in realtà loro non sanno manco dove stiano di casa, a meno che per queste parole non si intendano interesse e malaffare!

E non lo dice un attivista gay o un sovversivo anarcoinsurrezionalista (altra immane cazzata di pisanesca/alfaniana memoria) ma un etero e per giunta cattolico... che il bello, poi, è che perfino il papa sta proprio in questi giorni cercando di risolvere questo annoso rovello, venendo incontro alle pecorelle del Signore allontanate finora in malo modo dal clero becero e ottuso e i suoi sottopanza, vescovi e cardinali (molti dei quali pure dalle chiappette chiacchierate o in odore di ben altre porcate, ivi compresa la tutt'altro che modesta o virtuosa pederastia) si oppongono come un sol uomo, un vero e proprio atto di ribellione contro lo stesso Vicario di Cristo in Terra... se non è questa una cosa inaccettabile...

mercoledì 1 ottobre 2014

Per la serie: tira più un (proverbiale) pelo di...

Mi sono ripromesso, per scommessa contro il destino ingrato e avverso, di dare una craniata sul muro nel caso in cui mi fosse andata in porto una certa manovra, prettamente speculativa, che ho messo in piedi di recente su ebay...

Nel caso non si fosse capito, con l'esaurimento di tutti gli ammortizzatori sociali disponibili e dopo quasi due anni a spasso dall'ultimo contratto, la mia unica fonte di reddito è rimasto il piccolo commercio su internet.
Tratto un po' di tutto e di tutto un po' e – nonostante la crisi morda ferocemente i garretti di tutti, anche sul web – qualcosina ogni tanto alzo, anche se non in quantitativi e con una costanza tali da permettermi di fare qualunque cosa a parte avere un po' di argent de poche con cui togliermi qualche sfizio ogni tanto.

Orbene, un paio di settimane fa, mi è capitata l'occasione di... saccheggiare, letteralmente un'edicola, una di quelle storiche, famigerate sin dagli anni '80 perché trattavano (e trattano tuttora!) roba per adulti in quantitativi tali da far arrossire un sexy shop... come ebbi modo di rilevare in epoca più risalente (potete vedere in proposito i miei post del luglio 2013), trovare in giro oggi i famigerati giornaletti zozzi è un'impresa mica da ridere e quel poco che si trova, principalmente su ebay o qualche altra piattaforma di e-commerce, viene spacciato a prezzi da rapina a mano armata.

E parliamo, ovviamente, di roba stantia, anni '80-primi anni '90 quando e se ti dice bene, altrettanto ovviamente usata (e pure di brutto, se le foto rendono giustizia).

Tornando a bomba, mi addentro nei meandri di codesto ameno luogo di perdizione e mi ritrovo davanti pacchi (e dico letteralmente!) di ogni ben di dio, di ogni provenienza e periodo, ad un prezzo a dir poco risibile e tutta, ovviamente, roba nuova, o meglio, qualche pezzo è sicuramente più datato, in quanto si tratta nella maggior parte dei casi, di roba, come si dice in gergo, ricopertinata, cioè messa assieme da rese di magazzino con una copertina realizzata ad hoc e inserite in queste specie di... bustone regalo a 3 a 3 fino a che non diventano pari!
A quel punto, mi si è affacciata alla mente questa idea: avevo un po' di quattrini appresso, frutto di una mia recente vendita, ed ho deciso di provare a fare il più classico degli investimenti speculativi; ho acquistato una carrettata di roba, l'ho spacchettata, verificato che fosse in condizioni pristine o quasi e l'ho postata su ebay.

Già vi vedo: eh, ma, come hai fatto? Secondo il merdaviglioso regolamento della piattaforma, è proibito vendere su ebay materiale pornografico, no?

NI, nel senso che si, teoricamente è proibito e dovrebbero cassarti qualunque inserzione in proposito e no, in quanto vi sono ogni giorno migliaia di articoli per adulti, che vengono proposti e venduti anche su ebay, basta sapere come... aggirare il regolamento (e sperare che non venga fuori qualche stronzo bastardo rosicone, possibilmente un venditore professioanale che si mette a fare la spia) sapendo come e in quale categoria postare la propria merce e scegliendo accuratamente le parole quando si scrivono intestazione e corpo dell'annuncio.

Va da sé che se scrivi cose del tipo: giornaletti zozzi, porno, pornazzo, etc. te la stai cercando e stai invitando un sysop della piattaforma a farti un culo grosso così... ma se ti muovi con circospezione, non ti possono dire (o fare) un bel niente!

Altro accorgimento, lavorare un po' di PC per... modificare le immagini degli articoli, in modo che non siano troppo espliciti, un gioco da ragazzi insomma.
È un questo modo che c'è gente – e parliamo di negozi grossi, gente che ha punti vendita e veri e propri sexy shop – che su ebay da un paio d'anni a questa parte riesce impunemente a smerciare riviste e film hard (dico sul serio, provare per credere!), sex toys e oggettistica varia di genere BDSM; perdio, qualche mese fa c'ho trovato addirittura delle sex dolls di quelle custom made, su ordinazione, in silicone a grandezza naturale, roba più che da feticisti, da pederasti, visto che hanno l'aspetto (e le dimensioni!) di una ragazzina adolescente!

Mi fai passare un giocattolino del genere (parliamo di svariate migliaia di euro di controvalore, mica cazzi!) e poi mi rompi i coglioni se vendo un numero de Le Ore per cinque sacchi!?

Ovviamente, NO, sicché è tutto un fiorire di articoli alle voci: cura della persona e benessere, film/libro/rivista erotica e via discorrendo... addirittura le sex dolls gonfiabili e life-size vendute come giocattoli/scherzi o alla voce bellezza e salute!!!

Per farvela breve, ho messo in vendita tutta 'sta roba ed ho scommesso con un amico (incredulo e mio socio in affari) che sarei riuscito a venderla in pochi giorni, quando per vendere roba un po' più... seria o normale (fate vobis) ci sono volute settimane, quando non mesi, di inserzioni continue... personalmente, poi, mi sono detto: “OK, adesso ho fatto 'sta stronzata, ma giuro che se va in porto, pianto una capocciata contro il muro, perché vuol dire che siamo veramente alla canna del gas... non si vende più nemmeno uno spillo, libri, film, gadget, tutto sta lì a fare la muffa e poi si vendono a rotta di collo giornaletti porno acquistati un tanto al chilo, così, senza fiatare o colpo ferire!?
Ma quando mai!?”
Oggi...

Ho già praticamente venduto il 50% del campionario e sono in attesa della scadenza di questa tornata di aste perché ormai sono certo che alla scadenza fioccheranno le offerte anche sul restante 50%, visto che c'è gente che ci sta sopra in osservazione come gli avvoltoi già dieci minuti dopo che gli annunci erano andati online.
Domani mattina esco presto per andare allo smorzo più vicino, ad acquistare un paracolpi, di quelli che si usano nei garage... non voglio rischiare di crinare il muro e dover poi pagare il muratore per il suo ripristino.

Siamo veramente un popolo di sessodipendenti schiavi della ghiandola mammaria, non c'è che dire...

venerdì 26 settembre 2014

OK, lo ammetto, QUESTA mi mancava...

Forse dipenderà dal fatto che sono un prodotto della guerra fredda, in quanto nato e cresciuto dalla fine degli anni '60 del secolo scorso, però non ho mai dato molto credito – a differenza dei tanti kompagni che ho avuto modo di conoscere e frequentare in vita mia – alle incredibili capacità tecniche – nel senso che le ho (quasi) sempre trovate non credibili – della Russia (ex) sovietica, almeno fino a quando non siamo usciti dalla leggenda, nella quale buona parte degli armamentari erano avvolti, per entrare nella realtà oggettiva dei fatti.

Certo, certe cose erano comunque accreditate come valide, anche da parte dello studioso più partigiano e filo-occidentale di questo mondo, però, specie per i giocattoli di fabbricazione più recente, dei quali si dicevano cose mirabolanti, le ho sempre prese cum grano salis, soprattutto per il fatto che qui, in Itajia, tendiamo sempre e comunque a prendere per oro colato quello che fanno gli altri, salvo poi spalare sterco su quello che facciamo noi.

Come per tutte le cose, ci vuole il giusto mezzo ma soprattutto occorre avere qualche dato di fatto statisticamente valido per potersi fare un'opinione il più possibile oggettiva.
Tutto questo preambolo, per presentare una mia recentissima scoperta, assolutamente casuale (stavo cercando ben altro, in realtà) di un veicolo, anzi, una serie di veicoli, autoctoni russi, largamente impiegati prima e durante la Grande Guerra Patriottica, specie nelle zone più disagiate dell'Unione, quelle che – durante i lunghi mesi invernali – diventavano più impraticabili di quanto già non fossero durante la bella stagione, fino al punto di impedire de facto il transito di qualunque altro tipo di veicolo (a parte forse le slitte trainate da cavalli ma anche su questo non ci metterei la mano sul fuoco).

Dopo lunghe ricerche sul web, una volta preso al laccio dalla curiosità, ho così scoperto che dietro questi giocattoli c'erano nomi del calibro di Sikorski e Tupolev, cioè due dei pesi massimi nel campo dell'ingegneria aeronautica, il primo dei quali, tra l'altro, transfuga negli States, dove fece fortuna nella progettazione di elicotteri per lo Zio Sam.

Orbene, durante la loro... giovinezza professionale, si cimentarono con la progettazione e la costruzione di questi che in russo vennero definite – senza molta fantasia, per la verità – Aerosan ovvero Aeroslitte in quanto proprio di questo si trattava: slitte dotate di pattini, realizzate in compensato o lamierino leggero, dotate di controlli abbastanza rudimentali e propulse da eliche da aereo mosse inizialmente da motori radiali di derivazione aeronautica (spesso e volentieri residuati recuperati da velivoli disastrati ovvero di tipo obsoleto) sostituiti poi – specie per i modelli più leggeri – da normali motori automobilistici, anche perché, dopotutto, 'sti cosi dovevano scivolare sul terreno, mica prendere il volo...

Il risultato finale era un mezzo sufficientemente agile e manovrabile ma soprattutto in grado di andare là, dove nessun altro era stato prima (no, non nello spazio, più prosaicamente sulle distese innevate delle immense steppe siberiane) tra l'altro ad una discreta velocità (per i tempi), si parla di 35-50 kmh insomma...

Già durante la Guerra d'Inverno (come i russki chiamano l'aggressione alla Finlandia del '39) qualcuno si rese conto che potevano essere eccellenti mezzi per restituire mobilità alle colonne sovietiche impantanate nella neve contro i rapidissimi e micidiali reparti di fucilieri sciatori finlandesi, così come – un paio d'anni dopo – si rivelarono efficacissimi per puntate offensive e ricognizioni dietro le linee nemiche, specie in appoggio dei reparti sciatori, contro gli invasori nazisti.

Allo scopo, quasi tutti gli aerosani impiegati vennero dotati di mitragliatrici (da quel che posso determinare dalle fotografie, principalmente Goryunov SG/SGM e Degtyarev DP/DPM calibro 7,62mm anche se stavo leggendo che sui modelli “corazzati” qualcuno ha usato anche le Degtyaryov-Shpagin DshK-38 calibro 12,7mm), né più e né meno di quanto faceva la Wermacht con i suoi motosidecar BMW; l'impiego, di fatto era più o meno lo stesso, anche perché non era consigliabile impiegare questi scatoloni di legno e latta (anche quelli corazzati di fatto avevano una piastra d'acciaio spessa 10mm saldata sull'arco frontale, sufficiente a tenere alla larga le pallottole di piccolo calibro ma poco altro) in azioni di attacco frontale, specie se il bersaglio disponeva di artiglierie, in quanto la maggior parte degli aerosani (come si può ben vedere) erano scoperti ed estremamente vulnerabili agli attacchi con esplosivi e alle schegge di granata.

Forse è proprio per questa serie di limitazioni tattiche che questi giocattoloni, frutto di una certa ingegnosità ruvida e utilitaristica ma estremamente efficace, a mio modesto parere, non hanno avuto un posto più in vista nei libri di storia, certamente facevano molto più impressione i possenti T-34 e KV-1 o gli Ilyushin Il-2 Šturmovik, che non 'ste carrette a vento, eppure dovevano avere il loro perché.

A noialtri non resta quindi che rendere un doveroso omaggio a questi veicoli, riesumandoli dall'oblio nel quale sono finiti dopo la guerra.

mercoledì 2 luglio 2014

Va bene che bisogna fare di necessità virtù...

...ma a tutto c'è un limite, sant'iddio!

Questo limite non venne però minimamente preso in considerazione dai britannici nell'estate del 1940, altrimenti certe... amenità non le avrebbero mai partorite... credo.

Tra le tante stramberie ideate in quel fatidico periodo, quando si aspettavano la famigerata invasione un giorno si e l'altro pure e la bestia nera delle FF.AA. di Sua Maestà erano le “orde” degli “unni” germanici e soprattutto i loro panzer, ce ne furono un paio di veramente notevoli, più che altro perché pare ci sia stato anche qualcuno che abbia avuto il coraggio civico di usarle per davvero, pur appartenendo entrambe alla categoria fanno più male a me che a te.

Questi ordigni furono nominatamente la bomba a mano, anticarro, 74 detta anche granata ST o più semplicemente bomba appiccicosa e il proiettore, 2,5 pollici ovvero proiettore Northover con annessa la granata incendiaria speciale 76 o SIP (al fosforo ad accensione spontanea).

Nel caso delle due bombe, la prima definizione che mi viene alla mente è arma per suicidi, perché solo un suicida se ne sarebbe andato a spasso per il campo di battaglia portandosi addosso praticamente due bocce di vetro riempite di nitroglicerina ovvero di fosforo e benzina, figuriamoci lanciarle con quella specie di cerbottana che era il “proiettore” Northover.

Quest'ultimo infatti consisteva in poco più di un tubo da grondaia montato su un cavalletto di ghisa (tutta roba leggerina, insomma) caricato da una culatta rudimentale con una carica di polvere nera che sparava per mezzo di una capsula a percussione del tipo in uso per i fucili ad avancarica del XIX secolo.

Benché ne siano stati costruiti qualcosa come 19000 esemplari tra il 1940 e il 1943, è piuttosto difficile trovare dati attendibili su questo ordigno.
Quel che si sa per certo è che consisteva nel summenzionato tubo di ferro del diametro di 63,5mm e che l'intero apparato pesava circa 27 chilogrammi scarico.
La gittata, a seconda del munizionamento impiegato, andava dai 50 ai 300 metri scarsi anche se la portata efficace accreditata era intorno ai 150.

Viene definito proiettore in quanto si trattava praticamente di un grosso lanciagranate, che venivano in genere caricate con l'ausilio di una piastra di ferro avvitata alla base, allo stesso modo degli scaricatori a coppa allora in uso per i fucili della fanteria.

La munizione predefinita era però la summenzionata granata 76 (SIP) praticamente poco più di una bottiglia Molotov, costituita da una bottiglietta da mezza pinta, riempita con fosforo giallo (126cc), acqua (21cc) ed etere di petrolio (110cc); in questa soluzione era immerso un pezzo di gomma grezza lungo 9 cm che – dissolvendosi – rendeva il tutto appiccicoso, permettendo al composto di aderire alle superfici al momento dello scoppio, il tutto chiuso con un normalissimo tappo a corona!

Poteva essere lanciata a mano o col proiettore (avvolta ulteriormente in un involucro di carta o cartone colorato) e ne vennero prodotte ben sei milioni di pezzi, anche se non è dato sapere quante ne siano state effettivamente impiegate.

Ovviamente, andarsene in giro (o peggio, tenersi in casa, visto che era l'arma predefinita della Home Guard britannica e non dell'esercito regolare) con degli ordigni in grado di esplodere accidentalmente semplicemente perché urtati e/o fatti cadere in terra non era proprio il massimo della vita, sicché tutte queste bombe incendiarie venivano rigorosamente stoccate in recipienti pieni d'acqua per diluire in qualche modo la mistura incendiaria in caso di rottura accidentale.

Il problema è che 'ste cazzo di bombe avevano la spiacevole tendenza a scocciarsi al momento dello sparo, quando si trovavano ancora dentro il proiettore, con conseguenze facilmente immaginabili.

L'altro ordigno del demonio, frutto della mente malata di un tale chiamato Stuart Macrae, era appunto la famigerata sticky bomb, in pratica una boccia di vetro di 10 cm di diametro riempita con 570 grammi di nitroglicerina; sarà pure stata gelatificata con l'aggiunta di cere e altri eccipienti, ma pur sempre di uno degli esplosivi più potenti ed instabili del mondo si trattava... il tutto avvolto in una... maglia di lana imbevuta di un potente adesivo mutuato dal vischio da uccellagione, il tutto rivestito da una coppiglia di lamierino metallico e attaccato ad un manico contenente la spoletta e il detonatore, mutuati dalle normali bombe a mano di tipo Mills allora in uso nelle FF.AA. britanniche; il tutto lungo 23 cm e pesante circa 1 kg.

In pratica l'utente doveva togliere le coppiglie scoprendo la parte appiccicosa all'interno, tirare la sicura e lanciare (o posizionare manualmente) l'ordigno che – dopo un ritardo di circa 5 secondi dal momento in cui si lasciava andare il manico – si spiaccicava sul bersaglio ed esplodeva.

Ora, a parte che è stato ampiamente dimostrato sul campo che gli esplosivi nudi e crudi difficilmente producono danni seri su un mezzo corazzato – a meno che non si tratti di un blindato leggero – così come che i carri armati più grossi sono virtualmente immuni dal fuoco (a meno che non li si annaffi di napalm o altra sostanza similare) va da sé che adoperare delle fiale di vetro a maggior ragione se hanno la spiacevole tendenza ad... appiccicarsi a chi le sta lanciando, è uno dei tanti modi per aderire al Manuale per il Perfetto Morto per la Patria come ebbero a dimostrare i numerosi incidenti (quasi tutti avvenuti in addestramento, tra l'altro) di cui furono protagonisti questi ammennicoli.

Di fatto l'unico, vero pericolo dalla bomba incendiaria era costituito dalla possibilità di farsi venire un tumore, dopo aver inalato i vapori della mistura, composti da anidride fosforica e diossido di zolfo...

Se la granata 76 aveva la sgradevole tendenza a scocciarsi durante l'uso, la 74 aveva invece la spiacevole abitudine di appiccicarsi agli elmetti, alle maniche delle giacche e alle buffetterie (quando non direttamente alle mani!) del lanciatore e non c'era verso di scollarsele di dosso, con risultati facilmente prevedibili (pensate alla scena dell'attacco contro il Tigre con le bombe pedalino in Salvate il Soldato Ryan).

Eppure, anche di quest'ordigno ne vennero fabbricati più di due milioni e mezzo di esemplari e pare che furono anche adoperati in combattimento, specialmente in Medio Oriente e nel Pacifico, dagli australiani, anche se non è dato sapere quanto e in che modo siano stati efficaci.

Come a dire che se non so' matti...

martedì 24 giugno 2014

Quando è proprio il caso di dire: "Piove, governo ladro!"

È vero, è una vita che non mi faccio vivo su questa pagina, ma vi assicuro che ho avuto la mia (abbondante) parte di guai che mi ha tenuto lontano... intendo però rimediare con una ripartenza col botto, esaminando un argomento che è stato portato alla mia attenzione mentre leggevo l'eccellente volume Future Weapons di Kevin Dockery.

Nello specifico, si parlava di flechettes per il defunto programma SPIW delle FF.AA. Statunitensi degli anni '60... ad un certo punto sono stato colpito da un riferimento sull'uso di dardi o freccette aeree niente meno che durante la Grande Guerra, cosa di cui – ammetto la mia sesquipedale ignoranza – non sapevo nulla, nemmeno per sentito dire.

Ho così compiuto le mie brave ricerche sui... sacri testi in mio possesso, oltreché online e quanto ne ho ricavato mi ha lasciato a dir poco basito.
Lungi dall'essere state inventate e/o utilizzate per la prima volta – come asserito da più parti – nelle cosiddette munizioni beehive dagli americani durante la guerra del Vietnam, le freccette erano state abbondantemente impiegate dai maggiori belligeranti sul fronte occidentale (e non solo, stando a quanto ho letto su un sito dedicato ai combattenti del Commonwealth nella prima guerra mondiale) con una particolare predilezione da parte dei francesi, seguiti a ruota dai tedeschi e in ultima battuta, dai britannici.

Solo che al tempo le flechettes non venivano sparate dai tubi dell'artiglieria campale (che al tempo preferivano di gran lunga le granate Shrapnel prima dell'introduzione generalizzata delle granate esplosive/dirompenti) ma... sganciate – diciamo così – dagli aerei, montate in contenitori agganciati sotto le ali ovvero direttamente dalla fusoliera; in pratica il pilota sorvolava il bersaglio (di solito una trincea o un concentramento di truppe allo scoperto) e tirava un cordino, che liberava il tappo del contenitore delle freccette, che così piovevano dall'aereo disperdendosi su un'ampia area.

L'idea era che l'altitudine e la forza di gravità avrebbero impartito una velocità terminale sufficientemente elevata a queste specie di... chiodi d'acciaio da infliggere ferite piuttosto gravi ai... recipienti a terra, trapassando coperture ed elmetti d'acciaio con conseguenze facilmente immaginabili.

A quanto pare ci furono numerosissime varianti, progettate ed impiegate da tutti i contendenti ma la forma più comune era quella di una corta asta d'acciaio dalla punta acuminata, dotata di alette all'altro capo, che garantivano che il dardo scendesse a piombo, punta in avanti.

Incredibile ma vero, (quasi) tutte le fonti da me esaminate affermano che gli inventori di cotanta... genialata siano stati proprio gli italiani, il che vorrebbe dire che non solo abbiamo ideato, teorizzato (ed applicato) per primi la guerra aerea ma anche le prime armi aviolanciate della storia, quando gli altri usavano gli aeroplani essenzialmente per divertirsi ovvero per la ricognizione aerea, ruolo che era stato svolto sin dall'era napoleonica (con alterne (s)fortune, diciamocelo) dai palloni aerostatici e dalle mongolfiere.

Il primo utilizzo accertato della novella arma sarebbe dunque avvenuto per mano italica durante la guerra di Libia (1911-12) dopodiché l'idea sarebbe stata adottata, raffinata ed impiegata già nel 1914 dai francesi contro gli invasori crucchi, con grande scorno di questi ultimi, probabilmente per il fatto di non essere stati loro per primi ad ideare codesta amena carognata, visto che tutte le altre – lanciafiamme, gas velenosi, pallottole esplosive etc. -
sono state ideate e introdotte dai sudditi del Kaiser durante il conflitto.

Fatto sta che – sempre rapidi nell'adottare una buona idea quando ne vedono una – i tedeschi resero immediatamente pan per focaccia agli odiati mangia-baguette tempestandoli di flechettes sulle quali riportavano, come potete vedere, a chiare lettere (e in francese, in modo che il nemico potesse capire) che il... regaluccio che stavano ricevendo era “invenzione francese/fabbricato in Germania”.

Chi ha detto che ai crucchi manca il senso dell'umorismo?

Parlando invece dell'effettiva efficacia dei dardi aerei, non ci sono – come molto spesso accade in questi casi – pareri concordi; c'è chi li esalta, come i francesi e i tedeschi (che furono più spesso che no vittime degli attacchi con flechettes) e chi invece li riteneva assai poco efficaci, oltreché subdoli e poco cavallereschi, come gli inglesi.

A tal proposito pare che gli aviatori del Royal Flying Corps rifiutassero di usarle perché pensavano che “fosse un lavoro sporco... perché il nemico non può sentirle arrivare e perché infliggono ferite disgustose... oltretutto non è possibile sganciarle con sufficiente precisione” la stessa fonte però attesta che “contro la cavalleria o la fanteria in formazione chiusa sono indubbiamente efficaci, come hanno dimostrato i francesi”

Da parte tedesca, pare che già nel 1915 ci fossero dei rapporti ufficiali sull'efficacia di questi strumenti da parte del corpo della sanità militare, che indicavano come i dardi (che erano lunghi in media 15 centimetri, fatti d'acciaio e piuttosto pesanti evidentemente) potessero trapassare gli elmetti d'acciaio e raggiungere senza problemi il cervello, così come, colpendo dall'alto, per esempio dalla spalla, potevano di fatto attraversare completamente un corpo umano, trafiggendo nel processo numerosi organi.

Un soldato tedesco rimasto anonimo afferma al riguardo che “se si vedevano arrivare le frecce era meglio piuttosto gettarsi a terra, perché anche se uno così copriva un area maggiore, la freccia che dovesse colpirti ha minori possibilità di trafiggere più organi”.

Oltre all'uso antiuomo, pare che i britannici abbiano adoperato (o almeno tentato) le flechettes contro quella che ritenevano una vera e propria piaga: gli Zeppelin che i tedeschi adoperavano per i bombardamenti sulla Gran Bretagna.
L'idea era di sorvolare le aeronavi per sganciarci i dardi in modo da bucarne l'involucro.

Da quel che mi risulta, l'idea fu assolutamente fallimentare, in primo luogo perché gli aerei del tempo difficilmente avevano la tangenza per agguantare uno Zeppelin ad alta quota, figuriamoci sorvolarlo, così come anche un numero elevato di flechettes a segno non sarebbe stato comunque in grado di infliggere danni critici all'aeronave.
Non per niente, le uniche armi in grado di infliggere danni devastanti ai dirigibili, portando così al loro abbandono come arma da parte delle potenze centrali, fu l'invenzione delle pallottole incendiarie dal momento che gli Zeppelin erano riempiti di idrogeno, gas notoriamente volatile e facilmente infiammabile.

Tornando a bomba, l'idea delle flechettes non venne mai realmente accantonata, come ben sappiamo; dopo due guerre mondiali e tutta una serie di studi per renderle un'arma antiuomo ad uso della fanteria sotto forma di proiettili per una nuova generazione di armi leggere ad alta velocità, vennero alla fine impiegate più prosaicamente dalle artiglierie campali e sui carri armati, in luogo delle antiquate cariche a mitraglia, dei colpi a grappolo e delle ormai desuete granate Shrapnel contro formazioni di fanteria attaccanti, anche se – in epoca molto più recente – ci sono stati rapporti di un uso di dardi o freccette in conflitti come quello afghano e siriano... da cosa siano però state esplose queste flechettes non è dato sapere, mentre è fatto accertato che gli israeliani abbiano usato granate di tipo Beehive da 105mm contro i palestinesi e i militanti di Hamas ed Hezbollah esplose con grande liberalità in aree edificate dai pezzi dei loro carri armati Merkava con numerose vittime tra i "terroristi" ivi compresi un paio di giornalisti e cameraman stranieri...