Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

lunedì 17 dicembre 2018

Per la serie: a volte ritornano...

...quando meno te lo aspetti ed in genere fuori tempo massimo, ma come dicevano i nostri avi: meglio tardi che mai.

Quello che vedete qui a lato è il bottino della mia ultima incursione libraria su ebay: un lotto di volumi (compresa un po' di morchia aggiunta che verrà presto riciclata) appartenenti alle (allora) disprezzatissime enciclopedie militari edite dalla Peruzzo Editoriale che credo sia pressoché scomparsa oggi e che negli ormai lontani anni '80 fecero la fortuna dell'editore omonimo.

Come è facile intuire, questi volumi, spesso proposti in edicola a dispense, non erano altro che riproposizioni in lingua italiana - ancorché spesso rivedute, aggiunte e corrette - di coevi volumi in lingua inglese ma per decenni sono state, assieme ad alcune opere (sempre a dispense) della Fabbri e di pochissimi altri, l'unica fonte di informazioni per chi fosse interessato ad armi, tattiche, strategie ed equipaggiamenti, sia storici che contemporanei.

Uno dei classici della Guerra Fredda: il T-62
Si trattava di corposi volumi di grande formato - stile enciclopedia nel vero senso della parola - riccamente illustrati e - come buona parte delle opere di divulgazione dedicate al grande pubblico - comprensibili anche per l'uomo della strada altrimenti digiuno della materia.

Personalmente, quand'ero ragazzo, raccolsi l'opera chiamata Le Armi del 2000 (che tuttora conservo gelosamente), che era in realtà una raccolta di volumi, scritti da alcuni dei nomi più noti del panorama britannico, più che sulle armi tout court, sull'impiego tattico e strategico delle stesse e sulle tecnologie alla base dei sistemi d'arma via via presentati, tant'è che fornivano in realtà solo una panoramica di quanto era disponibile, anziché una trattazione puntuale e certosina di tutto quanto circolava nel mondo in quegli anni.

Questi volumi, invece, fanno parte per lo più di altre due opere dell'editore summenzionato: la Enciclopedia Illustrata delle Guerre Moderne e la Grande Enciclopedia delle Armi Moderne.
Ora, mentre la prima mi è rimasta fino a tempi molto recenti pressoché sconosciuta, della seconda mi era capitato - eoni fa - di trovarne un paio di volumi in quelle miniere d'oro che erano le librerie remainders ergo le bancarelle dei mercati rionali.

Oggi, spendendo una somma tutto sommato estremamente ragionevole, sono riuscito a procurarmi la serie quasi completa di entrambe.
Certo, in realtà, non mi interessavano tutti i volumi ma l'inserzione era per l'acquisto del lotto completo e dal momento che l'acquisto dei soli volumi che stavo cercando avrebbe comportato altrimenti - presso i soliti noti col passamontagna che infestano il web - cifre ben più cospicue, mi sono lanciato all'acquisto all'insegna del più classico dello 'sticazzi! tanto poi un modo per... smaltire le eccedenze comunque lo trovo.

Uno dei volumi che più mi interessavano è quello la cui copertina vedete qui riprodotta: Armi e Armamenti dell'Unione Sovietica ed è proprio di questo che intendo parlare.

Ci troviamo di fronte ad un volume già di per sé interessante, visto l'argomento ma che - alla luce delle informazioni evidentemente disponibili agli autori originali dell'opera (perché, come accennavo sopra, questi volumi sono corredati di numerosi addenda che correggevano il testo riportandolo alla situazione attuale al momento della pubblicazione) - risulta piuttosto carente proprio alle voci armi, mezzi ed equipaggiamenti dove solo alcuni sistemi, tra quelli più noti ovvero che l'intelligence occidentale aveva avuto modo di esaminare di prima mano, grazie soprattutto alle tante guerre di prossimità che vedevano coinvolte le due maggiori superpotenze, durante le quali le due parti venivano in possesso, spesso fortunosamente, di esemplari ancora perfettamente funzionanti di velivoli, corazzati, armi leggere e artiglierie/missili, sono riportati con dovizia di particolare e con le specifiche tecniche abbastanza complete.

L'intercettore ognitempo Sukhoi Su-11
questo sconosciuto!
Diciamo che per essere completa, l'esposizione lo è in quanto c'è veramente tutto lo scibile in possesso dell'URSS ma quello in cui il volume è deficitario sono le informazioni, puntuali e precise, anziché presunte o desunte, sulle specifiche tecniche e prestazionali dei vari armamenti presentati, con la parte più carente in assoluto che è quella riguardante i missili di ogni ordine e grado impiegati dalle armate sovietiche, e sì che, già allora si sapeva, per esempio, che l'ubiquitario missile aria-aria K-13 (per la NATO AA-2 Atoll) era effettivamente una copia spudorata frutto di ingegneria inversa del notorio AIM-9B Sidewinder americano, che i russky avevano ottenuto dai cinesi dopo che uno di questi ordigni era rimasto incastrato (inesploso!) nella fusoliera di uno dei loro MiG-17 durante una delle tante battaglie aeree tra l'aviazione della PRC e quella della ROC (Taiwan, per chi non lo sapesse), mentre in questo volume si accenna solamente alla somiglianza tra questo diffusissimo ordigno aviolanciato e il corrispettivo a stelle e strisce.

Non è ovviamente l'unico esempio, perché gli americani conoscevano piuttosto bene (per averli subiti, più che altro) i vari SAM come l'allora ubiquitario SA-2 Guideline - ampiamente impiegato dal Vietnam del Nord - mentre già all'indomani della Guerra dello Yom-Kippur erano in possesso delle informazioni pertinenti gli recenti SA-6 Gainful, cortesia di Tsahal che ne aveva recuperato, sottraendola agli egiziani, una batteria al completo!
Eppure anche questi noti sistemi d'arma sono trattati con molti si dice, si presume e via discorrendo.

La negletta motosilurante classe Shershen:
chi mai ne ha vista una in un libro recente?
D'altronde, le parti più interessanti sono i capitoli sull'organizzazione dei vari aspetti e delle varie specialità delle FF.AA. sovietiche e sulla loro disposizione sullo scacchiere geopolitico globale, così come l'esposizione dei mezzi aerei e navali, che comprendono una panoplia di apparecchi e natanti menzionati più e più volte anche dalla stampa specializzata ma di cui poco o nulla si sapeva ovvero che già nella seconda metà degli anni '80 ed i primi anni '90 sono stati negletti in quanto in buona parte considerati ormai desueti.

Velivoli come i vari MiG-15, 17, 19 ergo i Su-7/9/11 e 15 o gli intercettori Tupolev e Yakovlev ovvero i vari bombardieri Tu-95, 16, 22 etc. che di solito ricevono poca copertura dalle pubblicazioni "specializzate" che preferiscono dedicarsi ai velivoli tattici e da caccia qui ci sono e sono trattati anche (abbastanza) approfonditamente.

L'arma definitiva E della Krasnaya Armiya
così come delle FF.AA. federali Russky:
LA GNOKKA CORAZZATA!
Allo stesso modo sono presentate tutte quelle classi di bagnarole - alcune delle quali, lo ammetto, mi assolutamente sconosciute - come le motocannoniere, motosiluranti e motomissilistiche oltreché le varie navi appoggio e/o da sbarco/trasporto truppe (anche qui, la stragrande maggioranza delle pubblicazioni, coeve e successive, preferisce di gran lunga dedicarsi alle unità maggiori come cacciatorpediniere, incrociatori e porta-aeromobili) tra i quali svariate unità come cacciatorpediniere e fregate al tempo ubiquitarie ma che già all'indomani della caduta del muro (di Berlino, ovviamente) erano sparite dagli arsenali.
erano

Diciamo che solo per questo è valso la pena acquistare questo volume, anche se mi aspettavo decisamente qualcosa di più e di meglio per quanto riguardava l'armamento di fanteria ed i mezzi di terra, le cui descrizioni sono invece per lo più lacunose o frettolose, come se non componessero la stragrande massa d'urto che - nel caso della tanto temuta invasione dell'Europa Occidentale - avremmo dovuto affrontare up close and personal come dicono gli anglofoni.

sabato 8 dicembre 2018

Avete mai avuto l'impressione di sentirvi, come dire... un po' (tanto) coglione?

Io sì, decisamente, soprattutto oggi, dopo aver dato una (seppur breve) revisionata alla biblioteca della Fortezza della Solitudine nella quale trascorro gran parte delle mie giornate ad elucubrare sulle glorie del tempo che fu e portare avanti - quando e se mi sorge vaghezza - i miei... studi leggiadri, specialmente per quanto concerne la famigerata robbakefailbotto alla base di questa paginetta.

Ordunque, da questa prima indagine mi sono reso conto di essermi letteralmente infognato di libri in questi ultimi 12 mesi, impressione confermata da un breve riepilogo della lista dei miei incauti acquisti - principalmente su ebay ed in seconda battuta su Amazon (e già questa è una grossa rivoluzione rispetto al passato, quando oltre l'80% dei miei acquisti avveniva sulla piattaforma di Bezos) - tra i quali spiccano anche pezzi non ancora consegnati (e che in realtà spero di vedere presto).

Quello che però mi ha colpito è constatare come abbia finito per acquistare, in una specie di circolo vizioso, un sacco di roba che ho letto già ovvero che ho poi scoperto di avere avuto, nel passato più o meno remoto e che non ricordo più che fine abbia fatto, anche se sospetto che sia finita in qualche modo riciclata in uno dei miei periodici svuotatutto, che avvengono di solito in due occasioni: quando non ho più lo spazio fisico per stoccare tutta 'sta roba ovvero quando sono completamente in bolletta e mi servono soldi, in genere pochi, maledetti e subito.

È stato così per alcuni volumi di una serie classica che più classica che si può, edita nei lontani anni '80 niente meno che dalla Peruzzo, casa specializzata al tempo nelle pubblicazioni a dispense nelle edicole (salvo poi pubblicare in libreria, spesso presso le - allora tante - remainder, l'intera collana già bella che rilegata!) di argomentazione storico-militare e che sono state dei veri e propri trampolini di lancio per chiunque (come il sottoscritto) abbia poi cominciato a coltivare seriamente una passione per questi argomenti.

Infatti, oltre al già citato (era nel post scorso, se non ricordo troppo male) Aerei Moderni da Combattimento, mi ritrovo oggi per le mani anche volumi come Armi Leggere da Guerra e I Mezzi Corazzati (entrambi opera di sir Ian V. Hogg, tra l'altro), che - semplicemente sfogliandoli - mi sono reso conto di aver già avuto nella mia biblioteca e probabilmente scartato all'alba del mio periodo esterofilo quando cioè ritenevo degni di esser conservati solo quei testi in lingua originale sui quali cominciavo a mettere faticosamente le mani (qualcuno ha detto Jane's?) salvo rendermi poi conto di una grande, incontrovertibile verità: che i tomi più sono enciclopedici, strutturati ed (apparentemente) esaustivi, meno sono pratici e di facile consultazione, soprattutto se ne hai bisogno per un'occhiata al volo.

Ed è così che alla fine ti ritrovi ad avere un sacco di roba ridondante, sottoforma di tascabili o altre edizioni meno voluminose, senza contare che, spesso, le enciclopedie non sono che fredde esposizioni di dati e fatti, mentre le monografie sono in genere scritte in maniera più... personale e spesso corredate di aneddoti e/o esperienze dirette (che siano di prima mano dell'autore ergo resoconti riportati dallo stesso) che gettano a volte maggiore luce sulle capacità e sulle prestazioni di un dato pezzo di ferramenta rispetto ai freddi numeri, che sono troppo spesso dati prodotti da chi ha un vestito interesse nella questione, come enti governativi e fabbricanti e che non rispettano la realtà sul campo.

È un po' come accade per le riviste di settore automobilistico, tipo la famigerata Quattroruote che riporta pedissequamente le specifiche fornite dal costruttore del bidone di turno, che sulla carta è figherrimo, il non-plus-ultra sul mercato, salvo poi tirar fuori tante di quelle magagne - una volta messo su strada - che contraddicono platealmente le altisonanti affermazioni della casa.

Tornando a bomba, oggi mi è arrivato un altro volume che ho realizzato essere la versione contemporanea, riveduta e corretta di quei due classici di Christopher Chant: Modern Air Weapons e Modern Aircraft Armaments in un solo volume, scritto da questo Martin J. Dougherty nella prima edizione del 2010, che - copertina a parte - non si discosta praticamente se non nei dettagli dalle nuoverrime, figherrime edizioni successive, ivi compresa quella in uscita agli inizi del prossimo anno.

Anche questo mi sono accorto di averlo già avuto/letto - segno questo, tra l'altro, del fatto che mi sto rapidamente rincojonendo - salvo dismetterlo un paio di anni dopo per i motivi già citati, così come è avvenuto per il saggio del prolifico Yefim Gordon: Soviet/Russian Aircraft Weapons che ho riciclato una decina di anni fa, salvo poi doverlo recuperare di corsa quando mi sono reso conto che - nonostante i suoi tecnicismi quasi da corso di ingegneria, anziché da testo di divulgazione - è IL libro per chiunque voglia ottenere informazioni precise, di prima mano e soprattutto non rimaneggiate dai tanti (sedicenti) esperti a stAlle e strisce, sugli armamenti della ex-Unione dei Soviet e sulla rinata Veliky Rossiya e che infatti ha raggiunto quotazioni da antiquariato MEng, visto che non è più stato ristampato.

In tutto questo, resta l'amara constatazione di esser stati piuttosto cojoni in passato, di aver avuto tante perle per le mani ma averle regolarmente gettate ai porci (e spesso nemmeno poi troppo metaforicamente, visto che tanta roba l'ho di fatto svenduta) salvo agognarle, anni, lustri o decenni più tardi e doversele andare poi a (ri)cercare per mari e per monti.

giovedì 29 novembre 2018

Quando NON è proprio il caso di dire "W l'Italia"

Come potrete apprezzare dal meme qui a fianco, anche questa volta si tratta dell'ennesimo caso di inc... auto acquisto del sottoscritto, stavolta alla voce roba che vola.

Dopo eoni trascorsi a leggere sacri testi pressoché esclusivamente nella lingua di Shakespeare, mi sono fatto tentare dall'acquisto di una terna di volumi, editi nella lingue di Dante, un paio dei quali pubblicati in epoca più risalente (anni '80 e '90), ovviamente riedizioni in italiano di altrettante opere in lingua inglese, tra l'altro di autori piuttosto blasonati (Christopher Chant e Bill Gunston, niente meno) mentre il terzo è un volume edito di recente (2012) e scritto da un certo Riccardo Niccoli, da quel che mi è dato sapere un autore piuttosto attivo nell'ambito della divulgazione aeronautica.

Ora, mentre uno dei 3 volumi - Moderni Aerei da Combattimento - mi è già noto in quanto ne possiedo l'originale inglese, gli altri due - Aerei e Aerei Moderni da Combattimento - mi erano assolutamente sconosciuti, praticamente un acquisto a scatola chiusa; d'altronde anche il prezzo era invitante, sicché la tentazione si è concretizzata con l'acquisto.

L'ennesima disquisizione sulla storia
degli aeroplanini Made in Italy...
Oggi ho ricevuto due dei summenzionati volumi e dire che sono rimasto... contrariato sarebbe un grossolano eufemismo, perché mi sono trovato di fronte a due libri che parevano la copia carbone l'uno dell'altro, con le uniche differenze del formato (poco più grande di un tascabile il primo, formato A4 il secondo) e del contenuto - una cronistoria dell'aviazione dagli esordi ai giorni nostri, suddivisa per periodi storici il primo, una disamina delle varie tattiche e tipologie d'impiego della "moderna" aviazione militare il secondo - per il resto, degli aerei promessi non v'è traccia alcuna: non c'è una scheda tecnica, un diagramma, un trittico che sia uno, solo una dotta disquisizione lunga svariate pagine dove i velivoli sono ovviamente menzionati in abbondanza ma mai esaminati.

...e l'ennesima sAga mentale
dell'esperto britone di turno.
Tra l'altro, cosa che mi ha dato ulteriormente fastidio, incentrate pressoché esclusivamente sul punto di vista occidentale, soprattutto il volume di Chant, manco fosse stato scritto negli anni della Guerra Fredda, anziché dopo il crollo del Muro, quando hanno cominciato ad affluire informazioni (finalmente) puntuali ed attendibili anche dall'altra parte della cortina di ferro, che sfatavano buona parte dei rassicuranti miti circa l'inconsistenza delle aviazioni sovietica ed orientali.

Quindi, a parte il terzo volume (che tra l'altro mi deve ancora arrivare) di cui già so di cosa parla e com'è fatto (e che ho acquistato per completare la raccolta della Enciclopedia delle Armi Moderne marcata Peruzzo da me certosinamente raccolta a dispense ormai 35 anni fa e poter finalmente leggere ed apprezzare i concetti in esso riportati in una lingua che mi è più comoda) per gli altri due posso affermare di aver veramente preso delle sonore inculate.

L'unico volume della triade che
abbia un po' di senso, sperando
che sia stato tradotto degnamente!
A corollario di tutto questo, posso riportare questa chicca: onde non ritrovarmi sommerso per l'ennesima volta di una massa di carta inutilizzabile (e tra l'altro difficilmente riciclabile, se capite cosa intendo), ho contattato il venditore del volume di Niccoli per chiedere di avviare il reso per rimborso.
Mi è stato risposto, a tamburo battente, che il rimborso era già stato avviato, mentre per quanto riguarda il reso... non c'era alcun bisogno di rendere alcunché, segno evidente che anche per chi questo pamphlet lo vende è più la spesa che l'impresa.

Va be' meglio così, almeno questa impresa non è stata un (costoso) fallimento totale, come buona parte dei miei ultimi acquisti in salsa britone che si trovano ora a far polvere nella mia biblioteca.

Andiamo avanti così, che va benissimo e W l'editoria itajiana!

martedì 6 novembre 2018

Michael Moore è Michael Moore, si sa, però è vero che...

Si può essere più o meno d'accordo col ciccione col cappello da boscaiolo che ama fare documentari dissacratori sul suo stesso, ameno paesello (quello che va predicando libertà e democrazia, imponendola agli altri a suon di bombe, droni e missili deficienti ma dove in casa si trova soggetto di un fottuto regime pluto-fascista) ma una cosa è certa: fa pensare - se non hai la testa infilata nel culo, ovviamente - e spinge spesso a dubitare e verificare la veridicità di quanto afferma.

O almeno è questo l'effetto che ha sempre avuto sul sottoscritto, sicché, quando nel suo ultimo film, testé (indegnamente) trasmesso da quelle buone paste de La7, è partito il (puntuale) capitolo sulle connessioni (ormai più che acclarate, oltreché notorie) tra tutti i poLLiticanti a stAlle e strisce, in primis proprio i progressivissimi e popolari DemocraticHi (che praticamente, da quella banda di ipocriti matricolati qual sono, razzolano male a qualunque latitudine) e la fottuta banda bassotti della NRA, mi si è accesa una lampadina quando è venuto fuori, tra le altre cose, che anche il famigerato discorso della diffusione delle armi nella Terra dei Liber(ticid)i è quanto meno inesatto ed ho perciò voluto verificare quanto ci fosse di vero e quante cazzate ci avessero fin qui rifilato.

Il risultato delle mie ricerche alla fine è stato questo articolo pubblicato ben due anni fa che riporta puntualmente e con dovizia di particolari la situazione, così come elaborata dall'ultimo censimento nazioAnale e rimasto - ahimè! - fin qui sconosciuto al sottoscritto.

Quel che ne viene fuori è a dir poco sconcertante, perché viene fuori che il "paese più armato del mondo" in realtà non lo è o meglio, che, così come per la ricchezza, anche le armi sono appannaggio di una esigua minoranza e che - e questo è per me il dato più conturbante - solo il 3% dell'intera popolazione degli Stati (dis)Uniti d'Ammerreka è il reale detentore di oltre la metà dell'arsenale circolante nel paese!

Alla luce di questi fatti, non si può fare altro che porsi la fatidica pregunta: ma davvero questa banda di peracottari pensa di dare lezioni di democrazia agli altri quando in casa sua di fatto è ostaggio di un manipolo di cialtroni, tant'è che non si riesce in nessun modo a mettergli un freno?

Paradossalmente la risposta è che - in effetti - quello della (presunta) diffusione delle armi da fuoco nel paese per la politica è un non-problema proprio perché riguarda in definitiva poco più di 1 'merrikano su 5.
Il fatto poi che questo 1/5 degli abitanti faccia poi parte della lobby più potente del paese in termini di fatturato (e di...sostegno alla pollitica - capisc'a'mme) di certo aiuta la nomenklatura al poDere a guardare da un'altra parte.

Resta però il fatto che, in un paese non dico democratico ma anche solo civile, il peso dell'opinione pubblica, specialmente se sostenuta dalla stragrande maggioranza del paese reale, avrebbe dovuto spingere qualunque governo che non sia una dittatura oligarchica a prendere decisamente posizione contro la summenzionata esigua minoranza ma ancora una volta (e non lo dico io, ma è la tesi alla base del film/documentario di Moore) si dimostra nei fatti che la civilerrima democraticissima Ammerreka è in realtà una dittatura bella e buona, con l'unica differenza - rispetto alle altre dittature del continente - che non fanno sparire la gente - almeno per il momento - e che preferiscono prendersela con gli alieni piuttosto che con i cittadini residenti.

Spero ardentemente che questo ameno spettacolo venga visto anche da tanti dei miei amicHi, specialmente quelli americanofili senza se e senza ma, soprattutto da quelli che si sono sperticati per quel mignottone di Ilaria Clintone e che ancora stanno masticando amaro e sputando veleno a quasi due anni di distanza.

L'ho sempre detto e lo ribadirò finché campo: Donaldo Trombetta sarà pure un puzzone, forse nutre anche velleità autocratiche - altra tesi sostenuta dal nostro regista con la camicia a scacchi - ma se avessimo avuto come presidentA quella tronfia scoreggia radical-chic sul libro paga di tutti i peggiori potentati finanziari e mega-corporativi a livello planetario, sarebbe stato molto, ma molto peggio.

Perché Barakka Obama ha mostrato la via (e se qualcuno vedrà il film, capirà di che parlo, se non è completamente obnubilato) ma Ilaria avrebbe sicuramente fatto il passo successivo ed ulteriore, mentre il puzzone in chief che siede oggi alla Domus Albula in fin dei conti si è limitato finora a sparare cazzate che quasi sbordano nello schizofrenico ma non ha autorizzato alcuna black op, né tanto meno ha spedito droni a bombardare a tradimento a casa d'altri, tanto per fare un esempio.

In compenso sta piantando un chiodo dopo l'altro sulla bara degli (ormai morituri) Stati Uniti d'Ammerreka e il bello è che lo fa col placet dell'apparato industriale-militare - che è quello che ci sta guadagnando e che guadagnerà in futuro dalle lucrose commesse che lo zio Sam gli sta prospettando - mentre chi si straccia le vesti, gridando al destino cinico e baro, sono solo la massa degli speculatori e dei grassatori che sotto l'illuminata (sì, con la 230V) guida delle amministrazioni demofraciche hanno fatto e disfatto il mondo (quello reale, non quello delle quotazioni di borsa su un display di qualche trader) a loro immagine con le conseguenze che tutti oggi ben conosciamo.

E solo per questo, anche se certamente a Michael Moore (e non solo) dispiace tanto, gli farei un monumento!

sabato 3 novembre 2018

È nata una stella?

...ai posteri l'ardua sentenza!

Certo, se la foto postata a corredo degli articoli che stanno girando in rete le rende a malapena giustizia, Yudi Pineda ha tutte le carte in regola per essere una futura reginetta dell'adult entertainment e se è vero quanto dichiara, cioè di essere appagata della svolta che ha preso la sua vita, non posso che farle i miei più sentiti auguri di una lunga e felice carriera, anche se noto, con un certo qual sospetto, diverse incongruenze tra le varie versioni della stessa notizia fornite dai diversi organi di (dis)informazione nazioAnali ma tant'è.

A questo scopo, ho deciso di prendere per buona questa versione la prima che è giunta alla mia attenzione e che proviene da fonte (abbastanza) autorevole per non dire... specializzata, ancorché in gossip e puttanate varie.

martedì 16 ottobre 2018

Eccone un altro che apre bocca e gli da fiato... a sproposito!

Come farsi girare i coglioni di prima mattina (più o meno): sintonizzarsi su RadioConfindustria e sentire, nell'ambito di una trasmissione che cronaca e geopolitica non dovrebbe toccarle manco con le pinze, l'ennesimo cialtrone autoreferenziato che pontifica di argomenti di cui non capisce un cazzo, salvo scoprire poi che si tratta di un cialtrone a dir poco famigerato per le sue sparate, specialmente sui (dis)social.

Osso della contesa, il recente Affaire Kashoggi che, come tutti gli atti di stupida protervia dei dittatori di ogni latitudine, si sta ritorcendo contro chi l'ha messo in atto.

Ora, sentire questo imbecille, che risponde al nome di Fabio Scacciavillani pontificare sulla vicenda col tono saccente che - a quanto pare - lo contraddistingue, dimostrando invece un'ignoranza sesquipedale (come al solito!) di questioni "geopolitiche" (leggi: strategiche/militari) appena alzato, mi fa girare un cincinino i coglioni, quando anche le pietre sanno che i 'mmerrikani, specialmente fintanto che avranno magnati e petrolieri al posto di comando, non diranno mai qualcosa di negativo sui loro padroni sauditi - e infatti l'improvvida uscita di Donaldo Trombetta di ieri fa ridere i polli - men che meno adesso che gli stanno letteralmente tenendo in piedi l'economia nazioAnale con pesantissime insufflazioni di petroldollari per l'acquisto di armi e munizioni con le quali stanno combattendo la loro guerra mondiale per procura contro gli sciiti e l'occidente, guerra cominciata nel 2001 (capisc'a'mme) usando proprio i loro sicari scemi a stAlle e strisce per fare il lavoro sporco - grazie al figlio scemo del petroliere texano che aveva cominciato l'opera nel '91 - e che oggi sta continuando in tutto il medio oriente (Siria e Iraq ne abbiamo?) soprattutto sul fronte yemenita dove la coalizione araba è partita per una vera e propria guerra di sterminio contro gli sciiti finendo invece per penare senza ottenere grandi risultati, se non quello di vedersi (finalmente) arrivare in casa qualche decina di razzi dagli stizziti yemeniti, cortesia, diciamolo, degli ayatollah dell'Impero Persiano.


Perché solo un saccente imbecille (e ignorante come una motozappa) può affermare alla radio, in diretta, che il contrattino firmato da Donaldo e Salman da 110 MILIARDI di dollaroni (leggonsi: CENTODIECI MILIARDI) sia una bufala perché (cito): "dal 2013 ad oggi avranno speso sì e no 9 miliardi" ignorando platealmente che - come dicevo sopra - sono attualmente coinvolti in guerra in prima persona, visto che i loro (summenzionati) sicari scemi al di là dello Stagno Atlantico almeno questa porcata non avrebbero potuto mai giustificarla col contribuente, da qui la necessità di rimpinguare le scorte di armi e munizioni, esauritesi rapidamente da che la situazione in Yemen s'è fatta calda; questo senza considerare che, finora, hanno foraggiato con petroldollari, armi e mezzi i loro scherani (ISIS in primis) per non parlare della cosiddetta coalizione sunnita o davvero c'è qualcuno che crede che tutti i paesi del Golfo e la Giordania stiano facendo il lavoro sporco per i beduini a gratis?

Dulcis in fundo, c'è la questione dei bombardamenti cui è sottoposto da un paio d'anni il territorio beduino dagli stizziti yemeniti ed è per questa contingenza che hanno sottoscritto il grosso del contratto, acquistando cataste di batterie contraeree con funzione antimissile (leggi: Patriot PAC 3 e succedanei) sulla falsariga del sistema Iron Dome usato dai fasci con la kippah al piano di sopra.

A conclusione di questo mio sfogo, dove spero di aver chiarito il perché e il percome certa gente dovrebbe tacere anziché fare disinformazione, mi auguro soltanto che di certi argomenti non si parli più in amene trasmissioni come la novella Uno, nessuno e centoMilan* o che - almeno - si chiamino giornalisti veri, specializzati nel settore anziché (pseudo) opinionisti famosi più che altro per la sufficienza e il sessismo dei loro interventi sui social e che tra l'altro non potrebbe mai parlare dei suoi padroni arabi, visto che è notoriamente sul libro paga dei beduini!

*Lo so IO dove glieli infilerei i MILAN quelli filoguidati, ovviamente, a quest'altra fighetta radical-chic, che mi fa incazzare ancora di più considerando che è un morto di fame che non può permettersi nemmeno il cachemire e il Rolex come i maggiorenti che tanto mostra di ammirare.

sabato 11 agosto 2018

Ma che senso ha?

È un po' che ci vado rimuginando su, da che mi è arrivato l'ennesimo tomo acquistato per sopperire ad una (vistosa) lacuna nelle mie conoscenze storiche, che avevo tentato di colmare anni fa, salvo poi sbarazzarmi di tutto il materiale cumulato per via di (grossi) problemi di spazio ma soprattutto di soldi, ragion per cui, dovendo fare delle scelte, col senno di poi feci - effigurati! - quelle sbagliate di cui non mi sono poi pentito abbastanza negli anni seguenti.

Tornando a bomba, uno dei volumi che acquistai - cartaceo, tra l'altro - era questo Battle: a visual journey through 5.000 years of combat un volume che, come il 90% della produzione della pregiatissima DK inglese, non ha pretese di grande accuratezza, trattandosi di opere di divulgazione destinate al grande pubblico, ma se non altro è corredata da un'iconografia spettacolare ed il testo è conciso ed estremamente comprensibile.

Di più: questo corposo volumotto in effetti esaminava tra le sue pagine gli scontri e le battaglie a livello planetario avvenute realmente negli ultimi 5000 anni di storia documentata, suddivisa per grandi aree geografiche ed evi storici, intermezzata da interessanti quadretti riguardanti personaggi storici significativi, guerrieri, armi e tattiche rappresentative del periodo in esame.

Come dicevo sopra, dopo le mie ultime traversie sul web ed aver acclarato la marea di stronzate che vengono spacciate in ambito storico, specialmente sui (dis)social e sulla patria di ogni puttanata (Facebook, se non si fosse capito), ho deciso di ricercare, magari in formato elettronico ma comunque spendendoci il meno possibile, qualche buon testo per rimpinguare la mia biblioteca storica e mi sono così imbattuto nell'edizione precedente di alcuni anni del volume di cui abbiamo parlato sopra, che differiva - guarda un po' il caso - solo in due punti, entrambi vieppiù graditi dal sottoscritto, tra l'altro: il formato e l'assenza della chiosa finale sulla (fottuta) War on Terror(tm) che fu di Giorgino Boscaglia e che tutti gli autori anglosassoni dello scorso decennio si sono sentiti in dovere di infilare in qualsivoglia pubblicazione a carattere storico/militare che in questa edizione è limitata ad un trafiletto sul 9/11 e sulle "campagne" afgana e irachena molto alla buona.

Ora, proprio sull'aspetto... dimensionale vorrei soffermarmi, perché, come riportato nel meme che ho pubblicato in capo al post, la vecchia edizione è veramente un tomo di tipo enciclopedico: grosso, pesante ma al contempo fruibile perché così testo e immagini sono più visibili - cosa non da poco, visto che la carta stampata non si può ingrandire come una pagina in pdf su un monitor - anche per chi non ha più una vista da falco.

Quindi, considerando anche che l'edizione più recente non costava meno della precedente quando è stata rilasciata sul mercato, a che pro ridurla ad un formato inferiore di 1/3 (con "adeguamento" di stampa e caratteri, visto che per il resto è assolutamente identica e pedissequa all'originale)?

Con questo pensierino del sabato pomeriggio vi lascio alle vostre meditazioni, che il sottoscritto stasera si sente in vena di saccheggiare la fiera libraria che si sta tenendo sul lungotebro e si deve preparare (in)degnamente, sperando di non schiattare lessato lungo la via!

martedì 31 luglio 2018

Mark Zuckerberg is the new: “Avere la faccia come il culo”


Sì, avete capito bene, perché bisogna avere davvero la faccia come il culo per pretendere di mettersi a fare il Grande Fratello della grande rete globale, il vigilante che castiga il malcostume altrui, quando hai le chiappette chiacchierate, decine di migliaia di cause pendenti nelle aule di giustizia di 7/8 dell’orbe terracqueo e – dulcis in fundo – una denuncia da parte dei tuoi stessi azionisti per aver mentito spudoratamente (fosse la prima volta, tra l’altro) sull’andamento del lupanare che amministri, sul costante calo di utOnti e il conseguente crollo dei ricavi, come potete voi stessi verificare leggendo la notizia (che è già vecchia di qualche giorno ma passata rigorosamente sotto silenzio sui media nazionali) pubblicata da TGCom24: http://www.tgcom24.mediaset.it/economia/facebook-arriva-la-prima-causa-contro-la-societa-e-zuckerberg-per-il-tonfo-in-borsa_3154772-201802a.shtml

E queste sono le parole d’ordine: calo degli utenti (che non vogliono più essere utOnti e come tali tartassati e presi costantemente per il culo) e il crollo del lucro che da essi proviene.
Perché, non smetterò mai di ripeterlo, c’è una ragione se c’è quell’ameno pulsantino col fottuto pollicione sotto qualunque puttanata venga postata su Facebook, così come c’è una ragione per il clickbaiting più becero che da sempre impazza su questo cazzo di (dis)social e sono i soldi: più clicchi, più il sor Mark introita, più i suoi sciacal… pardon, azionisti sono grassi, ricchi e contenti!

Peccato che, da qualche tempo a questa parte (diciamo da che è scoppiato negli States lo scandalo legato al Russiagate da parte della ormai defunta Cambridge Analytica) Zuckerberg e i suoi sysop si siano messi in testa di diventare i poliziotti del web, con conseguente censura e messa al bando di migliaia di utenti che – come il sottoscritto – stufi marci di essere sottoposti al vaglio da parte di un fottuto algoritmo (scritto coi piedi, tra l’altro e che non è in grado di distinguere il contenuto di un post), hanno scelto di migrare verso altri lidi dove non arriva la dittatura radical-chic fighetta e (pseudo) buonista (ma real-fascista) di questi ammassi semoventi di materia organica anfibia.

Sì, avete capito bene: anche il sottoscritto ha definitivamente mollato quella specie di lupanare informatico di Facebook, l’ho fatto dopo essermi ritrovato, per l’ennesima volta, il profilo bloccato ad insindacabile giudizio di un robot dopo aver subito per settimane le (nemmeno troppo sottili) minacce da parte del “team” della piattaforma concernenti alcuni miei post che – a detta loro – violano gli standard della comunità.

Dopo aver visto di quali post si trattava questa volta, mi ci sono fatta una risata e li ho ignorati platealmente ed è qui che ho commesso il crimine imperdonabile di lesa maestà: invece di prostrarmi e chiedere perdono in ginocchio (leggi: chiedere la revisione del giudizio), ho preso atto dell’ennesima violenza imposta sul sottoscritto e sono passato oltre.

In men che non si dica, ho avuto prima post censurati tout court, dopodiché siamo passati alle (nemmeno troppo velate) minacce di restrizioni sul profilo (puntualmente applicate, come ho poi saputo da amici e contatti) con l’oscuramento di ¾ dei post da me pubblicati nel corso dell’ultima settimana/dieci giorni, fino al blocco del profilo stesso, avvenuto proprio stamani, dopo esser stato informato che sono un fascista, razzista, xenofobo e omofobo (oltre che misogino, misantropo sed etiam licantropo) per aver osato scrivere le parole innominabili come negro, Hitler, Mussolini, gay, extracomunitario, omosessuale ma soprattutto frocio! (ahò, che volete, m’è scappato!) e il bello è che questi vocaboli facevano parte di post di denuncia ovvero di sfottò tra amici, scritti quando ero giovane e ingenuo, credevo ancora nella santità della libertà di pensiero e di libera espressione dello stesso, così come sancita dalla Costituzione vigente, soprattutto prima che prendessi la sana abitudine di… modificare talune parole proprio allo scopo di evitare contumelie e rotture di coglioni da parte dei fin troppi tizi che non sanno distinguere una battuta da un insulto.

Quel che mi fa più (amaramente) ridere è che tutto questo bailamme è iniziato quando ho avuto la pessima idea di iscrivermi ad un paio di gruppi chiusi su Facebook ufficialmente dedicati allo studio della storia militare.
Non l’avessi mai fatto!
A parte le continue contumelie, la gente che postava cose senza senso e completamente fuori tema o contesto e le fin troppe apologie di tesi quanto meno… controverse, diciamo così per carità di Patria, ho realizzato (troppo tardi) che per uno o due membri veramente interessati alla materia, ce n’erano a decine che appartenevano alle perniciose categorie dei revisionisti, negazionisti, revanscisti e puri e semplici nostalgici (capisc’a’mme).

Praticamente mi sono segato i coglioni da solo ed esposto evidentemente alle antipatie dei tanti (diciamo pure troppi!) utOnti che ho segnalato in due mesi di attività agli amministratori e moderatori del gruppo, fino a che non ne ho avute davvero le scatole piene di fare lo sbirro conto terzi e me ne sono andato.

Dopodiché il resto lo conoscete anche voi: io posso benissimo fare a meno di Facebook e delle sue menate, mentre Zuckerberg non può fare a meno dei poveri fessi come noi, che di fatto gli riempiamo le tasche con la nostra mera presenza e dal momento che sono stufo marcio di farmi prendere per il culo, il buon (sì, arrosto con le patate) Mark può benissimo baciarmelo (anche se non è carino come questo...)

sabato 28 luglio 2018

Sono un fottuto raSista, faSista e odio i zingheri, i neccri e li giudii...



...almeno ad insindacabile giudizio di un (cazzo) di algoritmo e/o sysop della premiata piattaforma patria di tutte le puttanate gombloddare e spargifuffa a livello planetario, l'unica, tra l'altro che si siano mai inculati a livello planetario per clickbaiting, vendita illegale di dati personali e tante altre amenità.

Sì, sto parlando proprio del sor Zuckerberg e della sua creatura: Facebook!

Dovete infatti sapere che quest'oggi ho avuto il mio profilo personale bloccato (senza preavviso, tra l'altro) per un post, purtroppo NON corredato, come è mio solito, da un link alla notizia ufficiale in quanto nessun quotidiano online ne ha (apparentemente e fino ad ora) dato notizia, tant'è che ne ha parlato il solo TG Regionale del Lazio.

La notizia - abbastanza grave, data soprattutto la situazione a dir poco invivibile che s'è creata in città da alcuni anni a questa parte - è che la stragrande maggioranza dei B&B e delle altre strutture che offrono "ospitalità" a stranieri e turisti in Roma è fuorilegge in quanto gestori e proprietari si guardano bene dal versare nelle casse dell'erario le imposte dovute per la cosiddetta tassa di soggiorno.

Intendiamoci, la tassa la computano (e anche bella salata!) agli ospiti ma poi "obliano" di versarla, di fatto intascandone illecitamente i proventi.
C'è di più - e di peggio - cioè che la grande maggioranza dei (troppi) alloggi e appartamenti di proprietà che sono stati trasformati in B&B (e che spesso fanno capo alla famigerata piattaforma Airbnb) in realtà operano in nero; è così che si spiega come ci siano numerosi appartamenti, anche in zone di pregio, occupati (spesso abusivamente, com'è il caso con cui ho a che fare io) da vera e propria feccia extracomunitaria, gente che non si sa chi sia, da dove venga, cosa ci stia a fare qui e apparentemente senza alcun mezzo (almeno non lecito) di sostentamento ma che sgancia cifre al limite della rapina per occupare questi alloggi.
Di più: molto spesso, proprio in questi immobili in affitto temporaneo avvengono strani traffici e via-vai a dir poco sospetti, con gente mai vista né coperta prima che va, viene, fa e disfà (ma in definitiva il più delle volte rompe il cazzo e anche parecchio alla cittadinanza autoctona e residente) senza alcun controllo.

In realtà, una mezza idea (diciamo così, per carità di Patria) su cosa avvenga in questi posti ce l'avrei e se non siete completamente scemi, le foto "a corredo" di questo post dovrebbero togliervi ogni dubbio su cosa intenda.

Tornando a bomba, in tutto questo, il sottoscritto, non potendo scrivere una filippica e dovendo quindi sintetizzare, ha lanciato questo strale, riportando in calce al post con dovizia il fatto che si trattasse comunque di una notizia ufficiale data dalla TV di Stato:

"Me pareva strano che se fossero messi tutti improvvisamente a fare gli affittacamere e che mostrassero tanta... ospitalità verso gli stranieri, ivi compresa la feccia extracomunitaria (vedi fronte casa del sottoscritto): e grazie al... incassano cifre da capogiro e non versano un centesimo al comune o all'erario!
Ma ha da fini' 'sta storia: casa per casa, col tetracloruro di titanio e le bombe a mano, li dovrebbero stanare, ospiti e ospitanti e fargli sputare fino all'ultimo centesimo, altro che le solite geremiadi che tutta la categoria (albergatori in primis) sta già ululando alla luna che "ha stato il fisco rapace e ke sennò si perdono postidilavoroh!1!!11"

Ordunque, per questo sono stato accusato (senza contraddittorio) di essere un hater (cioè uno che incita all'odio) e di aver fatto apologia dell'uso della violenza a sfondo razziale!
Quindi, d'ora in poi, se avete intenzione di incazzarvi contro delinquenti ed evasori fiscali sappiate che - secondo il sor Zuckerberg e i suoi scherani - siete un branco di biechi reazionari fascisti, razzisti e magari pure omofobi, che oggi va tanto di moda, e per questo i vostri post verranno cassati ed esposti alla pubblica esecrazione!

Ma andate a cagare, manica di ipocriti, che lo so IO a chi ho rotto i coglioni e no, non sono extracomunitari o stranieri ma alla legione di inserzionisti che spopolano su facebook e che ci scassano regolarmente 7/8 di cazzo con i loro annunci (mai sollecitati né richiesti, tra l'altro) sulle nostre bacheche!

giovedì 26 luglio 2018

Non so neppure da dove incominciare...

Ormai è risaputo che tra me e le (fottutissime) multinazioAnali che dominano il nostro mondo odierno, particolarmente per quanto riguarda le telecomunicazioni, è guerra aperta e non da due giorni ma da (almeno) un paio di lustri se non più, ma quello che mi sta capitando in questi giorni ha a dir poco del paradossale.

La compagnia dalla quale mi servo attualmente per le mie necessità telematiche infatti me ne sta combinando una attaccata all'altra, pare quasi che sia in atto un complotto ovvero una sfortunata serie di circostanze (sì, come no: ma chi ci crede?) per cui mi ci trovo in rotta di collisione.

Nello specifico, prima mi hanno costretto a mollarli per quanto riguarda il mobile ed ora mi stanno facendo seriamente dubitare se sia o no il caso di mandarli seriamente a cagare anche per il fisso.
La compagnia in questione è la nota filiale italica di una altrettanto nota multinazionale britone della quale non farò il nome ma solo il cognome: VODAFONE ITALIA.

Ordunque, non più tardi di venerdì scorso, dopo una settimana di assillo continuo (e dico sul serio: dalle tre alle cinque telefonate al giorno) commetto il grave errore di cedere (per stanchezza, ovviamente) ed accettare la vantaggiosissima proposta contrattuale che, in virtù di un adeguamento di circa 2,40 euro rispetto al canone che stavo attualmente pagando, mi avrebbe consentito di avere ben 3 ricchi giga di traffico-dati in più sul mio intelligofonino.

Ora, dovete sapere che, esattamente un anno fa, aderii ad un'offerta per il rientro nella compagnia che, al tempo, era veramente vantaggiosa: 1 giga di traffico-dati, 1000 minuti di conversazione e 1000 SMS al prezzo di 5 euro tutto compreso.
Peccato che già all'indomani del primo rinnovo i 5 pleuri fossero diventati 8, 10, 12 a causa di tutti gli stramaledetti servizi aggiuntivi mai richiesti ma regolarmente attivi sulla SIM da me acquistata e ovviamente senza che ne fossi informato preventivamente dall'operatrice con la quale sottoscrissi il contratto.
Lasciamo perdere le madonne e i moccoli che ho tirato giù e le interminabili telefonate al 190 per cassare tutte 'ste cazzate e farmi rendere il maltolto, fatto sta che per circa 6 mesi è andato tutto (abbastanza) bene, fino alla fatidica sentenza europea che ha imposto a questi sciacalli la fatturazione mensile anziché a 4 settimane (una truffa bella e buona).

Lasciamo perdere anche che le fottute compagnie si sono rifatte delle loro magagne addebitando i costi agli utOnti, con ulteriore aggravio delle spettanze su base mensile.
Poco male: da 5 euro a 5,63 ci potevo ancora stare.
Poi è arrivata la fatidica telefonata di cui sopra ed è cominciato il delirio!

Invece della comunicazione di avvenuto cambio di abbonamento, ricevo un SMS dove mi si grazia della novella di una modifica unilaterale del contratto dove, a fronte di chiamate illimitate (!?) mi avrebbero appioppato un ulteriore aggravio di 2 euro/mese dal prossimo rinnovo.

Ora, fino a 8 euro per un servizio di cui fruisco sì e no al 20% ci posso anche stare ma 10 decisamente NO, anche perché – specialmente in questo momento, che è tutto un fiorire di promozioni a tempo – qualunque altra compagnia rispetto a quello che ho mi da letteralmente il culo!
Quindi per quale ragione dovrei a questo punto rimanere con qualcuno che – nei fatti – mi ha appena dimostrato di non avere alcun interesse a tenermi come cliente?
Ed infatti ho chiesto spiegazioni.
Lasciamo perdere che per darmele ci hanno messo 3 giorni ma la risposta è stata un caFolavoro di ottusità da ragioniere; si può fare qualcosa per ovviare? Sì, si torna al vecchio piano tariffario e il prezzo rimane così intorno agli 8 euro mensili.
Quindi praticamente la risposta è NO: o te sta bene così o te sta bene così lo stesso.
Al che ho risposto che prendevo atto della situazione e che avrei tratto le dovute conseguenze del caso... e gli ho pure dovuto spiegare quali fossero queste ovvie conseguenze: che vi mando a cagare, senza se, senza ma soprattutto adesso visto che – guarda caso – mi trovo casualmente in un ufficio postale dove mi hanno appena proposto il piano definitivo.

Certo, questo passaggio mi è costato letteralmente fino all'ultimo centesimo che avevo in tasca (e non solo) ma almeno da quel fronte il problema è risolto per i prossimi sei mesi.

Veniamo quindi ad oggi.
Che ci crediate o no, stranamente, due ore dopo aver ricevuto lo SMS da parte di PosteMobile con la presa in carico della mia pratica di migrazione da altro operatore, la linea di casa si è misteriosamente piantata.
Coincidenza?
Gombloddo!?

Non lo so, fatto sta che – dopo aver sudato le solite, proverbiali sette camicie per riuscire a contattare il servizio tecnico Vodafone – un risponditore automatico alla fine mi ha annunciato che sì, c'è un problema sulla mia linea e che avrebbero cominciato a lavorarci quanto prima.

Però, nella loro immensa munificenza, la compagnia mi ha attivato un servizio sostitutivo che prevede ben 15 giga di traffico dati su SIM per “tenermi in contatto” col mondo.
Grazie, dico sul serio, peccato però che, dopo un paio d'ore di navigazione con la mia pen drive (che purtroppo funziona solamente sotto Windows) mi arrivi un ameno messaggino che mi informa che ho fucilato tutto il traffico-dati disponibile.
Ma com'è possibile? È vero che lo stramaledetto mostro di Guglielmo Cancelli, non appena attivi una connessione, comincia a sparare dati come se non avesse un domani e a scaricare aggiornamenti e altra morchia come se fosse la sua ultima ancora di salvezza ma, primo, l'ho stroncato prima che facesse (troppi) danni e secondo, ho consumato sì e no 250 mega... a questo punto mi è sorto un dubbio atroce e mi sono (ri)attaccato al citofonino per parlare con il 190... stavolta ho dovuto aspettare solo 15 minuti prima che qualcuno si degnasse di prendere la chiamata e a quel punto siamo andati oltre (ma molto, molto oltre) il delirio: manco Walt Disney sotto acidi avrebbe potuto fare una cosa del genere perché hanno attivato, sì, i 15 giga di traffico ma sulla SIM del mio telefono!
E cosa accidenti dovrei farci? Io NON sono un bimbominkia che passa la sua esistenza con la testa infilata nel cul... ahem... nello smartphone, io uso un personal computer perché ci lavoro, non ci gioco e la connessione mi serve lì.

Tra l'altro, che accidenti me l'avete data a fare la SIM dati quando ho sottoscritto il contratto, se non per ovviare a questi... incidenti di percorso?
Perciò io mi aspetto (come da logica) che la prima SIM ad abilitare sia quella e non un'altra, visto tra l'altro che, al massimo tra un paio di giorni, il numero sul quale avete abilitato il traffico non sarà più attivo come numero Vodafone!

Per fare breve una storia lunga, alla fine sono riuscito a farmi abilitare il traffico sulla SIM di casa ma la cosa che mi ha mandato più ai matti è che, non ho ancora capito per quale accidenti di motivo, se provo ad usare il mio intelligofonino come hotspot entrambi i computer di casa lo rilevano e vi si agganciano pure... però Ubuntu si rifiuta di farmi navigare da alcuna parte, quindi, ancora una volta, sono costretto ad usare il muletto con Windows altrimenti o resto cieco e sordo oppure mi tocca sguerciarmi sul cellulare.
Comunque vadano le cose e a meno di una clamorosa – e tempestiva – soluzione ai miei problemi, credo proprio che dovrò cominciare a guardarmi intorno anche per la linea di casa, col cruccio, però, di averle ormai provate quasi tutte nel corso degli anni ed aver constatato che – purtroppo – alla fine della fiera, una volta che sei diventato loro cliente da qualche anno, si comportano tutti alla stessa maniera, cioè ti trattano a pesci in faccia... quando e se ti cagano, cioè...