Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

sabato 23 dicembre 2023

L'arma definitiva che non fu mai

 Post tipicamente pre-natalizio, frutto delle mie consuete divagazioni tra web e sacri testi, su uno degli implementi di distruzione più misconosciuti - ed in qualche modo, leggendari - di sempre, un vero e proprio What If? risalente alla Seconda Guerra Mondiale, solo che, a differenza delle ben più note Wunderwaffen, quello di cui parliamo era proprio l'opposto.

Non molti sanno, infatti, che già a partire dalla fine del 1942, dopo i rovesci subiti dalle fino ad allora invincibili armate del Reich Millenario in quel di El Alamein e Stalingrado, gli alti comandi della Wehrmacht, in una rara presa di coscienza militare, cominciarono a ventilare l'ipotesi che la guerra avrebbe anche potuto non andare come previsto.

Per questo motivo, cominciarono a guardarsi intorno alla ricerca di alternative viabili nella malaugurata ipotesi in cui avessero cominciato a prendere tanti e tali ceffoni da ridursi a dover combattere non più all'offensiva, bensì per la difesa del suolo patrio, in particolare dalle orde dei cosacchi provenienti dall'est, un conflitto per il quale era già stato dimostrato che più che la superiorità tecnologica e tattica, contavano assai più i grandi numeri.

Il risultato di questo ragionamento fu il cosiddetto Primitiv-Waffen-Programme cioè un programma di ricerca e sviluppo per la realizzazione di armi rozze ma efficienti, che potessero essere prodotte con tecniche basiche in officine scarsamente attrezzate e da manodopera generica con un minimo delle ormai scarseggianti materie prime strategiche, in quantitativi industriali - nel senso più letterale del termine - nel minor tempo e al minor costo possibile.

Una delle aziende che prese in seria considerazione la cosa fu la Erma (Erfurter MaschinenWerke) di Erfurt, già nota per la progettazione e produzione di gran parte delle pistole mitragliatrici e dei moschetti automatici in uso presso tutte le armi del regime germanico, che tra la fine del '42 ed i primi mesi del 1943 proposte alla Heereswaffenamt (cioè l'autorità di approvvigionamento armi dell'esercito) il suo EMP (o MPE) 44 una pistola mitragliatrice che rispondeva in pieno ai requisiti del summenzionato programma.

Destinata ad armare legioni di coscritti e di miliziani della futura Volkssturm, la EMP 44 (Erma Maschinen Pistole) era infatti un'arma dal funzionamento a massa battente, assolutamente convenzionale, realizzata con un minimo assoluto di operazioni di saldatura e punzonatura, utilizzando de facto dei tubi di acciaio di non eccelsa qualità e di diametro e spessore pressoché uniformi per tutte le parti componenti: carcassa, fusto, canna e calciatura. Praticamente le uniche parti che necessitavano di una migliore lavorazione erano la rigatura della canna ed il mollone di recupero. Tutte le parti accessorie - mirini, pozzetto di alimentazione e compensatore/spegnifiamma - erano saldate alla struttura di base, anche queste realizzate con il minimo indispensabile di operazioni di stampo/tornitura ed assolutamente basilari.

I mirini - rialzati - erano protetti da robuste intelaiature metalliche; la tacca di mira - a fogliette, tarata per le distanze (assolutamente ottimistiche) di 100, 200 e 300 metri - fungeva anche da ponticello di rinforzo per il punto più debole del disegno, cioè la doppia bocchetta di alimentazione, ripresa pari pari dalla MP40/II - una modifica di non grande successo della MP40 standard - che permetteva di utilizzare due caricatori alla volta - uno alla volta, ovviamente - per compensare in qualche modo il vantaggio sovietico dato dalla grande capacità dei caricatori a tamburo impiegati nella PPSh-41 dell'Armata Sovietica.

I caricatori impiegati erano quelli - standard - usati nelle pistole mitragliatrici della serie MP38/40, per facilitare ulteriormente la logistica.

Come potete apprezzare dalle fotografie allegate, il prodotto finale era rozzo al limite dell'imbarazzante, rifiniture? Manco a parlarne, però aveva un pregio non indifferente: funzionava.

Eppure l'Heereswaffenamt ne rimase tutt'altro che impressionato, anzi: rigettò l'arma come... troppo primitiva, anche per un programma di armi primitive!
Certo, i tedeschi - anche quando utilizzavano armi... utilitarie, come la MG42, erano comunque avvezzi a ben altri standard qualitativi e nel '43 la situazione non appariva ancora così disperata da dover adottare in quantità un simile accrocco di rottami e tubi di ferro eppure qualcosa mi dice che, già a partire dalla seconda metà del 1944, si saranno pentiti in parecchi di non aver apprezzato questa proposta, quando, dopo i russki, anche gli angloamericani hanno cominciato a bussare alla porta di servizio!

Con ogni probabilità, di quest'arma non ne vennero prodotti che poche centinaia di esemplari; una diceria afferma che - negli ultimi mesi di guerra, quando veramente i russi stavano per bussare alla porta - ne venne prodotta una certa quantità dagli operai stessi della Erma per l'estrema difesa degli stabilimenti minacciati ma, come dicevo, è una voce non confermata.

Quel che è certo è che un certo numero di esemplari fu rinvenuto e liberato dagli Alleati alla fine della guerra ed è solo per questo che siamo in possesso delle informazioni concernenti questa arma per la distribuzione di massa che non fu.

Per quanto riguarda le specifiche della EMP 44, queste sono le seguenti:

Calibro: 9x19mm Parabellum
Funzionamento: a massa battente
Modalità di tiro: solo automatica/a raffica libera
Cadenza di tiro: (effettiva) 128 colpi/minuto, (ciclica) 5-600 colpi/minuti
Alimentazione: due caricatori prismatici amovibili bifilari della capacità di 32 colpi
Peso Caricatori: 0,26 kg (vuoto), 0,65 kg (pieno) cadauno
Mire: anteriore, a lama protetta, regolabile; tacca di mira a fogliette a V, tarate per le distanze di 100, 200, 300 metri*
Lunghezza: 72 cm.
Lung. Canna: 25 cm.
Peso: 3,66 Kg (scarica), 4,96 kg (carica con 2 caricatori in sede)
Passo di rigatura: 4 righe ad andamento destrorso
Velocità iniziale: 390 m/sec con munizioni d'ordinanza tedesche con pallottola da 8 gm/124 grani


* data la lunghezza ridotta della linea di mira e l'ergonomia dell'arma, lo scrivente ritiene che la portata utile realistica si aggirasse sui 75 metri, max. 125 con tiro mirato, piuttosto che i 200 metri riportati nei documenti ufficiali.

Come sempre, chiudo anche questo articolo con i dovuti ringraziamenti a chi ha materialmente fornito la ciccia, ovverosia il mai troppo compianto sir Ian V. Hogg (Military Small Arms of the 20th Century, 7th Edition) per le note tecnico-storiche e il grandissimo Kevin Dockery (The Armory, sito web) per le specifiche puntuali, senza i quali nulla di tutto questo sarebbe stato possibile.

giovedì 30 novembre 2023

Brutto bastardo!

L'infame piego di libri, così com'è arrivato...
Per la serie: tutti io me li capo i cialtroni, eccovi il rendiconto delle conseguenza della mia ultima fregola libraria, tradottasi puntualmente nell'ennesima inculata per il sottoscritto, con in più l'aggravante del mal di fegato, oltreché il rodimento di culo.

Come fin troppo spesso (mi) capita, preso da tedio mortale in un solito, uggioso pomeriggio domenicale, mi metto davanti al PiCchio e comincio a vagabondare per il web, finendo puntualmente su svariati siti di e-commerce ed ecco là che comincia la giostra infame.

Per farla breve, un pomeriggio passato a spulciare siti e cataloghi online, fino a che non mi viene il ghiribizzo di concretizzare l'acquisto di due volumetti, della pregiatissima (o presunta tale) collana Greenhill Military Manuals - tra l'altro ormai fuori catalogo da almeno tre lustri e considerati come il santo Gral all'estero (con quotazioni piuttosto rilevanti, come potete immaginare).

Fusse che fusse la volta buona, non solo li trovo da un venditore eatalico ma pure ad un prezzo tutto sommato più che buono, visto lo stato (apparente) dei volumi, ovviamente sempre che le foto pubblicate siano del Real McCoy - come fa il sottoscritto quando vende la sua roba - anziché tratte dal web o dal sito del produttore.

Dal momento che, quando acquisto qualcosa, ci tengo ad averla in modo certo e sicuro, specialmente quando mi interessa, chiedo al venditore una fattura comprensiva di spese per l'invio in un'unica soluzione con spedizione rigorosamente tracciabile.

E qui cominciano i problemi, perché il cialtrone ci mette la bellezza di 36 (leggonsi: trentasei) ore per rispondere. Va be', hai fatto l'ordine di domenica, ci può anche stare anche se, ad onor del vero, se vendi sul web dovresti essere al chiodo non dico h24 ma 7 su 7 sì. 


Ma c'è di più e di peggio: mentre attendo pazientemente la fattura, eBay comincia letteralmente a frustarmi i coglioni con continue richieste di saldare il conto - sì, come no, stabbellofresco che col cazzo che ti pago due spedizioni per un acquisto dallo stesso venditore - quando poi vado a verificare (hai visto mai che la fattura è arrivata ma è finita nello spam?) mi trovo davanti una notifica che mi informa che uno dei due volumi da me tecnicamente ordinati è esaurito.

Chiedo quindi lumi al venditore, nel mentre che eBay continua a frantumarmi le gonadi con solleciti di pagamento.

Silenzio assordante, fino all'arrivo della tanto sospirata fattura che è per due volumi, segno evidente che qualcuno qui ha preso fischi per fiaschi.

Pago puntualmente e di lì a poco mi arriva la conferma di avvenuta spedizione. Peccato però che non ci sia nella notifica il codice di tracciamento, senza il quale è cazzo e tutt'uno; di conseguenza, ricontatto il tizio chiedendo lumi.

Qui finisce la mia vita e comincia l'Inferno dei Deliri Frementi.

Dopo svariate ore mi risponde che il codice non c'è perché spedirà con un piego di libri prioritario, anziché con spedizione tracciabile. 

Un momento: spedirà?

Sì, perché l'omm'e'mmerda invia le notifiche di spedizione non appena ricevuti i pagamenti - così tacita la piattaforma e intanto incassa il malloppo - poi, con molta calma, se e quando gli fa comodo, spedisce. 

...ed il suo contenuto, comprensivo di
biglietto da visita in bella mostra!
Alla faccia della serietà e della deontologia professioAnale e per fortuna che è un Best Seller di eBay!

Cosa non si ottiene con il vil denaro, pagando il pizzo a questi crucchi infami...

A questo punto, se permettete, mi incazzo come una scolopendra guatemalteca, perché delle due l'una: o mi stai prendendo per il culo o sei veramente un coglione. Ovviamente non glielo mando a dire e chiedo lumi su questo comportamento a dir poco inverecondo.

Risposta: se vuoi ti mando la raccomandata, pagami il pizzo su PayPal. 

Ora, il primo istinto è di mandarlo a fare in culo, attendere i libri nella beata speranza che non se li "perdano" (capeesc'a'mme) ergo inchiappettarmelo a passo di carica nel caso in cui non arrivino.

Ci ripenso come i cornuti e provvedo al pagamento del pizzo.

Peccato solo che l'indirizzo che mi ha fornito per il pagamento non risulti su PayPal. Ancora una volta perdo un pomeriggio nella beata speranza che questo infame cialtrone risponda alla mia richiesta di delucidazioni e dopo ben TRE tentativi ed una missiva di insulti, alla fine si degna di rispondere e ribadire il concetto. Oh, sai che c'è? Cazzi tuoi, io pago dove e a chi dici tu, ho la ricevuta in mano, poi se hai cazzato te la vedi tu.

Attendo la fatidica data della spedizione effettiva, così come annunciata e indovina un po': niente. Niente codice, niente ulteriore notifica.

Altro giro, altro regalo, altra risposta a sera inoltrata (dalla mattina, eh!?): scusa tanto non ho spedito, mi sono dimenticato, ci passo domani. Ho capito ma 'sto cazzo di codice, intanto me lo dai o devo ricorrere ad un indovino?

Nessuna risposta. 

Per i cinque giorni successivi.

Morale della favola, per suo immenso bucio di culo, la roba alla fine arriva - ieri, in mattinata - e pure integra. È scandaloso come tutti gli eatalici cialtroni abbiano sempre una fortuna sfacciata, quando si arriva al dunque, così che non te li puoi inculare a passo di carica quando fanno una cazzata.

Quindi, ricapitolando, c'ho messo quasi due settimane per avere 'sti libelli e quando mi è arrivato il plico ho capito anche perché e lo potete vedere pure voi nella foto a corredo in alto: a quanto pare, tra le eataliche librerie, c'è la inveterata, perniciosa abitudine di impecettare le buste con cataste di francobolli (sì, avete capito bene: i vecchi, desueti e praticamente oggi scomparsi francobolli), per di più con il controvalore ancora espresso in lire!

Ora, a casa mia, l'ufficio postale non dovrebbe accettare questi potpourri cartacei anche perché non solo sono contrari al regolamento vigente ma si incagliano puntualmente nei centri meccanografici di distribuzione 9 volte su 10, con ulteriori ritardi e rotture di palle infinite.


E così è stato anche in questo caso, perché 'sto plico c'ha messo una vita anche se - mannaggia quel porco - è arrivato comunque in zona Cesarini, togliendomi il gusto di una sacrosanta rappresaglia.

Il contenuto, lo potete vedere più sopra; almeno ha avuto la decenza di tenere i libelli insieme con un po' di pellicola, in modo che non andassero in giro per la busta, con tanto di biglietto da visita, tra l'altro. 

Giusto, lo terrò sempre a portata visiva, così da non ripetere l'errore e ordinarti qualcosa nel futuro, incommensurabile troglodita idiota!

Ultima considerazione: uno dei due pamphlet si è puntualmente rivelato una cagata furibonda - ma di questo vi parlerò in seguito - sicché posso dire che - ancora una volta - l'inculata è servita!

"Questo libro fu il titolo più venduto del 1987" (G. Markham)

 Questa avventurosa affermazione è tratta dalla prefazione - scritta dall'autore stesso (e pure questa è già una anomalia di suo) - alla seconda edizione del "classico" volume Guns of the Elite, edito per i tipi della Arms & Armour Press nel 1995, che ho improvvidamente deciso di procurarmi, dopo aver letto recensioni osannanti in giro per il mondo, salvo poi scoprire - come sempre a mie spese, visto che, avendolo acquistato all'estero per corrispondenza, non posso nemmeno renderlo per farmi rimborsare il maltolto - che di fatto questo volume di culto appartiene invece alla categoria dei libri molto poco utili per non dire inutili tout court ed il perché è presto detto.

Da un volume con un titolo siffatto (tra l'altro edito anche in Italia nel lontano 1987 per i tipi della F.lli Melita) ti aspetteresti infatti una disamina delle armi impiegate dalle forze speciali nel corso degli ultimi 50 anni (al momento della stesura), in quanto il sottotitolo è: Armi da Fuoco delle Forze Speciali dal 1940 ad Oggi, che si concentri magari soprattutto su quelle armi veramente speciali realizzate appositamente per operazioni clandestine e colpi di mano ed invece che ti ritrovi per le mani?

La solita, trita, trattazione -  per giunta per grandi linee - delle principali categorie di armi leggere in uso praticamente presso tutte le forze armate (e conseguentemente anche delle forze di élite/antiterrorismo) ma senza nemmeno la verve di un Frederick Myatt, l'aplomb e lo stile di uno Ian Hogg, men che meno la prosa avvincente di un Kevin Dockery, insomma una zozzeria unica che davvero non ha alcuna ragion d'essere.

Mi chiedo, a questo punto, chi possa aver tanto osannato questo testo ed il suo autore e per quali ragionati motivi, perché io non sono riuscito a trovarne, in tutta sincerità ed anzi, ho raggiunto (e superato) una tale soglia di tedio da non riuscire nemmeno a finirlo, questo sproloquio, eppure ancora oggi viene venduto - specialmente la prima edizione - a cifre a dir poco spropositate, un vero mistero che nemmeno ci tengo a svelare.

giovedì 16 novembre 2023

BACK TO THE FRONT!


 Ieri sera ho avuto uno dei miei ormai rari shock durante la visione di quel cumulo di propaganda e baggianate che qualcuno ancora si ostina a chiamare telegiornale: si parlava - dopo settimane che sull'argomento è calato un pietoso silenzio, da parte di tutti i principali mezzi di disinformazione di massa - di Ukrajina e dell'ormai annoso e inconcludente conflitto che vi si sta combattendo.

Giro di camera e tra le varie, amene scenette, colgo un'immagine che mi ha veramente fatto dubitare delle mie facoltà mentali: in questa inquadratura si vedeva un omino in mimetica e con il tipico equipaggiamento raccogliticcio dei combattenti del dvce Volodomyr accanto ad un affusto a candeliere tubolare d'acciaio con su montati due ordigni dalla sagoma inconfondibile, almeno per il sottoscritto.

Non credendo ai miei occhi, mi sono lanciato sul web a caccia di ulteriori informazioni in merito - ovviamente non sulla stampa online eatalica di regime - e scopro che sì, nell'accozzato arsenale ukrajino hanno fatto la loro apparizione da qualche tempo le venerabili Pulemyot Maksima obraztsa 1910 cioè le - un tempo ubiquitarie - mitragliatrici Maxim!

Ora, potete immaginare il mio shock, per quanto ne so, le ultime armi di questo tipo erano state ritirate dal servizio - anche con la riserva - nei lontani anni '60 (pur essendo tuttora menzionate ancora nei sacri testi degli anni '70), tanto più che il macinino in oggetto è uscito di produzione dagli arsenali sovietici nel 1943 o giù di lì, quando cioè l'Armata Rossa cominciò a produrre ed impiegare come arma automatica media la Goryunov SG43

Pensavo seriamente che ormai tutte le vecchie armi di impostazione Maxim fossero finite al macero ma è evidente che nelle repubbliche ex-sovietiche è stato mantenuto il mantra: fintanto che funge, nun se butta via gNente! e infatti...

Ora, sinceramente, da dove le abbiano riesumate non è dato sapere, ma viene fuori che - specialmente sul fronte orientale ukrajino - pare che ne stiano usando non dico a cataste ma parecchie sì.

Stiamo quindi parlando di giocattoli che - come minimo - hanno 80 (leggonsi: ottanta) anni sulla gobba ma sicuramente alcune di queste hanno un secolo e forse più. Eppure funzionano, eccome se funzionano, anzi: pare che funzionino di più e meglio dei fin troppi giocattoli hi-tech così generosamente forniti finora dalla NATO ai fantaccini di Zelen'skyj, il che è davvero tutto dire!

Il perché è presto detto: sono solide, indistruttibili, sparano in qualunque condizione climatica, sono affidabili e pure discretamente precise. Di più: secondo un (anonimo) esperto (occidentale) intervistato in proposito da un pennivendolo a stAlle e strisce, vi si possono adattare senza alcun problema tutti i più moderni sistemi di puntamento/mira opto-elettronici, con innegabili vantaggi sulla precisione a lunga distanza.

Impiegate per lo più in contesto di appoggio nei contrattacchi o difesa durante gli assalti, sono state ulteriormente adattate (da qui l'immagine di cui sopra) per il tiro contraereo per la difesa a bassa quota, si dice, contro gli onnipresenti droni, vera novità e flagello di questo conflitto per procura.

Non lo metto in dubbio, sinceramente, perché già i sovietici, durante la Grande Guerra Patriottica, le usavano su affusti multipli accoppiate o a quattro per volta, per questo scopo: la cadenza di tiro è bassa ma grazie al raffreddamento a liquido possono sparare lunghissime raffiche senza particolari problemi e l'impiego in multipli vuol dire ovviamente più piombo in volo per unità di tempo.

Resta solo una pregunta angosciosamente priva di risposta, almeno per il momento: passi per le armi ma dove cazzo sono andati a rimediarli i nastri - in tessuto! - per le munizioni?

lunedì 6 novembre 2023

La mitragliatrice? Fucile mitragliatore? Moschetto automatico? che non fu...


 Peregrinando su e giù per il web, visto e considerato che i miei sacri testi ormai è un po' che non mi ispirano con qualcosa di nuovo, ho scoperto questa chicca che risale nientepopodimeno che alla Grande Guerra, cosa ancor più sorprendente in quanto l'ameno orpello apparteneva al nostro avversario più diretto in quel conflitto: l'impero Austro-Ungarico.

Non si sa molto di questo ameno implemento di distruzione, se non l'anno di introduzione/produzione - ancorché dei soli prototipi - il nome dell'inventore e l'uso che se ne intendeva fare.

Stiamo parlando della Maschinengewehr des Standschützen Hellriegel Modell 1915 (lett.: Mitragliatrice per Bersaglieri Stanziali Hellriegel Modello 1915) un'arma ibrida, sulla falsariga della ben più nota - ed utilizzata - Villar Perosa (o Revelli dal nome del progettista) nostrana, apparsa proprio sul fronte alpino nello stesso periodo (1915) e considerata, non senza distinguo vari, come la prima pistola mitragliatrice della storia, anche se il termine è stato inventato da John Talliaferro Thompson, padre dell'omonimo moschetto automatico americano.

Questo perché la caratteristica distintiva principale di questa novella classe di armi automatiche era l'uso di munizioni da pistola al posto delle cartucce da fucile d'ordinanza, impiegate dalle mitragliatrici medie e pesanti di tutti i contendenti del tempo.

Come nel caso della nostra arma automatica, anche l'arma austriaca, progettata da tale Hellrieger del corpo degli Standschützen (le milizie austroungariche, soprattutto tirolesi, destinate alla difesa territoriale) era di fatto una mitragliatrice/fucile mitragliatore - quindi un'arma portatile ma di cospicue dimensioni - ma sparante munizioni da pistola, evidentemente ritenute più adeguate per l'uso in un'arma automatica destinata ad accompagnare le truppe all'assalto, specialmente su terreni difficili come quelli montani, principale teatro di guerra sul fronte meridionale dell'Impero.

Come si può evincere dalle fotografie a corredo, l'arma era più simile ad un fucile che ad una mitragliatrice o ad un moschetto automatico - tipo il più tardo Bergmann MP18 o il summenzionato Thompson americano - anche se era previsto - almeno inizialmente - l'uso di un caricatore a tamburo di grande capacità, curiosamente non inserito/montato nell'arma stessa ma utilizzato piuttosto come una cassetta porta-nastro, come quelle delle mitragliatrici vere e proprie.

Evidentemente l'idea non piacque particolarmente alle autorità militari asburgiche ovverosia la situazione strategico-economica era tale da sconsigliare la messa in produzione di una nuova arma, cosicché non se ne fece niente e l'arma fu affidata all'oblio.

Eppure, non solo l'idea era tutt'altro che peregrina, dal punto di vista tattico - come fu dimostrato dagli Alpini prima e dagli Arditi poi - avrebbe potuto essere utilissima, sia come arma d'appoggio che come scopa da trincea, specialmente se utilizzata con i caricatori a scatola, all'assalto. Non è poi detto che - in una sua versione definitiva - l'arma non avrebbe potuto essere equipaggiata con un supporto integrale per il nastro/tamburo che, nonostante il peso e l'ingombro, l'avrebbe comunque resa ben più portatile delle coeve (e successive) MG08/15 tedesca, Hotchkiss gallica e Lewis britannica.

Certo, l'idea che un siffatto ordigno venisse poi impiegato contro di noi non mi sorride, sinceramente, ma l'idea era comunque buona, a mio modesto parere e degna di ulteriore sviluppo.

Per quanto concerne le caratteristiche tecniche, queste erano le seguenti:

Calibro: 9x23 mm Steyr
Mire: aperte, in ferro regolabili, anteriore a lama, tacca di mira posteriore a scala
Portata Efficace: 200 metri circa
Funzionamento: a massa battente
Modalità di tiro: a raffica libera
Cadenza di tiro: (ciclica) 650-850 colpi al minuto (stimata)
Alimentazione: caricatore prismatico amovibile monofilare della capacità di 20 cartucce oppure tamburo con meccanismo a molla della capacità di 164 colpi

Ovviamente tutte le informazioni qui riportate sono quelle note ovvero basate su stime attendibili, perché non sono sopravvissuti esemplari da poter esaminare.

Come sempre, ringrazio il mio guru - Kevin Dockery - per le informazioni tecniche di questa perla veramente rara, che hanno reso possibile la stesura di questo post.

Alla prossima!

mercoledì 30 agosto 2023

Dalle nebbie della Guerra Fredda...

 ...arriva questo strepitoso giocattolo, rimasto per decenni ignoto ai più e che dimostra - casomai ce ne fosse ulteriormente bisogno - l'ingenuità e l'inventiva dei tecnici russi/sovietici, tanto denigrati al tempo in Occidente ma di cui poi, caso strano, la controparte ha finito per adattare/copiare le idee più ingegnose anche perché, a spregio dei milioni di dollari investiti in tecnologie mirabolanti ed effetti superspeciali, funzionavano!

Nel 1972, sia il KGB che l'esercito sovietico adottarono il "complesso di armi silenziate" che comprendeva le munizioni SP-3 da 7,62 mm e la pistola MSP a due canne di tipo derringer. L'MSP doveva sostituire in parte (e in parte integrare) la pistola S4M più grande, dal design sostanzialmente simile, che sparava munizioni PZAM molto più ingombranti e pesanti dello stesso calibro.

La MSP (Malogabaritnyj Spetsialnyj Pistolet – piccola pistola speciale) è una di quelle pistole assai rare in quanto è veramente silenziosa: quando viene sparata, l'unico suono che produce è lo scatto meccanico del percussore. 

Tuttavia, questa pistola non ha silenziatore, poiché ogni cartuccia - appositamente progettata - il silenziatore ce l'ha integrato, sotto forma di un pistone di tenuta del gas che spinge il proiettile fuori dalla canna, dopodiché trattiene il gas prodotti dalla combustione della polvere da sparo all'interno del bossolo rinforzato e con essi il rumore dello scoppio della carica. 

Essendo poi le cartucce subsoniche non c'è nemmeno il tipico zip! della pallottola e quindi lo sparo non può essere udito nemmeno da chi si trovi nella stessa stanza dello sparatore.

Alla faccia dell'utilitarismo sovietico, l'arma si presente con un design molto elegante ma soprattutto compatto, in quanto destinata al porto occulto sulla persona e all'uso di sorpresa (qualcuno direbbe: a tradimento). Se non si fosse ancora capito, questo giocattolo, a differenza delle Derringer originali non è destinato all'autodifesa, bensì alla... soppressione con estremo pregiudizio dei "nemici dello Stato" (leggi: assassinio).

Come abbiamo già detto, la Groza (questo il nomignolo con cui è più conosciuta e che vuol dire Temporale in russo) è una pistola tipo derringer a due canne ribaltabili: per caricarla (o scaricarla) due speciali cartucce scanalate vengono inserite in una speciale clip in acciaio e quindi infilate nelle canne aperte. 

Non sono presenti né estrattori né espulsori, poiché i bossoli spenti o i colpi non sparati vengono rimossi dalle canne estraendo manualmente la clip dall'arma. Ciò garantisce che nessuna prova incriminante possa esser lasciata sulla scena. 

Il grilletto è in singola azione, con i cani nascosti che vengono armati da una leva separata che sporge in avanti dal ponticello e deve essere abbassata per armare la pistola. Una volta caricate e chiuse le canne, il tiratore abbassa questa leva per armare i cani e poi la rilascia. 

Una volta caricata e armata la pistola, è possibile inserire la sicura manuale tramite una leva posizionata sul pannello dell'impugnatura sinistra dietro il grilletto. I mirini, piuttosto grezzi, sono ricavati sul telaio della pistola e sono fissi, in quanto l'arma è destinata a sparare solo a distanza ravvicinata, anche perché la velocità del proiettile alla volata è inferiore ai 150 metri al secondo e la canna è talmente corta da essere appena sufficiente ad imprimere la rotazione alla pallottola.

Il vero segreto, che credo abbia fatto impazzire le agenzie di sicurezza di mezzo mondo, sta nelle munizioni che - oltre ad essere assolutamente silenziose - usano i proiettili convenzionali delle cartucce 7,62x39mm M43 (quelle usate dal Kalashnikov AK-47, per capirci) per cui le vittime presentano evidenti ferite come se fossero state colpite da un fucile d'assalto ma nessuno riuscirebbe a capire come abbia fatto il cecchino a sparare senza essere visto ma soprattutto sentito.

Per quanto riguarda le Specifiche di questo giocattolo, sono le seguenti:

  • calibro: 7,62x35mm SP-3
  • lunghezza totale: 11,5 cm.
  • lunghezza delle canne: 6,6 cm
  • diametro del proiettile: 7,85mm
  • peso del proiettile: 7,97 gm
  • velocità iniziale: 145 m/s
  • energia iniziale: 84 j
  • peso a vuoto: 0,55 kg
  • peso carica: 0,58 kg
  • portata efficace: 25 metri
  • funzionamento: armamento manuale, scatto in singola azione
  • cadenza di tiro: 6 colpi/minuto
  • alimentazione: clip/lastrine da 2 colpi
  • peso del caricatore: 34 gm con 2 cartucce
  • fabbricante: Arsenale di Tula, Russia

 Con i miei più sentiti ringraziamenti a Maxim Popenker e Kevin Dockery senza la cui meritoria opera di informazione, non mi sarebbe stato assolutamente possibile presentarvi questa chicca del passato.

domenica 14 maggio 2023

La guerr(icciol)a infinita e gli aiuti (pelosi e infingardi) €uropei

 Rompo un lunghissimo digiuno da questa pagina perché a tutto c'è un limite e dal momento che sono ormai due anni che mi trattengo e mi mordo le mani per non dire in faccia a fin troppa gente quel che penso davvero per amor di pace - e anche perché in questo ameno regime DemoKratico il dissenso (o il buon senso?) non è ammesso - e non dover litigare tutti i santi giorni.

Come dicevo: non ne posso più di sentire illazioni e falsità, prodotte sempre e solo dalla stessa campana, quella della disinformatia di regime ad uso e consumo del Nuovo Ordine Mondiale.

Non mi addentrerò in questioni socio-politiche perché tanto già so che sarebbe peggio che combattere contro i mulini a vento alla don Chisciotte ma per quanto attiene le questioni più propriamente tecnico-belliche, sì, con la sempreverde speranza che qualche €urostolto finalmente apra gli occhi e si renda finalmente conto di quanto questa tragica buffonata del conflitto ukrajino sia l'epitome della più becera e fedifraga guerra per procura dagli anni '50 ad oggi.

Come molti di voi forse sapranno, qui è tutto un sprecarsi di aiuti al prode dvce Zelen'skyj, strenuo difensore della civiltà occidentale (o presunta tale) contro le orde degli unni e dei cosacchi dell'est.

A parte gli americani - che è ormai palese che stanno "aiutando" le milizia nazionaliste ukrajine dal lontano 2012 - ci sono vari altri paesi in ambito NATO che si stanno "svenando" per supportare il summenzionato salvatore della patria in periglio ma tra tutti svettano i britoni e i crucchi.

Ora, se davvero qualcuno avesse voluto aiutare l'Ukrajina nella lotta, lo avrebbe fatto inviando materiale bellico se non stato dell'arte, quantomeno moderno e funzionante e almeno parzialmente per quanto concerne il settore armi d'appoggio e artiglierie, questo è stato anche fatto, specialmente dal Belpaese a guida dvce conte Drakulia e soprattutto da Giorgia Melenskyj anche se, pure qui, pare che non si sia fatta una bellissima figura con i nostri potentissimi obici campali FH-70 belli che vetusti ed usurati ma tant'è: in effetti (ed è una vergogna nazionale!) questo passa l'eatalico convento, c'è poco da dire o da fare.

L'artiglieria convenzionale a traino meccanico è ormai negletta da quel dì nel Belpaese e questi pezzi erano effettivamente in dotazione alle nostre forze (dis)armate.

Parlando invece dei crucchi e dei britoni, lì il discorso di fa decisamente più serio, perché a parte le teribbuli munizioni in uranio impoverito (ma qui ci starebbe benissimo la locuzione britone "esaurito" perché quei proietti sono talmente vetusti da farmi seriamente dubitare sulla loro reale efficacia) che non so se e come gli ukrajini potrebbero mai utilizzare, visto che sono state prodotte per armi standard NATO di cui non credo gli ukrajini siano stati (ancora) equipaggiati, è notizie di questi giorni che la perfida (e fedifraga) Albione sta fornendo/fornirà i missili stand-off Storm Shadow.

Ora, a parte che mi pareva di aver capito che dovessimo aiutare gli ukrajini a difendersi, già mi sembra fuori luogo inviargli missili a lunga gittata (e quindi notoriamente offensivi) tanto più che l'aviazione ukrajina non dispone di velivoli certificati per l'utilizzo di questi strumenti offensivi.

D'altronde perfino Giuseppe "bel addormentato" Biden si è ben guardato dal fornire a Zelen'skyj aviogetti da combattimento, come i tanto desiderati F-16 (che nonostante l'età sono ancora ottimi aerei), quindi con che cosa dovrebbero lanciare 'sti benedetti missili, con la fionda?

Tornando al discorso sulle munizioni all'uranio, che tanto scalpore hanno fatto e tanti strilli alla imminente guerra nucleare hanno prodotto - specialmente da parte di quel cialtrone impenitente di Medvedev, che davvero non perde occasione per tacere - a quanto pare nessuno si è reso conto del fatto che questa tipologia di munizionamento è stata de facto bandita da tutti gli arsenali dei paesi NATO ed era in via di smaltimento/dismissione. Quale occasione migliore, per i nostri cari amici aldilà della Manica, per fare un po’ di pulizia a costo zero, che scaricare tutta questa inutile morchia sugli “alleati” ukrajini?

E infatti.

Io sinceramente spero e prego che non siano così deficienti da voler davvero usare quella roba, perché rischiano di trasformare le fertili pianure e le verdi pasture ukrajine in un deserto post-apocalittico avvelenato dalla micidiale polvere di uranio.

Sì, perché il vero pericolo posto da queste munizioni non è dovuto al fatto che siano dirompenti o – come pensano e dicono un po’ troppi pennivendoli fregnacciari – armi atomiche (!) bensì per il fatto che una volta esplose, tendono a polverizzarsi, specialmente quando colpiscono bersagli “duri” (rocce comprese), avvelenando di fatto tutto ciò che entra in contatto con detta polvere.

Quando vennero impiegate durante la prima pagliacciata del Golfo (Persico), in ambiente quasi totalmente desertico, nessuno se ne rese conto più di tanto ma quando vennero poi utilizzate con grande larghezza di manica in Bosnia-Herzegovina e in Kosovo, i danni… collaterali divennero assai più evidenti, con intere regioni rese di fatto la brutta copia di Chernobyl!

Dulcis in fundo, i nostri Liebe Freunde tedeschi; ricordate tutta la pantomima sull’invio oppure no dei carri da battaglia Leopard, tanto invocati dal dvce Volodomyr come deus ex machina per risolvere il conflitto con i russki?

Alla fine glieli daranno solo che, ahimè!, non si tratta dei tanto agognati Leopard 2 (magari gli A6 di ultima generazione) bensì dei Leopard 1, cioè di carri obsoleti dismessi da quasi tutti i loro utenti e che la Grosse Deutschland custodisce a migliaia nei suoi cimiteri degli elefanti.

Praticamente sarebbe come se l’Eatalia di Giorgia Melensky decidesse di spedirgli gli M47 o gli M60 ex-EI, dei rottami dismessi ormai da decenni e che stanno a far ruggine in Friuli (e in qualche altro posto che non ricordo).

Quale valenza possa avere un “aiuto” siffatto, credo sia facilmente intuibile: non è altro che l’ennesimo scaricabarile €uroatlantico per sbarazzarsi di tanta morchia che andrebbe altrimenti smaltita.

Quel che dovevo dire, l’ho detto. Lascio ad altri trarre le (logiche) conclusioni, sperando di non dover assistere nel prossimo futuro ad ulteriori scempi simili che nulla possono fare realisticamente per aumentare le possibilità di concludere il conflitto ma che stanno evidentemente facendo molto comodo ai mandanti del dvce ukrajino e dei suoi sodali!


giovedì 2 febbraio 2023

Sono stato turlupinato!

L'originale Made in Britain
Sì, sono stato brutalmente preso per i fondelli e per di più nel fiore della mia fanciullezza ed insieme a me lo sono stati diverse migliaia di eatalioti che, al pari del sottoscritto, sborsarono i loro sudati quattrini per acquistare questi cafolavori dell'eatalica editoria a dispense - e quindi, a conti fatti, spendendo un patrimonio! - che, nella seconda metà degli anni '80 andavano per la maggiore.

Lo spacciatore era sempre lo stesso, il famigerato Alberto Peruzzo Editore, che, nel giro di un lustro o poco più, diede alle stampe una catasta di volumi di argomento tecnico-storico-militare, per lo più sotto gli altisonanti titoli: Enciclopedia delle Armi Moderne e Le Armi del 2000.

Si trattava - abbastanza ovviamente - di opere di divulgazione, edite per lo più dalla britannica Salamander Books (e quindi in origine rigorosamente nella lingua di Shakespeare) tradotte nella lingua di Dante e - per l'appunto - riadattate per la pubblicazione a dispense nelle edicole nostrane.

...e la versione eatalica
inopportunamente "revisionata"
La parola magica qui è proprio: adattate, perché, circa 40 anni dopo (eh sì, come passa il tempo quando ci si diverte) ho scoperto che questi figli di donna ignota dedita al meretricio più turpe, avevano rimaneggiato non solo il format dei volumi bensì anche i contenuti degli stessi, rimuovendo ad capocchiam quelle parti che, secondo il loro insindacabile e truffaldino giudizio, avrebbero potuto inficiare la vendita degli altri volumi della serie.Per capire meglio di cosa sto parlando, credo sia il caso di fare un passo indietro: alcuni mesi fa, dopo aver constatato con raccapriccio che all'interno del mio antro ormai le pile di libri erano accatastate alla cazzomannaggia praticamente ovunque (ed intendo veramente ovunque, persino sul letto!), ho deciso di fare un po' di repulisti e di... rimettere in circolazione sul libero mercato una buona parte della mia collezione, quella, ovviamente divenuta troppo vetusta per essere utile o ridondante.

Come sopra: questa è la
versione originale...
Tra le prime cose che sono andate via, c'erano per l'appunto questi volumi, risalenti alla fine degli anni '80, che avevo raccolto e fatto rilegare con tanto ammmore (e un notevole sforzo economico, per quei tempi e per le assai magre finanze del sottoscritto ai tempi) e devo dire che alcuni di questi volumi li ho piazzati anche bene, perché, diciamocelo, di roba decente in eataliano sono letteralmente decenni che non si sente manco l'odore e questi libri, oltre ad essere ben tradotti, erano stati scritti originariamente da specialisti di settore come Bill Gunston, Christopher F. Foss, David Miller e compagnia cantante.

Col senno di poi, mi sono reso conto che - nonostante la vetustà dei testi - c'erano comunque delle informazioni introvabili in altri testi in mio possesso, coevi o posteriori, sicché, facendo il classico percorso del gambero, mi sono (ri)procurato i due volumi che più mi interessavano scoprendo, con mia grande sorpresa, che non solo sono ancora disponibili ma che vengono smerciati anche a prezzi molto convenienti (spese di spedizione e altre infamate governative a parte) ed in condizioni che vanno dal buono al pressoché nuovo!

...e questa quella taglia-e-cuci
nostrana...
Infatti ho ottenuto le mie copie per un prezzo inferiore alla decina di euro cadauno ed entrambe in condizioni eccellenti.

È stato così che ho fatto l'amara scoperta di cui vi dicevo sopra: chi curò l'adattamento dei testi originali, si cimentò anche in una bella operazione di sforbiciamento selvaggio (un po' alla Valeri Manera, quella che segava intere sequenze dagli anime mandati in onda sulle reti Mediaset negli anni '90) eliminando dal testo interi paragrafi quando non schede e capitoli tout court!

Per fare gli esempi più clamorosi, nel volume Armi e Tattiche della Guerra Terrestre (in originale: Modern Land Combat) si parla di tecnologie costruttive dei moderni veicoli da combattimento e delle tattiche aero-terrestri, specialmente riguardo i moderni elicotteri d'assalto/anticarro ma chiunque abbia posseduto quel volume, sa benissimo che le informazioni sul primo argomento erano piuttosto scarne, mentre mancavano assolutamente informazioni o schede illustrative sugli aeromobili. Casualmente, sul volume originale, non solo ogni argomento è trattato molto più approfonditamente (per quanto possibile per un'opera di divulgazione destinata al grande pubblico) ma - guarda un po' - ci sono le schede di una pletora di elicotteri di cui nel testo eataliano si parla ma non c'è una riga ulteriore di informazioni in merito.


Peggio mi sento per il volume Navi da Guerra e Strategie Navali (in originale: Modern Naval Combat) dove - tra le schede riguardanti le varie unità da guerra - sono presenti i menzionati ma mai altrimenti proposti sottomarini mentre nel volume eataliano ci sono soltanto le unità di superficie!

...se non è una PRESA PER IL CULO questa...
Il motivo di queste grossolane recisioni? A mio modestissimo parere, la volontà, da parte dell'editore, di spingere il lettore ad acquistare tutta la collana, anche i volumi (abbastanza specialistici ed in qualche misura, ridondanti) su Sottomarini ed Elicotteri per l'appunto, visto che tutte le informazioni di massima erano già presenti sui due volumi precedenti.

IO questa la definisco una porcata bella e buona, loro evidentemente una "scelta editoriale"...