Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

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lunedì 13 maggio 2013

Ruby, chiesti 6 anni per Berlusconi. L'ex premier: “Pregiudizio e odio, povera Italia”

Davvero povera Italia, ma non certo per i motivi che intende il divetto di Arcore... il titolo di questo post è ripreso pari pari da quello pubblicato sul sito di Tgcom24, il niusciànnel made in Mediaset che – ovviamente – tira l'acqua al mulino del padrone.

Eppure, per una volta tanto, mi vede quasi d'accordo... si, perché – per come è stata esposta tutta la vicenda sin dalle prime battute – siamo di fronte, a mio modestissimo parere, ad un caso eclatante di malagiustizia o meglio, di sesquipedale ignoranza da parte di giudici e magistrati, che in qualunque altro Paese darebbe immediatamente il non luogo a procedere per evidenti vizi di forma nell'enunciato stesso dell'accusa grazie alla quale è stato possibile rinviare a giudizio i vari imputati.

Dal momento che i giri di parole non sono il mio forte, tenetevi forte (e scusate il gioco di parole) perché oggi ci andrò giù abbastanza pesante, nel lessico, se non nelle intenzioni.

Cominciamo subito col dire che l'accusa non sta in piedi e non per un cavillo, ma perché è formulata male, quasi contra legem.

La Grande B. è accusata del reato di PROSTITUZIONE MINORILE... immane, evidente cazzata, dal momento che è una puttana minorenne che può incorrere in questa fattispecie di reato, non certo quell'imbel... imberbe pupone del capo del Popolo delle Libertà (soppresse), che ha già passato da un pezzo la boa dei settanta.

Semmai, a casa mia, lo puoi rinviare a giudizio per SFRUTTAMENTO della prostituzione minorile... anche così, però, la cosa non sta in piedi, visto che – lo dicono i giudici – il nostro ometto è accusato di essersela fatta, la prostituta minorenne (e a suon di migliaia di euro in denaro e regalie varie, tra l'altro), non di averla mandata a battere il marciapiede.

Attenzione, però, perché in effetti, se il nostro avesse davvero... usufruito dei... servigi di Ruby (al secolo Karima El Mahroug) allora si che avrebbe commesso un reato, in quanto è proibito in Itajia andare a puttane, se la puttana in questione è minorenne.

A questo punto, il buon (si, arrosto con le patate) Nicolò “prescrizione” Ghedini avrebbe qualcosa da ridire, in quanto, secondo loro, Ruby non è una prostituta, né lo è mai stata.
Mi spiace per tutti i bacchettoni ed i benpensanti del Belpaese ma – in effetti – in questo caso il Berlu non avrebbe commesso alcun reato, perché – per quanto la cosa possa dare fastidio o scandalo – scoparsi una minorenne, purché dai 14 anni in su (16 nel caso in cui il... vile corruttore di fanciulle in fiore rivesta un qualche ruolo di autorità) non è reato!

Però, la Boccassini afferma risolutamente che Karima El Mahroug è o è stata un fior di mignotta, specie a 17 anni, quando è arrivata a Milano e che sbarcava il lunario grazie alla sua conclamata attività di meretricio... a questo punto, però, sorge spontanea la domanda: se Ruby è (era) una puttana, perché non l'hanno sbattuta dentro un carcere minorile ipso facto?
La legge italiana attualmente in vigore (e non mi pare che sia stata cambiata di una virgola) prevede espressamente l'arresto per le prostitute minori di anni 18; se vuoi battere, nel Belpaese, non c'è problema ma devi essere maggiorenne, altrimenti commetti un reato penale, né più e né meno come chi con te ci viene a letto.
Unica eccezione prevista alla regola è che la puttanella non è perseguibile se viene dimostrato che non si prostituisce di sua spontanea volontà.
Insomma, le schiave sessuali sono esenti dagli strali della italica (in)giustizia (e ci mancherebbe pure...).

Ma a questo punto, la Procura di Milano deve fare pace col cervello e stabilire, una volta per tutte, se Ruby è (o era) una puttana oppure no e – se si – dimostrare che veniva ignobilmente sfruttata da... da chi? Lele Mora? Annalisa Minetti? Emilio Fede?

Silvio Berlusconi, decisamente no, perché se Fede è accusato di essere un procacciatore di allegre donnine, Mora un immondo pappone e la Minetti poco più che una maitresse (nonché custode di quell'immane lupanare a cielo aperto che era l'Olgettina), il Berlu no, dato che è stato accusato di essere il fruitore finale dei servigi della morona marocchina... nonché di tutte le altre fanciulline coinvolte a vario titolo nella vicenda.

Eppure, che io mi ricordi, nessuno dei tre coimputati è stato accusato del reato di riduzione in schiavitù delle olgettine, men che meno della famigerata Ruby Rubacuori, semmai sono accusati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione – anche minorile – ed è per questo che, se è vero, dovrebbero marcire in galera per un congruo numero di anni, sempre secondo le norme vigenti in materia.

Quindi rimane ancora l'arcano mistero del perché si sia optato per questo... trattamento di favore per Ruby, che anzi, a sentire l'intrepida procuratrice dell'accusa, sarebbe una vittima e non una colpevole.

In pratica, abbiamo rigirato per l'ennesima volta la LEGGE, ad uso e consumo di chi (a quanto pare) usa l'arma giudiziaria contro chi gli sta sulle palle, con i soliti due pesi e due misure Cicero pro domo procurae e con buona pace della placca che in ogni aula di tribunale recita che La Giustizia è Uguale per Tutti.

Perché il padrino di Arcore potrà pure stare sul culo a due terzi delle italiche genti, specie a quelle che non hanno mai rubato o inciuciato in vita loro e che meriterebbe – si – di marcire in galera, non fosse altro che per i soldi pubblici che lui e la sua ganga hanno sperperato in immani, inutili cazzate negli ultimi vent'anni, così come per aver riveduto e (s)corretto la Legge a suo uso e consumo ma – e qui lo dico e qui lo nego – personalmente voglio vederlo dietro le sbarre per i danni che ha fatto e i soldi che si è inculato, non per una accusa che non sta in piedi e che domani potrebbe essere smontata dal primo giudice che – in Cassazione – si ricordi di prendere in mano il Codice e vedere cosa c'è scritto.

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