Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

martedì 31 luglio 2018

Mark Zuckerberg is the new: “Avere la faccia come il culo”


Sì, avete capito bene, perché bisogna avere davvero la faccia come il culo per pretendere di mettersi a fare il Grande Fratello della grande rete globale, il vigilante che castiga il malcostume altrui, quando hai le chiappette chiacchierate, decine di migliaia di cause pendenti nelle aule di giustizia di 7/8 dell’orbe terracqueo e – dulcis in fundo – una denuncia da parte dei tuoi stessi azionisti per aver mentito spudoratamente (fosse la prima volta, tra l’altro) sull’andamento del lupanare che amministri, sul costante calo di utOnti e il conseguente crollo dei ricavi, come potete voi stessi verificare leggendo la notizia (che è già vecchia di qualche giorno ma passata rigorosamente sotto silenzio sui media nazionali) pubblicata da TGCom24: http://www.tgcom24.mediaset.it/economia/facebook-arriva-la-prima-causa-contro-la-societa-e-zuckerberg-per-il-tonfo-in-borsa_3154772-201802a.shtml

E queste sono le parole d’ordine: calo degli utenti (che non vogliono più essere utOnti e come tali tartassati e presi costantemente per il culo) e il crollo del lucro che da essi proviene.
Perché, non smetterò mai di ripeterlo, c’è una ragione se c’è quell’ameno pulsantino col fottuto pollicione sotto qualunque puttanata venga postata su Facebook, così come c’è una ragione per il clickbaiting più becero che da sempre impazza su questo cazzo di (dis)social e sono i soldi: più clicchi, più il sor Mark introita, più i suoi sciacal… pardon, azionisti sono grassi, ricchi e contenti!

Peccato che, da qualche tempo a questa parte (diciamo da che è scoppiato negli States lo scandalo legato al Russiagate da parte della ormai defunta Cambridge Analytica) Zuckerberg e i suoi sysop si siano messi in testa di diventare i poliziotti del web, con conseguente censura e messa al bando di migliaia di utenti che – come il sottoscritto – stufi marci di essere sottoposti al vaglio da parte di un fottuto algoritmo (scritto coi piedi, tra l’altro e che non è in grado di distinguere il contenuto di un post), hanno scelto di migrare verso altri lidi dove non arriva la dittatura radical-chic fighetta e (pseudo) buonista (ma real-fascista) di questi ammassi semoventi di materia organica anfibia.

Sì, avete capito bene: anche il sottoscritto ha definitivamente mollato quella specie di lupanare informatico di Facebook, l’ho fatto dopo essermi ritrovato, per l’ennesima volta, il profilo bloccato ad insindacabile giudizio di un robot dopo aver subito per settimane le (nemmeno troppo sottili) minacce da parte del “team” della piattaforma concernenti alcuni miei post che – a detta loro – violano gli standard della comunità.

Dopo aver visto di quali post si trattava questa volta, mi ci sono fatta una risata e li ho ignorati platealmente ed è qui che ho commesso il crimine imperdonabile di lesa maestà: invece di prostrarmi e chiedere perdono in ginocchio (leggi: chiedere la revisione del giudizio), ho preso atto dell’ennesima violenza imposta sul sottoscritto e sono passato oltre.

In men che non si dica, ho avuto prima post censurati tout court, dopodiché siamo passati alle (nemmeno troppo velate) minacce di restrizioni sul profilo (puntualmente applicate, come ho poi saputo da amici e contatti) con l’oscuramento di ¾ dei post da me pubblicati nel corso dell’ultima settimana/dieci giorni, fino al blocco del profilo stesso, avvenuto proprio stamani, dopo esser stato informato che sono un fascista, razzista, xenofobo e omofobo (oltre che misogino, misantropo sed etiam licantropo) per aver osato scrivere le parole innominabili come negro, Hitler, Mussolini, gay, extracomunitario, omosessuale ma soprattutto frocio! (ahò, che volete, m’è scappato!) e il bello è che questi vocaboli facevano parte di post di denuncia ovvero di sfottò tra amici, scritti quando ero giovane e ingenuo, credevo ancora nella santità della libertà di pensiero e di libera espressione dello stesso, così come sancita dalla Costituzione vigente, soprattutto prima che prendessi la sana abitudine di… modificare talune parole proprio allo scopo di evitare contumelie e rotture di coglioni da parte dei fin troppi tizi che non sanno distinguere una battuta da un insulto.

Quel che mi fa più (amaramente) ridere è che tutto questo bailamme è iniziato quando ho avuto la pessima idea di iscrivermi ad un paio di gruppi chiusi su Facebook ufficialmente dedicati allo studio della storia militare.
Non l’avessi mai fatto!
A parte le continue contumelie, la gente che postava cose senza senso e completamente fuori tema o contesto e le fin troppe apologie di tesi quanto meno… controverse, diciamo così per carità di Patria, ho realizzato (troppo tardi) che per uno o due membri veramente interessati alla materia, ce n’erano a decine che appartenevano alle perniciose categorie dei revisionisti, negazionisti, revanscisti e puri e semplici nostalgici (capisc’a’mme).

Praticamente mi sono segato i coglioni da solo ed esposto evidentemente alle antipatie dei tanti (diciamo pure troppi!) utOnti che ho segnalato in due mesi di attività agli amministratori e moderatori del gruppo, fino a che non ne ho avute davvero le scatole piene di fare lo sbirro conto terzi e me ne sono andato.

Dopodiché il resto lo conoscete anche voi: io posso benissimo fare a meno di Facebook e delle sue menate, mentre Zuckerberg non può fare a meno dei poveri fessi come noi, che di fatto gli riempiamo le tasche con la nostra mera presenza e dal momento che sono stufo marcio di farmi prendere per il culo, il buon (sì, arrosto con le patate) Mark può benissimo baciarmelo (anche se non è carino come questo...)

sabato 28 luglio 2018

Sono un fottuto raSista, faSista e odio i zingheri, i neccri e li giudii...



...almeno ad insindacabile giudizio di un (cazzo) di algoritmo e/o sysop della premiata piattaforma patria di tutte le puttanate gombloddare e spargifuffa a livello planetario, l'unica, tra l'altro che si siano mai inculati a livello planetario per clickbaiting, vendita illegale di dati personali e tante altre amenità.

Sì, sto parlando proprio del sor Zuckerberg e della sua creatura: Facebook!

Dovete infatti sapere che quest'oggi ho avuto il mio profilo personale bloccato (senza preavviso, tra l'altro) per un post, purtroppo NON corredato, come è mio solito, da un link alla notizia ufficiale in quanto nessun quotidiano online ne ha (apparentemente e fino ad ora) dato notizia, tant'è che ne ha parlato il solo TG Regionale del Lazio.

La notizia - abbastanza grave, data soprattutto la situazione a dir poco invivibile che s'è creata in città da alcuni anni a questa parte - è che la stragrande maggioranza dei B&B e delle altre strutture che offrono "ospitalità" a stranieri e turisti in Roma è fuorilegge in quanto gestori e proprietari si guardano bene dal versare nelle casse dell'erario le imposte dovute per la cosiddetta tassa di soggiorno.

Intendiamoci, la tassa la computano (e anche bella salata!) agli ospiti ma poi "obliano" di versarla, di fatto intascandone illecitamente i proventi.
C'è di più - e di peggio - cioè che la grande maggioranza dei (troppi) alloggi e appartamenti di proprietà che sono stati trasformati in B&B (e che spesso fanno capo alla famigerata piattaforma Airbnb) in realtà operano in nero; è così che si spiega come ci siano numerosi appartamenti, anche in zone di pregio, occupati (spesso abusivamente, com'è il caso con cui ho a che fare io) da vera e propria feccia extracomunitaria, gente che non si sa chi sia, da dove venga, cosa ci stia a fare qui e apparentemente senza alcun mezzo (almeno non lecito) di sostentamento ma che sgancia cifre al limite della rapina per occupare questi alloggi.
Di più: molto spesso, proprio in questi immobili in affitto temporaneo avvengono strani traffici e via-vai a dir poco sospetti, con gente mai vista né coperta prima che va, viene, fa e disfà (ma in definitiva il più delle volte rompe il cazzo e anche parecchio alla cittadinanza autoctona e residente) senza alcun controllo.

In realtà, una mezza idea (diciamo così, per carità di Patria) su cosa avvenga in questi posti ce l'avrei e se non siete completamente scemi, le foto "a corredo" di questo post dovrebbero togliervi ogni dubbio su cosa intenda.

Tornando a bomba, in tutto questo, il sottoscritto, non potendo scrivere una filippica e dovendo quindi sintetizzare, ha lanciato questo strale, riportando in calce al post con dovizia il fatto che si trattasse comunque di una notizia ufficiale data dalla TV di Stato:

"Me pareva strano che se fossero messi tutti improvvisamente a fare gli affittacamere e che mostrassero tanta... ospitalità verso gli stranieri, ivi compresa la feccia extracomunitaria (vedi fronte casa del sottoscritto): e grazie al... incassano cifre da capogiro e non versano un centesimo al comune o all'erario!
Ma ha da fini' 'sta storia: casa per casa, col tetracloruro di titanio e le bombe a mano, li dovrebbero stanare, ospiti e ospitanti e fargli sputare fino all'ultimo centesimo, altro che le solite geremiadi che tutta la categoria (albergatori in primis) sta già ululando alla luna che "ha stato il fisco rapace e ke sennò si perdono postidilavoroh!1!!11"

Ordunque, per questo sono stato accusato (senza contraddittorio) di essere un hater (cioè uno che incita all'odio) e di aver fatto apologia dell'uso della violenza a sfondo razziale!
Quindi, d'ora in poi, se avete intenzione di incazzarvi contro delinquenti ed evasori fiscali sappiate che - secondo il sor Zuckerberg e i suoi scherani - siete un branco di biechi reazionari fascisti, razzisti e magari pure omofobi, che oggi va tanto di moda, e per questo i vostri post verranno cassati ed esposti alla pubblica esecrazione!

Ma andate a cagare, manica di ipocriti, che lo so IO a chi ho rotto i coglioni e no, non sono extracomunitari o stranieri ma alla legione di inserzionisti che spopolano su facebook e che ci scassano regolarmente 7/8 di cazzo con i loro annunci (mai sollecitati né richiesti, tra l'altro) sulle nostre bacheche!

giovedì 26 luglio 2018

Non so neppure da dove incominciare...

Ormai è risaputo che tra me e le (fottutissime) multinazioAnali che dominano il nostro mondo odierno, particolarmente per quanto riguarda le telecomunicazioni, è guerra aperta e non da due giorni ma da (almeno) un paio di lustri se non più, ma quello che mi sta capitando in questi giorni ha a dir poco del paradossale.

La compagnia dalla quale mi servo attualmente per le mie necessità telematiche infatti me ne sta combinando una attaccata all'altra, pare quasi che sia in atto un complotto ovvero una sfortunata serie di circostanze (sì, come no: ma chi ci crede?) per cui mi ci trovo in rotta di collisione.

Nello specifico, prima mi hanno costretto a mollarli per quanto riguarda il mobile ed ora mi stanno facendo seriamente dubitare se sia o no il caso di mandarli seriamente a cagare anche per il fisso.
La compagnia in questione è la nota filiale italica di una altrettanto nota multinazionale britone della quale non farò il nome ma solo il cognome: VODAFONE ITALIA.

Ordunque, non più tardi di venerdì scorso, dopo una settimana di assillo continuo (e dico sul serio: dalle tre alle cinque telefonate al giorno) commetto il grave errore di cedere (per stanchezza, ovviamente) ed accettare la vantaggiosissima proposta contrattuale che, in virtù di un adeguamento di circa 2,40 euro rispetto al canone che stavo attualmente pagando, mi avrebbe consentito di avere ben 3 ricchi giga di traffico-dati in più sul mio intelligofonino.

Ora, dovete sapere che, esattamente un anno fa, aderii ad un'offerta per il rientro nella compagnia che, al tempo, era veramente vantaggiosa: 1 giga di traffico-dati, 1000 minuti di conversazione e 1000 SMS al prezzo di 5 euro tutto compreso.
Peccato che già all'indomani del primo rinnovo i 5 pleuri fossero diventati 8, 10, 12 a causa di tutti gli stramaledetti servizi aggiuntivi mai richiesti ma regolarmente attivi sulla SIM da me acquistata e ovviamente senza che ne fossi informato preventivamente dall'operatrice con la quale sottoscrissi il contratto.
Lasciamo perdere le madonne e i moccoli che ho tirato giù e le interminabili telefonate al 190 per cassare tutte 'ste cazzate e farmi rendere il maltolto, fatto sta che per circa 6 mesi è andato tutto (abbastanza) bene, fino alla fatidica sentenza europea che ha imposto a questi sciacalli la fatturazione mensile anziché a 4 settimane (una truffa bella e buona).

Lasciamo perdere anche che le fottute compagnie si sono rifatte delle loro magagne addebitando i costi agli utOnti, con ulteriore aggravio delle spettanze su base mensile.
Poco male: da 5 euro a 5,63 ci potevo ancora stare.
Poi è arrivata la fatidica telefonata di cui sopra ed è cominciato il delirio!

Invece della comunicazione di avvenuto cambio di abbonamento, ricevo un SMS dove mi si grazia della novella di una modifica unilaterale del contratto dove, a fronte di chiamate illimitate (!?) mi avrebbero appioppato un ulteriore aggravio di 2 euro/mese dal prossimo rinnovo.

Ora, fino a 8 euro per un servizio di cui fruisco sì e no al 20% ci posso anche stare ma 10 decisamente NO, anche perché – specialmente in questo momento, che è tutto un fiorire di promozioni a tempo – qualunque altra compagnia rispetto a quello che ho mi da letteralmente il culo!
Quindi per quale ragione dovrei a questo punto rimanere con qualcuno che – nei fatti – mi ha appena dimostrato di non avere alcun interesse a tenermi come cliente?
Ed infatti ho chiesto spiegazioni.
Lasciamo perdere che per darmele ci hanno messo 3 giorni ma la risposta è stata un caFolavoro di ottusità da ragioniere; si può fare qualcosa per ovviare? Sì, si torna al vecchio piano tariffario e il prezzo rimane così intorno agli 8 euro mensili.
Quindi praticamente la risposta è NO: o te sta bene così o te sta bene così lo stesso.
Al che ho risposto che prendevo atto della situazione e che avrei tratto le dovute conseguenze del caso... e gli ho pure dovuto spiegare quali fossero queste ovvie conseguenze: che vi mando a cagare, senza se, senza ma soprattutto adesso visto che – guarda caso – mi trovo casualmente in un ufficio postale dove mi hanno appena proposto il piano definitivo.

Certo, questo passaggio mi è costato letteralmente fino all'ultimo centesimo che avevo in tasca (e non solo) ma almeno da quel fronte il problema è risolto per i prossimi sei mesi.

Veniamo quindi ad oggi.
Che ci crediate o no, stranamente, due ore dopo aver ricevuto lo SMS da parte di PosteMobile con la presa in carico della mia pratica di migrazione da altro operatore, la linea di casa si è misteriosamente piantata.
Coincidenza?
Gombloddo!?

Non lo so, fatto sta che – dopo aver sudato le solite, proverbiali sette camicie per riuscire a contattare il servizio tecnico Vodafone – un risponditore automatico alla fine mi ha annunciato che sì, c'è un problema sulla mia linea e che avrebbero cominciato a lavorarci quanto prima.

Però, nella loro immensa munificenza, la compagnia mi ha attivato un servizio sostitutivo che prevede ben 15 giga di traffico dati su SIM per “tenermi in contatto” col mondo.
Grazie, dico sul serio, peccato però che, dopo un paio d'ore di navigazione con la mia pen drive (che purtroppo funziona solamente sotto Windows) mi arrivi un ameno messaggino che mi informa che ho fucilato tutto il traffico-dati disponibile.
Ma com'è possibile? È vero che lo stramaledetto mostro di Guglielmo Cancelli, non appena attivi una connessione, comincia a sparare dati come se non avesse un domani e a scaricare aggiornamenti e altra morchia come se fosse la sua ultima ancora di salvezza ma, primo, l'ho stroncato prima che facesse (troppi) danni e secondo, ho consumato sì e no 250 mega... a questo punto mi è sorto un dubbio atroce e mi sono (ri)attaccato al citofonino per parlare con il 190... stavolta ho dovuto aspettare solo 15 minuti prima che qualcuno si degnasse di prendere la chiamata e a quel punto siamo andati oltre (ma molto, molto oltre) il delirio: manco Walt Disney sotto acidi avrebbe potuto fare una cosa del genere perché hanno attivato, sì, i 15 giga di traffico ma sulla SIM del mio telefono!
E cosa accidenti dovrei farci? Io NON sono un bimbominkia che passa la sua esistenza con la testa infilata nel cul... ahem... nello smartphone, io uso un personal computer perché ci lavoro, non ci gioco e la connessione mi serve lì.

Tra l'altro, che accidenti me l'avete data a fare la SIM dati quando ho sottoscritto il contratto, se non per ovviare a questi... incidenti di percorso?
Perciò io mi aspetto (come da logica) che la prima SIM ad abilitare sia quella e non un'altra, visto tra l'altro che, al massimo tra un paio di giorni, il numero sul quale avete abilitato il traffico non sarà più attivo come numero Vodafone!

Per fare breve una storia lunga, alla fine sono riuscito a farmi abilitare il traffico sulla SIM di casa ma la cosa che mi ha mandato più ai matti è che, non ho ancora capito per quale accidenti di motivo, se provo ad usare il mio intelligofonino come hotspot entrambi i computer di casa lo rilevano e vi si agganciano pure... però Ubuntu si rifiuta di farmi navigare da alcuna parte, quindi, ancora una volta, sono costretto ad usare il muletto con Windows altrimenti o resto cieco e sordo oppure mi tocca sguerciarmi sul cellulare.
Comunque vadano le cose e a meno di una clamorosa – e tempestiva – soluzione ai miei problemi, credo proprio che dovrò cominciare a guardarmi intorno anche per la linea di casa, col cruccio, però, di averle ormai provate quasi tutte nel corso degli anni ed aver constatato che – purtroppo – alla fine della fiera, una volta che sei diventato loro cliente da qualche anno, si comportano tutti alla stessa maniera, cioè ti trattano a pesci in faccia... quando e se ti cagano, cioè...



mercoledì 4 luglio 2018

Pensavo fosse amore e invece era una (sonora) inculata!


Del fatto che, più si va avanti e meno ci si può fidare della gente, mi pare di averne già abbondantemente trattato eppure c’è sempre qualche nuova vetta di immane stronzaggine che si può raggiungere.

Nello specifico, dopo aver spulciato certosinamente il web per mesi (e non è per modo di dire!) finalmente un paio di mesi fa riesco a trovare una copia di questo ameno libello, una delle pochissime pubblicazioni, ancorché del secolo scorso, che siano state edite da persona degna di fiducia ed informata dei fatti, soprattutto priva di piagnistei e/o intenti moraleggianti o moralizzatori, come (purtroppo) troppo spesso accade quando si tratta di argomenti “spinosi” come le famigerate armi di distruzione di massa.

Il volume in oggetto lo vedete proprio qui, in alto a destra: NBC – Nuclear, Biological & Chemical Warfare a cura di Terry J. Gander autore/curatore di numerosi annuari per la Jane’s.

Ordunque, dicevo, dopo lunghe peregrinazioni riesco finalmente a mettere le mani su di una copia – pubblicizzata come in buone condizioni – ad un prezzo abbordabile; anche le spese di spedizione sono più che accettabili, considerando che viene venduto da una libreria aldilà dello Stagno Atlantico, sicché acquisto, pago e mi pongo in fiduciosa attesa.

Dopo quasi due mesi finalmente ieri riesco a mettere le manine sull’amato bene e quel che scopro lo potete vedere nelle fotografie che ho postato a corredo di questo articolo.
Alla faccia del volume datato sì ma in buone condizioni, mi hanno recapitato un ex-biblioteca e per di più scritto e sottolineato (a penna, per giunta!) e per fortuna che si trattava di un bene pubblico!

A questo punto, com’è mio solito, mi metto alla tastiera e chiedo spiegazioni al venditore, perché il momento del coglione è notorio che prima o poi passa per tutti e non sono uno che castra la gente senza aver prima sentito cos’ha da dire a sua discolpa… devo ammettere che mi rispondono pure piuttosto speditamente, vista la distanza ed il fuso orario ma la risposta mi ha veramente indispettito, per non dire di peggio: “Grazie per averci contattato. Come scritto nelle nostre clausole (in piccolo e a fondo pagina): ‘questo oggetto potrebbe essere un libro scartato da una biblioteca a potrebbe anche non contenere accessori, copertine, CD o sovraccoperte’ (…) Se volete renderci il libro per un rimborso, vi forniremo le istruzioni pertinenti, sappiate che accettiamo le restituzioni entro 30 giorni dalla data di consegna.

Praticamente, oltre al danno la beffa, perché (come ho fatto immediatamente notare nella mia risposta) spedire indietro il libro a mie spese mi costerebbe l’equivalente di $ 30,00 per non parlare dei tempi di consegna che allo stato attuale non sono prevedibili e/o garantiti, col rischio concreto che il libro non arrivi nei tempi da loro previsti, così te la pigli nel culo due volte.
Tra l’altro, il rimborso equivarrebbe a ben 11,00 ricchi dollari, quindi se anche tutto andasse per il verso giusto, ci rimetterei comunque la bellezza di 20 dollari (visto che le buste per la spedizione non è che me le regalino).

L’avete più ricevuta una risposta voi? Così l’ho ricevuta io, perciò, dopo quasi 1 lustro da che non ricorrevo a questa rappresaglia, gli ho appioppato un magnifico feed negativo con tutti i sentimenti, scoprendo così non solo di non essere il primo o il solo (anche se me ne strasbatto del mal comune mezza inculata) ma soprattutto che questi ci marciano e pure di brutto, visto che – solo nell’ultimo mese – ne hanno avuti 300 di feed negativi e altrettanti di neutri, roba che qualunque altro venditore su ebay si sarebbe già gettato da un ponte con un blocco di cemento attaccato ai coglioni.

Tutti, ma non loro, sicché come estrema ratio non mi è rimasto altro da fare che sputtanarli urbi et orbi, in modo che sappiate con chi avete a che fare e possiate decidere serenamente di conseguenza.


Estote Parati!



L’uomo che ha dato inizio ad un mito…



...che è andato avanti ininterrottamente dal 1898 ad oggi, crescendo e moltiplicandosi ed assumendo un ruolo-guida a livello mondiale.

Sto parlando del celeberrimo (o famigerato, fate vobis) Jane’s Information Group e del suo fondatore: John Frederick Thomas Jane!

Di lui, in realtà, non si sa poi molto; di più (e di peggio!) la sua biografia completa e l’elenco delle sue opere sono letteralmente scomparsi dalla homepage del gruppo da che la Jane’s è entrata a far parte del conglomerato a stelle e strisce IHS Inc. nel 2007, ma quel che si sa è che nacque nel lontano 1865 a Richmond, nel Surrey (Regno Unito) figlio di un vicario e che studiò alla Exeter School, dopodiché trascorse praticamente quasi tutta la sua vita a Portsmouth.

Avido disegnatore e appassionato di navi, comincia la sua carriera disegnando, per l’appunto, le navi della Royal Navy nel porto di Portsmouth, nel contempo da la stura ad un’altra delle sue passioni: il gioco di simulazione con miniature.
Di fatto sarà uno dei primi in assoluto a scrivere un regolamento di wargaming navale e la sua prima opera – che darà il via alla sua carriera di divulgatore di res militaris – è in realtà un (grosso) supplemento per il suo gioco: All the World Fighting Ships uscito, per l’appunto, nel 1898, divenuto di lì a poco un appuntamento annuale nelle librerie per tutti gli appassionati (e non solo).

Già prima il nostro si è fatto conoscere, come illustratore di romanzi di fiction scientifica (già proprio quella che, nel secolo XX, sarà definita fantascienza) e come scrittore – lui stesso – di romanzi di fantascienza, con una spiccata tendenza al post-apocalittico: To Venus in Five Seconds (Verso Venere in 5 Secondi, 1897) e The Violet Flame (La Fiamma Viola, 1899) entrambi inediti nel Belpaese mentre il primo è stato riproposto di recente in edizione cartacea.

Nel 1909 aggiunge una nuova passione a quelle che già nutre: quella per l’aviazione, che si traduce nel primo volume del All the World Aicraft che – assieme a Fighting Ships – diverrà uno dei famigerati annuali della Jane’s.
Nel frattempo scrive anche saggi (piuttosto critici, a quanto pare) di tattica e strategia navale e – durante la Grande Guerra – una specie di bollettino mensile che riporta in maniera sintetica tutte le operazioni belliche in cielo, in terra e in mare.

Purtroppo il nostro ci lascia piuttosto prematuramente, a soli 51 anni, nel 1916, immagino vittima dell’epidemia di Spagnola ma ormai il più è fatto: la casa editrice da lui fondata ha ormai messo radici e si è fatta un nome e con gli anni assumerà prima una nuova denominazione (Jane’s Information Group) e comincerà la pubblicazione di volumi, con cadenza annuale, rivolti per lo più ad enti ed istituzioni, pubbliche e private e considerate (abbastanza a ragione, tra l’altro) il riferimento imprescindibile nel campo dei trasporti e della tecnologia militare.

Come ben sapete, poi, la Jane non abbandonerà mai anche il settore della divulgazione presso il grande pubblico – che dopotutto era stato lo scopo primo di Fred T. Jane – con volumi su armi, mezzi ed equipaggiamenti, per lo più tascabili e decisamente più abbordabili rispetto agli enormi (e costosissimi) annuari, che verranno (e sono tuttora) curati dai nomi più illustri del giornalismo divulgativo mondiale, come sir Ian V. Hogg, che curerà per decenni l’Infantry Weapons of the World o Chris F. Foss e T. J. Gander (Armour & Artillery e tanti altri volumi di tecnologia e componentistica militare) solo per citare alcuni dei più noti e blasonati, con una produzione che comprende veramente tutto lo scibile riguardante qualunque cosa si muova, nuoti, voli o spari sull’orbe terracqueo (e non solo, visto che esiste anche almeno una Guida ai Veicoli Spaziali) con alti e bassi, certo, come ho più volte notato nelle mie recensioni ma rimanendo pur sempre LA fonte cui attingere (se se ne hanno i mezzi e la possibilità) per soddisfare certe curiosità ed evitare di prendere delle sonore cantonate.