Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

lunedì 12 dicembre 2011

Chi ha stuprato chi? Ovvero quando è qualcun altro che se la prende nel...







Procurato allarme, simulazione di reato, calunnia, falsa testimonianza, istigazione a delinquere e all'odio razziale.

Queste sono le accuse che dovrebbero (purtroppo in questo Paese il condizionale è d'obbligo) essere rivolte alla 16enne di Torino, quella brava ragazza che – dopo aver fatto il pancotto con il suo ragazzo (un altro bel fenomeno che a cose fatte ha pensato evidentemente bene di eclissarsi lasciando la sua bella in mutande e sanguinante in mezzo alla strada) ha pensato bene di inscenare una bella sceneggiata ad uso e consumo del fratello – che l'ha pizzicata passando di là casualmente subito dopo il fatto – accusando i soliti noti (leggi: gli zingari della zona) di averla stuprata.

Panico, rabbia e odio atavico evidentemente a lungo represso hanno così avuto libero sfogo, una violenza collettiva, un vero e proprio pogrom scatenato contro il vicino campo nomadi, raso al suolo e dato alle fiamme... e ringraziamo Dio che non c'è scappato il morto!

Risultato: la mocciosa di lingua svelta e facili costumi s'è pentita pubblicamente – nel senso che ha rivelato la verità davanti ai giornalisti convenuti a frotte per l'evento – dicendosi pronta ad affrontare le conseguenze del suo insano gesto.

Una buona notizia?

No, manco per il cazzo, perché la prima cosa che avrebbe dovuto fare – se fosse stata davvero pentita – sarebbe stata quella di presentarsi alla Polizia o ai Carabinieri e consegnarsi alle autorità per tutti i reati che ha commesso e che a causa sua sono stati commessi da altri, invece di farsi un altro po' di pubblicità sui giornali ed in TV.

E purtroppo questo non è il primo caso di cui si ha notizia, di queste brave figliole che pensano bene di rimediare alle loro intemperanze sessuali accusando il malcapitato (o i malcapitati) di turno e dal momento che in questo civilissimo e cattolicissimo Paese i reati a sfondo sessuale provocano sempre, immancabilmente e senza starci troppo a pensare, l'indignazione generale verso il (presunto) colpevole, che normalmente si sfoga immediatamente – bene che vada – con l'arresto immediato e la carcerazione preventiva. Salvo poi scoprire – qualche giorno o qualche settimana dopo – che la vera vittima è quella che stanno seviziando in caserma o in carcere; perché se non lo sapeste, chi viene gettato al gabbio con l'accusa di abusi/violenza sessuale – peggio ancora se su ragazze minorenni o bambini – campa in genere poco e male in galera.

Ma la vera chicca, che ho letto pochi minuti fa, è che i genitori della brava ragazza pentita, in attesa che la (in)giustizia italica si degni di muoversi e fare il suo corso, hanno deciso di allontanare momentaneamente l'incauta figliola per sottrarla – poverina – alla gogna in quel di Torino, fino a che non si siano calmate le acque, spedendola qui nella Capitale, presso parenti.

Certo che ci mancava un altro campione di... modestia d'importazione, come se non ne avessimo già abbastanza di quelli nostrani.

E ci sono ancora i soliti professoroni che si domandano come mai i maschi italici, specie quelli più giovani, sembrino avere ormai il sacro terrore di avere rapporti con le loro controparti femminili: coi tempi che corrono ed i sempre più numerosi esempi – simili a questo – che ci vengono propinati dai media, ci vuole davvero un bel coraggio per tentare un qualsiasi tipo di approccio con il gentil sesso... chi ti dice infatti che – a cose fatte – la tua lei non abbia un ripensamento repentino e non decida di considerare che quello che avete appena fatto in due sia stato invece un vile atto di circonvenzione?

Circonvenzione si... ma di incapace!


mercoledì 7 dicembre 2011

Alla faccia del risparmio...


Ebbene si, anch'io periodicamente sento la necessità di rinnovare la mia persona o il mio ambiente, un soffio di novità, tanto per alzarmi la mattina, guardarmi un po' in giro e poter affermare con una certa sicurezza che la vita va ancora avanti e fortunatamente continua ad evolversi.

E una volta che si è deciso di dare una bella svecchiata all'antro della Tigre cosa c'è di meglio che eliminare qualche grosso, vecchio mobile, sostituendolo magari con un equivalente più leggero, incospicuo e moderno?

Per dirla tutta, non ero particolarmente ansioso di buttare all'aria il mio povero tukul ma in effetti la situazione abitativa è andata decisamente peggiorando negli ultimi tempi; soprattutto non ne potevo più di farmi fracassare le gonadi dalla mia augusta genitrice ogni qualvolta c'è da mettere mano al condizionatore che – per ragioni meramente logistiche – incombe sulla mia postazione come la leggendaria Spada di Damocle e che in effetti mi costringe ad ardue manovre acrobatiche in alta quota ogni volta che occorre smontare e rimontare i filtri dell'ordigno refrigeratore... il problema nasce proprio dal... ponderoso (in tutti i sensi: massa e ingombro) catafalco che qualche designer della IKEA ha pensato bene di classificare come scrivania porta-computer e che ho acquistato parecchi anni fa – all'alba della mia alfabetizzazione informatica – quando dismisi la vecchia, classica, scrivania, assolutamente inadatta a sostenere i pesi e gli ingombri dei monitor CRT e dei cabinet per PC che andavano allora.

Come ho accennato, comprai quest'ordigno mastodontico proprio alla IKEA la famigerata multinazionale dell'arredamento svedese, quando qui a Roma esisteva il solo punto vendita di via Anagnina ed ogni visita erano letteralmente un viaggio e un'avventura.


In quell'occasione ebbi modo di scontrarmi per la prima volta con la più grossa incongruenza del sistema IKEA, quella che fa si che uno possa acquistare per somme tutto sommato modeste roba anche di una certa qualità e/o consistenza (tanto per dirne una, per strani che possano apparire, io adoro i casalinghi dell'IKEA: sono solidi, robusti, perfettamente fruibili e soprattutto economici) per poi imbattersi nello scoglio del trasporto a domicilio che risulta a conti fatti essere tra i più cari in assoluto di tutto il mercato italiano...
il problema sorge dal fatto che quello che – visto nell'area espositiva – sembra essere un innocuo mobiletto, il più delle volte si rivela essere composto da uno o più kit di montaggio pesanti una madonna e ingombranti come G.C con tutta la croce!

In quell'occasione, quando uscii finalmente dalle casse, dopo un pomeriggio intero di tribolazioni per scegliere l'arredamento di quello che sarebbe divenuto l'antro della belva, mi resi conto di avere tra le mani 4 voluminosi scatoloni pesanti un'iradiddio (tanto per farvi un'idea, il solo ripiano aggiuntivo con le sue prolunghe in lega d'acciaio pesava 25 chili figuratevi il resto...) che mai e poi mai sarebbero entrati nel mio miserevole bidone semovente del tempo, un cesso di Renault 5 sulla quale però avevo avuto la brillante idea di fissare le barre porta-tutto.

Il problema non era tanto scendere col carrello, caricare il bidone (già di per sé un'ammazzata!) e portare il tutto a casa, no: il problema era poi scaricare tutti gli scatoloni e trascinarli a braccia fino al terzo piano senza l'ausilio dell'ascensore perché non ci entravano manco a bestemmiare tutte le litanie dei santi col calendario davanti.

Dal momento che IKEA offre da sempre la consegna a domicilio dei suoi articoli, mi avviai fiducioso verso lo sportello delle spedizioni... dal quale tornai dopo pochi minuti scuro in volto come una tempesta tropicale ed altrettanto incazzato... c'erano ancora le lire e questi mi avevano chiesto la bellezza di una piotta per portarmi a casa materiale per circa 225.000 lire; praticamente costava più il trasporto dei mobili stessi e al tempo vi assicuro che erano bei soldi, visto che alzavo poco più di un milione e due al mese.

E fu così che mi rassegnai a spaccarmi letteralmente la schiena, caricandomi tutto l'ambaradam sul tetto della Renault, legando oltretutto la massa enorme di cartoni solo con un paio di vecchie cinghie elastiche che portavo sempre a bordo “perché non si sa mai” con una paura fottuta che una delle due potesse cedere e provocare una strage a colpi di mobili in kit di montaggio.

Non vi dico nemmeno lo sforzo belluino per trasportare poi il tutto a casa... ma da lì in poi, come dicono gli antichi, è storia.

Sono passati parecchi annetti da allora, le esigenze sono via via cambiate e alla fine mi sono deciso, nonostante il momento non sia proprio esaltante dal punto di vista delle prospettive economiche, a fare un bel repulisti e a sostituire – ove possibile – gli antichi sarcofagi monumentali di casa con qualcosa di più agile e snello.

Dopo una serie di giri che non vi dico, siamo tornati proprio lì sul luogo del misfatto... più o meno, perché nel frattempo di IKEA ne hanno aperto un altro nella zona che oggi si chiama Porta di Roma.
Tutto bello, tutto figo, tutto nuovo... fuorché per le (in)sane, vecchie abitudini della compagnia in fatto di supporto alla clientela.
Questa volta mi sono fortemente limitato al minimo indispensabile per venire comunque incontro alla mia esigenza di dover vivere nel mio antro e quella di poter effettuare la manutenzione non solo al vecchio congelatore da muro ma anche al nuovo impianto di riscaldamento montato di recente, altrimenti inaccessibile, nascosto com'è dal vecchio catafalco.

Solo che, nel frattempo, ho cambiato bidone semovente e con esso la possibilità di utilizzare gli accessori che avevo a suo tempo acquistato per la vecchia Renault... alla faccia della standardizzazione europea!
Fatto sta che sono due lustri che ad ogni estate mi ripropongo di acquistare un cavolo di portapacchi per il vecchio leopard che guido adesso e regolarmente me lo dimentico.
Non solo ma di anni (e di chilometri) ne sono passati tanti ed hanno lasciato il segno... non sono più un pisquano di belle speranze in grado di tirare su 120 kg a strappo e la prospettiva di scarrozzarmi a spalle 72 kg di mobilio in kit ancorché in due pezzi non mi sorrideva affatto... mi sono quindi recato con fiducia all'ufficio spedizioni con i miei due scatoloni, speranzoso che – col trascorrere degli anni anche quelli di IKEA avessero messo un po' di giudizio e migliorato il servizio, specie visti i chiari di luna che la crisi provoca nelle tasche degli italiani.

Pia illusione, dolce chimera sei tuuuu…

Dopo un'ora esatta di orologio, durante la quale ho meditato sulle più raffinate forme di tortura cui sottoporre l'impiegata dell'IKEA – una perditempo fenomenale... fa quel lavoro tutto il santo giorno e ancora non sa qual'è la sequenza delle azioni che deve compiere? E poi, sant'iddio, perché accidenti non ti tieni a portata di mano la roba che ti serve? Per ogni singola cazzo di operazione le ci volevano due viaggi in giro per tutto l'ufficio... roba da picchiare la testa al muro! - alla fine sono arrivato al counter ed ho fatto la fatidica domanda: quanto costa consegnare questi due freschi buffi a **********?
Al che lei, con assoluta nonchalance, mi indica il cartellone alle sue spalle.

Aspetta un momento... che cosa mi stai dicendo, emerita testa di minchia?
Che la spedizione costa sempre e comunque 69 euro + spicci?
No, perché delle due l'una: o chi ha scritto il cartello è svedese (quindi parzialmente giustificabile per la sua mancata conoscenza delle sfumature della lingua italiana) oppure siete veramente una banda di cialtroni.

Perché se tu mi scrivi prezzi a partire da io mi aspetto che partano da quella cifra e arrivino ad un'altra, massima, da pagare, con tutto un range di opzioni nel mezzo.

Se invece il discorso è che i prezzi sono solo due, me lo devi scrivere a chiare lettere invece di farmi perdere tempo: non mi metti che partono da ma che per il servizio A il costo è X, per tutti gli altri si applica LA tariffa FISSA Y.

Come al solito, l'acqua va sempre al mulino di chi già di per sé si può permettere di spendere, perché avvantaggia sicuramente il tizio che si è comprato il guardaroba 4 stagioni a 6 ante da tremila euro che pesa 300 chili, mentre per il povero cristo che ha speso si è no 50 euro per uno scaffale in truciolato ma si ritrova comunque con una cassa da morto di 50 chili tra le mani, far pagare la stessa cifra è a dir poco sproporzionato.

Non vi dico quindi l'incazzatura che mi sono preso, soprattutto per tutto il tempo che mi hanno fatto perdere per non saper mettere due concetti in croce in italiano corrente.
Ancora una volta mi sono dovuto fare forza – in tutti i sensi, visto che sono letteralmente a cocci in questo periodo – e incastrare dio solo sa come tutto dentro lo spazio risicato della mia Opel Corsa, guidando con la minaccia costante di prendere una scatolata sulla nuca in caso di brusca frenata o di curva troppo stretta.

Immaginate poi il calvario che è stato trascinarseli su fino a casa... e fortuna che – questa volta – i cartoni sono entrati in ascensore perché non so proprio se sarei stato in grado di portarli su per le scale.
Perché peseranno pure la metà rispetto al vecchio catafalco che ho pensionato, ma hanno un ingombro tale che pare pesino il doppio quando devi caricarteli in spalla e non sai davvero da che parte pigliarli...

La morale della storia è: se intendi acquistare qualche mobile da IKEA ma già sai che non si tratta di qualcosa di mastodontico e costoso, per il quale valga la pena gettare al vento qualche decina di euro in più, non hai che una soluzione: fatti prestare da qualcuno un furgone per andare da IKEA; ci guadagnerai certamente in tempo, denaro e soprattutto salute.

lunedì 21 novembre 2011

Una bella cura medioevale contro la SUVerbia che avanza...


 visto che tira aria di rinnovamento e di equità sociale in questo Paese da che si è insediato l'esecutivo presieduto dal dottor Mario Monti, avrei una proposta da fare riguardo i tanti, troppi casi di assassini su quattro ruote che infestano questa nazione, in particolar modo contro i delitti perpetrati dagli ormai onnipresenti possessori di SUV, si proprio quei cosi mastodontici, ingombranti e soprattutto inutili (ancorché nocivi per la salute pubblica) che peggio delle zecche su un cane rognoso infestano ogni angolo della viabilità cittadina.

Faccio esplicito riferimento agli ultimi casi di cronaca, quello di Cremona di ieri e quello di oggi avvenuto nella Capitale; diversi luoghi, stesse modalità: due tizi litigano, quasi sempre per motivi più o meno futili riguardanti le solite questioni – parcheggi e precedenze – con il tizio che ha nel 99% dei casi torto marcio che sale in macchina e parte a spron battuto infliggendo danni a uomini e cose.

Io stesso ho assistito parecchie volte a queste scene disgustose e più di una volta – da bravo scassaminchia forse ma da perfetto buon cittadino – mi sono adoperato prendendo la targa del cialtrone ergo facendogli una bella foto che ho poi consegnato a chi di dovere perché prendesse gli opportuni provvedimenti del caso.

Stranamente poi, l'arma del delitto difficilmente risulta essere una 500 o una Panda, no... parliamo (quasi) sempre delle solite note: Volkswagen, Alfa, Audi, BMW, Mercedes, Volvo... tutti giocattoloni per gente con la grana che per questo motivo pensa di potere fare sempre e comunque il suo porco comodo alla faccia di tutto ed in aperto spregio delle normative vigenti.
In pratica, per questa gente il codice della strada è un optional.

Solo che adesso abbiamo fatto il salto di qualità, non si parte più a razzo e basta, scartando autoveicoli in sosta e pedoni sulle strisce, no: adesso si prende per bene la mira per centrare il rompiscatole di turno, così impara!

Al che io avrei un suggerimento per i neo ministri dell'Interno e di Grazia e Giustizia: l'adozione di una sanzione Dantesca, un vero e proprio contrappasso per chi commette reati ed omicidi al volante: chi di SUV (ovvero station wagon, crossover, pick-up, fuoristrada o berlinone) ferisce... nel SUV perisce!

O meglio, nel suo cazzo di SUV ci sconta la pena per intero; perché infatti, dico io, queste merde ce le dobbiamo poi pascere noi a spese dello Stato in una casa circondariale?
Io propongo l'istituzione di un nuovo tipo di bagno penale cioè l'area di (lunga, lunghissima) sosta penale.

In pratica funzionerebbe così: commetti un reato con il tuo maledetto bidone, io ti ci sigillo dentro per tutta la durata della pena. Si trasferiscono criminale e mezzo incriminato all'interno di un vero e proprio deposito circondariale recintato e sorvegliato con torrette automatizzate armate di mitragliatrici calibro .50 in grado di tracciare autonomamente i veicoli grazie al calore o al campo magnetico emesso dallo stesso: se metti in moto e ti muovi entro il raggio d'azione delle torrette, una raffica di traccianti da mezzo pollice riduce te e il tuo bidone in confetti, fine della storia.
Ovviamente la recinzione del campo dev'essere adeguata alla bisogna: niente mura e torri, troppo spreco di mezzi e risorse, più semplicemente un bel reticolato elettrificato stile Auschwitz per impedire la fuga a piedi degli omini, il tutto coadiuvato da un bel fossato anticarro, ostacoli in cemento armato (i famosi denti di leone) e per finire una bella cintura minata a scanso di equivoci.

La cella di detenzione diventa così l'automezzo stesso, immobilizzato, privo di combustibile ed esposto (ovviamente) alle intemperie e all'inclemenza del clima col solo conforto della normale dotazione per i detenuti: uniforme carceraria, indumenti intimi e un paio di coperte per dormire... i pasti verrebbero somministrati attraverso il finestrino, stile MacDrive, mentre per le docce e gli altri servizi, provvederanno apposite strutture in perfetto stile autogrill, come si conviene per questi maniaci criminali delle quattro ruote.

Qualcosa mi dice che – dopo l'applicazione, severa e senza sconti – delle prime condanne e gli inevitabili resoconti che prima o poi giungeranno all'esterno, il numero di crimini commessi al volante crollerebbe drasticamente... è vero che la madre dei cretini è sempre incinta ma credo che nessuno che non sia totalmente insano di mente potrebbe mai sopportare di dormire, mangiare, espletare le proprie necessità fisiologiche, in pratica di vivere all'interno di un'automobile, per quanto grossa e confortevole possa essere, per giorni, settimane, mesi o anni senza dare di matto o implorare di essere ammesso ai lavori forzati o al carcere duro, specie se il confortevole mezzo in questione viene privato della possibilità di poter operare i suoi tanti gadget tecnologici come radio/cd player, climatizzazione, telefono bluetooth etc...


martedì 15 novembre 2011

Ma Siamo Seri...

Il Paese va a rotoli, le nostre speranze, sempre più appese ad un filo, poggiano (fin troppo) pesantemente sul professor Monti, come se bastasse la sua sola presenza, una volta fatto fuori il nano di Arcore, per rimettere a posto una situazione disastrosa frutto di quasi un ventennio di incuria politica e che invece, molto probabilmente, per chi non si trova già con il culo saldamente al coperto vorrà dire essenzialmente lacrime, sudore e sangue, possibilmente tutte insieme così non si perde tempo.

La crisi ha messo col culo in terra gli italiani che stentano ad arrivare alla fine del mese, la disoccupazione o la sotto-occupazione aumentano costantemente così come il sommerso, il nero e l'evasione fiscale... eppure una delle tante minchiate proferite dal divo di Arcore mi ha trovato quasi pienamente d'accordo, parlo dell'uscita relativa al fatto che in Itajia i ristoranti sono sempre pieni...

caliamo un velo pietoso sulla storia degli aerei strapieni di passeggeri, che è una cazzata micidiale (non tutti possono permettersi di viaggiare con l'aereo messo a disposizione dallo Stato portandosi dietro parenti, amici e conoscenti, caro il mio Cavaliere) a meno che il Salvatore da Arcore non intendesse i voli per l'estero in classe economica, quelli si che sono sempre pieni: si, sono pieni di gente che scappa dal Belpaese per cercare miglior fortuna all'estero... una volta si emigrava con la nave trascinandosi dietro le valige di cartone chiuse con lo spago... oggi si emigra in aereo e con i trolley della Samsonite ma per il resto rispetto a 100 anni fa non è (purtroppo) cambiato un beneamatissimo cazzo: se vuoi sopravvivere – e hai i mezzi per permettertelo – tagli la corda e cerchi fortuna altrove.

Purtroppo, per chi non se lo può permettere, resta evidentemente un unico sfogo, la famosa cena fuori casa il sabato sera; ma anche qui, c'è da fare qualche differenza, caro il mio Silvio, perché non tutti possono permettersi la cena al ristorante la maggior parte opta per soluzioni più economiche come la pizzeria o la trattoria locale... solo che anche qui la cosa si è vergognosamente snaturata.

Tanto per rendervi edotti, un paio di sabati fa, in compagnia di un amico e assillati dal solito, annoso problema (per la serie: che si fa? Si mangia un boccone?... si, ma dove?) mi sono recato in un locale che frequentavo in tempi non sospetti, quand'ero un povero pisquano che campava ancora di fumetti e rock'n'roll, una specie di bettolone in una zona periferica della Capitale, noto per essere un classico locale per pischelli a basso, bassissimo costo... lì per lì m'è parso che non fosse cambiata una mazza in questi ultimi 20 anni: siamo stati accolti dalle solite, immense, tavolate di ragazzetti caciaroni lasciati allo stato brado... la cosa lasciava ben sperare, se ci vengono ancora i pisquanelli è segno che almeno te la cavi con poco, si sa che i ragazzi non hanno tutta 'sta disponibilità economica, no?

NO!

decisamente, ancora una volta mi sono dovuto ricredere, non so come accidenti fanno, ma questi mocciosi bastardi stanno sempre messi meglio di noi che mocciosi non siamo più e che fatichiamo non poco per metterci due euro in saccoccia.

Perché quando una delle cameriere – l'unica nota positiva di tutto il fottuto locale, una più gnocca dell'altra... e con la fame che c'ho vi assicuro che è stata una tortura vedersele sculettare davanti per tutta la sera – ci ha portato il menù, per poco non m'è preso un coccolone...

tenete sempre presente che stiamo parlando di una classica pizzeria/trattoria senza tanti frizzi e lazzi, locale e cucina nel limite della decenza ma niente di più; orbene, una cazzo di pizza margherita veniva a costare la bellezza di € 7,50 le bruschette partivano da € 3,50 e non vi dico una birra o una coke quanto cazzo potevano costare... non mi pare di essere mai stato un pulciaro o uno che se mòre de fame ma mi è sembrato semplicemente uno scandalo, visto soprattutto la tipologia di locale e l'ambiente... si, certo, c'era un po' di gnocca per rifarsi gli occhi ma non credo che anche quella sia messa in conto agli avventori... o no?!

Ma la cosa più scandalosa è stata l'acqua, si avete inteso bene, proprio l'acqua... da un po' di tempo a questa parte, è invalsa questa deleteria abitudine da parte di molti locali romani, di adoperare particolari depuratori per l'acqua con la possibilità di produrre a volontà acqua liscia microfiltrata ovvero carbonata.

Nulla da eccepire, si ammazzano un sacco di spese morte e ci si libera dall'ingombro dei vuoti che provocano invece le classiche forniture di acqua in bottiglia, però, perdio! Non mi puoi mettere una brocca di acqua filtrata dal rubinetto 1,50 euro!!!

Non è nemmeno più un furto, è semplicemente un'indecenza, specie considerando il fatto che tutte le altre pietanze hanno prezzi da Hotel Hilton!

Certo, se al... servizio al tavolo fosse stato compreso nel prezzo anche il servizio sul tavolo (o meglio ancora in un privé) da parte delle allegre ragazzotte che servivano ai tavoli, pure pure uno un occhio lo chiudeva, ma così, è stato davvero un furto bell'e'bbuono...

scusate, è l'ormone del cinghiale che è in me che parla, però, porcaputtana, così non si può più andare avanti; tornando a bomba, hanno dato tutti addosso al Cavaliere per la battuta infelice del G20 ma vedendo in giro certe cose, c'è da chiedersi se – almeno in questo caso – non avesse ragione: al paese mio, con prezzi del genere, in pizzeria (altro che ristorante!) non ci vai mai più e che se possano morì tutti de pizzichi, 'sti ladri maledetti!

mercoledì 2 novembre 2011

Diobbono, in mano a chi stamo...

Non so se sono solo io a vederle così, ma ogni volta che in TV appaiono o peggio, parlano le... signore ministro del govern(icchi)o Berlusconi, mi chiedo regolarmente quali sostanze psicotrope assumono ovvero che cosa gli mettono nel cibo o nell'acqua a loro insaputa, visto che tutte regolarmente hanno lo stesso sguardo allucinato, occhioni sbarrati, lineamenti irrigiditi, come se qualcuno avesse loro infilato il classico dito in culo.



Ma il peggio è quando aprono bocca, una tragedia... non che parlino male – a parte la Meloni che non sa' parla' e non sa' sta' zitta e che tra l'altro pare la brutta copia al femminile di Carlo Verdone con buona pace di tutta la romanità che di certo non si riconosce in tipi del genere – il problema è in quello che dicono: parlano tutte come nastri registrati, dicono tutte le stesse, identiche cose (al 90% fregnacce), così come dettate dal loro deus ex machina, il divetto di Arcore o uno dei suoi fedelissimi scherani.

Di solito funziona così: il portavoce ufficiale di turno, intervistato, spara una valanga di cazzate – di solito made in Ghedini o di qualche altro scherano del premier – cazzate che vengono poi ripetute pedissequamente ad libitum da tutte le signore ministro che – per un motivo o per un altro – compaiano nelle 48/72 ore seguenti all'evento in TV a qualunque titolo.

Al che la domanda è d'uopo: ma queste... brave ragazze ce l'hanno un'idea, almeno una, che sia loro e loro soltanto? È mai possibile che siano le uniche creature presenti in Parlamento che sono sempre, assolutamente d'accordo con le stronzate del Premier?
Perfino Bondi qualche volta se ne esce con qualche minchiata che però è farina del suo sacco, loro no.

Da qui la mia profonda convinzione che tutte le cosiddette donne del premier siano in realtà dei robot programmati con l'uso di sostanze psicotrope ovvero tecniche subliminali in puro stile sovietico, da qui lo scatto in automatico alla fatidica inevitabile domanda sul divo di Arcore ovvero sull'azione del momento del governicchio: occhi fissi e vitrei, tono monocorde, lineamenti bloccati manco fossero state colpite da aggressivi chimici della famiglia del Sarin.

Visto l'andazzo e la valanga di merda che sta per sommergerci, ad avere gente così sugli scranni del potere c'è davvero da aver paura... speriamo solo di riuscire a liberarcene prima che le cose ci sfuggano davvero di mano.

lunedì 24 ottobre 2011

Quando il troppo stroppia...

Posso capire che a qualcuno piacciano;

posso capire che qualcuno li trovi eccitanti;

posso anche arrivare a capire che sono trendy e che in quest'epoca dove l'apparire conta più dell'essere tutti i fighetti (soprattutto le fighette) di questo mondo si precipitino a farsene fare uno, ma comincio seriamente a detestare i tatuaggi, specie quando ricoprono da testa a piedi il corpo di una donna.


Intendiamoci, non sono contrario tout court ed ammetto che – in alcuni casi – si tratta di vere e proprie piccole opere d'arte... dovrete però concedermi che quando la superficie tatuata comincia a prevalere su quella libera, nature, di un corpo umano, la cosa è decisamente preoccupante...


che poi, per la serie al peggio non c'è mai fine, quello che è cominciato come un fenomeno di personalizzazione del proprio corpo, una piccola trasgressione, è finito per diventare una specie di mania autolesionista: che bisogno hai, specie se sei figa di tuo, di coprirti di disegni – spesso dal dubbio valore artistico e/o espressivo – su tutto il corpo?

La cosa si nota ancora di più nel campo dell'hard: sembra non esserci più una modella, starlette o pornodiva che non abbia addosso mezza dozzina di tatuaggi, ovviamente nei posti più visibili, grossi come fogli A4... posso trovare sexy un piccolo tatuaggio sulla caviglia, sul polpaccio o su una natica; trovo invitante un tatuaggio ben fatto su una spalla o sulla schiena – specie tra le scapole – e decisamente provocante un tatuaggio sull'area appena al di sopra delle natiche... purché non sia un Picasso scala 1:1 che ricopre l'intera area!

Invece, sempre più spesso assisto al fenomeno di debuttanti, dilettanti e/o ragazze assolutamente comuni con avambracci interamente decorati (diciamo così) manco fossero guerrieri Maori, sottospecie di insegne al neon che sembrano indicare la strada – casomai non sapessimo dove si trovano i nostri oggetti del desiderio – verso la vagina e/o l'ano.


Per non parlare poi della nuova moda di tatuarsi in stile yakuza tutta la spalla, fino al seno o l'intera parte inferiore della gamba, come fosse uno schiniere d'armatura...


Dite quello che vi pare ma lo trovo decisamente brutto al limite dell'imbarazzo... cos'hai da nascondere di così orrendo da dover attirare l'attenzione su di un disegno grosso come un campo di calcio?

Una volta il tatuaggio si usava proprio per catturare l'attenzione e mettere in risalto la mercanzia, proprio perché erano in genere molto ben fatti e assolutamente incospicui; oggi sembrano essere diventati veramente una specie di trompe l'oeil ovvero delle grosse insegne tipo neon di Las Vegas.


Per dirla tutta, infine, trovo molto più arrapante una femmina acqua e sapone che dimostra coi fatti di sapere il fatto suo e di essere una vera macchina da sesso che non vedere le evoluzioni di queste specie di... tabelloni ambulanti dove ancora un po' e non se ne distingue nemmeno più l'anatomia.

domenica 29 maggio 2011

Come rischiare il gabbio e vivere felici...


Rompo il mio lunghissimo digiuno da queste pagine perché se non mi sfogo in qualche modo, scoppio!
Che uno possa mettersi nei casini per un nonnulla è cosa nota, che lo si possa fare comodamente da soli e senza partecipazione altrui è palese ma che uno rischi di finire nella merda per il pressappochismo di chi - a ben vedere - dovrebbe (il condizionale è senz'ombra di dubbio d'obbligo in questo caso, come vedrete) saper fare il proprio mestiere trattandosi di organizzazione di vendita a livello internazionale di oggettistica/equipaggiamenti legati al mercato della sicurezza e difesa... bhé, no, è meno che accettabile.

Almeno per me.

I fatti in poche parole; stiamo vivendo in quelli che il buon Confucio avrebbe definito senz'altro tempi interessanti, nel senso che non ci si capisce più una beatissima mazza di quello che ci accade intorno, si rischia ogni giorno di rimanere coinvolti in atti di violenza spesso assolutamente gratuito, è stato accertato che nella amena cittadina nella quale risiedo (la Capitale, tanto per capirci) viene commesso un crimine violento ogni 5 minuti e un residente su cinque dovrebbe essere legittimamente ricoverato in un'istituzione psichiatrica perché più o meno fuori di testa (non me lo sto inventando: sono fonti tratte dalle inchieste di trasmissioni TV degne di fede come Report et similia).

Io stesso, abbastanza di recente, ho avuto a che fare con squilibrati pronti a saltarti addosso al cadere di una foglia, specie quando si è impacchettati nel traffico ovvero la sera, sabato e festivi in particolare, quando sembra che la gente faccia a gare a fare cazzate, calarsi l'universo, pipparsi l'infinito e bersi pure il barman... e andare a cercare rogne in giro per Roma in macchina.

Finora me la sono sempre cavata egregiamente perché:

a) conosco le zone che frequento (quelle che chiamo il my own turf) come le mie tasche e riesco abbastanza agevolmente a sfuggire alla eventuale caccia e

b) giro quasi sempre in compagnia e quasi tutti i miei amici sono grossi quanto il sottoscritto, ragion per cui a meno che l'eventuale aggressore non abbia istinti suicidi, ci pensa in genere due volte prima di attaccare briga;

inutile dire che i più deleteri/pericolosi sono i bambocci under 25 in compagnia femminile: se sentono tutti leoni, specie quando hanno torto marcio e sono ripieni di birra o altra sostanza eccitante/dopante.
Per farsi belli con le loro ladies non trovano niente di meglio da fare che attaccare pippa con chi se ne sta invece andando bellamente per i cazzi suoi.

Ordunque, come chi mi segue già sa, sono un tipo abbastanza... come dire... conscio riguardo quello che attiene la difesa e la sicurezza in generale, solo che - come al solito - a voler legittimamente soddisfare le proprie esigenze di sicurezza in questo Paese si rischia sempre di incorrere in esborsi al limite della rapina per attrezzature sub-standard ovvero di imbattersi negli strali degli scherani in divisa del governicchio che - incuranti del fatto che la loro presenza sulle strade è pari a zero (fuorché ovviamente, per le consolari, i raccordi e - in minima parte - nel centro cittadino, dove i più sono attivamente impegnati a garantire la nostra sicurezza... dando la caccia a travoni e mignotte in strada, reale pericolo sociale individuato da impeccabili servitori dello Stato come Maroni e Carfagna) si ostinano a massacrare i cittadini che osino alzare a loro volta le mani per difendersi da detti aggressori, comminando sanzioni pesantissime e denunce all'Autorità Giudiziaria per rissa, lesioni, disturbo della quiete pubblica e quant'altro.

Io personalmente finora l'ho sempre sfangata ma ho amici personali che ci hanno passato i loro guai, solo perché hanno reagito ad un'aggressione - essendo anche in netta minoranza - senza farsi massacrare di botte.
In questo cazzo di Paese infatti, ha ragione sempre e solo chi resta sanguinante a terra, non importa che fino a due minuti prima abbia sodomizzato bambini, stuprato vecchiette e rapinato tutti i commercianti del quartiere: basta che trovi qualcuno più ignorante di lui ed ecco che il criminale inveterato (magari pluri-pregiudicato) diventa un agnellino sacrificale condotto al macello dal cittadino bruto di turno.

Scusate l'ampia digressione ma altrimenti non ci si capisce niente.

Tornando a bomba, dicevo che ho deciso di darmi un'occhiata in giro alla ricerca di qualche strumento legale per tutelare la mia incolumità e la mia salute, senza dover scatenare un putiferio tale da attrarre l'attenzione - tutt'altro che benvenuta - delle forze del (dis)ordine.

L'ho trovata presso una grossa ditta tedesca che vende - a prezzi decisamente popolari - ogni tipo di strumento non-letale per autodifesa.
Passi per manganelli animati e bastoni telescopici (che intuitivamente so far parte delle dotazioni delle forze dell'ordine e quindi difficilmente giustificabili ai loro occhi) ce n'è per tutti i gusti: spray antiaggressione, pistole a gas lacrimogeno, kubotan, TASER e storditori elettrici.

Si, esattamente; avete presente i cretini integrali che su Youtube postano le loro insensate imprese goliardiche, che consistono nello zapparsi a tradimento con queste "pistole" ad alto voltaggio per "sentire l'effetto che fa"?

Sono legali nella stragrande maggioranza dei paesi occidentali (e non solo) in quanto di libera vendita, non letali e di facile utilizzo anche per un cretino; soprattutto, sono efficaci nel 90-95% dei casi, a meno che l'aggressore non sia talmente strafatto di roba da non sapere più nemmeno come si chiama.

A questo punto, certo della serietà dell'impresa commerciale, che di norma, trattando articoli particolari destinati alla difesa, dovrebbe bloccare a monte l'acquisto di determinati articoli se illegali o illeciti in altri paesi, ho acquistato, tra le altre cose, un modello di storditore elettrico non troppo spinto e non troppo ingombrante, da tenere rigorosamente in auto in caso di bisogno.

Nessuno ha obbiettato alcunché ed io sono andato sul sicuro fidandomi della serietà del venditore, lo ribadisco ancora una volta.

Qualche giorno fa, ho letto un articolo di cronaca online dove si parlava di un sedicente commerciante d'auto romeno, sorpreso dai carabinieri con uno di questi aggeggi nella tasca della giacca durante un normalissimo controllo sulla strada.
Manco a farlo apposta, se lo sono immediatamente bevuto con l'accusa di detenzione e porto d'arma abusivo!!!

Macheccazz'....!?!?

Preso da giustificato allarme, ho cercato informazioni presso alcuni amici - legulei licenziati anche se operanti nell'ambito della Pubblica Amministrazione - che dopo alcune ricerche (non è affatto facile trovare notizie in quest'ambito in questo accidenti di Paese) hanno scoperto che esiste un vuoto legislativo riguardante l'acquisto, la detenzione, il porto e l'uso di questo tipo di congegni per autodifesa nel nostro Belpaese, perciò, con salomonica sentenza si è deciso di... non decidere, facendo così rientrare questi attrezzi (che ribadisco, sono legali, anche senza alcun tipo di licenza, in quasi tutta Europa) nella categoria delle Armi Comuni da Sparo, come se si trattasse di una pistola o di un fucile!

Pertanto, per alcuni giorni, il sottoscritto, senza saperlo, ha commesso un illecito che avrebbe potuto avere conseguenze molto pesanti se fosse stato scoperto ovvero mi avrebbe acquistato un biglietto per il gabbio, nel malaugurato caso in cui fossi stato costretto ad usare il suddetto ordigno!

Ora facendo un po' di mea culpa, so che la legge non ammette ignoranza perciò è in buona parte colpa mia il fatto di non essermi informato preventivamente prima di acquistare questo attrezzo; è anche vero però che uno non può campare diffidando sempre di tutto e tutti e per esperienza so che quando acquisti qualcosa di particolare all'estero, il commerciante sta lì pronto come un falco, impedendoti l'acquisto se minimamente sospetta che possa cagionare problemi legali anche all'acquirente.

Così l'ho fatto presente alla ditta germanica - prima di rispedirgli il tutto indietro, ovviamente - che invece mi ha risposto, con una sfacciataggine più unica che rara, che non hanno tempo da perdere, loro, per informarsi di cosa sia lecito vendere dove e a chi...

Comodo, molto comodo... se tanto mi da tanto, capisco adesso benissimo come mai tanti paesi, come dire... chiacchierati dispongano di armamenti stato dell'arte di provenienza teutonica, alla faccia dell'Italietta, della sua annaspante industria nazionale e del buonismo prodiano (o meglio, D'Alemiano) che ci impedisce di fare i veri affari alla faccia della concorrenza, specie quella franco-tedesca.