Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

mercoledì 7 novembre 2012

I dolori della Pubblica Amministrazione...






Post assolutamente personale questa volta, anche perché se non mi sfogo finirò per esplodere con la stessa potenza di una B-61 settata alla massima potenza e se non posso sfogarmi qui, non vedo dove altro potrei.

Avete mai desiderato ardentemente di andarvene da un posto, ben sapendo che l'alternativa che avete davanti è il nulla, pur di non dover più vedere o meglio, subire, una o più persone e/o situazioni?

Vi è mai venuta la voglia irrefrenabile, irresistibile, di prendere a calci nelle palle qualcuno fino a vederlo piegato in due a vomitarsi anche la colazione di Natale del 2011?

Io si.

Mi è capitato più di una volta, in realtà.

L'ultima volta che mi è successo, l'ho pagata cara: ho effettivamente ceduto alle pressioni del mio stesso sindacato che in combutta con la dirigenza dell'azienda presso la quale lavoravo, aveva pensato bene di... risanare le dissestate finanze aziendali non impedendo a manager e direttori di comprarsi l'ennesimo SUV a spese delle casse aziendali bensì allontanando coattivamente quasi un terzo dei dipendenti allora in forza per non pagare più stipendi ed emolumenti; per evitare di farmi venire un'ulcera, visto che la gastrite ormai già ce l'avevo mi sono lasciato mettere in mobilità senza reagire o colpo ferire, pur sapendo che le prospettive a breve termine erano poche (si sarebbero in realtà dimostrate pari a zero e per parecchio tempo, purtroppo...) rimanendo così fregato fronte e retro, come si suol dire, dal punto di vista economico e lavorativo ma almeno risanato nel fisico e soprattutto nello spirito.

Anche se ci sono voluti mesi di cure per ottenere questo risultato, ma tant'è...

Come dicevano gli antichi, c'è sempre da imparare e al peggio non c'è mai fine ed è così che – negli ultimi 3 anni – ho potuto assaporare le gioie e le delizie derivanti dall'essere impiegato (con scadenza a termine, come le mozzarelle) presso una pubblica amministrazione con tutto quello che vuol dire – in questo particolare momento storico – in termini di reddito, prestigio e mole di lavoro.

Così com'è già accaduto in Grecia, Spagna ed Irlanda, anche qui nel Belpaese ci siamo ritrovati – in qualità di dipendenti pubblici – ad essere considerati una sorta di culo in cui infilare il classico cetriolo della pubblica ira, parafulmine per gli strali di tutti quanti i quali – ragionando con parti anatomiche non preposte a questo specifico scopo – non trovano niente di meglio da fare che scaricare ire e frustrazioni (anche legittime, per carità) su chi, di fatto, sta sputando sangue ogni santo giorno che ha fatto iddio per cercare di tirare avanti al meglio la carretta sopperendo in prima persona alle carenze criminali che i continui tagli lineari che il governo applica con grande generosità al comparto pubblico, hanno prodotto nel funzionamento della macchina dello Stato.

In pratica, invece di tagliare le vere fonti di spreco – come le scandalose prebende e gli emolumenti a quattro zeri che questi loschi figuri che risiedono in via semipermanente in Parlamento e ai piani alti della piramide dello Stato (magistrati, manager e amministratori pubblici), percepiscono alla faccia nostra – si sono tagliati mezzi, materiali e il capitale umano della PP.AA. ed il dipendente pubblico è divenuto l'ammortizzatore sociale dello Stato nonché capro espiatorio del pubblico malessere.
Mettiamoci poi che i tanto vituperati dipendenti pubblici, specie quelli pro tempore come il sottoscritto, di fatto pagano questa situazione due volte rispetto a tutti gli altri cittadini, dato che le nostre retribuzioni sono finite per risultare inferiori al netto in busta paga rispetto al comparto privato (ne ho le prove provate in quanto i miei amici e conoscenti, che lavorano tutti nel settore privato con contratti che vanno dal commercio ai servizi al metalmeccanico, prendono tutti indistintamente dai 100 ai 300 euro in più rispetto al sottoscritto) con il taglio e/o la riduzione di ogni tipo di benefit e blocco del contratto nazionale di lavoro (che per quanto riguarda la PP.AA. è rimasto fermo a cinque anni fa per chi non lo sapesse) a data da destinarsi e comunque non prima del 2014 per non parlare del blocco e/o mancato pagamento degli straordinari che pure sono richiesti per buona misura in quanto la mole di lavoro è enorme ed in costante crescita a fronte di risorse – umane e materiali – sempre più esigue grazie anche al blocco del turn-over e dei concorsi pubblici, ultima spiaggia ed unica speranza per tanti che – come me – non vedono davanti a sé altrimenti alcuna prospettiva a medio-lungo termine.

A questa bella situazione occorre poi aggiungere che delle tante bestialità che si dicono riguardo i dipendenti delle PP.AA purtroppo un fondo di verità c'è: c'è tanta, troppa gente che non fa un cazzo dalla mattina alla sera ovvero che come si muove fa danno non tanto per se – dopotutto se cagionassero un danno solo a loro stessi, chi se l'inculerebbe più di tanto, anzi, tanto di guadagnato – quanto per gli altri, i colleghi in primis e gli utenti in seconda battuta, i primi perché sono quelli che – oltre a doversi fare un culo grosso così – sono anche costretti a subirsi le contumelie del pubblico per le cazzate fatte da queste merde in forma umanoide quando non sono costretti a mettere mano di persona ai disastri da questi provocati; i secondi perché sono quelli che ci vanno a rimettere in prima persona, magari per errori non loro ma per disservizi cagionati altrove e che giustamente s'incazzano come facoceri... spesse volte però con le persone sbagliate.
Si, perché questi pezzi di materia anfibia comunemente detta merda hanno il carisma di riuscire sempre a sfangarla e non affrontare mai le conseguenze dei loro atti; sono sempre gli altri a doverci mettere la faccia (e qualche volta anche il culo!) e subirsi strali e improperi dell'utenza inferocita.

Io, purtroppo, sono mesi che sono costretto a convivere con una di queste merde umane, il prototipo del fancazzista imbelle e imbecille che come si muove o meglio quando si muove, perché di solito non fa un cazzo dalla mattina alla sera, se non parlare della stracazzo di Roma tutto il fottutissimo giorno, fa solo danno; per non parlare del fatto che è un viscido, turpe figlio di puttana, dedito solo a inseguire e molestare ogni gonnella che ha la sventura di capitargli a tiro (se non si fosse capito, io opero a diretto contatto col pubblico), bestemmiare come un suino a voce alta davanti a tutti, facendoti fare delle figure invereconde e che è il principe degli assenteisti, paraculati e figli di puttana, rigorosamente iscritto al sindacato (vi lascio immaginare quale ma vi do un indizio: l'imbecille ha come suoneria per il suo stramaledetto cellulare – che tra l'altro squilla col volume a mazzetta ogni cinque minuti – l'inno della (ex) Unione Sovietica) che – come è suo solito – non tutela chi lavora ma chi non fa un cazzo.

Già una volta, in epoca più risalente, ha rischiato che gli mettessi le mani addosso, ma negli ultimi tempi ne sta facendo tante e di tale genere che anche la tregua – stabilita unilateralmente dal sottoscritto e dalle colleghe – che finora ha tenuemente tenuto se non altro per quieto vivere, sta andando bellamente a farsi fottere, con buona pace di tutta la pazienza e la buona volontà finora profuse.

Perché a tutto c'è un limite, soprattutto alla pazienza e di questi tempi, se non si fosse capito, proprio quest'ultima scarseggia già di per sé... sono arrivato al punto che tante volte mi scopro a stringere i pugni fino quasi a cacciarmi le unghie nel palmo delle mani e far sbiancare le nocche, nel tentativo di costringermi a restare calmo e impassibile, perché mi manca solo di passare i guai per aver massacrato di botte questa feccia umana.

Però anche questo contratto si sta avviando alla scadenza, di fatto non ho più nulla da perdere – non è che a star buono otterrò un prolungamento del contratto manco a volerlo, visto che non ci sono i fondi per mantenere un contrattista in servizio – quindi mi sono ripromesso che – a fine d'anno – potrei anche... lasciargli un ricordino sotto forma magari di una gamba spezzata in tre punti e di una frattura scomposta alla mandibola, così, come buon augurio per il prossimo anno... un anno che spero ricco di prospettive... come quella di una lunga degenza in un nosocomio pubblico, così almeno per una volta, avrà avuto un buon motivo per non lavorare.

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