Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

domenica 9 dicembre 2012

Per fortuna che il 21 dicembre è vicino...

...e no, non intendo dire con questo che finalmente s'avvicina il pagamento della tanto sospirata (e assai decurtata) tredicesima, ma la data stabilita dalle profezie Maya come scadenza ultima per la definitiva dipartita dell'umanità da questa valle di lacrime, alla faccia dell'Apocalisse di San Giovanni e delle profezie di Nostradamus che per tanti decenni hanno turbato i sonni di tanti studiosi e cabalisti.

Si, perché per quanto mi riguarda, comincio seriamente a credere che i Maya avessero fottutamente ragione: non so se ci sarà l'evoluzione della civiltà umana verso uno stadio superiore ovvero se avverrà il classico trapasso e tanti saluti al secchio; è però certo che l'apocalisse è a portata di mano, almeno per quanto riguarda il Belpaese e sue immediate adiacenze, il tutto grazie all'ennesima sparata del dittatorello di Arcore che – pur di salvarsi le chiappe dalla carcerazione imminente e dalla sfilza di condanne che lo stanno aspettando a braccia aperte – ha preferito far saltare per aria la nazione per l'ennesima volta, non appena ha sentito puzza di rinnovamento nell'ambito delle disastrate istituzioni politiche nazio(a)nali con il temutissimo (ed attesissimo, almeno da chi, come me e – spero – voi, ne ha avuto più che abbastanza di questa banda di banditi e grassatori che da vent'anni magna a quattro ganasse e ingrassa a spese dei cittadini contribuenti onesti) decreto sulla incandidabilità dei condannati.

Che poi, diciamocela tutta, anche questa è una specie di barzelletta che non fa ridere: che cazzo mi significa che uno non può candidarsi ad una carica pubblica se ha avuto una condanna in via definitiva?
Ma stiamo scherzando?
A casa mia, per reati di mafia, contro la pubblica amministrazione e non solo, c'è già una pena accessoria che di fatto sega le gambe al cittadino condannato che anche solo volesse presentarsi alle urne (e non solo, a qualunque selezione per un lavoro o incarico pubblico) e si chiama interdizione dai pubblici uffici.

Solo che – come al solito – siamo nel Paese dei Balocchi per cui anche questa pena non viene minimamente presa in considerazione, tant'è che abbiamo legioni di condannati per reati contro il patrimonio piuttosto che per corruzione, concussione ovvero per peculato e via discorrendo che siedono tranquilli e paciosi sugli scranni del Parlamento da quasi quattro lustri.

Le pene in Italia si applicano sempre e comunque solo a chi non conta un cazzo (secondo questa gentaglia, ovviamente), cioè ai poveracci; se – per esempio – una condanna anche minima l'avessi rimediata io con la summenzionata pena accessoria dell'interdizione, potete stare tranquilli che non avrei più potuto, non dico mettere piede, ma nemmeno partecipare ad una qualunque selezione pubblica per entrare in una amministrazione dello Stato... e probabilmente manco in un qualsiasi posto presso una qualunque istituzione privata a livello di grande azienda italiana o multinazionale che sia.

Se però hai il soldo e soprattutto l'appoggio del potente di turno, voilà!, della pena te ne sbatti allegramente le balle e voli direttamente a Montecitorio senza nemmeno passare dal via.
Eppure il principio su cui si basa questo provvedimento di legge serve appunto a tenere lontana dai luoghi del potere proprio la feccia d'alto bordo, quella che commette i summenzionati reati di frode ai danni dello Stato, peculato, corruzione, concussione e via discorrendo.

O credete davvero che sia stata creata perché si applichi solo al fruttarolo che passa la mazzetta al vigile urbano per farsi lasciare in pace?

Dicevo all'inizio che l'apocalisse bussa alle porte; la mia non è una boutade buttata là così ma è basata su quello che vedo ogni santo giorno.

Abbiamo un'economia che si trova sull'orlo del baratro, da quando a causa di un branco di speculatori senza scrupoli, si è operata l'empia commistione tra finanza e economia: come dire che abbiamo confuso la merda col cioccolato, mandando a puttane non la merda (la finanza e tutti i grassatori che con questa hanno fatto miliardi rovinando intere economie nazionali) ma il cioccolato (l'economia nazionale, quella che si basa sulla produzione e sul lavoro della popolazione, il reddito prodotto sgobbando giorno dopo giorno e non speculando su transazioni di borsa e quotazioni fittizie di beni immateriali) con il risultato finale che adesso stiamo pagando per colpe che non ci appartengono, per danni prodotti da gente che non ha mai lavorato un giorno in vita sua ma ha sempre campato in modo parassitario sulle spalle di chi la vera ricchezza la produce col suo lavoro.

E a proposito di parassiti ce n'è uno, bello grosso, al centro dell'Europa, che sulla famigerata crisi finanziaria globale ci ha campato allegramente, affossando le economie reali dei paesi che erano in lizza per divenire i nuovi protagonisti dell'Europa Unita e che adesso sono ridotti al rango di zimbello per la panoplia di paesetti da quattro soldi che devono la loro ricchezza ed il loro benessere al fatto di avere una popolazione ridotta al lumicino e di conseguenza grandi risorse disponibili; quelli come il Lussemburgo, la Danimarca o gli stati scandinavi, che adesso stanno facendo la voce grossa, dicendo continuamente NO a qualsiasi ipotesi che possa impedire ai Paesi in difficoltà di finire di svenarsi.

Perché un conto è parlare di paesi come la Grecia, che se adesso naviga nella merda a vista lo deve al fatto di aver mentito spudoratamente per anni sullo stato reale della sua economia, con spese folli e fuori controllo per assicurarsi, tanto per dirne una, il prestigio internazionale con le (inutili) olimpiadi di Atene – costate alla fine quanto il PIL nazionale senza alcun vero ritorno economico – ovvero per le spese militari sproporzionate per una nazione relativamente piccola e strategicamente minoritaria, volte non ad assicurare la difesa del paese ovvero del fronte meridionale della NATO – anche perché la Grecia non ha partecipato di fatto ad alcuna delle operazioni internazionali maggiori intraprese dall'Alleanza – ma solo per mostrare i muscoli davanti al nemico di sempre: la Turchia.

È dalla dichiarazione di indipendenza greca che va avanti questa storia, con due dei principali alleati in ambito NATO che sono sempre stati preparatissimi a combattere non il nemico dall'altra parte della Cortina di Ferro bensì il vicino della porta accanto!

Quindi, se la Grecia è un caso a parte, così non si può dire di paesi come la Spagna, l'Irlanda o la Francia; paesi che hanno mostrato iniziativa e vitalità per tutti gli anni 90 del secolo scorso e nei primi anni del XXI, con una crescita enorme in termini di PIL e di reale ricchezza dei cittadini ma che proprio per questo sono stati tra i più esposti (come l'Itajia che però di crescita e sviluppo ne ha vista ed avuta ben poco, e chissà perché...) alle mire degli speculatori d'oltreoceano e dell'Asia, che hanno portato al tracollo delle loro economie; ancora una volta, una crisi fittizia ha massacrato una economia reale.

A queste è seguita la tanto grandiosa (a parole) Francia, proprio i nostri cari cuginetti (stronzi) d'oltralpe, quelli che ridacchiavano sotto i baffi dell'italietta con i loro (nuovi) amici tedeschi... e che oggi hanno scoperto amaramente di essere stati usati come grimaldello per scardinare l'economia della zona Euro a tutto vantaggio dei veri autori dello stato di cose in cui versa in questo momento l'Unione.

Già, vedo che ci state arrivando anche voi.

Chi è che – nonostante la crisi globale – non ha fatto che prosperare ed ingrassare, alla faccia della concorrenza e mandando a vacche qualunque opposizione con i suoi nein reiterati a qualunque proposta tesa ad impedire il dissanguamento dei paesi in difficoltà?

Proprio loro, i nostri cari amici tedeschi... solo loro tra tutti gli altri europei hanno continuato a crescere mentre gli altri deperivano; solo loro hanno la (quasi) piena occupazione di tutta l'area Euro e le aziende che producono a rotta di collo.
Solo le loro industrie vantano crediti nei confronti di tutte le aziende ed imprese del vecchio continente.

Solo loro, in definitiva, la crisi non l'hanno vista manco col binocolo, mentre tutti gli altri paesi – chi più, chi meno – annaspavano in cerca di un po' di ossigeno.

Solo che nella loro tracotanza, anche i crucchi hanno dimenticato un principio fondamentale e cioè che la ruota gira e che se le varie Atene e Tebe adesso piangono lacrime amare, la loro Sparta già non ride più mentre si prospettano scenari da tregenda anche per la tanto declamata locomotiva tedesca.

Perché – ed è notizia di oggi – mentre lo stato tedesco e la sua durissima, purissima ed intransigente cancelliera continuano ad opporre il veto a qualunque iniziativa volta ad alleggerire la devastante crisi che si è ormai incancrenita producendo come prodotto collaterale recessione e crollo della produzione e dei consumi in tutto il resto d'Europa, adesso sono proprio le famigerate aziende tedesche a piangere miseria e a cercare un modo per non affogare.

Perché tutte le maggiori aziende germaniche vantano crediti miliardari nei confronti delle vituperate imprese europee, crediti che non riescono ad esigere in quanto i loro clienti sono tutti o quasi sull'orlo della bancarotta, proprio per l'intransigenza teutonica.

Hanno fatto di tutto per salvare la loro moneta, perché l'Euro di fatto non è che il vecchio marco camuffato, in modo da salvare la loro potenza ed influenza economica a spese di tutto il resto del continente, dimenticando però che l'economia, quella vera, la fanno le aziende, quando producono beni e servizi che possono vendere e la gente che per queste lavora, creando ricchezza.
Ma per farlo, devono essere in grado di pagare emolumenti e stipendi ma soprattutto i fornitori delle materie prime e le aziende che lavorano nell'indotto, così come devono poter incassare i proventi della vendita dei loro prodotti, altrimenti il meccanismo si blocca e la ruota non gira più.
E dal momento che non viviamo più in un mondo dominato dall'autarchia ma in una economia fortemente globalizzata, va da sé che se tu mandi a puttane me, io poi mando a pascere anche te e senza nemmeno dovermi sforzare più di tanto.
Anche perché non puoi scorticare la pecora se vuoi che ti dia ancora la lana e se estirpi il grano, invece di raccoglierlo, cosa ti aspetti che ti dia ancora il terreno l'anno prossimo?

E adesso sono proprio le aziende che stanno con l'acqua alla gola, non le istituzioni finanziarie e le borse – per tenere a galla le quali tutti i paesi europei si sono svenati – mentre l'economia reale comincia a segnare il passo per mancanza di ritorno da vendite ed investimenti.

Anche perché se è possibile per gli stati far valere le loro pretese nei confronti di altri stati, come fai a costringere un'azienda o un privato ad ottemperare ai suoi obblighi, specie se questi non si trovano sul tuo territorio?
Non puoi certo mobilitare le Forze Armate perché vadano – che so – dalla Cirio o dalla Finmeccanica ad esigere i crediti vantati dalla Wurth o dalla Krupp... quindi, te la pigli bellamente in saccoccia!

Banche, borsa e finanza non producono niente di concreto: con azioni e titoli al massimo ti ci puoi pulire il culo; di certo non ti ci puoi riempire lo stomaco, né riscaldare quando fa freddo.

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