Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

lunedì 31 dicembre 2012

E' stata una vera e propria mazzata nello stomaco...


...ma necessaria, per dare una bella sveglia alle troppe anime belle che preferiscono ignorare il problema o che – peggio ancora – quando vedono le tante ragazze di strada che passeggiano lungo i nostri viali, sulle consolari o in prossimità delle tangenziali, non sanno fare altro che storcere il naso o chiamare le guardie per allontanare questo spettacolo indecente da sotto i loro occhi.

Eppure è cronaca di tutti i giorni la scoperta di questo o quel racket, dello sfruttamento di giovani schiave che da tutto il resto del mondo vengono convogliate a forza nel civile mondo occidentale e capitalista.

Si, lo so, sembra quasi un chiodo fisso in molti dei miei interventi, ma credo fermamente che non è tappandosi occhi, orecchie e culo che si può risolvere il problema della tratta indecente che dai paesi dell'Est (e non solo, da ogni piccolo, sporco angolo di mondo dove regnano miseria, sopraffazione e violenza, con la complicità criminale delle autorità locali e non...) vede invadere le nostre strade da creature – il più delle volte così belle e tanto giovani da fare male agli occhi e al cuore (sempre se se ne ha uno) – gettate in pasto a gente che non si fa alcuno scrupolo a definirle puttane, sgualdrine, poco di buono, rovina famiglie, che chiamano i carabinieri o i poliziotti per farle sloggiare dai marciapiedi dei nostri bei viali illuminati e trafficati per eliminare questo “spettacolo indecente”, costringendo così quelle che magari sono già delle schiave a tutti gli effetti e per questo maltrattate (e qui mi fermo perché ho letto e sentito cose da far rizzare i capelli anche a un calvo), ad avventurarsi in altri luoghi più... appartati – diciamo pure deserti e bui – alla mercé, nel vero senso della parola, di chiunque voglia togliersi lo sfizio di sfogare i suoi istinti bestiali su una femmina al riparo da sguardi indiscreti.

La stessa gente, poi, che lasciata a casa la famiglia davanti alla TV, percorre in lungo e in largo quegli stessi viali sui loro cazzo di SUV o altro macchinone extralarge ed extralusso – meglio se lontani da casa propria e sotto le case altrui – alla ricerca di sesso a buon mercato da quelle stesse puttane che tanto disprezza e che magari liquida la notizia dell'ennesima ragazza trovata in fin di vita, quando non morta ammazzata, con un bel “che vuoi farci, se la vanno a cercare...” magari con tanto di parroco che da loro ragione tuonando dal pulpito contro le depravate corruttrici dei costumi, senza nemmeno rendersi conto che invece stanno solo facendo apologia di reato e avallando l'operato di delinquenti, maniaci e pazzi assassini.

Non finirò mai di dirlo abbastanza, ma il caso di Mihaela, che ancora lotta in una stanza d'ospedale dopo che l'hanno macellata di botte e le hanno dato fuoco, non è un caso poi così isolato: basta spulciare tra le notizie di cronaca locale perché di quando in quando spunti fuori l'ennesima, sconosciuta vittima del maniaco di turno... quando non si tratta del risultato di una punizione inflitta dagli aguzzini ad una ragazza perché ha osato sgarrare.

Ed ecco qui che mi imbatto in questo libercolo (un centinaio di pagine appena) scritto da una giornalista americana che ci narra in forma di diario attraverso le vicissitudini della giovanissima protagonista, Elena, quello che con ogni probabilità, viste le estensive ricerche portate avanti dall'autrice prima della stesura del libro, è la cruda realtà di quanto accade prima, durante e dopo l'arrivo di un altro pezzo di... carne fresca sulle nostre strade.

Il libro è, purtroppo, solo un'opera di fiction ma ho voluto acquistarlo e leggerlo comunque in primo luogo perché è stato caldamente consigliato anche da organizzazioni per la difesa dei diritti umani come Human Rights Watch che seguo con estrema attenzione da anni e perché nella mia enciclopedica raccolta di brutture dal mondo, il capitolo della tratta delle schiave sessuali ancora mi mancava; credo sia cosa ormai acquisita il fatto che raccolgo informazioni – soprattutto a carattere storico-biografico – sulle esperienze ed i fatti, anche i più atroci, che specialmente a partire dal ventesimo secolo ad oggi, hanno plasmato il mondo che conosciamo; un mondo imbelle e rimbambito di pace e prosperità, una pace ed una prosperità pagate spesso e volentieri a carissimo prezzo in altre parti del mondo che, di fatto – anche se sono passati quasi 100 anni dagli exploit delle grandi potenze colonizzatrici europee (e non solo) – continua a predare, nell'incoscienza e nell'indifferenza generale, su quelle nazioni e quei popoli meno fortunati (o rapaci) dei nostri.

Un vero e proprio muro del pianto, fatto di esperienze vissute e di storiografia ufficiale (e ufficiosa) che sto costruendo da anni, da quando cioè ho capito che non c'è nulla di più inutile che parlare a vanvera di “ricordo” e “memoria”.
A che servono le giornate della memoria a imperituro ricordo di questo o quell'evento, quando, di fatto, non si conosce nulla (o quasi) di quanto è veramente accaduto (o accade tuttora, come in questo caso) e le informazioni pertinenti tendono a scomparire nel dimenticatoio?
Poi ci lamentiamo che le stesse atrocità si ripetono e si moltiplicano periodicamente, che la storia non insegna mai niente...

Tornando al libro, quel che mi ha colpito di più – in quanto italiano – è che la storia narrata ci tocca e ci riguarda molto da vicino, perché la protagonista è moldava (tra tutte le etnie presenti nel mercato clandestino della prostituzione forzata, forse la più numerosa in assoluto, specie alle nostre latitudini) e il primo teatro della vicenda è proprio il nostro Paese.

Un brutto, bruttissimo segno, a mio vedere, perché vuol dire che la situazione italica è divenuta così eclatante agli occhi del mondo, da essere presa (soprattutto) all'estero come esempio da additare... e non è la prima volta che questo accade: non c'è comportamento vizioso o viziato in cui gli italici cialtroni si dilettano che non ci esponga come paese al pubblico ludibrio internazionale: corruzione, ladrocini, connivenze tra organizzazioni criminali e politica, pagliacci, affaristi e faccendieri che siedono comodamente sugli scranni del potere, potentati economici e lobby di ogni tipo che saccheggiano e stuprano la nazione... l'elenco purtroppo è talmente lungo che tanto vale fermarsi qui e procedere con l'argomento del giorno.
Peggio ancora – anche se per me personalmente è tutt'altro che shoccante, viste le notizie che di quando in quando affiorano sui giornali e sul web – è scoprire come in buona parte questo scempio sia possibile grazie alla connivenza (spesso con connotati di vera e propria criminale complicità) da parte delle forze dell'ordine che troppo spesso vedono, sanno e tacciono, con la scusa che “se non c'è denuncia, non è possibile perseguire il reato”, come se fosse una cosa semplice o normale per una persona in stato di sudditanza fisica e psicologica (basta pensare all'ossessione che la protagonista ha riguardo il benessere continuato della figlioletta rimasta in Moldavia alla – presunta – mercé dei suoi aguzzini) denunciare liberamente agli agenti i propri aguzzini quando perquisizioni e retate avvengono regolarmente alla presenza di magnaccia, gregari e sfruttatori.

Dicevo che purtroppo questa è un'opera di fiction e come tale ha anche un lieto fine; nella realtà ciò che accade alla giovanissima protagonista di questo diario è un evento assai raro, tant'è che quando si viene a sapere che una schiava è stata salvata per amore o per compassione, dall'intervento di un cliente, la cosa fa ancora notizia e sensazione.

Dio solo sa se non preferirei che questa fosse la norma anziché l'eccezione.

Eppure, se non fossimo un paese di ipocriti, benpensanti e perbenisti pseudocattolici (perché mi piacerebbe tanto sapere se è cattolico o cristiano comportarsi come si comporta la maggior parte degli italiani rispetto alle ragazze che – schiave o libere che siano – svolgono il mestiere più antico del mondo) la soluzione ci sarebbe ed è volendo a portata di mano; no, non parlo dell'idea (meritevole ma tutt'altro che risolutiva del vero problema della prostituzione, cioè dello sfruttamento e della riduzione in schiavitù delle ragazze) del sindaco De Magistris di istituire dei parchi dell'amore dove le lucciole possano esercitare in tutta sicurezza e tranquillità, né della tanto discussa (ma mai applicata) abolizione della Legge Merlin con la riapertura delle case chiuse.

Sono tutti palliativi che non risolvono il problema, semmai rischiano paradossalmente di accentuarlo, se non si prevede a priori una qualche forma di controllo sull'attività di prostituzione: basta che il racket apra un bordello ovvero spedisca le sue protette a battere nella zona legalizzata e che cazzo abbiamo ottenuto?
Che papponi e trafficanti continuano ad ingrassare e le ragazze ad essere sfruttate, il tutto col placet della legge e delle forze dell'ordine a quel punto si, veramente impotenti.

Quel che ci vuole è una nuova legislazione laica e draconiana, che preveda semplicemente l'iscrizione di tutte le prostitute in appositi registri, presso le questure o le prefetture, con il conseguente rilascio di una apposita licenza di meretricio, se così vogliamo chiamarla e che si dia la possibilità – anche a dei liberi imprenditori, se lo desiderano, come accade dal 2002 in Germania – di avviare dei bordelli dove le ragazze possano appoggiarsi per esercitare la libera professione ovvero come dipendenti stipendiate con regolare contratto, come qualsiasi altro lavoratore, con ferie, cassa mutua e contributi pagati.

Il tutto, quindi, alla luce del sole, a norma di legge e con tanto di partita IVA e iscrizione all'INPS... per quanto riguarda la prostituzione di strada, poi, si può anche pensare ad aree protette (e pattugliate) dove le ragazze possano esercitare al sicuro con la loro licenza; per contro, la prostituzione clandestina, quella non registrata e regolamentata, andrebbe perseguita con ogni mezzo dalle forze dell'ordine, perché delle due l'una: o la ragazza che esercita senza licenza è una schiava oppure è una che lavora in nero ed evade il fisco e come tale finisce al gabbio senza neanche passare dal via e ritirare i 20 euro...
Vogliamo scommettere che una volta fatte sparire dalla circolazione le... puttane abusive, non passerà troppo tempo che verranno smantellate le organizzazioni di bestie che rapiscono, torturano, stuprano e gettano sulla strada le centinaia di migliaia di giovani donne (e non solo, sempre più spesso di parla di ragazzine e ragazzini!) che hanno invaso letteralmente i nostri lidi dalla caduta del muro di Berlino ad oggi, passando per le razzie avvenute all'indomani delle guerre etniche nella ex-Yugoslavia e la caduta dei vari regimi comunisti?

È un dato di fatto che sfruttatori e aguzzini si fanno grossi giocando sul terrore che incutono alle loro vittime ed è solo spezzando questo giogo che si risolve il problema, anche ricorrendo alle maniere forti, se necessario, facendo si che le vittime abbiano più paura delle conseguenze che l'arresto comporta che di quanto minacciano i papponi, perché parlino e conducano all'arresto in massa dei responsabili e allo smantellamento dei racket.

Perché la criminalità campa finché il gioco vale la candela ma quando le forze dell'ordine alitano costantemente sul collo dei delinquenti – com'è accaduto per i racket dell'usura e delle protezioni nel recente passato – ed ogni volta che spunta una ragazza i tutori dell'ordine la fanno sparire dalla circolazione (ovviamente mettendola al sicuro dalle rappresaglie, anche a costo di tenerla segregata in una camera di sicurezza...) anche il criminale più deficiente o incallito capisce l'antifona e va a cercarsi lidi ed attività più sicure.

Per finire, se vi capita di leggere la lingua di Shakespeare, di avere uno stomaco robusto e non essere dei depravati figli di puttana in cerca di emozioni forti (anche perché, vivaddio, non ci sono scene pruriginose da film hard ma solo tanta (in)sana brutalità accennata ma non graficamente mostrata), vi consiglio caldamente di leggere questo Trafficked: The diary of a Sex Slave... vi assicuro che ne vale la pena.


Nessun commento: