Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

mercoledì 6 febbraio 2013

Semplicemente scandaloso!


Ed io che mi lamentavo del mio ultimo acquisto in ambito oplologico (La completa enciclopedia delle pistole e dei revolver – di cui vi ho parlato solo un paio di post fa) eppure avevano ragione gli antichi quando dicevano che al peggio non c'è mai fine.

Il problema è che sono ancora troppo pochi i libri venduti sul web che godono di una presentazione degna di questo nome o – meglio ancora – di una preview, (ad onor del vero, sono men che meno quelli con una preview fatta come si deve...) quindi uno è costretto ad acquistarli a scatola chiusa e sperare per il meglio.

Però, porco cane, va bene che ognuno tira l'acqua al suo mulino e che cerca di imbonirsi il (potenziale) cliente perché compri i suoi prodotti ma a tutto c'è un limite.

Pietra dello scandalo è il volume, di recente pubblicazione The Illustrated Catalog of Handguns del veterano David Miller, autore di altri tascabili sull'argomento roba che fa il botto di qualità mediocre, per dire la verità.

Si, lo so, a questo punto viene da pensare che sono recidivo, visto e considerato che conosco e l'autore e le sue opere pregresse ma sapete com'è: la speranza è sempre l'ultima a morire e infatti io speravo ardentemente che – istruito dalle precedenti esperienze – l'ultimo parto di Miller fosse adeguato agli odierni standard minimi indispensabili, visto soprattutto che il libro si presenta in effetti come un gradevole volumetto rilegato con sovraccoperta, stampato su carta patinata ed interamente a colori.

Uno dei mostri sacri della storia delle armi corte, la Automag
originale di Harry Sanford, più famosa che diffusa eppure in
questo cazzo di libercolo NON C'E'!
Il problema è che i punti di forza si esauriscono qui, per il resto il volume è un disastro, una vera e propria presa per il culo non solo per l'appassionato e/o l'esperto ma anche per il lettore casuale che volesse farsi un'idea sull'argomento “armi corte/da pugno”.

È vero che il volume vuole essere un catalogo di pistole e revolver dall'antichità ai giorni nostri e che in effetti presenta qualcosa come 500 modelli, peccato che molte delle armi prese in esame siano inutili ripetizioni di modelli già proposti, che le descrizioni/note esplicative su ogni arma siano ridotte all'osso e assai carenti, quando non apertamente discutibili, dal punto di vista delle informazioni storico/tecniche e che – peggio del peggio – le specifiche riportate per ogni modello siano assolutamente imbarazzanti, quando non ridicole, dal momento che si basano fondamentalmente sul produttore, il calibro (e non sempre quello indicato è quello giusto ma spesso e volentieri assolutamente generico) e la lunghezza della canna (espressa tra l'altro solamente in pollici)... e il peso dell'arma scarica e/o carica?
Il tipo di serbatoio/caricatore?
Il numero di colpi?
Il meccanismo base di funzionamento?
Le dimensioni dell'arma nel suo complesso?

Che fine hanno fatto? Le abbiamo mandate a pascolare?

L'ultima nata di casa Walther, la P-99 talmente ignota da
essere stata COPIATA perfino dalla Smith & Wesson!

Tanto perché non ci facciamo mancare niente, l'oltraggio finale: con tutte le pistole ed i revolver prodotti al mondo negli ultimi 500 anni, non si capisce come sia stata operata la scelta dei modelli da presentare, nel senso che mancano parecchie glorie che hanno fatto a loro modo la storia (una per tutte, la Automag di Harry Sanford e le sue successive varianti, resa immortale dall'Ispettore Callaghan interpretato dall'inossidabile Clint Eastwood) mentre mancano intere produzioni di fabbricanti non proprio sconosciuti come, tanto per fare un piccolissimo esempio, la Walther tedesca, di cui viene proposta tutta la produzione del periodo bellico (ripetuta tra l'altro ad libitum ivi compresi varianti e modelli mai entrati in produzione) mentre nel capitolo riguardante l'era contemporanea è assolutamente assente, con tutto che alcuni dei suoi modelli di punta (una tra tutte: il modello P-99 assurto a gloria imperitura come nuova pistola del James Bond cinematografico) sono divenuti ormai delle icone.

In pratica, un libercolo inutile se non dannoso, carente e fuorviante, da evitare a tutti i costi nonostante il prezzo che è, in effetti, piuttosto conveniente.

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