Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

venerdì 8 febbraio 2013

L'arma che sterminò una generazione...


Così veniva definita all'indomani della Grande Guerra la mitragliatrice, la prima arma automatica (semi)portatile mai congegnata dall'uomo, un ordigno infernale a detta di chi dovette affrontarla, specie in un'epoca dove gli uomini si affrontavano ancora in campo aperto, utilizzando fucili a ripetizione ordinaria (essi stessi una novità, in un certo senso, visto che i primi modelli veramente moderni erano entrati in servizio negli anni '80 del secolo precedente) inquadrati in eserciti le cui alte gerarchie erano rimaste ancora alle Guerre Napoleoniche, dominate com'erano dalla mentalità della picca, così come lo erano i loro predecessori secoli prima.

Eppure, prima della Guerra per porre fine a tutte le guerre già si sapeva a cosa si stava andando incontro, in quanto c'erano già state le numerose guerre coloniali da parte di quasi tutte le grandi potenze in giro per il mondo, per non parlare della immane carneficina che era stata la Guerra Civile Americana poco meno di 50 anni prima, mentre era ancora freschissima la memoria della prima guerra combattuta con armi moderne (ivi comprese le mitragliatrici) nel 1904-05 tra le due maggiori potenze dell'Est: Russia e Giappone.

Ovunque si presentasse, la mitragliatrice portò letteralmente lo scompiglio, gettando alle ortiche praticamente dalla sera alla mattina secoli di tattiche e strategie consolidate: dove prima si faceva affidamento su masse di fucilieri schierati per avere ragione del nemico, si poteva ovviare con un paio di mitragliatrici ben piazzate, che erano in grado di produrre un volume di fuoco a lunga gittata pari a quello di una compagnia di fucilieri bene addestrati.

Zio Maxim alle prese con uno dei suoi giocattoli...
Sono stati in pochi però a domandarsi seriamente chi sia stato l'uomo responsabile di una tale rivoluzione, perché, come per ogni altro costrutto frutto dell'umano ingegno, c'è una persona anche dietro alla mitragliatrice.

Quest'uomo si chiamava Hiram Stevens Maxim, statunitense per nascita, naturalizzato britannico, in quanto dopo aver constatato che al suo paese non era affatto apprezzato, si era trasferito in Europa prima e nel Regno Unito poi, dove grazie ai suoi brevetti divenne uno stimato e riconosciuto inventore.
Al pari di tanti altri ingegni del suo tempo, si era applicato ai campi più svariati, dall'elettronica alla meccanica passando per il volo umano con velivoli più pesanti dell'aria (leggi: aerei) ma – al pari di un altro famosissimo suo compatriota, Richard Gatling l'inventore dell'omonima mitragliatrice a canne rotanti – è stato iscritto negli annali della storia per una sola delle sue invenzioni, quella che gli ha dato fama imperitura, si, ma accostandolo al peggior massacro della storia dell'umanità.

L'aneddotica narra che l'idea di sviluppare un'arma che si caricasse da sé gli era venuta da ragazzo, quando ancora viveva negli States, dopo essersi praticamente lussato una spalla adoperando un fucile da caccia.
Si domandò giustamente se non fosse possibile imbrigliare la notevole energia prodotta dal rinculo dell'arma al momento dello sparo per farle fare qualcosa d'altro e di meglio che non... fratturare le spalle e le costole altrui e cominciò così a giocare con l'idea di un'arma che – sfruttando l'energia del rinculo – si riarmasse da sola senza l'intervento esterno del tiratore.

La prima mitragliatrice Maxim, su affusto ruotato tipo artiglieria
e le raffinate (e costose) finiture in ottone per l'alimetatore e il
manicotto per l'acqua di raffreddamento attorno alla canna.
Giunto poi in Europa in cerca di maggior fortuna, durante un viaggio incontrò un suo conoscente al quale espose – parlando del più e del meno – il suo problema, al che questi molto prosaicamente (e piuttosto cinicamente, aggiungo io) disse a Maxim che se voleva fare finalmente i soldi, doveva inventare qualcosa con cui gli europei potessero tagliarsi vicendevolmente la gola con maggiore comodità.

Maxim lo prese evidentemente in parola, perché una volta stabilitosi in pianta stabile in Gran Bretagna, applicò i suoi studi sul rinculo ad un'arma che non solo fosse in grado di caricarsi da sola ma che potesse anche sparare a ciclo continuo senza dover premere nuovamente il grilletto.
Era così nata la prima mitragliatrice moderna della storia.

Perché la prima?

Perché in epoca più risalente c'erano stati svariati tentativi da parte di vari inventori ed ingegneri di produrre un'arma in grado di sparare raffiche di proiettili in modo continuo, la prima – e più famosa – delle quali fu proprio la summenzionata Gatling – ma tutte queste armi funzionavano mediante l'applicazione dall'esterno di una forza motrice per azionare il meccanismo che permetteva di caricare, armare e sparare in successione le cartucce.

La copia par excellence della Maxim: la Vickers Mk.I britannica
L'invenzione di Maxim, d'altro canto era completamente automatica, nel senso che, una volta inserita manualmente la prima cartuccia nella camera di scoppio, adoperava l'energia del rinculo prodotto dalla sparo per muovere il meccanismo che estraeva ed espelleva il bossolo esploso, riarmava il percussore, sfilava una cartuccia fresca dal nastro che alimentava l'arma, la camerava e la sparava, il tutto senza il minimo intervento da parte del mitragliere, il cui unico lavoro consisteva nel puntare l'arma contro il bersaglio e premere il grilletto.

Brevettata la sua invenzione nel 1884 o giù di lì, Maxim si produsse in un tour propagandistico in giro per l'Europa, presentando ai rappresentanti dei governi di tutto il continente europeo (e non solo) la sua invenzione, ottenendone in cambio giudizi abbastanza ingenerosi.

L'ambasciatore cinese espresse un salace giudizio, dopo aver assistito ad una delle dimostrazioni di Maxim, che aveva con una delle sue mitragliatrici praticamente segato in due un albero, affermando che c'erano senza dubbio metodi più economici per abbattere gli alberi.

L'omologa made in Germany della Vickers: la MG 08 del Kaiser
Le autorità militari russe, francesi e tedesche si mostrarono poco interessate alla nuova arma, anche perché i primi la ritennero poco più di un costoso giocattolo, i secondi erano ancora scottati per il patetico fallimento della loro tanto decantata mitrailleuse mentre i crucchi – che avevano preso a calci sui denti proprio i francesi ed i loro ordigni – s'erano fatti l'opinione che non si trattasse di un'arma seria.

In realtà qualcuno che l'apprezzò sin da subito ci fu e fu proprio il Kaiser Guglielmo Secondo che pare abbia affermato davanti all'arma che arava letteralmente i campi a suon di pallottole, che si trattava senza dubbio dell'arma definitiva.

Il discorso sarebbe finito lì se non fosse stato per il fatto che Maxim si fece convincere ad entrare in partnership con Nordenfeld (un altro prolifico inventore nel campo delle armi da fuoco... a manovella!) e con l'industriale Vickers, non prima di aver donato al comandante del corpo di spedizione britannico in Sudan una delle sue prime Armi Maxim; una bella mossa propagandistica che però alla fine gli valse l'adozione della sua invenzione presso le forze armate di sua maestà britannica.

Fu contro le orde inferocite dei “selvaggi” di ogni latitudine che la mitragliatrice Maxim dimostrò tutta la sua innegabile efficacia, tant'è che il poeta e storico anglo-francese Hilaire Belloc ebbe a dire che: Qualunque cosa accada, noi abbiamo la mitragliatrice Maxim e loro no a sottolineare il fatto che non c'era apparentemente forza in terra in grado di opporsi alle armate inglesi equipaggiate con la nuova arma.

La PM1910, versione Russky dell'arma di Maxim col suo...
simpatico carrello della spesa. Cosa non si fa in nome della
portabilità!
Per farla breve, di lì a breve l'arma di Maxim venne acquistata e adottata con pochissime eccezioni (le più notevoli delle quali furono la Francia e gli Stati Uniti) da tutte le maggiori potenze europee (e non solo), divenendo in pochi anni la principale arma d'appoggio oltre che la più numericamente importante, tant'è che – quando alla fine scoppiò la tanto temuta e altrettanto inevitabile resa dei conti tra le varie potenze continentali, nel 1914-18 – praticamente (quasi) tutti i belligeranti avevano in dotazione una mitragliatrice di tipo Maxim; tutti i belligeranti erano stati utenti dell'arma originaria che avevano alla fine adottato, adattato e riprodotto, per primi i britannici come Arma Vickers in calibro .303 britannico, poi c'era la tedesca Maschinengewher 08 calibro 7,92mm Mauser e la russa Pulemyot Maxima M1910 in calibro 7,62mmR... nomi diversi e affusti diversi, come potete vedere dalle foto ma tutte, indistintamente, mitragliatrici Maxim nell'anima.


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