Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

venerdì 15 febbraio 2013

Cosa succede quando si concentra in un solo personaggio la Lega dei Gentiluomini Straordinari...

Sinceramente c'ho pensato un bel po' prima di decidermi a scrivere qualcosa su questo libro, perché per parecchio tempo, dopo averlo finito, mi sono chiesto non tanto se mi fosse piaciuto o meno ma soprattutto che senso avesse o dove volesse andare a parare l'autore con questo romanzo.

Posso capire che si tratti di un thriller/noir sulla falsariga dei romanzi alla Segretissimo, ma alla fine ho stabilito che si tratta essenzialmente di un lavoro che si basa quasi esclusivamente su tre fattori: un protagonista assolutamente fuori le righe, sensazionalismo e pugni nello stomaco, con una buona dose di scene di sesso e violenza (dove la componente violenza, brutale e gratuita prevale decisamente), che procede per esaurimento protagonisti, fino a lasciare solo lui, l'eroe solitario senza macchia e senza paura, che si allontana nel tramonto.

O almeno questa è stata l'impressione che mi ha lasciato questo La Legione delle Bambole, ennesimo thriller made in France dato alle stampe dal "pluripremiato" (da chi? Boh!?) Philip Le Roy tradotto anche nella lingua di Dante.

Cominciamo col dire che già da principio non condivido la scelta dell'editore italiano di cambiare il titolo – come troppo spesso accade nel Belpaese, del resto – del romanzo: il titolo originale - La dernière arme (letteralmente: L'arma finale) – rende molto meglio l'idea, una volta che si comincia ad addentrarsi nella trama, rispetto a La legione delle Bambole, che da invece la sensazione di voler puntare tutto sugli aspetti più pruriginosi della vicenda.

Perché a mio modesto parere, il primo e maggiore problema di questo thriller è che, specie nella seconda parte, vira decisamente al raccapricciante, cozzando però violentemente con la sospensione dell'incredulità.

Già il protagonista non si riesce a capire che razza di bestia sia: una specie di incrocio tra Sherlock Holmes e Bruce Lee ma che, tanto perché è l'eroe del bene che lotta per la salvezza degli innocenti, si comporta più come Rambo e Attila messi insieme, in quanto, picchia, tortura e ammazza, gratuitamente chiunque gli intralci il cammino, senza ritegno e senza mostrare la benché minima ombra di pietà e misericordia, spianando la... strada della giustizia come un rullo compressore strafatto di steroidi.

Non parliamo poi delle sue... capacita atletiche che sbordano nel sovrumano; a questo il superuomo di Nietzsche gli fa una pippa!

Posso capire che l'autore abbia in grande considerazione la pratica delle arti marziali, ma qui scadiamo nel ridicolo: nemmeno nei film di Jackie Chan si assiste a prodezze come quelle nelle quali si esibisce il protagonista, per non parlare del fatto che maneggia qualsiasi arma come un gunslinger dei film di John Woo.

Tanto poi perché non ci facciamo mancare niente, il nostro eroe è peggio di James Bond e del Capitano Kirk messi insieme, un vero trombeur de femmes, visto che sta a fare un'arte ad ogni piè sospinto: ovunque si gira, trova frotte di Bond Girls estremamente disponibili che gli si concedono senza starci a pensare su troppo; peccato che poi facciano (quasi) tutte una fine invereconda, finendo per lo più morte ammazzate – alcune con modalità da slasher movie di quart'ordine – e sempre a causa delle prodezze del nostro eroe.

Ma quello che mi ha dato più fastidio di tutto è stato l'approccio sensazionalistico con il quale l'autore affronta il tema (lo ammetto, a me particolarmente caro) della tratta delle schiave dell'est destinate al mercato clandestino e illegale del sesso, a mio modesto avviso nient'altro che un mero pretesto per giustificare scene di una brutalità gratuita al limite del raccapricciante, con l'unico scopo apparente di far rivoltare lo stomaco ai lettori più sensibili o meno avvezzi al genere sex and violence più hardcore.
In quanto a questo, ammetto però che raggiunge perfettamente lo scopo e lo dico io che sono – per certi aspetti – un cultore del genere...

Pur ammettendo che ha fatto i suoi compitini per benino, Le Roy ha tratto dall'argomento della prostituzione forzata solo gli aspetti più morbosi della questione, frutto più a mio avviso delle tante, troppe leggende metropolitane e del giornalismo scandalistico più becero che su queste cose ci campa, che non affidandosi ad una seria indagine, dimostrando superficialità e ignoranza pratica in materia... eppure, se voleva scrivere qualcosa di appena appena più realistico, gli bastava semplicemente mettersi a fare due chiacchiere con una qualunque delle tante ragazze di strada presenti anche sulle vie e per le strade del paese transalpino, per farsi un'idea.

In particolare ho trovato assai inverosimile, per non dire incredibile, l'escamotage per cui tutti i traffici e le attività criminali del mondo – ivi compreso lo sfruttamento e la riduzione in schiavitù di donne e ragazzine – sono legati all'esistenza di una specie di Spectre James Bond style (e di cui il nostro supereroe, tra l'altro, liquida la dirigenza in solitaria, senza colpo ferire e soprattutto senza battere ciglio) così come trovo inverosimile la triste sorte cui sono destinate le bambole della legione, che finiscono tutte concentrate in una specie di enclave del sesso nei Balcani, dominata dal cattivissimo signorotto della guerra di turno, con tanto di esercito personale armato fino ai denti al seguito.

Tutto molto pratico per l'eroe, in vista del finale col botto ma abbastanza irreale, visto che lo scopo dei cattivi in finale è quello di far sparire dalla circolazione le pericolosissime armi finali da cui il titolo, sulla falsariga di quanto ha fatto l'amministrazione Bush con i (sospetti) attivisti di Al Qaeda, prelevati ai quattro angoli del globo e lasciati poi alle amichevoli attenzioni di stati amici, complici e satelliti degli States.

Ma quello che mi ha fatto veramente uscire fuori dai gangheri è proprio la conclusione del romanzo.

Voglio dire: mi trascini letteralmente ai quattro angoli dell'orbe terracqueo, con una girandola di salti mortali, agguati, tradimenti e depistaggi (cosa che, dopo la terza o quarta volta, diventa abbastanza noiosa, oltreché ripetitiva) per qualcosa come 400 pagine e poi tutto quello che sai fare è condensare in una cinquantina scarsa di paginette d'azione caotica, frenetica e al limite del credibile, l'intera vicenda per poi concludere tutto con il più spaventoso massacro dai tempi della caduta di Costantinopoli!?

In pratica cominciamo con una indagine di polizia su un caso di persona scomparsa, da cui si passa, non si sa come né perché, all'intrigo internazionale per poi virare al hard-boiled cum hardcore più spinto per finire in un'operazione di salvataggio in perfetto stile Missing in Action che però, a differenza di un qualsiasi action-movie che si rispetti, si conclude con un bagno di sangue peggiore di quello conseguito al blitz delle Forze di (in)Sicurezza Algerine all'indomani dell'occupazione del sito petrolifero da parte delle forze jihadiste magrebbine di qualche settimana fa...

Non voglio dire, non mi aspetto certo una storiella a lieto fine, visti i presupposti ma nemmeno la versione brutta, triste e stupida di Delta Force (intendo il film, ovviamente).

Decisamente troppa insalata per un po' di zuppa e tutta insieme, troppe pagine, troppo inverosimile, troppo tutto...

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