Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

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mercoledì 13 febbraio 2013

Li hanno usati fino al XIX secolo...


...eppure erano obsoleti, inefficaci, quasi inutili... e allora perché cazzo li hanno usati per 300 anni!?

C'è qualcuno in grado di spiegare questa apparente dicotomia tra quanto affermano da decenni tanti cosiddetti esperti e quanto ci dice invece la storia?

Mi sto ricollegando, ovviamente, al discorso che ho cominciato con l'ultimo post, contro la 'Gnoranza (con la Gn maiuscola!) imperante nel Belpaese, che si basa su stereotipi mai comprovati e leggende metropolitane, per quanto concerne le questioni tecnico-militari, prendendo come esempio lampante proprio il Giappone cioè il Paese protagonista della più rapida e massiccia rivoluzione tecnologica e sociale mai intrapresa da una nazione moderna, che trasformò dal giorno alla notte un paese medioevale in una potenza ultramoderna, alla faccia delle potenze europee e degli Stati Uniti.

Eppure, per oltre tre secoli i giapponesi hanno combattuto le loro interminabili guerre intestine con i Tanegashima ovvero la versione made in Japan degli archibugi a miccia.

Questi... schioppi ad avancarica a polvere nera arrivarono quasi clandestinamente nel Paese del Sol Levante, acquistati dal signore di Tanegashima da un branco di avventurieri portoghesi che avevano quasi fatto naufragio nei pressi dell'omonima isola nipponica.

Correva l'anno 1453 e fino a quel momento nell'intero territorio del Tenno nessuno aveva mai visto prima un'arma da fuoco, considerato soprattutto che si trattava di inutili ed inefficaci archibugi a miccia, poco più complessi degli schioppi maneschi usati alla fine del XIII secolo e per di più – ci dicono le cronache – manco fabbricati nella civilissima e tecnologicamente avanzata Europa, bensì procurati sottobanco dall'arsenale di Goa, città che era recentemente caduta nelle mani dei colonizzatori portoghesi...

Eppure, guarda un po' il caso, i giapponesi, che evidentemente erano un branco di scemi – sempre secondo l'illuminato parere (si, con la 230V!) degli esperti – ci hanno visto quel certo non so che, dal momento che li hanno copiati a ruota e ne avevano prodotti quasi trecentomila in meno di dieci anni.

Diffusisi rapidamente in tutto l'arcipelago giapponese verranno usati estensivamente durante il periodo Sengoku (la serie infinita di guerre fratricide per la supremazia, combattute tra i vari Daymio e durata la bellezza di centotrentasei anni) fino all'epica battaglia di Sekigahara (1600).

In quella occasione, come possiamo vedere dal pannello che qui ho riportato, le schiere degli Ashigaru di Tokugawa Ieyasu, armate di Tanegashima, sbaragliarono le truppe della coalizione guidata da Ishida Mitsunari, adottando le tattiche ideate dal condottiero Oda Nobunaga, che per primo, tra i grandi signori feudali del Giappone, aveva intuito le immani potenzialità delle armi da fuoco.

La tattica ideata da Oda Nobunaga: fucilieri in fila al riparo di
apposite protezioni mobili che scaricano a ripetizione i loro
"inutili" archibugi contro la cavalleria e la fanteria nemica...
Indovinate un po' CHI è che ha VINTO?
Mica male, per una spingarda imprecisa, di scarsa potenza, gittata ed efficacia, eh!?

Questo tanto per snebbiare un po' di cervelli dalla merda che li soffoca.
Il bello è che non solo i Tanegashima hanno dominato i campi di battaglia che li hanno visti impiegare in modo massiccio – alla faccia dell'altra leggenda metropolitana che vuole gli eserciti nipponici composti esclusivamente da Samurai a cavallo, in armatura e armati di Katana, impegnati in feroci corpo a corpo in perfetto stile chanbara – ma ancora oggi i discendenti di quei samurai-diventati-fucilieri e degli ashigaru (i fantaccini di ignobile estrazione cui Nobunaga ed i suoi epigoni delegarono l'uso degli schioppi) si prodigano durante le varie feste commemorative con le loro spingarde, sempre assolutamente a miccia, così come vuole la tradizione.
Cosa voglio dire con questo discorso, a parte sfoggiare qualche cognizione di storia dell'estremo oriente?

Semplice, voglio dire che il fatto che le antiche armi da fuoco siano ancora avvolte da un alone di mistificazione e così denigrate, specie in questo paese, è un mito che va sfatato.

Me ne sono reso conto alcuni anni fa quando la Hobby & Works propose sul mercato una delle sue monumentali opere enciclopediche (nel senso che sono interminabili e che molto spesso infatti non vengono terminate) a fascicoli intitolata (se non ricordo male) Gun – Storia delle Armi da Fuoco che nei primi quattro numeri aveva in allegato una VHS con il documentario in quattro parti sulla nascita, la storia e lo sviluppo delle suddette, dai primi schioppi maneschi del XIII secolo fino agli ultimi sviluppi dell'inizio del XXI.

Inutile dire che è stata una visione vieppiù illuminante, tipo folgorazione di San Paolo sulla via di Damasco ma senza sentire voci e vedere la Madonna... in compenso si sentivano i botti (e che botti!) di tanti pezzi da museo ancora in condizioni di perfetta efficienza che venivano impiegati a mo' di dimostrazione pratica dagli eminenti presentatori del programma (tra i quali spiccavano personalità del calibro del de cuius Ian V. Hogg e di Bill Ruger fondatore dell'omonima grande azienda armiera statunitense e appassionato di armi antiche – vabbè, si fa per dire: gli piacciono le armi del Vecchio West) dimostrando coi fatti quante panzane ci hanno sempre fatto digerire sull'argomento.

Per una verità che ci dicono, come al solito, ci rifilano due menzogne.
E per ora qui mi taccio...


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