Ovvero: le tre cose che muovono il mondo!

Come ebbe infatti a dire Rudyard Kipling in tempi non sospetti: "Tre sono le cose che muovono il mondo: Donne, Cavalli e Guerra" il che, tradotto in termini moderni vuol dire: Donne, Motori e Armi da fuoco!

WELCOME TO THE MAYEM!

mercoledì 13 febbraio 2013

Ohibò, codesta si che è una grave lacuna...


Avete presente la sventola che ha... illustrato il mio ultimo post, quello sulla pirateria multimediale?
No, calmi, il problema non è lei (o meglio, non lo sarebbe se potessi avere la splendida Angel Dark tra le mie avide braccine) ma l'oggetto che impugna in quel fotoset.

Si, avete inteso bene: il pistolotto a pietra focaia di cui la nostra bella mora fa sfoggio.

Orbene, posso dire di sapere tutto o quasi riguardo le moderne armi da fuoco di ogni calibro, provenienza e tecnologia, ivi compresi alcuni modelli che non sono mai entrati in produzione e che sono rimasti sugli scaffali dei progettisti come meri divertissement o dimostratori tecnologici (un po' come per il famigerato prototipo della Renault degli anni '40 conservato gelosamente nel museo dell'auto parigino, quello che – per la cronaca – faceva quaranta chilometri con un litro di broda), così come conosco la storia delle armi da fuoco, il loro modo d'uso, l'evoluzione della tecnologia ecc. eppure mi sono improvvisamente reso conto che per quanto riguarda il resto (modelli, calibri, dimensioni, pesi, velocità e potenza erogata e chi più ne ha più ne metta) sono praticamente a digiuno, nel senso che so com'è fatto e come funziona uno schioppo a miccia – tanto per fare un esempio, ce l'avete presente, no? Il classico cannone manesco del XIV secolo – eppure, a parte il famigerato schioppo di Tannenberg non so praticamente una mazza di come siano fatti questi ordigni nel dettaglio.
Eppure, mi sono detto, questa roba è andata in giro per secoli, possibile mai che nessuno si sia mai preso la briga di catalogarli e/o misurarne le prestazioni?
Perché di una cosa sono certo e cioè che sull'argomento armi da fuoco antiche si dicono un sacco di corbellerie e la mentalità prevalente è conformata a tutta una serie di leggende metropolitane assolutamente prive di fondamento e costrutto, riguardo questi antenati dei moderni fucili, carabine, pistole e mitragliatrici.

O c'è davvero ancora qualcuno che crede che gli archibugi, gli schioppi e i moschetti – tanto per restare nel campo delle armi leggere portatili senza addentrarci nel terreno impervio e pericoloso delle artiglierie a polvere nera – fossero inefficaci al confine dell'inutilità ovvero buoni solo per spaventare cavalli, marmocchi e donne incinte, come ci hanno sempre voluto far credere tanti esperti e studiosi delle mie pantofole?

L'argomento è tutt'altro che peregrino, in quanto la logica ci dice che – se queste antiche armi da fuoco, per primitive che fossero – non avessero avuto una loro valenza ed utilità sul campo di battaglia (e anche fuori, come ad esempio per la caccia) col cazzo che gli antichi eserciti avrebbero non dico sviluppato nuovi modelli ma mai usato questi ordigni che – di fatto – erano costosi da costruire e abbastanza pericolosi da usare, se non si avevano le idee chiare sul come e quando utilizzarli, per non parlare del fatto che richiedevano una manutenzione attenta e laboriosa per garantirne al meglio il funzionamento.

Le prime, inutili, inefficaci armi da fuoco della storia...
eppure a me risulta che ne hanno seppellita parecchia di gente
Se fossero state invece – come affermano in troppi – inutili o poco efficaci, dal momento che le artiglierie – sia quelle pesanti che quelle manesche o portatili – erano a carico del condottiero e non certo del re o dello Stato (parliamo ovviamente del periodo in cui si sono sviluppate e diffuse, tra il 1300 ed il 1600, prima dell'adozione delle forze armate nazionali nelle varie potenze dell'epoca) ovvero del soldato che le utilizzava, sarebbero state abbandonate prima di subito, dal momento che c'erano armi e sistemi migliori e soprattutto testati e provati – qualcuno ha detto archi e frecce oppure balestre e bolzoni per caso? - nel tempo e sul campo per far fuori un nemico (o un cinghiale, se è per questo) a distanza... tra l'altro ad una notevole distanza, visto che è stato appurato che la gittata di un buon arco lungo inglese (il classico longbow di Robin Hood, per capirci) arrivata tranquillamente fino (e qualche volta oltre) ai 200 metri, mentre una quadrella scagliata da una balestra era in grado di sfondare il pettorale di un'armatura a più di 100.
Eppure, caso strano, non solo le armi da fuoco hanno preso piede già all'epoca, quando la cavalleria nobile spadroneggiava sui campi di bataglia ma hanno continuato ad evolversi e migliorare fino a dominare di fatto il campo di battaglia, relegando i gloriosi, potenti cavalieri corazzati agli annali della storia.

Questo perché, a differenza di arco e frecce, che richiedevano anni di certosino addestramento da parte dell'arciere per diventare tale, archibugi e spingarde non avevano bisogno di tempi di addestramento biblici: bastavano poche settimane per trasformare un contadino in un archibugiere.

Se è vero poi (com'è vero) che frecce e dardi potevano penetrare con relativa impunità le armature di cotta di maglia e/o forare anche le corazze a piastre a breve distanza, le pesanti palle sparate da schioppi e moschetti facevano altrettanto anche a lunga distanza e soprattutto infliggevano ferite massive, rese ancora più gravi proprio dal fatto che il nobile signore indossava una corazza, in quanto all'effetto, già di per sé deleterio, della palla, si univa quello della corazza, le cui schegge ovvero i bordi della parte colpita, penetravano nella carne viva della vittima... vi lascio immaginare che godimento ineffabile doveva essere ritrovarsi sul tavolo del cerusico chirurgo con un'oncia di piombo in corpo e la poderosa (e inutile) corazza ripiegata nelle carni!

A tal proposito ci hanno sempre raccontato un'altra minchiata sesquipedale perché, paradossalmente, se da un lato c'hanno sempre detto che le spingarde erano inutili ed inefficaci, dall'altro tutti hanno sempre concordato sul fatto che – con l'introduzione delle armi da fuoco – il numero dei caduti in combattimento è aumentato esponenzialmente.

Al che, delle due l'una: o questi (come penso io) pigliano fischi per fiaschi oppure le inutili e imprecise armi da fuoco, una volta che pigliavano qualcosa, facevano una strage!
Cacchio, meglio di un bombardamento aereo... e che cazzo sparavano? Granate anticarro?

No... semplici palle di piombo (o di ferro, se uno era ricco)... ma, allora!?...

Si, bhé, ovviamente c'è una spiegazione scientifica per tutto questo... meno male! E quale sarebbe?

Setticemia? Mavaffanculo! Provate a sciropparvi una di queste
magari in pieno petto, poi, se siete ancora vivi, ditemi se la vostra
maggiore preoccupazione è un'infezione o questi 30 grammi di
piombo nella vostra carcassa...
La gente moriva di setticemia...


Ma va?

Cazzo, che scoperta!
Peccato che nelle epoche antiche, prima che si comprendessero appieno le nozioni di igiene e profilassi e la loro importanza nella cura di ferite e malattie, la gente crepasse normalmente per le infezioni più disparate, specie sul campo di battaglia, anche perché non c'è una grande differenza tra una ferita lacero-contusa provocata da un colpo di spada o una penetrazione da freccia o pallottola: sono tutte ferite aperte e come tali sanguinano ed espongono l'organismo (per altro già indebolito di suo – e vorrei anche vedere...) al contatto con germi e batteri quindi, se non trattate per tempo e con le dovute accortezze rischiano tutte di andare in setticemia o provocare una cancrena, altro che balle!

Ohibò, lo spazio è tiranno, mi sa che ci torno una delle prossime volte su quest'argomento.


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