...ma necessaria, per dare una bella
sveglia alle troppe anime belle che preferiscono ignorare il problema
o che – peggio ancora – quando vedono le tante ragazze di
strada che passeggiano lungo i nostri viali, sulle
consolari o in prossimità delle tangenziali, non sanno fare altro
che storcere il naso o chiamare le guardie per allontanare questo
spettacolo indecente da sotto i loro occhi.
Eppure è cronaca di tutti i giorni la
scoperta di questo o quel racket, dello sfruttamento di giovani
schiave che da tutto il resto del mondo vengono convogliate a
forza nel civile mondo occidentale e capitalista.
Si, lo so, sembra quasi un chiodo fisso
in molti dei miei interventi, ma credo fermamente che non è
tappandosi occhi, orecchie e culo che si può risolvere il problema
della tratta indecente che dai paesi dell'Est (e non solo, da ogni
piccolo, sporco angolo di mondo dove regnano miseria, sopraffazione e
violenza, con la complicità criminale delle autorità locali e
non...) vede invadere le nostre strade da creature – il più delle
volte così belle e tanto giovani da fare male agli occhi e al cuore
(sempre se se ne ha uno) – gettate in pasto a gente che non si fa
alcuno scrupolo a definirle puttane, sgualdrine,
poco di buono, rovina famiglie, che
chiamano i carabinieri o i poliziotti per farle sloggiare dai
marciapiedi dei nostri bei viali illuminati e trafficati per
eliminare questo “spettacolo indecente”, costringendo così
quelle che magari sono già delle schiave a tutti gli effetti e per
questo maltrattate (e qui mi fermo perché ho letto e sentito cose da
far rizzare i capelli anche a un calvo), ad avventurarsi in altri
luoghi più... appartati – diciamo pure deserti e bui
– alla mercé, nel vero senso della parola, di chiunque voglia
togliersi lo sfizio di sfogare i suoi istinti bestiali su una femmina
al riparo da sguardi indiscreti.
La stessa gente, poi, che lasciata a
casa la famiglia davanti alla TV, percorre in lungo e in largo quegli
stessi viali sui loro cazzo di SUV o altro macchinone extralarge ed
extralusso – meglio se lontani da casa propria e sotto le case
altrui – alla ricerca di sesso a buon mercato da quelle stesse
puttane che tanto disprezza e che magari liquida la notizia
dell'ennesima ragazza trovata in fin di vita, quando non morta
ammazzata, con un bel “che vuoi farci, se la vanno a cercare...”
magari con tanto di parroco che da loro ragione tuonando dal pulpito
contro le depravate corruttrici dei costumi, senza nemmeno
rendersi conto che invece stanno solo facendo apologia di reato e
avallando l'operato di delinquenti, maniaci e pazzi assassini.
Non finirò mai di dirlo abbastanza, ma
il caso di Mihaela, che ancora lotta in una stanza
d'ospedale dopo che l'hanno macellata di botte e le hanno dato
fuoco, non è un caso poi così isolato: basta spulciare tra le
notizie di cronaca locale perché di quando in quando spunti fuori
l'ennesima, sconosciuta vittima del maniaco di turno... quando non si
tratta del risultato di una punizione inflitta dagli aguzzini ad una
ragazza perché ha osato sgarrare.
Ed ecco qui che mi imbatto in questo
libercolo (un centinaio di pagine appena) scritto da una giornalista
americana che ci narra in forma di diario attraverso le vicissitudini
della giovanissima protagonista, Elena, quello che con
ogni probabilità, viste le estensive ricerche portate avanti
dall'autrice prima della stesura del libro, è la cruda realtà di
quanto accade prima, durante e dopo l'arrivo di un altro pezzo di...
carne fresca sulle nostre strade.
Il libro è, purtroppo, solo un'opera
di fiction ma ho voluto acquistarlo e leggerlo comunque in primo
luogo perché è stato caldamente consigliato anche da organizzazioni
per la difesa dei diritti umani come Human Rights Watch che
seguo con estrema attenzione da anni e perché nella mia
enciclopedica raccolta di brutture dal mondo,
il capitolo della tratta delle schiave sessuali ancora mi mancava;
credo sia cosa ormai acquisita il fatto che raccolgo informazioni –
soprattutto a carattere storico-biografico – sulle esperienze ed i
fatti, anche i più atroci, che specialmente a partire dal
ventesimo secolo ad oggi, hanno plasmato il mondo che conosciamo; un
mondo imbelle e rimbambito di pace e prosperità, una
pace ed una prosperità pagate spesso e volentieri a carissimo prezzo
in altre parti del mondo che, di fatto – anche se sono passati
quasi 100 anni dagli exploit delle grandi potenze colonizzatrici
europee (e non solo) – continua a predare, nell'incoscienza e
nell'indifferenza generale, su quelle nazioni e quei popoli meno
fortunati (o rapaci) dei nostri.
Un vero e proprio muro del pianto,
fatto di esperienze vissute e di storiografia ufficiale (e ufficiosa)
che sto costruendo da anni, da quando cioè ho capito che non c'è
nulla di più inutile che parlare a vanvera di “ricordo”
e “memoria”.
A che servono le giornate della
memoria a imperituro ricordo di questo o quell'evento, quando, di
fatto, non si conosce nulla (o quasi) di quanto è veramente
accaduto (o accade tuttora, come in questo caso) e le
informazioni pertinenti tendono a scomparire nel dimenticatoio?
Poi ci lamentiamo che le stesse
atrocità si ripetono e si moltiplicano periodicamente, che la storia
non insegna mai niente...
Tornando al libro, quel che mi ha
colpito di più – in quanto italiano – è che la storia narrata
ci tocca e ci riguarda molto da vicino, perché la protagonista è
moldava (tra tutte le etnie presenti nel mercato clandestino
della prostituzione forzata, forse la più numerosa in assoluto,
specie alle nostre latitudini) e il primo teatro della vicenda
è proprio il nostro Paese.
Un brutto, bruttissimo segno, a mio
vedere, perché vuol dire che la situazione italica è divenuta così
eclatante agli occhi del mondo, da essere presa (soprattutto)
all'estero come esempio da additare... e non è la prima volta che
questo accade: non c'è comportamento vizioso o viziato
in cui gli italici cialtroni si dilettano che non ci esponga come
paese al pubblico ludibrio internazionale: corruzione,
ladrocini, connivenze tra organizzazioni criminali
e politica, pagliacci, affaristi e faccendieri che siedono
comodamente sugli scranni del potere, potentati economici e lobby di
ogni tipo che saccheggiano e stuprano la nazione... l'elenco
purtroppo è talmente lungo che tanto vale fermarsi qui e procedere
con l'argomento del giorno.
Peggio ancora – anche se per me
personalmente è tutt'altro che shoccante, viste le notizie che di
quando in quando affiorano sui giornali e sul web – è scoprire
come in buona parte questo scempio sia possibile grazie alla
connivenza (spesso con connotati di vera e propria criminale
complicità) da parte delle forze dell'ordine che troppo
spesso vedono, sanno e tacciono, con la scusa
che “se non c'è denuncia, non è possibile perseguire il
reato”, come se fosse una cosa semplice o normale per una
persona in stato di sudditanza fisica e psicologica (basta
pensare all'ossessione che la protagonista ha riguardo il benessere
continuato della figlioletta rimasta in Moldavia alla – presunta –
mercé dei suoi aguzzini) denunciare liberamente agli agenti i propri
aguzzini quando perquisizioni e retate avvengono regolarmente
alla presenza di magnaccia, gregari e
sfruttatori.
Dicevo che purtroppo questa è un'opera
di fiction e come tale ha anche un lieto fine; nella realtà ciò
che accade alla giovanissima protagonista di questo diario è
un evento assai raro, tant'è che quando si viene a sapere che una
schiava è stata salvata per amore o per compassione,
dall'intervento di un cliente, la cosa fa ancora notizia e
sensazione.
Dio solo sa se non preferirei che
questa fosse la norma anziché l'eccezione.
Eppure, se non fossimo un paese di
ipocriti, benpensanti e perbenisti pseudocattolici (perché mi
piacerebbe tanto sapere se è cattolico o cristiano comportarsi come
si comporta la maggior parte degli italiani rispetto alle ragazze che
– schiave o libere che siano – svolgono il mestiere più antico
del mondo) la soluzione ci sarebbe ed è volendo a portata di mano;
no, non parlo dell'idea (meritevole ma tutt'altro che risolutiva del
vero problema della prostituzione, cioè dello sfruttamento e
della riduzione in schiavitù delle ragazze) del sindaco De
Magistris di istituire dei parchi dell'amore dove le
lucciole possano esercitare in tutta sicurezza e tranquillità, né
della tanto discussa (ma mai applicata) abolizione della Legge
Merlin con la riapertura delle case chiuse.
Sono tutti palliativi che non risolvono
il problema, semmai rischiano paradossalmente di accentuarlo, se non
si prevede a priori una qualche forma di controllo sull'attività di
prostituzione: basta che il racket apra un bordello ovvero spedisca
le sue protette a battere nella zona legalizzata e che cazzo
abbiamo ottenuto?
Che papponi e trafficanti continuano ad
ingrassare e le ragazze ad essere sfruttate, il tutto col placet
della legge e delle forze
dell'ordine a quel punto si, veramente impotenti.
Quel che ci vuole è una nuova
legislazione laica e draconiana, che preveda semplicemente
l'iscrizione di tutte le prostitute in appositi registri,
presso le questure o le prefetture, con il conseguente rilascio di
una apposita licenza di meretricio, se così vogliamo
chiamarla e che si dia la possibilità – anche a dei liberi
imprenditori, se lo desiderano, come accade dal 2002 in Germania –
di avviare dei bordelli dove le ragazze possano appoggiarsi
per esercitare la libera professione ovvero come dipendenti
stipendiate con regolare contratto, come qualsiasi altro
lavoratore, con ferie, cassa mutua e contributi pagati.
Il tutto, quindi, alla luce del sole, a
norma di legge e con tanto di partita IVA e iscrizione all'INPS...
per quanto riguarda la prostituzione di strada, poi, si può
anche pensare ad aree protette (e pattugliate) dove le ragazze
possano esercitare al sicuro con la loro licenza; per contro, la
prostituzione clandestina, quella non registrata
e regolamentata, andrebbe perseguita con ogni mezzo dalle
forze dell'ordine, perché delle due l'una: o la ragazza che esercita
senza licenza è una schiava oppure è una che lavora in
nero ed evade il fisco e come tale finisce al gabbio senza
neanche passare dal via e ritirare i 20 euro...
Vogliamo scommettere che una volta
fatte sparire dalla circolazione le... puttane abusive, non
passerà troppo tempo che verranno smantellate le
organizzazioni di bestie che rapiscono, torturano, stuprano e gettano
sulla strada le centinaia di migliaia di giovani donne (e non solo,
sempre più spesso di parla di ragazzine e ragazzini!) che hanno
invaso letteralmente i nostri lidi dalla caduta del muro di Berlino
ad oggi, passando per le razzie avvenute all'indomani delle guerre
etniche nella ex-Yugoslavia e la caduta dei vari regimi comunisti?
È un dato di fatto che sfruttatori e
aguzzini si fanno grossi giocando sul terrore che incutono
alle loro vittime ed è solo spezzando questo giogo che si risolve il
problema, anche ricorrendo alle maniere forti, se necessario, facendo
si che le vittime abbiano più paura delle conseguenze che
l'arresto comporta che di quanto minacciano i papponi, perché
parlino e conducano all'arresto in massa dei responsabili e allo
smantellamento dei racket.
Perché la criminalità campa finché
il gioco vale la candela ma quando le forze dell'ordine alitano
costantemente sul collo dei delinquenti – com'è accaduto per i
racket dell'usura e delle protezioni nel recente
passato – ed ogni volta che spunta una ragazza i tutori dell'ordine
la fanno sparire dalla circolazione (ovviamente mettendola al sicuro
dalle rappresaglie, anche a costo di tenerla segregata in una camera
di sicurezza...) anche il criminale più deficiente o incallito
capisce l'antifona e va a cercarsi lidi ed attività più sicure.
Per finire, se vi capita di leggere la
lingua di Shakespeare, di avere uno stomaco robusto e non essere dei
depravati figli di puttana in cerca di emozioni forti (anche perché,
vivaddio, non ci sono scene pruriginose da film hard ma solo tanta
(in)sana brutalità accennata ma non graficamente mostrata), vi
consiglio caldamente di leggere questo Trafficked: The diary of
a Sex Slave... vi assicuro che ne vale la pena.